Rassegna stampa
Cgil sarda
7 marzo
2008
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L’UNIONE SARDA
Pdl, si tratta. E spunta Barbareschi
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Per l'attore un posto sardo alla Camera. Senato, Delogu
secondo
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Ore decisive per le liste sarde del Popolo della
libertà, alla Camera un altro candidato arriva su imposizione dei vertici
nazionali.
Dal cielo di An piove un attore. Arcinoto, un animale da palco come Luca Barbareschi
. Sarà lui il terzo uomo del partito di Gianfranco Fini alla Camera,
collocato nella lista sarda su "proposta" dell'ex ministro delle
Comunicazioni Maurizio Gasparri . L'inattesa presenza dell'attore
romano, nato a Montevideo 52 anni fa, potrebbe far scalare di una casella
il rappresentante di un partito sardo, e alleato col Pdl, come Fortza
Paris. Silvestro Ladu , il candidato presentato dal coordinatore di
Forza Italia Piergiorgio Massidda , dovrà quindi attendere la volata
finale per conoscere il suo destino elettorale. Volata nella quale chiedono
spazio partiti come il Psi di De Michelis, la Dc per le autonomie, il Pri e Azione sociale della
Mussolini. E questi spazi, leggi candidature con annessa elezione certa,
potrebbero essere richiesti proprio oggi anche al collegio elettorale
sardo.
Fra le pressioni dei vertici Pdl per alcune candidature di bandiera, e le
ultime novità su Camera e Senato in Sardegna, Forza Italia stava per
registrare le dimissioni da coordinatore del senatore Massidda. Un gesto
che avrebbe avuto lo scopo di chiudere le frontiere, bloccare le liste
sarde e salvaguardare alleati di peso in chiave regionale. Un chiarimento,
arrivato in serata con il coordinatore nazionale Sandro Bondi , ha
riportato la calma nel confronto.
LE TRATTATIVE Massidda ha trascorso un'altra interminabile giornata
nella sede azzurra di via dell'Umiltà, a Roma, dove è aperto quasi 24 ore
su 24 il vertice sulle candidature. Lì, una lunga fila di parlamentari e
amministratori attende notizie sul proprio territorio e anche ieri qualche
novità non è mancata. Alla Camera, dopo i parlamentari uscenti e l'ex
sindaco di Olbia Settimo Nizzi , ci sarà l'attore Barbareschi.
Personaggio da sempre apertamente collocato su posizioni di centrodestra,
raccoglierebbe il consenso dei vertici azzurri, anche se in quota An.
Nella lista per la Camera,
il Pdl porterà all'attenzione un singolare caso di omonimia perché oltre il
Bruno Murgia di An, nuorese e deputato uscente, nelle posizioni più
basse ci sarà un altro Bruno Murgia , anche lui nuorese,
coordinatore provinciale di Forza Italia, primario di Neurologia al San
Francesco di Nuoro. Confermata la candidatura di Battista Corda ,
richiesta dalla provincia dell'Ogliastra, mentre torna d'attualità l'ex
sindaco di Lula Maddalena Calìa , che potrebbe pescare l'ultimo dei
posti in odore di elezione.
IL SENATO Nella corsa per uno scranno a Palazzo Madama, la lista
sarda è chiusa da alcuni giorni, anche se il coordinatore Massidda proverà
a forzare la situazione perché la candidatura del leader del Sap Filippo Saltamartini
possa essere spostata verso un altro collegio. Le probabilità sono
bassissime, anche perché Saltamartini è un altro nome in quota An.
Sulla collocazione dei candidati al Senato, ieri è circolata
l'indiscrezione sulla posizione numero 2 assegnata a Delogu, la terza a
Massidda e la quarta proprio al sindacalista della polizia. Col quinto
posto, ed elezione praticamente certa, per l'azzurro Fedele Sanciu .
IL CASO AN «Posso capire il malumore di qualcuno», dice Mariano
Delogu, al timone di An nell'Isola, che oggi a Roma manifesterà la
delusione dei quadri dirigenti del partito per alcune candidature
"nazionali". «In alcune regioni è andata peggio, cerchiamo di
stare uniti e di collaborare tutti perché si vincano le elezioni», dice
Delogu. ( e.p. )
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centrodestra
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La sfida dell'Mpa, pronte liste e programma
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«Abbiamo
due belle liste». Ottimismo, entusiasmo, l'indiscutibile patente di
rinnovatori autentici da esibire senza paura: nello scenario delle
politiche di aprile irrompe il Movimento per l'autonomia, la Lega del sud, che anche
in Sardegna avrà i suoi candidati. Angelo Atzori, ex consigliere regionale
democristiano, da tre anni ha il timone del Movimento nell'Isola e
dichiara: «Oggi tutti vorrebbero salire sul nostro carro, ma i nostri
candidati saranno reale espressione del mondo del lavoro, dall'agricoltura
all'allevamento». L'Mpa, guidato a livello nazionale da Raffaele Lombardo
(candidato presidente della Regione in Sicilia), è "apparentato" con
il Popolo della libertà, alleanza che nei sondaggi a oltre un mese di
distanza dal voto pesa quel tanto che basta per sprizzare ottimismo. Nel
progetto politico del Movimento è marcato il tratto del meridionalismo,
della questione insulare, dai trasporti allo sviluppo. Quelle pari
opportunità, insomma, che soprattutto le due isole maggiori - Sicilia e
Sardegna - continuano a rivendicare.
LE LISTE Chi saranno i candidati? Lombardo sarà proposto in tutti i
collegi alla Camera. Al secondo posto Gianni Sassu, presidente della
Coldiretti di Sassari, quindi Antioco Manca (sindaco di Scano Montiferro),
Giorgio Fresu (coordinatore di Nuoro) e Gianni Spiga, vice sindaco di
Nurallao. E poi studenti, allevatori, amministratori eletti nei Comuni
nelle liste civiche. Al Senato, il capolista potrebbe essere il medico
Romualdo Nieddu, quindi spazio all'agricoltore Francesco Ginesu e
all'avvocato Carlo Follesa.
«Il nostro obiettivo», dice Atzori, «è quello di rappresentare la Sardegna, ma di farlo
realmente, rivendicando un ruolo di forza autonomista e strettamente
collegata al territorio». Trasporti, comunicazioni, lo sviluppo
dell'agricoltura, questi i temi cardine del programma del Movimento, che
sogna di piazzare almeno un parlamentare. «Le isole devono pesare di più alla
Camera e al Senato», dice il coordinatore regionale, «dobbiamo batterci
tutti insieme perché questo possa accadere».
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I Quattro mori presentano le liste per le politiche. Oggi a
Tramatza l'assemblea dello Sdi
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Maninchedda col Psd'Az al Senato
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Alla
fine spunta l'accordo unitario e i sardisti sono pronti a tentare la
scalata verso il Parlamento. Quattro mori e nessun altro: tra domani e
domenica il Psd'Az presenterà i due elenchi per il voto di aprile. Il
consigliere regionale Paolo Maninchedda guiderà la lista per il Senato,
seguito dal collega Giuseppe Atzeri, mentre il consigliere comunale di
Cagliari Claudia Zuncheddu sarà capolista alla Camera e Francesca Monni,
già rappresentante di Progetto Sardegna, avrà la casella numero due.
«Scelta distante» dai due poli, perché «questa è una lista per i
democratici sardi, per quelli che non credono ai leaderismi e alle liste
fatte nelle case dei leader», sottolinea Maninchedda. «È una lista per
affermare che in Sardegna c'è una lotta sociale e politica tra chi ha
potere e denaro (e si è messo d'accordo prima ancora di cominciare la
competizione) e chi da sempre lotta per i diritti di chi non ha poteri o
denaro».
L'OBIETTIVO DEL PSD'AZ Le liste dei sardisti verranno completate con
diversi rappresentanti territoriali. I Quattro mori si propongono di
ripartire dal risultato delle ultime amministrative (sul sei per cento) per
rilanciare e provare a tagliare il traguardo del quorum. Ma si guarda
soprattutto allo scacchiere delle prossime regionali: «Vogliamo essere
quell'aerea di incubazione che attragga chi non si riconosce nei leaderismi
e nei poteri forti».
LO SDI SVELA I PIANI Oggi verranno svelati i piani dei socialisti
dello Sdi, che hanno scelto di restare forza autonoma nello schieramento di
centrosinistra, per chi non si riconosce nel Pd o nella Sinistra
Arcobaleno. La direzione regionale si riunirà questo pomeriggio a Tramatza
(all'Hotel Anfora) dopo la convocazione diramata dal segretario Peppino
Balia.
SANNA SUI DELUSI DEL PD «Mi capita di spiegare alle persone che si
dicono deluse delle liste Pd in Sardegna (anche perché si aspettavano
posizioni più sicure) che presidiare questa frontiera mi onora molto». Sono
parole del consigliere regionale Francesco Sanna, candidato al Senato in un
posto a rischio. «Anzi, in questo modo ho l'impressione che a fare un
parlamentare non sia la volontà di una cerchia ristretta di dirigenti
politici, ma il consenso di cittadini decisivi. Voti pesanti e
determinanti, quelli che fanno la differenza tra vincere e perdere». E sarà
«un anticipo della battaglia nelle elezioni regionali dell'anno prossimo».
PUBUSA E LA SINISTRA
«Non abbiamo mai posto questioni di candidature, ma solo di partecipazione
democratica alla formazione delle liste della Sinistra Arcobaleno in
Sardegna». È quanto fa notare Andrea Pubusa, portavoce dell'Associazione
per il rinnovamento della sinistra. «La gestione inspiegabilmente chiusa di
questa fase ha fatto sì che le liste, anziché configurarsi come il frutto
di tutte le componenti della sinistra sarda e dei movimenti che la formano,
siano in realtà liste esclusive di Rifondazione e dei Comunisti italiani».
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I Quattro mori presentano le liste per le politiche. Oggi a
Tramatza l'assemblea dello Sdi
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Maninchedda col Psd'Az al Senato
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Alla
fine spunta l'accordo unitario e i sardisti sono pronti a tentare la
scalata verso il Parlamento. Quattro mori e nessun altro: tra domani e
domenica il Psd'Az presenterà i due elenchi per il voto di aprile. Il
consigliere regionale Paolo Maninchedda guiderà la lista per il Senato,
seguito dal collega Giuseppe Atzeri, mentre il consigliere comunale di
Cagliari Claudia Zuncheddu sarà capolista alla Camera e Francesca Monni,
già rappresentante di Progetto Sardegna, avrà la casella numero due.
«Scelta distante» dai due poli, perché «questa è una lista per i
democratici sardi, per quelli che non credono ai leaderismi e alle liste
fatte nelle case dei leader», sottolinea Maninchedda. «È una lista per
affermare che in Sardegna c'è una lotta sociale e politica tra chi ha
potere e denaro (e si è messo d'accordo prima ancora di cominciare la
competizione) e chi da sempre lotta per i diritti di chi non ha poteri o
denaro».
L'OBIETTIVO DEL PSD'AZ Le liste dei sardisti verranno completate con
diversi rappresentanti territoriali. I Quattro mori si propongono di
ripartire dal risultato delle ultime amministrative (sul sei per cento) per
rilanciare e provare a tagliare il traguardo del quorum. Ma si guarda
soprattutto allo scacchiere delle prossime regionali: «Vogliamo essere
quell'aerea di incubazione che attragga chi non si riconosce nei leaderismi
e nei poteri forti».
LO SDI SVELA I PIANI Oggi verranno svelati i piani dei socialisti
dello Sdi, che hanno scelto di restare forza autonoma nello schieramento di
centrosinistra, per chi non si riconosce nel Pd o nella Sinistra
Arcobaleno. La direzione regionale si riunirà questo pomeriggio a Tramatza
(all'Hotel Anfora) dopo la convocazione diramata dal segretario Peppino Balia.
SANNA SUI DELUSI DEL PD «Mi capita di spiegare alle persone che si
dicono deluse delle liste Pd in Sardegna (anche perché si aspettavano
posizioni più sicure) che presidiare questa frontiera mi onora molto». Sono
parole del consigliere regionale Francesco Sanna, candidato al Senato in un
posto a rischio. «Anzi, in questo modo ho l'impressione che a fare un
parlamentare non sia la volontà di una cerchia ristretta di dirigenti
politici, ma il consenso di cittadini decisivi. Voti pesanti e
determinanti, quelli che fanno la differenza tra vincere e perdere». E sarà
«un anticipo della battaglia nelle elezioni regionali dell'anno prossimo».
PUBUSA E LA SINISTRA
«Non abbiamo mai posto questioni di candidature, ma solo di partecipazione
democratica alla formazione delle liste della Sinistra Arcobaleno in
Sardegna». È quanto fa notare Andrea Pubusa, portavoce dell'Associazione
per il rinnovamento della sinistra. «La gestione inspiegabilmente chiusa di
questa fase ha fatto sì che le liste, anziché configurarsi come il frutto
di tutte le componenti della sinistra sarda e dei movimenti che la formano,
siano in realtà liste esclusive di Rifondazione e dei Comunisti italiani».
G. Z.
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Nazionale
Mano dura con le aziende fuorilegge
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Sì al decreto-sicurezza, Confindustria: le pene non salvano le
vite
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Il
testo passa ora al vaglio delle commissioni parlamentari e della Conferenza
Stato-Regioni, poi di nuovo in Consiglio per l'ok finale.
ROMA La tabella di marcia è stata rispettata: il governo ha
approvato il decreto sulla sicurezza sul lavoro. Ora il testo unico, oltre 300
articoli, passerà all'esame delle commissioni parlamentari e della
Conferenza Stato-Regioni, poi arriverà il via libera definitivo. Le
modifiche dell'ultima ora non hanno però convinto gli industriali.
INDUSTRIALI Sotto accusa, come sempre, l'inasprimento delle
sanzioni. «Inasprendo le pene e basta - insiste Luca Cordero di Montezemolo
- non si salvano vite. Romano Prodi difende però il lavoro fatto: «Non c'è
alcun intento punitivo e questo decreto non mette nel mirino le imprese ma
mette al centro la tutela della persona umana. È una conquista - sottolinea
- di civiltà». Lo afferma il premier, lo ripetono i ministri del Lavoro
Cesare Damiano e della Giustizia Luigi Scotti in conferenza stampa: le
sanzioni sono più che proporzionate. Ergo, gli industriali sbagliano a
alzare la voce. E così la reazione dura di Montezemolo ottiene
un'altrettanto determinata risposta: »Le polemiche e le contrapposizioni su
un tema come la sicurezza sul posto di lavoro sono un'offesa per tutti, ma
soprattutto - avverte il Professore - verso i lavoratori». Quasi piccata la
replica di Damiano: il ministro del Pd, che si è guadagnato una fama di
mediatore, non ci sta a passare per «il rappresentante di una sinistra
antindustriale». Sono le reazioni di Montezemolo a essere «sproporzionate»,
è quindi la difesa, non certo le sanzioni. Che inoltre sono state
ammorbidite.
LE PENE La pena massima resta l'arresto da sei a 18 mesi (e non più
2 anni) e poi prevede la possibilità di cavarsela, se si ripristina la
legalità, pagando un'ammenda da 8
a 24 mila euro. Modifiche rispetto al testo
originario che sono state fatte con la precisa intenzione di comporre le
divergenze, accorciare le distanze con gli imprenditori. E che invece
l'unico risultato che hanno ottenuto è semmai quello di aver fatto
innervosire la Sinistra,
rafforzandola nella convinzione di un asse privilegiato tra il Pd e
Confindustria, in grado di resistere anche quando gli industriali sbattono
la porta. »Si vede - commenta il ministro del Prc Paolo Ferrero - che
l'orecchio verso Confindustria è forte anche quando Confindustria litiga».
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Economia
Trasporti. Animata assemblea a Villacidro: la chiusura del
servizio merci inguaia cinquecento famiglie
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Merci, rivolta contro i tagli di FS
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La Keller: senza binari la
produzione è inutile
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Lavoratori, sindacalisti, amministratori e
uomini di chiesa: tutti dicono no ai tagli annunciati da FS. Per la Keller futuro a
rischio.
Un alito di speranza ha soffiato all'annuncio che il Governo lancerà alle
Ferrovie dello Stato una scialuppa di salvataggio gonfia di denaro. Con
quei soldi si potrà spegnere la bomba ad orologeria, programmata per il
prossimo 10 aprile, che potrebbe mandare all'aria molte realtà produttive
in Sardegna, a partire dalla Keller Elettromeccanica di Villacidro. Per
scongiurare lo smantellamento della linea navale Golfo Aranci-Civitavecchia
serve un rinvio di almeno cinque mesi, giusto il tempo perché un nuovo
Governo prenda in mano la situazione. Ma nessun dorma, perché poi occorrerà
lavorare per progettare il potenziamento delle ferrovie isolane.
L'ASSEMBLEA Nonostante l'enorme pericolo per quasi 500 famiglie, sui
volti dei lavoratori che hanno affollato la sala congressi del Consorzio
industriale di Villacidro c'era più incredulità e stupore che paura. Com'è
possibile che un'azienda salita alla ribalta internazionale con appalti
milionari, un «centro di eccellenza che non produce solo buste paga ma
professionalità e capacità», ha ricordato il direttore generale Nicolò
Gavotti, possa ad un tratto serrare i cancelli non per difficoltà del
mercato, né per poca serietà con i clienti, ma solo per un terremoto politico
che lascia morire l'economia sarda in un limbo di serie cadetta, privandola
delle infrastrutture necessarie a rendere competitive le imprese?
LA REGIONE Anche
la Regione
vuole mettersi di traverso rispetto alle decisioni di FS. La commissione
Trasporti, presieduta da Stefano Pinna (Pd), ha approvato all'unanimità una
risoluzione contro la soppressione del servizio di trasporto ferroviario,
invitando la Giunta
a proseguire «nell'adozione di tutte le necessarie iniziative» per
scongiurare il taglio. Una decisione, si sostiene, che contrasta con
l'impostazione di fondo del piano generale della mobilità predisposto dal
ministero dei Trasporti.
A VILLACIDRO Tutti contrari. Sindacalisti, amministratori, politici
e uomini di chiesa. Mauro Branca (Cisl) parla di «battaglia di tutti i
sardi, umiliati da una assurda decisione» e che «sopraggiunge nel momento
peggiore», in campagna elettorale. La Regione chiederà «una proroga di 4-5 mesi per
dialogare con il nuovo Governo», spiega il consigliere Giuseppe Cuccu,
mentre il deputato Amalia Schirru, unica parlamentare isolana apparsa fra
gli operai Keller, ha annunciato una lettera a palazzo Chigi contro il
provvedimento di Trenitalia.
LE REAZIONI Per Walter Carta (Filt-Cisl) dietro il taglio «potrebbe
addirittura esserci l'intenzione di vendere con una clamorosa operazione
immobiliare i terreni che FS possiede in riva al mare di Gallura». Per il
consigliere regionale Siro Marrocu «non ci si potrà accontentare di fatti
sospensivi, né attendere un nuovo Governo, occorre agire e pretendere
subito». Marrocu ha pure rivelato che ci sarebbe «un impegno ufficiale
dell'esecutivo per recuperare risorse e salvare le ferrovie». E mentre il
sindacato si chiede «dove fossero i nostri parlamentari quando veniva
deciso di smantellare la rete ferroviaria sarda», dice Gigi Marchionni,
monsignor Giovanni Dettori (vescovo di Ales) avverte: «Non accontentatevi
delle parole di nessuno».
SIMONE NONNIS
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LA CGIL
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«Tutti a Roma davanti alla sede delle Ferrovie»
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Una
grande manifestazione a Roma di fronte alla sede delle FS per protestare
contro la decisione di chiudere le reti ferroviarie per le merci in
Sardegna: la proposta è del leader della Cgil Giampaolo Diana che lancia un
appello al governatore Renato Soru, alle forze politiche del Consiglio
regionale e ai parlamentari sardi per concordare la mobilitazione entro la
settimana prossima, un'azione comune, spiega Giampaolo Diana.
«La decisione delle Ferrovie dello Stato, presa nel disprezzo più totale
dei sardi e della Sardegna, è inaccettabile», denuncia Diana, «oltretutto è
in controtendenza con la scelte di tutti gli Stati europei (Italia
compresa) che da tempo hanno deciso di trasferire parte del trasporto merci
dalla gomma al ferro. Una decisione incomprensibile in tempi come questi,
in cui per fortuna, è cresciuta la sensibilità per l'ambiente». A questo
proposito il leader della Cgil ricorda che l'organizzazione mondiale della
Sanità, già da tempo, ha indicato il trasporto su gomma come la causa
principale di inquinamento di Co2.
«Il nostro appello, dunque», incalza Diana, «non è solo motivato dalla
volontà di difendere i posti di lavoro ma, più in generale, dalla necessità
di tutelare la nostra isola e il suo bene più prezioso che è l'ambiente,
liberando quanto più possiamo le strade dai mezzi pesanti». «È
indispensabile far capire alle Ferrovie dello Stato», conclude il segretario
regionale della Cgil, «che non accettiamo scelte irrazionali, immotivate e
in controtendenza con ciò che fanno i Paesi europei».
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Cagliari
Santissima Trinità. Colleghi, volontari e persone comuni si
stringono attorno a Giampaolo Turri
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Primario sospeso, decine di lettere di solidarietà
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L'Udc al manager della Asl 8: «Lo reintegri in attesa dell'esito
dell'inchiesta»
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Decine
di lettere con decine di firme ciascuna e 42 sms. Sono gli attestati di
stima giunti al giornale dopo la sospensione dal lavoro di Giampaolo Turri,
primario del reparto di psichiatria del santissima Trinità. In una lettera,
31 volontari dell'Avo (Associazione volontari ospedalieri), scrivono, tra
l'altro: ...«Viviamo e respiriamo quotidianamente la vita del reparto che,
possiamo testimoniare senza ombra di dubbio, non è né oppressiva né
coercitiva...grazie alla professionalità e alla dedizione di tutto il
personale...Per questo sentiamo l'urgenza di manifestare stima e
solidarietà al dottor Turri, alla dottoressa Cantone, ai medici e a tutti
gli operatori del reparto».
Ecco una sintesi di alcune delle altre lettere ed sms: «Si ha l'impressione
che tale provvedimento sia piuttosto un atto punitivo verso un
professionista che ha sempre espresso il suo dissenso nei confronti di una
linea di gestione della salute mentale unilaterale e ideologica piuttosto
che un atto di vera tutela nei confronti dell'utenza»...
Scrive il professor Gino Serra, autorità nel campo della farmacologia:
«Desidero esprimere pubblicamente la mia solidarietà umana e professionale
al collega dott Turri. Lo conosco da diversi anni e ho avuto modo di
apprezzare le sue elevate capacità professionali e umane nel trattamento
dei disturbi psichici...». «...Lei caro dottor Gumirato ricorda tanto gli
ufficiali nazisti...» (Paolo Fara). «Esprimo tutta la mia solidarietà al
dott. Turri» (Enrica Pisano, psichiatra). «L'epurazione di Turri è indegna»
(G. Minnai). «Sono solidale con il prof. Turri. Del Giudice, Dirindin e
Gumirato a casa!» (M. A). «Solidarietà al dottor Turri». (Adelina e Maria
Lucia Signoriello). «Solidarietà al collega Turri, sospeso su decisione
dirigistica e non motivata da parte della dirigenza della ASL 8». (Stefano
Murgia, psichiatra). «Solidarietà al dott. Turri» (Claudia Cardia,
psichiatra). «Solidarietà al dott. Turri. No alle purghe! Gumirato, Del
Giudice, Dirindin: go home!». «Ritengo che quello che gli è successo sia un
fatto gravissimo e una grande vergogna». «Basta dittature. La Sardegna ai sardi.
Turri libero».
In un'interpellanza, i consiglieri regionali dell'Udc hanno chiesto al
presidente della Regione e all'assessore alla sanità quali sono le ragioni
del provvedimento; se non sia il caso di reintegrare il medico in attesa
che il tribunale accerti le sue responsabilità; quali provvedimenti
intendano assumere per placare le polemiche che il provvedimento ha
suscitato tra medici del reparto e il centro di salute mentale della Asl;
se non ritengano urgente sospendere dall'incarico il direttore del
dipartimento di salute mentale Giovanna Del Giudice.
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Cronaca di Cagliari
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Pagina 1023
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Tuvixeddu. Contestata la sistemazione di gigantesche
fioriere a ridosso delle tombe
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Parco archeologico: «Lavori abusivi»
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Per la
Forestale realizzate opere non previste dal progetto
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Il
nucleo di polizia giudiziaria della Forestale ha consegnato al pm
Daniele Caria un imponente faldone.
Le imprese sono private ma i direttori dei lavori sono funzionari del
Comune: eppure sulla parte pubblica del colle di Tuvixeddu, dove si sta
lavorando al parco archeologico, ci sono opere non previste dal
progetto. Lungo 500
metri, dalla sommità fino alla parte più bassa,
sono state realizzate enormi fioriere a ridosso delle tombe. La
scoperta è del nucleo di polizia giudiziaria del Corpo forestale e di
vigilanza ambientale che nei giorni scorsi ha depositato gli atti (un
imponente faldone) sulla scrivania del sostituto procuratore Daniele
Caria. E allora su Tuvixeddu si indaga ancora, questa volta però non
sull'area privata dov'è in corso un contenzioso amministrativo con uno
strascico giudiziario tra l'impresa Cualbu e la Regione, bensì su
quella pubblica.
La Forestale ha effettuato questi accertamenti nell'ambito delle
attività di controllo sul colle. Dopo aver scoperto quelle strutture ha
acquisito la documentazione presso l'ufficio regionale Tutela del
paesaggio, la
Sovrintendenza archeologica e il Comune per
verificare se si trattasse di lavori previsti dal progetto regolarmente
autorizzati o, come si sospetta, di veri e propri abusi. La parola ora
passa al magistrato.
I lavori sono stati affidati a un consorzio di imprese ma i direttori
sono dirigenti del Comune: insomma, sull'area pubblica di Tuvixeddu
l'amministrazione comunale esercita un controllo diretto. Ecco perché è
ancora più sorprendente la scoperta di opere non previste che hanno
costretto la Procura
ad aprire un'inchiesta.
Stando alle poche notizie filtrate dal riserbo di un'indagine che sta
evidentemente muovendo i primi passi, sembra che nel progetto non
fossero previste opere così invasive. E allora bisognerà chiarire chi,
come e quando abbia deciso di procedere con lavori non previsti, per
poi domandargli, tra l'altro, come potesse pensare che nessuno se ne
accorgesse vista l'attenzione dell'opinione pubblica su un'area da
decenni al centro di un contenzioso politico-giudiziario.
Ora il pm Caria dovrà leggere gli atti depositati dal nucleo di polizia
giudiziaria del Corpo forestale diretto dall'ispettore Fabrizio Madeddu
prima di decidere le mosse successive. Insomma, l'indagine sugli abusi
nella zona pubblica del colle si affianca a quella sull'area privata
avviata (per fatti non costituenti reato) in seguito agli esposti
dell'impresa Cualbu: la giunta regionale lo scorso anno ha infatti
espropriato l'area ma recentemente il Tar ha dato ragione ai costruttori.
Su questo fronte, ancora caldissimo, il magistrato dovrà accertare se
nello stop ai lavori e nel successivo esproprio sia stata rispettata la
legge.
Il primo esposto risale alla primavera 2007, il secondo al novembre
scorso: l'avvocato Agostinangelo Marras ha fatto innanzitutto
riferimento al decreto di sospensione dei lavori nel cantiere di via
Maglias nonostante i funzionari della Regione avessero dichiarato
l'illegittimità di sospensione ed esproprio. I lavori erano infatti
autorizzati anche dal punto di vista paesaggistico e secondo la Sovrintendenza
non arrecavano alcun danno. In un secondo momento l'avvocato Marras ha
richiamato l'attenzione sul progetto dell'architetto francese Clément:
agli atti non ci sono documenti sulla procedura di affidamento
dell'incarico conferito a trattativa privata nonostante il compenso,
150.000 euro, superi la cifra oltre la quale è obbligatorio indire una
gara pubblica.
M. F. CH.
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Via i malridotti depuratori-colabrodo, l'acqua potabile sarà
distribuita da Margine Rosso a Capitana
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Si farà l'acquedotto del litorale
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Abbanoa sblocca progetti per 18 milioni di euro
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In
ritardo di anni, si sbloccano i progetti per dare un acquedotto e una rete
fognaria nuovi ai quindicimila residenti nel litorale. Abbanoa spenderà 18
milioni di euro che il Comune rischiò di perdere.
Via libera alle reti idriche e fognarie nel litorale. Dopo anni di scontri
politici e giudiziari, Abbanoa sblocca i progetti da diciotto milioni di
euro per portare l'acqua potabile nelle case di migliaia di residenti tra
Margine Rosso e Capitana, mandando finalmente in pensione diversi depuratori-colabrodo
realizzati in riva al mare. Tutto questo con tre grandi investimenti per i
quali in Municipio si era scatenata una guerra per le progettazioni. Alla
fine i soldi erano stati revocati dall'Autorità d'ambito e c'era il rischio
che prendessero altre destinazioni.
IL VIA LIBERA In questi giorni gli uffici di Abbanoa stanno
chiudendo le convenzioni con i progettisti per la consegna degli elaborati.
«Due progetti sono stati già definiti», spiega il direttore del distretto
di Cagliari, Maurizio Cittadini, «per l'ultimo stiamo arrivando alla
stipula della convenzione. Salvo imprevisti, si potrà procedere con la
richiesta di approvazione da parte dell'Autorità d'ambito».
GLI APPALTI Il primo intervento, da tre milioni e mezzo di euro,
riguarda un collettore fognario principale per la zona di via
dell'Autonomia regionale sarda a Flumini. Il secondo, da otto milioni, è
destinato alla rete idrica a Margine Rosso, S'Ecca S'Arrideli, Tanca
Fiorita, Foxi, Sant'Andrea, Flumini, Niu Crobu, Is Meris e Capitana. Altri
sei milioni e quattrocentomila euro riguardano invece un altro collettore
fognario per la fascia costiera fino a Capitana. Acqua potabile e allacci
fognari per migliaia di abitanti, ma anche per l'esercito di villeggianti
che affollano le località del litorale nel periodo estivo.
I FONDI Si sarebbe dovuto correre, per appaltare queste opere
indispensabili in qualsiasi contesto civile. Così invece non è stato. I
diciotto milioni di euro (oltre ad altri undici milioni per i sottoservizi
nel centro urbano) erano stati stanziati dalle Regione nel 2003.
Immediatamente era scoppiata una guerra per ottenere le progettazioni tra i
settori dell'Urbanistica e dei Lavori pubblici, poi il commissario
straordinario Luigi Serra aveva spedito tutto alla Procura della Repubblica
e alla Corte dei Conti. La situazione era così tanto ingarbugliata che alla
fine i finanziamenti erano passati ad Abbanoa.
TEMPI INCERTI Da quest'ultimo passaggio sono passati quasi due anni
per arrivare alla definizione delle progettazioni. Quanto basta ai
responsabili per muoversi con i piedi di piombo sui tempi necessari per
arrivare agli appalti e all'avvio dei cantieri. «La parola spetta ora
all'Autorità d'ambito», prosegue l'ingegner Cittadini, «salvo imprevisti,
ci vorranno i tempi tecnici per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie
per interventi simili». Un primo scoglio, comunque, dovrebbe essere
superato: il Comune aveva richiesto alla Regione il nullaosta
paesaggistico, concesso quando ormai fondi e progettazioni erano passati di
mano.
I COLLEGAMENTI Per quanto riguarda le reti idriche, si tratta di
realizzare i collegamenti con i collettori principali che passano già lungo
litoranea per Villasimius e un tratto di via dell'Autonomia regionale
sarda. Più complesso il progetto della rete fognaria. Nel 2001 è stato
realizzato il primo tratto di Margine Rosso. Poi si è proceduto con un
altro appalto che ha servito Bellavista, Is Pardinas, Foxi, S'Oru e Mari e
una parte di Sant'Andrea. Spetta ora ad Abbanoa arrivare ora fino a Capitana
e Terra Mala.
GIOVANNI MANCA DI NISSA
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Ussana
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Per i Lavoratori socialmente utili uno spiraglio dalla legge
finanziaria
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«Tredici
anni in attesa della stabilizzazione, e di uno stipendio degno di questo
nome che ci consenta di programmare il futuro dei nostri figli»: nelle
parole di Giancarlo Piras tutti i tratti del dramma della condizione di
precario senza futuro. Piras è uno dei cinque ex cassintegrati (Aurelia
Farci, Lucia Argiolas, Efisia Lai, Gianfranco Congiu e lo stesso Piras)
utilizzati dal Comune di Ussana in mansioni di cura del verde e
degli stabili comunali. Una miseria per stipendio (600 euro) e senza
contributi previdenziali: il tema degli lsu torna d'attualità a Ussana, e
non solo. L'occasione è stato l'incontro promosso dai lavoratori in cui
sindacati e amministratori hanno fatto il punto sulla strada verso la
stabilizzazione, oggi possibile alla luce degli incentivi previsti dalle
finanziarie nazionale e regionale.
«Inutile dire che la sorte degli lsu ci sta a cuore, ne stiamo discutendo
ma la strada per arrivare a una sintesi e alla assunzione non è facile»,
dice Luigi Littera, assessore comunale ai Lavori pubblici, facendo
intendere all'interno della stessa Giunta guidata da Emidio Contini, sul
problema degli lsu, «non tutti la pensano allo stesso modo». Tutti
d'accordo, maggioranza, opposizione e sindacati, sulla necessità di «dare
sicurezze a lavoratori che sono indispensabili all'amministrazione».
Ma il nodo non si scioglie. Come invece è successo a Monastir .
«Abbiamo assunto cinque lavoratori precari», annuncia Ignazio Puddu,
sindaco di Monastir, dove hanno deciso di sfruttare la congiuntura
favorevole. «Abbiamo capito che è una situazione vantaggiosa per
l'amministrazione, che si dota così di figure importanti per i servizi, e
dà dignità e uno stipendio ai lavoratori».
La legge finanziaria mette in gioco 9 milioni di euro per incentivare
l'assunzione degli Lsu nelle amministrazioni pubbliche. Copertura totale
dei costi: salari e oneri contributivi, per i primi tre anni e del 75 per
cento per il successivo biennio. «Un vero peccato non approfittare
dell'occasione», dice Paolo Loddo, esponente della minoranza della
minoranza di Ussana. Occorre, su questo sono tutti concordi, «superare gli
steccati partitici». Stavolta i lavoratori possono, legittimante, sperare.
Non è così a Nuraminis dove per i due lsu (che due anni fa scelsero
di iscriversi alle liste di disoccupazione ordinaria) la prospettiva, come
dice il sindaco Cappai, «è quella dell'assunzione tramite una coop
sociale».
IGNAZIO PILLOSU
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Sarroch. Dopo le emissioni
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Fumata alla Saras, l'azienda esclude rischi per la salute
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«La
fumata di color giallognolo che nelle prime ore della mattinata di
mercoledì è fuoriuscita dal camino dell'impianto Igcc, non riguardava
emissioni di anidride solforosa, ma di NOx, sigla che identifica tutti gli
ossidi di azoto e le loro miscele. Tali emissioni vengono prodotte durante
ogni combustione che avviene utilizzando ossigeno, dal camino a legna, al
motore delle automobili, alle centrali elettriche». Con un comunicato la Saras precisa quanto
accaduto la corsa mattina, quando per alcune ore, dal camino centralizzato
della Sarlux si poteva distinguere un pennacchio trascinato dal vento verso
il mare. «Non si è trattato di un grave incidente o di un nuovo allarme»,
si legge ancora nella nota dell'azienda, «ma di una normale operazione
prevista per la manutenzione degli impianti. In Sarlux era in corso il
riavviamento programmato di un turbo-gruppo dopo l'attività di
manutenzione; le procedure previste in questa fase prevedono un periodo
transitorio nel quale viene utilizzato gasolio come combustibile per
l'avviamento. Durante questa fase, è previsto che le emissioni al camino possano
registrare una più alta concentrazione di NOx tali dare al fumo la tipica
colorazione giallognola». La
Saras ribadisce inoltre che «la qualità dell'aria
registrata dai dati di monitoraggio delle centraline ambientali dislocate
nel territorio, è risultata sempre abbondantemente al di sotto dei valori
di soglia prescritti dalla legge».
Intanto il sindaco di Sarroch, Mauro Cois, dopo aver letto la relazione
scritta presentata dall'azienda dopo la fuoriuscita si Nox dal camino della
Sarlux, critica l'atteggiamento della Saras. «Dalla relazione presentatami
sembra che quanto è accaduto rientri nella normalità. Non siamo per niente
soddisfatti, perché, se questa è la normalità, allora bisogna aggiustare la
rotta».
Insomma, a Sarroch non cessano le polemiche. Ma anche il confronto. E ora
l'attesa è tutta per la presentazione dei risultati dello studio sullo
stato di salute della popolazione avviato qualche anno e ora
definitivamente concluso. Uno screening che svelerà le conseguenze di un
rapporto strettissimo e ravvicinato tra gli abitanti di questo piccolo
centro della Sardegna meridionale e la grande fabbrica. Un'industria
petrolifera inevitabilmente a rischio.
IVAN MURGANA
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Sulcis
carbonia Nel Centro del carbone
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Master universitario in architettura, aperte le iscrizioni
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Il
master universitario per il "Recupero e conservazione
dell'architettura moderna" ritorna in città. Carbonia si conferma polo
di attrazione scientifica e culturale ospitando, infatti, la seconda
edizione dei corsi universitari di secondo livello riservati ai futuri
progettisti nel campo della conservazione del patrimonio architettonico
moderno e contemporaneo. E la città, in questo senso, è un laboratorio a
cielo aperto. Non a caso la seconda edizione del master si terrà ancora una
volta presso il Centro italiano della cultura del carbone, nella Grande
Miniera di Serbariu, dove già si era svolta tre anni fa la prima edizione
di questa prestigiosa esperienza culturale e didattica.
Il Master è organizzato dal Comune, dall'Università di Cagliari,
dall'associazione Docomomo e dall'Università di Roma Tor Vergata,
Dipartimento di Ingegneria. Anche stavolta possono partecipare sino a
trenta laureati in ingegneria o architettura. Dovranno presentare domanda
di iscrizione entro il 19 marzo versando una quota di 2.400 euro. Potranno
poi concorrere all'assegnazione di due borse di studio di importo pari alla
quota di iscrizione. Il master è articolato in 1.500 ore di lezione da
seguire nel Centro italiano della cultura del carbone e, a Cagliari, presso
il Dipartimento di Architettura. In cattedra, una ventina di docenti di
vari Atenei italiani ma anche tedeschi. L'obiettivo di questa edizione bis
del corso universitario di secondo livello è quello di formare un nuova
figura di progettista specializzato nel recupero del patrimonio moderno e
contemporaneo. Le competenze che acquisiranno i partecipanti al master
avranno ricadute positive nella stessa Carbonia, «già interessata - ricorda
l'assessore comunale alla Formazione e all'Università Ia Gessa - da un
ampio programma di recupero urbano».
Il master è in grado di offrire diversi sbocchi professionali. Si può
trovare impiego in enti pubblici fra i quadri direttivi preposti alla
tutela dell'architettura, in istituzioni e società private che operano nel
settore del restauro o come liberi professionisti. Sono ammessi alla
selezione i laureati con vecchio o nuovo ordinamento in Architettura,
Ingegneria edile o civile, ma anche i dottori in discipline analoghe purché
attinenti al percorso didattico che il master si prefigge.
ANDREA SCANO
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Ogliastra
Ulassai. La rivolta scoppia al momento della delibera di
adesione al gestore unico. Sub iudice la validità dell'atto
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La folla accerchia il sindaco in aula
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Soru scortato dai carabinieri dopo il voto su Abbanoa
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Consiglio
interrotto dalla folla che cerca di impedire la votazione sul passaggio
degli impianti ad Abbanoa. Il sindaco Giovanni Soru ha potuto lasciare
l'aula solo scortato dai carabinieri.
Ad un passo dal voto, l'acqua di marzo è diventata tempesta. Venti di
rivolta contro Abbanoa e il sindaco Giovanni Soru che in un clima di grande
tensione si apprestava a dare il via libera alla cessione degli impianti.
Una sommossa popolare ieri pomeriggio ha investito il Consiglio comunale al
momento della delibera tanto osteggiata, sulla cui validità ora è giallo.
Il primo cittadino ha lasciato l'aula di Barigau scortato da tre pattuglie
dei carabinieri. Nessuna denuncia, ma la faccenda finirà in Tribunale. E a
memoria di Ulassai in tempi recenti questo non era mai accaduto.
TENSIONE IN AULA La rabbia è esplosa dopo che il sindaco aveva
invitato i consiglieri a deliberare sul passaggio della rete idrica
comunale ad Abbanoa, nonostante gli inviti della minoranza, sostenuta da
una buona parte del pubblico, di valutare con più attenzione il problema.
La protesta dei cittadini era cominciata già dalla mattina, con
un'assemblea popolare nella vecchia aula consiliare, ma la rivolta
raggiungeva il calor bianco nel pomeriggio, dopo che, nonostante le
reiterate proteste, il sindaco Soru invitava il consiglio a deliberare
sulla questione. Mentre alcuni consiglieri alzavano timidamente le mani, la
folla si riversava verso il tavolo, interrompendo i lavori. Un fiume di
parole ad alta voce. Urla, spinte, carabinieri. Le contestazioni
proseguivano per diversi minuti finchè sindaco e giunta non battevano in
ritirata. Sulla decisione c'è però un giallo: la votazione potrebbe infatti
essere considerata valida. «Penso sia valida, ma deciderà il giudice», ha
commentato poco dopo il sindaco, recuperato il consueto aplomb.
GIORNATA DI SCIOPERO La protesta era cominciata la mattina. Chiusi i
negozi e le attività commerciale, era cominciata una protesta composta e
ordinata (niente tamburi o petardi, niente asinello) ma non per questo meno
determinata. Un centinaio di persone si erano affollate nel municipio,
occupando i banchi della vecchia aula consiliare.
LE ACCUSE A SORU A guidarli i consigliere di minoranza Paolo Boi e
Linda Puddu. Sul banco degli imputati, il sindaco Giovanni Soru e la sua
Giunta, accusati di non ascoltare le ragioni della popolazione. «Il nostro
sindaco vive in un castello - dice al megafono Linda Puddu - e si rifiuta
di confrontarsi con i cittadini: su un tema così importante vogliamo dire
la nostra».
A far imbufalire i fautori della protesta la presunta fretta del sindaco di
procedere all'adesione al gestore unico, mentre era stato già fissato un
referendum popolare per il 29 giugno. «Perché - si chiedono i promotori
della protesta, il sindaco ha così tanta premura di aderire ad Abbanoa,
tanto da aver già fatto installare i nuovi contatori?». Soru, sostengono
Boi e Puddu, avrebbe speso soldi comunali per spedire le lettere ai
possessori di case a Ulassai e avvisarli del passaggio ad Abbanoa, compito
che spettava al gestore unico.
«SI PUO DIRE NO» Contestata anche l'affermazione secondo cui non si
può non aderire al gestore unico. «Mi risulta - dice Linda Puddu - che
dieci paesi barbaricini abbiano costituito un consorzio privato,
rifiutandosi di aderire ad Abbanoa». Si temono, in particolare, i costi
sociali e l'aumento delle bollette. La lotta di Ulassai contro la nuova
gestione dell'acqua è cominciata nel 2006. Allora erano state raccolte
ottocento firme tra i cittadini maggiorenni. Paolo Boi ricorda un consiglio
comunale a cui parteciparono circa cinquecento persone.
FRANCESCO MANCA
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Oristano
L'inchiesta. La
Procura indaga su un presunto racket che colpisce i
titolari di alcune grosse aziende del territorio
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Minacce via sms: «Paga o sei morto»
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Imprenditori nel mirino, ora spunta la “Mafia sarda”
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L'avvertimento
è quasi sempre sempre lo stesso: nel messaggio è spiegato anche l'orario e
il luogo dove consegnare il denaro.
La "Mafia sarda" non si era ancora fatta sentire, ma da un mese a
questa parte c'è un gruppo di mafiosi (forse sedicenti) che sta
terrorizzando gli imprenditori di Oristano e dintorni. Con un messaggio
inquietante e senza mittente: Portaci quindicimila euro oppure sei morto
. Il ricatto inviato per sms assomiglia molto alla richiesta del pizzo che
da sempre tormenta i commercianti siciliani. Una storia simile in Sardegna
non si era mai verificata prima e ora sta provocando non poche
preoccupazioni tra gli impresari della zona. I più coraggiosi hanno
presentato subito una denuncia ai carabinieri e alla polizia e
immediatamente la Procura
della Repubblica di Oristano ha fatto partire un'inchiesta per scoprire chi
siano gli autori delle minacce.
IL RICATTO Il messaggino con la richiesta di denaro lo hanno
ricevuto imprenditori di settori diversi: grossisti di pesce e bottarga, ma
anche commercianti e impresari edili. La minaccia, tutte le volte, è
arrivata attraverso un sms spedito da un numero sconosciuto. Forse da un
sito internet. La frase più o meno è sempre la stessa, l'avvertimento
identico. E alla fine è spiegato anche l'orario e il luogo dove presentarsi
per consegnare il denaro. Per il momento comunque pare che nessuno abbia
sganciato un centesimo e per fortuna non ci sono state neppure ritorsioni.
L'INCHIESTA Le denunce ricevute dalla polizia e dai carabinieri sono
in tutto una decina, ma qualcuno probabilmente ha avuto paura e ha
preferito tenere la bocca chiusa. Fino ad ora, a quanto pare, nessuno è
caduto nella trappola, ma nei prossimi giorni potrebbero saltare fuori
anche altre storie simili. In attesa di scoprire chi abbia inviato i
messaggini, la Procura
della Repubblica di Oristano deve accertare prima di tutto se in Sardegna
si sia formato una sorta di clan che sta copiando il collaudato meccanismo
del racket. O se il giochino sia stato organizzato da un gruppo di mitomani
che ha pensato bene di terrorizzare gli imprenditori locali.
LE INDAGINI Grazie ai tabulati telefonici i carabinieri e la polizia
sperano di riuscire a rintracciare i mittenti degli sms, anche se scovare
gli autori dei ricatti potrebbe essere molto meno semplice di quanto possa
sembrare. I messaggini infatti sembra siano stati inviati attraverso un
portale internet e questo rischia di complicare molto di più gli
accertamenti. Sul telefonino degli imprenditori minacciati non è comparso
nessun numero e da qui si è capito che sia stato ideato uno stratagemma
tecnologico che aiuta i mittenti a rimanere nascosti. La Procura della
Repubblica di Oristano comunque ha già autorizzato la richiesta di tutti i
tracciati telefonici che potrebbero essere utili a ricostruire il giro. E a
scoprire se anche in Sardegna si sia costituito un gruppo di mafiosi che
chiede agli imprenditori di pagare il pizzo o se tutto sia stato
architettato da un gruppo di folli.
GLI APPOSTAMENTI Polizia e carabinieri hanno già tentato di tendere
la trappola ai ricattatori, ma all'appuntamento fissato non si è visto
nessuno. Per diversi giorni gli investigatori hanno atteso che qualcuno si
facesse vivo, all'orario prestabilito, nella zona scelta per la consegna
del denaro. Gli appostamenti sono andati avanti a lungo, ma chi doveva
riscuotere il pizzo non si è presentato.
NICOLA PINNA
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Comune. Lungo e turbolento Consiglio ieri sera sulla proposta
della Giunta di entrare nel gestore unico
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Abbanoa, maggioranza a un passo dal baratro
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Giro di vite del sindaco: «Dobbiamo entrare». Ma rischia di
non avere i voti
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Muro
contro muro. Il sindaco non cede di un millimetro e la minoranza tiene
testa. Così come mantengono la propria posizione quelle frange della
maggioranza che considerano l'adesione ad Abbanoa affrettata e
intempestiva. Ieri sera un consiglio comunale animato che si è chiuso solo
a tarda notte. In aula è arrivato il problema scottante del gestore unico:
dopo una partenza in sordina, tra tante sospensioni si è arrivati alla
discussione. Alla fine (in aula appare anche il presidente provinciale di
An Mario Diana) è circolata anche la voce di una richiesta di verifica
politica presentata dai Riformatori.
È stato l'assessore ai Lavori pubblici Paolo Vidili a illustrare la
proposta della Giunta. «Non è facile e forse è anche impopolare affrontare
la questione sotto elezioni, ma non c'era altra scelta». Vidili ha fatto un
excursus sulla legge Galli, l'Autorità d'Ambito e quindi l'individuazione
del gestore unico nella società Abbanoa. «I comuni non hanno più le
competenze, tutti gli impianti idrici e fognari passano ad Abbanoa che si
assume anche gli oneri come il pagamento dei mutui. Ma soltanto dopo una
delibera di adesione del consiglio», ha osservato Vidili. Si è accennato
all'impossibilità di intervenire sugli impianti, di emettere bollette.
«Stiamo continuando a dare un servizio ai cittadini, senza incassare un
centesimo. Più tarderemo ad aderire e più dovremo pagare». Il Comune in
questi due anni in cui non sono state emesse fatture (si è in fase di
transizione in cui né l'amministrazione né Abbanoa possono emettere bollette)
si ritrova con oltre tre milioni di euro in meno nelle proprie casse. «La
nostra resistenza è stata coraggiosa, ma non è possibile andare avanti - ha
ribadito. - Tutti i giorni incontriamo difficoltà, il personale non è stato
adeguato e non possiamo più intervenire. Non sono entusiasta di aderire, ma
siamo obbligati». Ancora sono stati ricordati i problemi della condotta
foranea «ventuno perdite e soltanto quattro sono state riparate»,
l'impossibilità a beneficiare dei finanziamenti e le trattative con il
gestore che si è impegnato formalmente al pagamento dei mutui, a garantire
un servizio di pronto intervento 24 ore su 24, a modernizzazione e
al completamento delle opere. E ancora piena disponibilità alla
rateizzazione delle bollette. Infine per la sottoscrizione del capitale
sociale servono circa 872 mila euro che saranno versati dalla Regione a
condizione che si aderisca. Vdili ha concluso ricordando che l'ultima
parola spetta al consiglio. Chiusa la relazione, la palla alla minoranza
che con Peppino Marras (Pd) ha chiesto di rinviare l'argomento «per dare
anche a noi dell'opposizione la possibilità di confrontarci con i tecnici
di Abbanoa. Finora siamo stati esclusi da tutto». Mossa a sorpresa, la
maggioranza dopo un infuocato faccia a faccia sul retro della sala
consiliare decide di andare avanti. Lasciano l'aula i
"dissidenti", si dimezza Alleanza nazionale, abbandona Peppi
Puddu di FI della maggioranza e la minoranza annuncia di non partecipare al
voto.
VALERIA PINNA
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Cabras. La rivoluzione scatta quest'estate e comprende tutti i
monumenti del Sinis
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Siti archeologici, cambia la gestione
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Il Consiglio approva la nascita della Fondazione Tharros
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Il
vicesindaco: i posti di lavoro garantiti sino ad oggi dalla cooperativa
sono salvi. Puntiamo a creare il biglietto unico per visitare tutti i siti.
Gli scavi di Tharros saranno gestiti in futuro da una fondazione che
potrebbe essere attiva già da quest'estate. Lo ha deciso il Consiglio
comunale approvando atto costitutivo e statuto proposti dalla Giunta. Il
nuovo ente si occuperà non solo della gestione del sito di Tharros ma anche
del museo “Marongiu”, della torre spagnola, della chiesa di San Giovanni e
della chiesetta ipogeica di San Salvatore. «Un'iniziativa - ha spiegato il
vicesindaco Sandro Murana - che mira a una gestione unitaria dei beni
culturali del territorio guardando per il futuro al rilascio di un
biglietto unico». Finora la biglietteria degli scavi e del museo era
gestita da un coop che alcuni anni fa vinse un appalto bandito dal Comune.
LA NOVITÀ
«La nostra scelta - ha detto l'assessore alla Cultura Barbara Poddi - è
stata quella di ricorrere a una gestione indiretta dei beni culturali. E la
fondazione, della quale il Comune è socio unico, ci è sembrata lo strumento
migliore per la sua praticità e per i benefici anche di natura fiscale. Non
è stata dunque una via obbligata dato che vi erano diverse altre
possibilità di gestione, come ad esempio l'affidamento del servizio
attraverso gare d'appalto, com'è avvenuto fino ad oggi». Che prevede
l'assorbimento da parte della fondazione «di quella parte del personale -
ha spiegato Murana - che fino a ieri, lavorando per la cooperativa che
gestiva il servizio, si è occupato dello specifico settore». Dunque, con la
fondazione non verrà perso un solo posto di lavoro. Anzi, volendo, questi
verranno tutelati, dato che nell'ultima gara d'appalto, la cooperativa
Penisola del Sinis riuscì a prevalere di misura su una agguerrita
concorrenza arrivata anche dalla penisola ma che in futuro potrebbe
giungere anche dall'estero.
LO STATUTO «Il patrimonio archeologico - ha aggiunto il vicesindaco
- è uno dei principali fattori turistici del nostro territorio. Va detto
infatti che Tharros è uno dei cinque in Sardegna che produce utili. Si
tratta dunque di sostenere e rafforzare la gestione in modo che si crei
energia indotta a favore dell'economia locale: ambiente e enogastronomia».
Un aspetto fondamentale dello statuto della nuova fondazione riguarda gli
organi sociali che saranno vincolati al mandato politico degli
amministratori. Un aspetto politico importante e visto che mancano due mesi
alla conclusione del mandato della Giunta, toccherà ai nuovi eletti fare le
nomine. «È stata la nostra una scelta responsabile - ha puntualizzato
Sandro Murana - in antitesi a certe prassi utilizzate dalla politica».
GIANFRANCO ATZORI
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Nuoro
Gavoi. Il presidente Soru e l'assessore Rau ieri sera hanno
incontrato i sindacati
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Legler, vertice a sorpresa in Regione
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«Società serie a Ottana e Siniscola, si cambia a Macomer»
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Il
presidente ha confermato le trattative in corso per la vendita del gruppo
tessile. Sarà ceduta anche la fabbrica lombarda.
Vertice a sorpresa in Regione sulla vertenza Legler. Il presidente della
Giunta Renato Soru, sollecitato dall'assemblea dei lavoratori e chiamato in
causa per la sua reticenza sulle trattative di vendita, ha incontrato ieri
pomeriggio i sindacati, insieme all'assessore all'Industria Concetta Rau e
al presidente della Sfirs Gianfranco Botazzi, alla presenza del consigliere
regionale di Macomer Giuseppe Pirisi. Una riunione fuori agenda, in un
primo momento avvolta da un velo di mistero e rimasta segreta tenuto fino
alla tarda serata, servita almeno - a quanto si appreso in manzanza di note
ufficiali - a dare un minimo di informazione su quanto sta accadendo in
questa delicata fase.
LA VENDITA Soru ha chiarito la sua posizione e quella di Regione e
Sfirs e tracciato un quadro su quello che dovrebbe essere il futuro degli
tre stabilimenti tessili del gruppo. Di certo c'è una trattativa in corso
«con imprenditori seri, che hanno gia pronto un piano industriale»
intenzionati a rilevare assieme gli stabilimenti di Ottana e Siniscola,
dove sarà rinnovato il parco macchine, ma con la riduzione delle
produzioni. La fabbrica di Macomer, invece, andrebbe a un altro
imprenditore, «ugualmente serio», che dovrebbe però cambiare le produzioni.
Soru ha anche riferito che sarà venduto lo stabilimento di Ponte San Pietro
e le risorse ricavate, saranno reinvestite in Sardegna e assicurato che il
finissaggio sarà trasferito nell'Isola, probabilmente a Ottana.
L'OCCUPAZIONE Un confronto a tutto campo, dove il governatore ha
ribadito l'impegno della Regione per rilanciare il settore tessile nella
provincia di Nuoro, salvaguardando l'occupazione. Davanti ai dubbi espressi
dai sindacati sul futuro dei 320 lavoratori di Macomer, Soru è stato
chiaro: «Si dovranno trovare le condizioni per farlo ripartire in tempi
brevi, con produzioni alternative». Sono quindi stati discussi gli aspetti
sulla eventuale mobilità che dovrebbe interessare un folto gruppo di
lavoratori, ma sono state date assicurazioni sul futuro della fabbrica del
Marghine. «Il campo è aperto», ha riferito Soru: «La Regione e la Sfirs non si sono
assolutamente sottratti al confronto con i gruppi imprenditoriali seri, che
intendono rilevare la
Legler in Sardegna, con tanto di piano industriale».
GLI OPERAI Questo vertice a sorpresa sarà oggetto di discussione
nell'assemblea dei lavoratori, che si terrà stamattina nello stabilimento
di Ottana. Bisogna vedere
FRANCESCO OGGIANU
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LA NUOVA SARDEGNA
La Regione pronta a salvare Baratz
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Le prime indicazioni
sulle cure necessarie sono vecchie di 30 anni
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SASSARI.
L’assessorato regionale alla Difesa dell’Ambiente muove i primi passi per
salvare il Baratz, unico lago naturale della Sardegna. E anche l’Università
sassarese, che per anni ha studiato le problematiche di quel sito, è pronta a
scendere in campo.
La situazione
particolarmente critica rilevata nelle ultime settimane conferma la gravità
della condizione del lago e pone una serie di quesiti relativi a una maggiore
conoscenza dei meccanismi ecologico-ambientali. Anche l’intervento
straordinario per «aiutare» il Baratz a non scomparire, infatti, non può
prescindere dalle informazioni acquisite dagli studiosi attraverso una attività
pluriennale di monitoraggio. E in questo senso possono tornare utili gli studi
effettuati soprattutto tra il 1980 e i primi Anni Novanta dal Dipartimento di
Botanica ed ecologia vegetale dell’Università di Sassari (con i professori
Sechi e Cossu): attività importanti che, comunque, richiedevano la necessità di
ulteriori approfondimenti, specialmente rivolti alla soluzione dei problemi già
rilevati.
E quella che sta emergendo a pochi giorni dall’inizio della stagione
primaverile, è probabilmente la parte più grave di tutta la travagliata storia
del lago di Baratz che - proprio perchè unico lago naturale dell’isola e sito
di interesse comunitario - meriterebbe ben altre attenzioni e la destinazione
di risorse fondamentali per la sua tutela.
Già all’inizio degli Anni Ottanta, gli studiosi impegnati a verificare le
criticità del lago avevano individuato due aspetti fondamentali: i problemi di
bilancio idrico e di eutrofia. E da quelle valutazioni erano partiti per
impostare un piano di risanamento.
Le prime «indicazioni» di quasi trent’anni fa tornano utili ora che il
lago di Baratz - che si è ritirato su un fronte di 60 metri - ha bisogno di
immediati contributi idrici (magari utilizzando apporti che, in simili
condizioni, solo le condotte del Consorzio di Bonifica della Nurra possono
garantire. Le indagini sui sedimenti (Lugliè 1984-86) avevano già testimoniato
che i problemi di bilancio idrico, probabilmente intrinsechi al lago, si erano
manifestati nel secolo scorso. Proprio la natura peculiare del Baratz - si è
formato a seguito dello sbarramento da parte di una duna sabbiosa, l’assenza di
un emissario, il bacino limitato e le oscillazioni climatiche (specie il calo
della piovosità) - ha messo in risalto la criticità del lago dove i deflussi
idrici avvengono per evaporazione e filtrazione (attraverso la duna). Una
ragione in più, in effetti, per non interrompere il monitoraggio e varare un
piano di «assistenza» che, superata la fase di risanamento, possa entrare in
quella della piena valorizzazione sul fronte ambientale e turistico. La grave
situazione denunciata in questi giorni - non solo i problemi idrici ma anche la
condizione di evidente abbandono attorno al lago - porta ad affermare che
qualcosa si deve essere inceppata nel meccanismo avviato per la tutela della
«risorsa sensibile». Per migliorare lo stato ecologico delle acque erano stati
individuati gli interventi prioritari: contrastare il progressivo interrimento
del lago; controllo e abbattimento delle principali fonti inquinanti nel bacino
imbrifero; asporto e smaltimento dei fanghi in putrefazione presenti sul fondo
del lago e opera di ossigenazione delle sostanze organiche. Interventi più che
mai urgenti se davvero si vuole salvare il Baratz e assicurare quello sviluppo
sostenibile della zona (che coinvolge i comuni di Sassari e Alghero) più volte
annunciato.
«Opere
abusive nel parco archeologico»
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Dossier del Corpo
Forestale: la Procura
potrebbe sequestrare il cantiere comunale
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CAGLIARI.
Muraglioni di cemento lunghi sessanta metri e larghi quattro al posto di
camminamenti leggeri, a ridosso delle tombe puniche. Autorizzazioni violate e
due tentativi postumi ma falliti di ottenere il via libera dall’ufficio
regionale per la tutela del paesaggio, quando ormai gli accertamenti del Corpo
Forestale erano in corso e le opere risultavano ormai realizzate. Dopo la
sentenza del Tar, che ha bocciato i vincoli imposti dalla Regione e tolto i
sigilli ai lavori sul colle di Tuvixeddu, le nuvole nere della giustizia penale
minacciano un diluvio giudiziario sull’area della necropoli punica.
Si tratta
dell’area su cui lavora da quasi due anni l’impresa incaricata dal comune di
Cagliari. Questione di giorni: il cantiere del parco archeologico pubblico di
Tuvixeddu potrebbe essere messo sotto sequestro cautelativo dalla Procura della
Repubblica. La previsione è facile perchè il contenuto del rapporto di oltre
duecento pagine con settanta allegati elaborato dal nucleo ispettivo del corpo
forestale sui lavori compiuti nell’area delle tombe puniche - in queste ore
all’esame del sostituto procuratore Daniele Caria - non sembra lasciare molto
spazio ai dubbi. E’ un dossier che scotta e che al di là del pronunciamento
contrario firmato dai giudici amministrativi di primo grado potrebbe confermare
i timori espressi dal governatore Renato Soru e dall’assessore ai beni
culturali Maria Antonietta Mongiu sulla sorte del sito archeologico più
importante della città. Nel corso di una serie di sopralluoghi compiuti tra
maggio e settembre dell’anno scorso, mentre l’impresa del Comune lavorava alla
realizzazione del parco archeologico, gli ispettori della Forestale hanno
rilevato difformità significative tra le opere autorizzate e quanto è stato
costruito. Significative e preoccupanti: le differenze riguardano volumi e
superfici dei camminamenti realizzati dal Comune nel sito archeologico,
strutture previste nel progetto definitivo ma poi modificate radicalmente -
così risulta dal rapporto - nel progetto esecutivo, che non sarebbe mai andato
all’attenzione della Regione e della Sovrintendenza archeologica. A queste
conclusioni gli uomini della Forestale sono arrivati confrontando le opere
realizzate con le carte tecniche e le planimetrie che l’ufficio lavori pubblici
del comune di Cagliari ha fornito a Regione e Sovrintendenza prima di avviare
gli interventi. E’ stato esaminato a fondo anche il testo dell’accordo di
programma del 2000, quello che ha aperto la strada agli interventi pubblici e
privati sui colli punici. Un complesso lavoro di analisi e di comparazione che
ha impegnato gli ispettori per quasi un anno e che oggi è arrivato a
conclusioni clamorose. I camminamenti - in base al progetto definitivo, quello
approvato da Regione e Sovrintendenza - non dovevano essere più larghi di
ottanta centimetri, invece risultano cresciuti fino a quattro metri. Non si
tratta di una differenza insignificante perchè va rapportata alla delicatezza
del sito. Le strutture si trovano a ridosso delle tombe, sono parte integrante
del parco archeologico ed è inspiegabile - alla luce degli accertamenti
compiuti - che una modifica così radicale non sia stata sottoposta alla
consueta procedura autorizzatoria. Un banale disguido o il tentativo di
nascondere la reale portata dell’intervento?
Il magistrato non ha ancora iscritto il fascicolo contro ignoti, ma è
scontato che lo farà nei prossimi giorni come atto dovuto davanti a un dossier
che sembra inchiodare l’amministrazione comunale a responsabilità piuttosto
evidenti: ad agosto e a novembre del 2007 risultano infatti due nuove richieste
di autorizzazione presentate dal Comune all’ufficio regionale tutela paesaggio
e sono richieste che riguardano proprio la modifica delle strutture individuate
dalla Forestale. Ma gli ispettori inviati dalla Procura hanno fotografato e
filmato i muraglioni già a maggio 2007, quasi tre mesi prima dell’istanza.
Quindi è certo che le richieste di autorizzazione sono state trasmesse dal
Comune alla Regione soltanto dopo, quando le opere esistevano già in quelle
dimensioni. Forse - ma sarà il magistrato ad accertare la verità - un tentativo
maldestro di rimediare all’errore commesso. L’ufficio tutela paesaggio ha
peraltro negato il via libera alle modifiche, imponendo implicitamente al
Comune di rispettare il primo progetto, quello passato al vaglio degli enti di
controllo. La conclusione inevitabile - salvo clamorosi errori da parte della
Forestale - è che le strutture sono abusive.
Stando alle comunicazioni del comune di Cagliari i lavori per il parco
archeologico, in tutto ventitrè ettari, sono arrivati al settanta per cento.
Dopo la sentenza del Tar, l’amministrazione Floris ha annunciato una richiesta
di risarcimento danni nei confronti della Regione per dieci milioni di euro. L’inchiesta
della Forestale era partita con un’ispezione al cantiere della ditta Cocco, sul
versante del colle che s’affaccia su viale Sant’Avendrace. La Regione l’aveva bloccato,
il Tar ha annullato anche quei vincoli. Ma la Procura continua a
indagare, altri sopralluoghi sono dati per imminenti.
Maninchedda
capolista del Psd’Az
CAGLIARI.
Paolo Maninchedda
sarà il capolista del Psd’Az al Senato mentre alla Camera la lista dei Quattro
Mori sarà aperta da Claudia Zuncheddu. I sardisti hanno trovato l’accordo interno
soltanto nella tarda mattinata di ieri e il tentativo, non nascosto, è quello
di «imbroccare» una terza via, regionale che sia alternativa al bipolarismo
dominante, (Pd e Pdl).
Inizialmente Paolo Maninchedda, che era stato eletto in Consiglio regionale
con Progetto Sardegna e poi aveva fondato il Movimento «Sardegna e libertà» in
contrapposizione con la politica di Soru, avrebbe dovuto essere candidato alla
Camera ma poi maggioranza e minoranza del Psd’Az hanno chiuso l’accordo
candidando due donne in testa di lista per la Camera: Claudia Zuncheddu e Francesca Monni di
Teulada che fu candidata alle ultime provinciali sempre con Progetto Sardegna.
Spiega Paolo Maninchedda: «È una lista per i democratici sardi, per
quelli che non credono ai leaderismi e alle liste fatte nelle case dei leader».
Ma è evidente che, dietro l’accordo raggiunto ieri, c’è la volontà «dell’area»
sardista, intesa nel senso più ampio, di andare a costituire un’alleanza nuova
in vista delle prossime elezioni regionali.
Maninchedda accusa: «Questa è una lista fatta per affermare che in
Sardegna c’è una lotta sociale e politica tra chi ha potere e denaro, e si è
messo d’accordo prima ancora di cominciare la competizione, e chi da sempre si
è impegato per i diritti di coloro che non hanno né potere, né denaro».
L’area sardista che si sta rinnovando in questa occasione conta di
coagulare anche buona parte del movimento che si è opposto alla legge
Statutaria e che riuscì a portare al referendum, sia pure con esito negativo,
oltre 150 mila persone
Oggi
tocca a Udc e Idv Lo Sdi a Tramata
CAGLIARI.
Giornata decisiva
per molti partiti che oggi presenteranno ufficialmente le liste dei candidati
alle prossime elzioini politiche.
UDC. Il primo sarà l’Udc di Giorgio Oppi. Il coordinatore
sardo (e deputato uscente) ieri era a Roma per limare gli ultimi dettagli, ma i
nomi sono decisi.
Alla Camera il leader nazionale Pierferdinando Casini sarà seguito
dallo stesso Oppi, dal consigliere regionale Sergio Milia e dall’altro
parlamentare uscente Antonello Mereu.
Al Senato il capolista sarà invece il capogruppo in consiglio regionale Roberto
Capelli. «Abbiamo fatto molta attenzione a preparare liste - ha spiegato
Oppi - dove gli amministratori locali, i professionisti, i giovani e le donne
siano rappresentati. E dove tutti i territori della Sardegna abbiano la giusta
visibilità».
Tra i nomi probabile quello del leader dell’Udc algherese, e presidente
del parco di Porto Conte Antonello Usai. Poi gli oristanesi Antonio
Germino e Sergio Locci, l’avvocato nuorese Filomena Marras,
l’imprenditore di Macomer (e membro della direzione regionale del partito) Gavino
Guiso l’avvocato algherese Francesco Sasso il primario cagliaritano Vincenzo
Piras, il gallurese Franco Marotto, il vice segretario provinciale
ogliastrino Mario Murru e il consigliere comunale di Cagliari (e
presidente della commissione all’urbanistica Massimiliano Tavolacci.
SINISTRA ARCOBALENO. Sarà Elettra Deiana (Rifondazione) la
capolista alla Camera della Sinistra arcobaleno. La decisione arriva da Roma.
Dopo di lei (deputato uscente e cagliaritana di nascita) spazio al deputato del
Pdci Elias Vacca.
IDV. Giornata decisiva anche per l’Italia dei Valori. Federico
Palomba ha consegnato le liste nelle mani di Antonio Di Pietro
portandogli in dote una parte dei Verdi dell’isola (mercoledì lo strappo tra il
portavoce sardo Pino Zarbo e il garante nazionale Marco Lion).
Oggi arriverà la risposta definitiva. Sicuro capolista alla Camera sarà lo
stesso Palomba, al Senato il capolista sarà invece Adriano Salis.
SDI-SU. Riunione oggi nel pomeriggio a Tramatza per la direzione
regionale dei socialisti (che correranno da soli). In programma la definizione
delle liste. Il segretario regionale dello Sdi-Su Peppino Balia ha
portato da Roma il via libera per formare la squadra solo con i leader locali.
I leader nazionali del partito troveranno posto nelle liste del Nord Italia.
(g.bua)
Forza
Italia, ultima notte per salvare Fantola
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Massidda a Roma
aspetta la risposta di Berlusconi ma l’intesa è sempre più lontana
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CAGLIARI.
Ultimo appello per i Riformatori. Massidda ieri ha incontrato Sandro Bondi,
insistendo sull’importanza in chiave regionale di un’alleanza con il partito di
Fantola. Bondi gli ha chiesto di trattenersi a Roma, in attesa di una telefonata
di Berlusconi, che potrebbe arrivare nella notte.
Le chanche
sono poche, anche perchè Massimo Fantola non è assolutamente
intenzionato ad accettare il quinto posto in lista al Senato.
In caso di fallimento della trattativa comunque Fantola non si candiderà
con l’Udc di Giorgio Oppi, nonostante il corteggiamento tentato dallo
stesso Oppi e da Pierferdinando Casini, e rimarrà fuori dai giochi.
Piergiorgio Massidda comunque non molla, sia per i Riformatori che
per Fortza Paris di Silvestro Ladu.
Il coordinatore regionale azzurro è a Roma da martedì e ci rimarrà
presumibilmente fino a domenica, ultima giornata utile per definire le liste.
Ieri in tarda mattinata l’incontro con Bondi (quindici minuti a
telefonini spenti è stato il massimo esigibile nella convulsa giornata della
task force elettorale azzurra) e l’ennesimo rinvio.
Massidda ha di nuovo sottolineato l’importanza strategica dei Riformatori
e di Fortza Paris in vista delle prossime elezioni regionali. Sandro Bondi ha
replicato sottolineando che la partita all’interno del Pdl per le confluenza
dei piccoli partiti è ancora in corso e continua a slittare e prima di prendere
ogni decisione è necessario che la questione venga esaminata da Silvio
Berlusconi.
La risposta potrebbe arrivare in nottata, o nelle prime ore di questa
mattina.
L’accordo sembra oggettivamente difficile. Da una parte Fantola non è
interessato al quinto posto in lista al Senato. E a questo punto sarebbe
davvero difficile garantirgli anche quello, visto che è confermata la candidatura
a Palazzo Madama di Filippo Saltamartini, segretario nazionale del Sap,
il sindacato di Polizia, in quota Gasparri ma vicino anche a Forza Italia (per
lui in quarto o il quinto posto in lista). Gli altri nomi al Senato sono quelli
di Beppe Pisanu, Piergiorgio Massidda, Mariano Delogu e Fedele
Sanciu, considerati intoccabili.
Problemi anche per Silvestro Ladu sia per la necessità di una
deroga per un posto alla Camera (è consigliere regionale e per ora nessuna
deroga è stata concessa) sia perchè l’alleanza con Fortza Paris è considerata a
Roma meno strategica di quella con i Riformatori.
In attesa delle decisioni di Berlusconi quasi fatta la lista alla Camera
dove a Berlusconi e Fini seguiranno Salvatore Cicu, Giuseppe Cossiga,
Bruno Murgia, Giovanni Marras, Mauro Pili e Carmelo
Porcu. Sicuro un posto anche per l’ex sindaco di Olbia Settimio Nizzi.
Per l’ultimo posto blindato (anche se il Pdl punta a quota dieci solo
otto sono i posti sicuri) è tutto ancora bloccato anche perchè è in pieno
movimento la distribuzione nelle Regioni delle quote nazionali. Proprio in una
di queste, e precisamente in quella di Carlo Giovanardi, andrà invece Alberto
Randazzo, l’ex consigliere regionale dell’Udc, confluito, insieme con il
fratello Vittorio, nel gruppo misto, che ha aderito ai Popolari Liberali.
Per lui è sicura una candidatura lontano dall’isola.
«Salvate
la linea merci»
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I sindacati pronti
allo sciopero del comparto
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CAGLIARI.
La commissione
Trasporti del Consiglio, presieduta da Stefano Pinna, ha approvato
all’unanimità una risoluzione contro la soppressione, dal primo aprile
prossimo, del servizio di trasporto ferroviario su merci da e per la Sardegna che era
assicurato da Trenitalia sulla linea marittima Golfo
Aranci-Civitavecchia. Il Consiglio invita la giunta a proseguire
nell’adozione di tutte le iniziative finalizzate a scongiurare l’effettiva
adozione della misura di soppressione della linea merci. Sulla linea a rischio
di soppressione la quantità di merci si è ridotta, passando dai circa tre milioni
di tonnellate del 1999 alle attuali 600.000. Ma secondo la commissione
consiliare, «occorre difendere in ogni modo anche questo livello assolutamente
carente e insufficiente di trasporto per evitare che la sua sospensione si
tramuti in definitiva soppressione del servizio. La soppressione della
linea merci potrebbe creare danni davvero ingenti alle imprese del Centro
Sardegna e alla Keller di Villacidro che hanno sempre usufruito del servizio
delle Ferrovie. (Ora, invece, tutte le merci dovrebbero viaggiare su gomma con
un aggravio dei costi e del traffico sulla già penalizzata Carlo Felice). La Keller, poi, vive un
paradosso visto che l’azienda di Villacidro ha costruito e costruisce vagoni
ferroviari... Così i sindacati insaspriscono la vertenza e, se non ci saranno
novità, i lavoratori di Villacidro, compresi quelli dell’indotto, scenderanno
in piazza lunedì 17 marzo, in occasione della visita nell’isola del ministro
dei Trasporti, Bianchi. La decisione è stata ribadita ieri nel corso di
un’affollatissima assemblea, (circa 500 partecipanti), che si è svolta ieri
nella sede del consorzio industriale di Villacidro.
La
protesta dei lavoratori Aias: «La giunta sospenda la delibera che danneggia
anche i disabili»
CAGLIARI.
Hanno manifestato
ieri mattina sotto le finestre dell’assessorato alla sanità i lavoratori
dell’Aias aderenti al comitato che si è formato per chiedere la sospensione
della delibera 53 del 27 dicembre 2007, quella che ha rivisto i parametri per
l’assistenza ai disabili. Uno degli effetti della delibera risulta essere
infatti la perdita del lavoro per 500 operatori in servizio all’Aias (su 1.200
che ce ne sono), ma secondo il comitato famiglie dei disabili la delibera
colpisce anche i pazienti. I familiari si sono affiancati agli operatori in
lotta e hanno chiesto che vengano sospese anche le visite di riclassificazione
delle patologie «senza la possibilità di poter contare sul naturale
contraddittorio con gli altri incaricati delle Asl alla presenza di un medico
di parte indicato dai soggetti interessati». La Css, confederazione sindacale sarda si è
schierata affianco dei lavoratori e il Psd’az contesta la riduzione del
rapporto operatore paziente compiuto con criteri ragionieristici «che oltre a
creare conseguenze nell’assistenza dei pazienti, sta comportando la perdita del
lavoro da parte di molti lavoratori che maturato nel tempo grande
professionalità».
Olbia:
irregolari tutti i cantieri controllati
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Il 61% delle aziende
visitate in Sardegna non sono a norma, in Gallura sono il 100%
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SASSARI.
Fatta la legge trovato l’inganno. L’ultimo trucco delle «aziende furbe»,
secondo Annalisa Massidda, dirigente della Direzione provinciale del Lavoro
di Sassari è questo: lavoratori assunti regolarmente con contratto part-time
che lavorano un certo numero di ore regolari e le altre in nero. «In un
cantiere abbiamo trovato tutti lavoratori part-time, che significa?».
La
segnalazione, carica di preoccupazione ma anche di voglia di fare chiarezza,
è emersa ieri mattina nella riunione del Comitato per il lavoro e l’emersione
del sommerso (Cles) che si è svolta a Sassari e alla quale è intervenuto il
prefetto Paolo Guglielman.
«Occorre garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro - ha detto il
rappresentante del Governo - e l’impegno passa attraverso la lotta al lavoro
nero e allo sfruttamento della manodopera. Sono situazioni che accentuano gli
elementi distorsivi e incidono sull’ordine pubblico». E sugli incidenti, il
prefetto di Sassari ha fatto riferimento all’ultimo fatto di Molfetta:
«Esiste ancora un gap culturale che deve essere colmato: in quel caso è
andato a morire anche l’imprenditore, nessuno aveva la maschera prevista per
simili interventi». I risultati dell’attività di vigilanza svolta su scala
regionale nel 2007 evidenziano che resta ancora tanta strada da fare per
arrivare al raggiungimento dei livelli di eccellenza. Le aziende ispezionate
sono state 6090, più della metà quelle irregolari (3768, pari al 61,87 per
cento). Importante anche il dato che riguarda i lavoratori: 6204 i non in regola
e 2113 quelli in nero. Una operazione che, nel corso dell’anno, ha permesso
di recuperare contributi e premi per oltre 17 milioni di euro e che ha fatto
emergere oltre 21mila illeciti amministrativi e 3461 penali. «I contributi
recuperati rappresentano un investimento in serenità - ha detto Antonello
Angius, direttore dell’Inps di Sassari - perchè tornano poi come pensioni
erogate e servizi garantiti ai lavoratori e alle famiglie».
Ancora in edilizia, purtroppo, le situazioni più difficili. Su 667 cantieri
ispezionati in Sardegna, 559 sono risultati irregolari (quindi l’83,80 per
cento); 709 le aziende non in regola (su 1076 visitate) un fenomeno che va
ben oltre il 60 per cento; 505 i lavoratori fuori norma e 287 quelli in nero.
Le note dolenti giungono sempre dalla provincia Olbia-Tempio e riguardano
l’edilizia: 95 i cantieri ispezionati e altrettanti quelli irregolari: 100
per cento. Discorso quasi simile per le aziende: 132 irregolari su 156
controllate, 85 i lavoratori non in regola e 64 quelli in nero.
Impressionante anche l’andamento nella provincia di Sassari: 242 i cantieri
irregolari su 274 ispezionati (116
in operazioni congiunte con Asl, Inps, Inail, guardia
di finanza e carabinieri) pari all’88 per cento; 346 le aziende fuori norma
su 501 visitate, 181 i lavoratori irregolari e 127 quelli in nero. Gli
illeciti principali riguardano dispositivi di protezione individuale,
impianti elettrici non a norma, lavori in sospensione, parapetti precari,
mancanza di tesserini di riconoscimento. Nelle province di Sassari e
Olbia-Tempio, nel 2007 sono stati denunciati 4483 infortuni sul lavoro, di
cui 15 mortali (7 in
cantiere e 8 in
itinere). Per il 2008, grande attenzione viene rivolta al fenomeno del
caporalato che comincia a trovare qualche spazio anche nell’isola. E per
l’attività sarà fondamentale l’applicazione dei protocolli d’intesa con i
Comuni (per l’impiego della polizia municipale nei controlli), l’attività
dell’Osservatorio permanente della cooperazione. E si punterà sulla
formazione e la prevenzione, elementi sui quali hanno convenuto anche
Confindustria e organizzazioni sindacali.
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Sì al
decreto sicurezza, ma con pene ridotte
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Prodi: «Nessun
intento punitivo». Montezemolo: «Così non si salvano vite»
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ROMA. Il
consiglio dei ministri ha approvato ieri l’atteso schema di decreto legislativo
su sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Le misure passano ora all’esame
delle commissioni competenti di Camera e Senato e della Conferenza
Stato-Regioni. Una volta esaminato, il decreto tornerà al consiglio dei
ministri per l’approvazione definitiva.
«E’ un testo
importante, che non ha intenti punitivi - dice Romano Prodi - confido in un
parere positivo delle commissioni per arrivare presto a varo definitivo». Non
la pensa così Montezemolo, presidente di Confindustria: «Inasprendo le pene non
si salvano le vite - dice riferendosi alla parte del decreto che contiene le
sanzioni per le imprese inadempienti - si sta facendo largo, non si capisce
perché con tanta fretta, un provvedimento centrato su un fortissimo
inasprimento delle sanzioni e che dedica poco o nulla alla prevenzione».
Eppure nella mediazione dell’ultima ora qualcosa gli imprenditori hanno
ottenuto: «Se il datore di lavoro rimette tutte le cose a posto gli si applica
una sanzione pecuniaria fra 5 e 15mila euro invece dell’arresto», dice il
ministro della Giustizia, Luigi Scotti. Non solo, l’arresto, inizialmente
previsto fino a 2 anni, viene portato, per i casi più gravi, sino a 18 mesi e
negli altri da 4 a
8 mesi. Una attenuazione che non piace alla Sinistra arcobaleno: «Il decreto è
una misura importantissima - dice Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà
sociale - peccato che alla possibilità dell’arresto per chi viola queste norme
il Governo abbia deciso di venire incontro alle richieste di Confindustria
ammorbidendo il decreto».
Epifani, leader Cgil, esprime soddisfazione per l’approvazione delle
norme, ma è critico sulla posizione di Confindustria: «Resta il rammarico per
la scelta fatta dalle imprese. Ora bisogna impegnarsi sui luoghi di lavoro per
il rispetto delle norme, perché la legge da sola non risolve i problemi».
Fra gli argomenti che portano Confindustria a contestare il provvedimento
anche il «no» del ministero dell’Economia all’utilizzo per la prevenzione degli
avanzi di gestione dell’Inail. «L’istituto ha un miliardo e mezzo all’anno di
avanzo, sono soldi delle imprese e che noi, insieme al sindacato, abbiamo
chiesto di utilizzare per programmi diffusi, concreti, per le imprese sulla
sicurezza. Ci è stato risposto di no».
Fra le principali novità del decreto ci sono, come detto, le sanzioni: i
datori di lavoro che non si metteranno in regola con le norme sulla sicurezza
rischiano da 4 a
8 mesi di carcere o, in alternativa, da 5 a 15mila euro di multa. Pene più severe riguardano
le aziende che violano le norme di sicurezza. Ma è importante anche
l’ampliamento della platea dei lavoratori per i quali valgono le regole che ora
devono essere applicate anche ai lavoratori flessibili, dipendenti, autonomi ed
equiparati, a domicilio e a distanza, a progetto e interinali. Istituiti anche
i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls).
In caso di colpa dell’azienda per un incidente con feriti o morti vengono
applicate ai responsabili sanzioni amministrative fino a 1,5 milioni di euro,
scatta anche la sospensione dell’attività, che scatta anche se gli ispettori
del lavoro accertano violazioni gravi. Per esempio quando un’azienda impiega
oltre il 20% di lavoratori al nero, o vengano violate ripetutamente le misure
sui riposi, o si espongano i lavoratori a rischio di caduta dall’alto,
folgoramento, seppellimento, incendio, amianto. I soldi per l’attività di
prevenzione e per il sostegno a piccole e medie imprese verranno dalle sanzioni
inflitte a chi non è a norma.
Cagliari
Vertenza
rimorchiatori, i turni della discordia
CAGLIARI.
La Federazione autonoma dei sindacati dei
trasporti, con il segretario regionale Augusto Tocco, interviene nella vertenza
sull’orario di lavoro che da settimane ha messo a subbuglio il mondo dei
rimorchiatori controllato dal gruppo Moby-Onorato. «Il nuovi turni - si legge
nel comunicato - di otto ore sono stati sollecitati e ottenuti dalla Cisl, ma
hanno avuto un effetto devastante e di disservizio sui traffici nel porto
commerciale, in quello industriale e al pontile della Saras di Sarroch. I
vecchi turni, in base al contratto integrativo di tre anni fa, prevedevano
ventiquattr’ore in servizio e quarantotto a riposo ed era proprio questa
flessibità - continua la
Federazione - a garantire il massimo della sicurezza per gli
equipaggi, i traghetti e le petroliere in rada. Oggi, invece, per volontà di un
solo sindacato tutta l’organizzazione è stata rimessa in discussione e, nei
fatti, sono aumentati i pericoli per i lavoratori».
Nel comunicato, è spiegato perché i vecchi turni mettevano gli equipaggi
al sicuro: «Nelle ventiquattr’ore di servizio - si legge - i lavoratori
potevano usufruire di pause destinate al recupero psicofisico, mentre le
successive quarantotto di riposo hanno sempre permesso il recupero delle
migliori condizioni per affrontare il ritorno degli equipaggi a bordo dei
rimorchiatori». Ribadito questo concetto, la Federazione autonoma
dei sindacati dei trasporti lancia il suo appello: «È indispensabile, in questa
fase difficile e delicata, risprendere il dialogo tra sindacati e azienda, con
due obbiettivi: riportare ai livelli standard la qualità del servizio e
rigantire il massimo della sicurezza per i lavoratori».
Medio Campidano
«Se la Keller chiude marceremo
su Roma»
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Risposta dura del
sindacato all’annuncio-choc dell’azienda
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VILLACIDRO.
Non è una minaccia, solo un dovuto avvertimento: «Se il primo aprile Trenitalia
mette in atto la decisione di sopprimere la linea ferro-marittima Golfo
Aranci-Civitavecchia, la Keller
chiude la fabbrica di Villacidro e va a costruire le carrozze ferroviarie in
Sicilia». L’amministratore delegato dell’azienda, Nicolò Gavotti, lo ha
ribadito ieri mattina all’assemblea dei dipendenti. Un avvertimento chiaro,
definitivo, che non sembra ammettere repliche. (MANCA IL TESTO DELL’ARTICOLO)
Sulcis Iglesiente
«Contributi
in regola per i lavoratori della Sisa»
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L’impegno per
reintegrarli nei punti vendita «Eravamo d’accordo, manterremo le promesse»
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CARBONIA.
La vertenza per salvare il posto di lavoro a tre ex dipendenti della coop Conad
viaggia su un terreno ruvido. «Dovremmo stare tutti dalla stessa parte per
invogliare i clienti e far crescere l’attività, invece così si allontanano le
persone, si alimenta la disaffezione». Giuseppe Sechi, manager e consigliere
d’amministrazione del gruppo Sisa che ha acquisito l’attività commerciale di
via Gramsci e la ex Upim di via Roma, respinge le accuse mosse dalla
Fisascat-Cisl provinciale, sindacato di categoria del settore terziario. E la
vicenda rischia di prendere la via giudiziaria: «Quelle dichiarazioni -
preannuncia Giuseppe Sechi - ci impongono di tutelare la nostra immagine».
La vicenda,
secondo il dirigente del gruppo commerciale, avrebbe tutt’altro carattere. Il
primo punto riguarda la posizione del sindacato: «Ma come - obietta Sechi -
abbiamo fatto un accordo, proprio con loro, e ora arrivano queste
contestazioni?». Cinquecento dipendenti distribuiti in tanti punti vendita
della Sardegna, molti dei quali acquisiti di recente attraverso una lunga trattativa
con la Upim
(Nuoro, Iglesias, Carbonia) e altre iniziative nell’isola, la Sisa si trova ora a fare i
conti con la vicenda di Carbonia, che ha preso la piega del contenzioso. Tanto
più quando è stato deciso di investire del caso anche le Fiamme gialle. «Ma
come, hanno addirittura chiamato in causa la Guardia di finanza? Facciano pure tutti i
controlli, siamo qui pronti e disponibili e tranquilli, non abbiamo nulla da
temere - scandisce Sechi -. Siamo certi di avere operato con atteggiamento
morale e economico corretto a salvaguardia dei posti di lavoro». Il sindacato
aveva infatti annunciato una segnalazione alla Fiananza perchè sostiene che non
sono stati versati i contributi.
A queste osservazioni Giuseppe Sechi replica netto: «Abbiamo pagato
regolarmente tutto, non lo dimostrano le nostre dichiarazioni ma i documenti».
Secondo loro, un inghippo tecnico può avere indotto in errore. Lo spiega il
consullente del lavoro che segue le pratiche dell’azienda, Filiberto Costa,
studio ad Alghero: «Mai versato un contributo un giorno dopo la scadenza
prevista». E precisa: «Probabilmente a indurre in errore è stato il servizio on
line dell’Inps, che attesta il versamento ma non fornisce la verifica
dettagliata sui contributi. Tuttavia sarebbe stata sufficente un telefonata,
anche a me, per superare ogni dubbio, come del resto hanno fatto mille altre
volte durante la lunga trattativa».
La società approda nel Sulcis l’anno scorso.
Nel passaggio dalla ex coop Conad ci sono sei dipendenti che devono
essere inseriti nei nuovi punti vendita. Tre restano negli organici, per altri
tre, due donne e un uomo, si prefigura il reintegro in più tappe. «Lo abbiamo
previsto negli accordi, non a parole: con la scelta, che dice tutto sui nostri
atteggiamenti morali, di privilegiare il loro ingresso prima di fare nuove
assunzioni. Abbiamo voluto evitare di trascurare tre dipendenti già anziani
assumendo al loro posto tre giovani, scelta che sarebbe stata per noi
decisamente più vantaggiosa».
Il confronto, dall’inizio ha coinvolto la Regione le organizzazioni
sindacali, in prima fila proprio la
Cisl, e il Comune. In effetti il reinserimento dei tre
dipendenti, così come previsto da un accordo del 22 novembre scorso non è
andato in porto. Ma Sechi esibisce copie di “Verbale d’accordo” con la firma
anche della Fisascat, e ribadisce: «La parola data resta, perciò rinnoviamo la
nostra disponibilità a trovare una soluzione veloce e efficace per ricollocare
i dipendenti. Tutto questo è stato messo nero su bianco in un verbale d’accordo
del 15 gennaio, siglato durante un incontro che, vi si legge, si è svolto nella
sede della Cisl di Carbonia. Nessuna perplessità - aggiunge ora il manager -, i
nostri negozi cresceranno e ci sarà bisogno dell’apporto di questi
collaboratori». Sull’investimento dedicato a Carbonia e Iglesias, tre dei
quaranta punti vendita Sisa nell’isola, Giuseppe Sechi sottolinea anche i
contorni non facili del contesto sociale ed economico: «Eviterei di dirlo se
lei non lo chiedesse, ma è chiaro che in una situazione di crisi come quella
che caratterizza il territorio non si tratta di impresa facile, tuttavia, dico:
facciamo gli imprenditori e mettiamo in campo anche il coraggio. Aggiungo: non
dispiacerebbe se di questo si rendessero conto i sindacati e i collaboratori».
Ma le dichiarazioni della Sisa non fanno cambiare idea a Piera Fenu,
segretaria provinciale della Fisascat Cisl: «Per noi non si tratta di accordo,
ci sono state riunioni ma senza nulla di definito». E sui contributi specifica:
«Per tre volte abbiamo fatto i controlli all’Inps e nulla risulta. I tre
dipendenti hanno chiesto l’indennità di disoccupazione, che può essere erogata
solo se sono stati versati i contibuti degli ultimi ventiquattro mesi, Invece
all’Inps hanno trovato le coperture fino al 2006, poi niente».
Cambia
la bauxite, Eurallumina in crisi
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Le caratteristiche
sono diverse, gli impianti dovranno essere adeguati
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PORTOVESME.
Momenti difficili
per l’Eurallumina in seguito alla decisione della multinazionale Rusal di
utilizzare negli impianti di Portovesme bauxite estratta in giacimenti di sua
proprietà dopo la scelta dell’australiana Comalco di non rinnovare il contratto
con la società che gestisce lo stabilimento del Sulcis. La collaudata messa a
punto degli impianti dell’Eurallumina garantiva perfetta efficienza e
funzionalità se alimentati con la bauxite proveniente dalla Guinea, mentre il
minerale alternativo non avrebbe le stesse caratteristiche di quello russo.
Oltre ai problemi di carattere tecnico che non si esclude potrebbero essere
superati con accorgimenti ancora da individuare, il problema più grave riguarda
i residui di lavorazione che sarebbero di gran lunga superiori a quelli
attualmente prodotti con la bauxite della Nuova Guinea. In aggiunta poi, nel
mercato mondiale, le richieste di ossido di alluminio sarebbero notevolmente
calate per la chiusura di alcuni stabilimenti di alluminio primario. Insomma,
si sta delineando uno scenario non certo favorevole per le fabbriche di
Portovesme che, oltre agli annosi problemi energetici, quindi tutti di casa
nostra, ora si trovano ad affrontare anche congiunture internazionali e cambi
di forniture della bauxite. Se si dovesse imporre una materia prima diversa da
quella proposta dalla Comalco, ai problemi consueti, andrebbero ad aggiungersi
quelli collegati allo stoccaggio dei fanghi rossi. Un aumento dei rifiuti
significa anche la riduzione della vita del bacino di Paringianu e quindi nuovi
problemi per trovare un nuovo sito dove allocare gli scarti della lavorazione
della bauxite. (e.a.)
Sardotec,
quaranta a casa «Non ci sono commesse»
PORTOVESME.
Un’altra mazzata
per l’occupazione nel territorio, che continua a scivolare nella china della
disperazione per mancanza di lavoro. L’ultimo bollettino arriva dalla Sardotec,
impresa che opera nel sistema degli appalti industriali, che ha annunciato al
sindacato il licenziamento dell’intero organico per le difficoltà che
incontrerebbe nel proseguire l’attività nel polo industriale di Portovesme dove
i prezzi delle commesse sono decisamente strozzati.
A dover pagare il peso di questa crisi sono 40 operai, 5 a tempo indeterminato e 35 a tempo determinato, che
potrebbero trovarsi da un giorno all’altro senza busta paga. Ciò che preoccupa
è la determinazione dei titolari dell’azienda che non intenderebbero proseguire
negli impegni, considerate le condizioni esistenti in un’area industriale che
sta vivendo da anni momenti difficili.
Sardotec srl si è da sempre occupate di lavori all’interno degli
stabilimenti di Portovesme nel settore manutenzioni, smontaggi e smontaggi di
impianti. Ora sembra, per decisione dei vertici aziendali, convinta ad uscire
di scena mettendo sul lastrico 40 lavoratori e le rispettive famiglie. «La
comunicazione - hanno confermato i segretari provinciali Rino Barca (Cisl),
Roberto Straullu (Uil) e Franco Bardi (Cgil) - è stata data in associazione
industriali senza che sia stata prospettata un’alternativa. Questo
atteggiamento non è accettabile da parte del sindacato che, pur condividendo le
difficoltà oggettive che gravano sul territorio, non può, in alcun modo
giustificare una presa di posizione così intransigente».
Negli ultimi anni la forza lavoro delle ditte d’appalto presenti nella
fabbriche metallurgiche e chimiche di Portovesme è ridotto di almeno 100 unità.
A queste vanno poi aggiunti i cassintegrati o in lista di mobilità che spuntano
a livelli superiori alle 600 unità. Si sta assistendo ad un dramma sempre più
preoccupante soprattutto perchè a pagarne le conseguenze sono gli operai che
hanno superato i 50 anni e non hanno alcuna possibilità di emigrare. Questa
opportunità è riservata ai giovani che delusi di attendere anni senza
prospettive di occupazione fanno la valigia verso l’Inghilterra e il nordest.
Cgil, Cisl e Uil sono decisi a promuovere iniziative per evitare la messa
in liquidazione della Sardotec e invitano l’azienda a trattare, con altri
imprenditori, la cessione di un ramo d’azienda. In questo modo potrebbero
essere salvaguardati i posti di lavoro.
Erminio Ariu
Il
Comune taglia gli incentivi ai dipendenti
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Duecentomila euro in
meno a causa delle somme erogate e non dovute del passato
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IGLESIAS.
La Corte dei
Conti ha chiesto al Comune la restituzione degli incentivi per la
produttività corrisposti al personale nel quinquennio tra il 2000 e il 2005,
durante l’amministrazione della giunta di centro-destra guidata da Paolo
Collu, e la giunta Carta si adegua. Con una delibera di qualche giorno fa ha
accantonato 208mila euro presenti nel fondo di produttività del 2007, per le
somme erogate e non dovute degli anni precedenti. La deliberazione è passata
all’unanimità dei presenti. Erano invece assenti gli assessori del Pd Paola
Fadda e Sandro Ciccu.
I
duecentomila euro che il Comune ha deciso di accantonare corrispondono a un
quinto dell’intera somma di cui la ragioneria generale dello stato ha chiesto
allo stesso Comune il recupero per fondi indebitamente concessi.
Questi fondi riguardano la produttività negli anni passati e sono stati
oggetto di un duro scontro prima tra giunta Collu e sindacati, poi dopo che
era stato siglato l’accordo in consiglio tra l’allora maggioranza (oggi
minoranza) e la minoranza (oggi maggioranza).
Con la delibera della scorsa settimana la giunta “congela” un quinto
dei soldi che dovrebbe ricevere dai suoi dipendenti, e avvia un contenzioso con
la giustizia amministrativa, visto che ha contestato in parte la richiesta
della ragioneria di recuperare per intero il credito con i suoi dipendenti.
L’ispezione di due anni fa della Ragioneria generale dello Stato, che
ha poi provveduto a inoltrare il suo lavoro finale anche alla corte dei
conti, si concludeva con un giudizio tutt’altroche lusinghiero sull’operato
delll’amministrazione L’ispezione non creò particolari commenti da parte dei
partiti sia di maggioranza che di opposizione, forse perché il contenuto del
dossier che il dirigente della Ragioneria presentò in Comune conteneva una
forte critica a coloro che si erano succeduti in quegli anni alla guida del
Comune.
Come minimo, è stato in sostanza scritto, si è fatto un uso non pari
alle aspettative del fondo per la produttività. La somma percepita in maniera
non del tutto appropriata supera il milione di euro, e va divisa per
moltissimi dipendenti. In molti casi, la Ragioneria ha
sollevato obiezioni sulla correttezza dei fondi elargiti, che nella
stragrande maggioranza dei casi ammontano a una o due mensilità in più
l’anno.
Solo poche di queste somme superano i diecimila euro l’anno, e sono
andate, naturalmente a coloro che occupavano posizioni apicali nella
struttura gerarchica comunale. La Ragioneria generale nella sua relazione è stata
chiara al limite della brutalità: molti soldi sono andati a progetti rimasti
sulla carta o che non hanno prodotto i ricavi aggiuntivi per l’ente come
previsto; oppure sono stati concessi fondi aggiuntivi allo stipendio per
svolgere il proprio ufficio, anche se per questo c’era già il salario
normale.
Naturalmente nella relazione si precisa che non tutti i fondi elargiti
dal Comune in quegli anni sono stati dati senza motivati criteri, per cui
molti dipendenti effettivamente hanno ricevuto quanto loro spettava, ma la
differenza è appunto consistente, un milione di euro. L’amministrazione ha
cercato di replicare a questa bacchettata, ma l’avvocato del Comune e il
direttore Generale, rispettivamente Roberto Angioni e Salvatore Bellisai,
nella loro nota del 17 dicembre scorso, in sostanza, «con l’eccezione di
alcune singole posizioni di addebito», concordano con le conclusioni espresse
dalla Ragioneria. E annunciano che saranno avviate due azioni: il recupero
delle somme indebitamente percepite dai dipendenti, e il risarcimento a far
carico di chi ha illegittimamente determinato gli esborsi illegittimi.
La privacy nei confronti dei singoli dipendenti comunali non consente
di riportare le singole somme giudicate illegittimamente percepite, né gli
uffici o le aree di pertinenza. Rimane però il dubbio che l’intesa raggiunta
negli anni passati dalla precendente amministrazione con i sindacati interni
facesse parte di quella politica del consenso a tutti i costi tipica della
Prima Repubblica e di cui la vecchia, e per certi versi non abbastanza
rimpianta Dc, era maestra. Rimane da capire quale fosse allora il ruolo del
sindacato. Portatore delle istanze più feconde per aumentare la produttività
della sgangherata macchina comunale, oppure accanito difensore di un recinto
di piccoli privilegi da difendere a tutti i costi, anche mettendo in gioco le
fisiologiche relazioni sindacali?
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Cantieri
comunali, saranno dimezzati i contratti per i precari
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Lo stabilisce la
finanziaria regionale, ma in molti ricorrono al giudice
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IGLESIAS.
Non sono
disponibili ad accettare un nuovo contratto di lavoro gli operai utilizzati dal
Comune nel cantiere “Diritto allo studio e qualificazione del servizio di
trasporto scolastico”. Una ventina di persone assunte per sei mesi hanno
ricevuto dal segretario generale una raccomandata che puntualizza che il
contratto di lavoro, nella sua durata, viene dimezzato a causa della
finanziaria regionale del 2008 che vieta alla pubbliche amministrazioni di
effettuare assunzioni flessibili per periodi superiori a tre mesi. Una doccia
fredda per questi lavoratori precari che si vedono dimezzato il periodo di
lavoro dopo aver rinunciato ad altre proposte alternative. Alcuni operai sono
rimasti decisamente contrariati da questo provvedimento che rischia di causare
danni gravissimi ai lavoratori. Alcuni di questi aveva contratto a tempo
indeterminato per due ore di lavoro giornaliero, altri per poter fruire della
disoccupazione maturando sei mesi di lavoro continuato, ora si trovano a dover
rinunciare ai riconoscimenti sociali che puntavano di poter ottenere. «In
ottemperanza alle disposizioni regionale - sottolinea la lettera del direttore
Salvatore Ballisai - si è dovuto ratificare il provvedimento di immissione in
servizio del personale adibito al trasporto scolastico per la parte relativa
alla durata complessiva dell’orario di lavoro: pertanto è stato stabilito che
la durata massima del rapporto di lavoro sarà di tre mesi». Tutti a casa quindi
entro la prima decade di aprile a meno che non intervenga un provvedimento del
giudice. Alcuni lavoratori infatti hanno deciso di impugnare la determinazione
del comune e si sono rivolti ad un legale. «Ritengo illegittima quella
decisione - ha spiegato l’avvocato Claudio Vivarelli - perchè il Comune ha
sottoscritto con i lavoratori un regolare contratto. E quindi tutte le clausole
vanno rispettata compresa anche la durata del rapporto di lavoro». (e.a)
Oristano
Abbanoa
fa tremare la maggioranza
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Il sindaco Nonnis
spinge la maggioranza al voto Dissidenti nel Pdl. Diana: «Senza il sì, tutti
a casa»
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ORISTANO.
Sino a ieri Angela Nonnis aveva, tutto sommato, goduto di una sorta di
salvacondotto diplomatico che l’aveva messa al sicuro da critiche troppo feroci
dell’opposizione e da fibrillazioni della maggioranza. Sulla questione Abbanoa
la maggioranza di centrodestra ha sbandato in modo vistoso. Musi lunghi,
riunioni ristrette con i fedelissimi, defezioni, tentativi di avvicinamento con
l’opposizione. E, su tutto, la tenace volontà del sindaco di arrivare al voto
sulla cessione della rete idrica e degli impianti a Abbanoa. «O così, o tutti a
casa», avrebbe detto la Nonnis.
La seduta di consiglio comunale, interminabile e
convulsa, sarebbe dovuta servire a decidere la cessione della rete, degli
impianti e delle strutture accessorie da parte del Comune al gestore unico
integrato delle risorse idriche sarde, la società Abbanoa. Secondo l’assessore
ai Lavori pubblici, Paolo Vidili, il passaggio è dovuto, indispensabile e urgente.
Dovuto perchè lo stabilisce la legge, indispensabile perchè da due anni il
Comune non fa pagare l’acqua ai cittadini in quanto non ha le competenze per
riscuotere i canoni, urgente perchè più passa il tempo e più il problema si
aggrava. Secondo Vidili passando le competenze a Abbanoa il Comune riuscirebbe
e recuperare i soldi che in questi due anni non ha avuto nelle sue casse: circa
3 milioni di euro. Sin qui le considerazioni tecniche della Giunta Nonnis. Ma
ci sono anche le considerazioni politiche. E la presenza ieri in aula di alcuni
tra i massimi dirigenti di Forza Italia e An stavano a dimostrare il momento
delicatissimo. Dapprima il consigliere regionale Mimmo Licandro e il
coordinatore cittadino Gianfranco Picciau per Forza Italia, in un secondo momento
il presidente provinciale (nonché consigliere regionale) di An, Mario Diana,
hanno fatto sentire la proprie presenza per cercare di evitare o di limitare
defezioni nei rispettivi gruppi politici. Non è servito, perchè a un certo
punto della seduta la spaccatura in maggioranza si è resa evidente. Quando il
capogruppo del Partito democratico, Peppino Marras, ha chiesto un rinvio della
discussione, la seduta è stata sospesa e i consiglieri di maggioranza si sono
riuniti per decidere cosa fare di governo. Quasi tutti: i non allineati, Bepi
Puddu di Forza Italia, Angelo Angioi e Sandro Lisini per An e l’indipendente
Cristina Denti sono rimasti in aula. La riunione è durata a lungo, a un certo
punto sono stati chiamati anche due consiglieri di Fortza paris (Fabio Porcu e
Mario Cadeddu) e quando il gruppo è tornato in aula la proposta del capogruppo
del Pd è stata respinta a maggioranza. Ma senza i voti dei dissidenti (che nel
frattempo avevano abbandonato l’aula) e senza i voti di Fortza paris.
E la conta finale dei voti favorevoli non è stata rassicurante per il
sindaco nonnis che, nella riunione di maggioranza aveva ancora una volta
insistito: «Si vota oggi, o tutti a casa». Scuro in volto, qui banchi del
pubblico, Mario Diana osservava intanto la scena: «Fa bene il sindaco a mettere
questa condizione. O si approva, o si va tutti a casa. È ora di finirla. Chi è
stato eletto in una maggioranza, se non è d’accordo su una cosa a tante sedi
per farsi sentire. Ma una volta che si porta una delibera in aula la deve
votare».
Il rischio di dimissioni del sindaco quindi è reale? «Certo che è reale.
Il Comune è in ritardo e bisogna decidere oggi. Se dovesse verificarsi un
grosso guasto e il Comune fosse costretto a ricorrere al bilancio corrente,
cosa ne direbbe la Corte
dei conti?».
Il dibattito è proseguito sino a tarda notte, con lo spauracchio di
clamorose dimissioni del sindaco Nonnis.
Roberto Petretto
Sassari
Task
force al lavoro per il piano provinciale
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Entro giugno sarà
varato il programma di riorganizzazione del sistema
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SASSARI.
Entro giugno la Provincia
di Sassari presenterà il nuovo Piano per il trasporto pubblico locale.
Realizzazione condizioni di equità territoriale, parità d’accesso alle
risorse, reintegrazione delle aree marginali e sostenibilità ambientale: sono
gli obiettivi che la
Provincia di Sassari persegue con la riorganizzazione del
sistema della mobilità provinciale.
Un
programma avviato proprio in questi giorni dalla task force che entro il
prossimo giugno varerà il Piano del trasporto pubblico locale. La rivoluzione
avviata sulla carta dalla Regione nel 2005 prende forma e la Provincia vuole
arrivare alla fase operativa con un progetto rispondente alla filosofia del
Piano urbanistico provinciale e dei lavori in corso per la stesura del Piano
strategico provinciale. L’idea dell’amministrazione è di considerare il
territorio come una grande città a bassa densità abitativa. A fronte di
un’estensione territoriale di 4mila e 200 chilometri
quadrati, infatti, Sassari ha una popolazione di 330mila abitanti e una
densità pari a 78 abitanti per chilometro quadrato: quasi cinquanta in meno
di Cagliari e 90 in
meno della media nazionale, ma 10
in più rispetto al resto dell’isola. «Condizioni
favorevoli a uno sviluppo orientato all’eccellenza ambientale e all’utilizzo
sostenibile delle risorse paesaggistiche e naturali», sostiene il presidente
della Provincia, Alessandra Giudici. Ed è chiaro che «anche la pianificazione
del sistema della mobilità deve essere funzionale sia all’obiettivo di collegare
meglio le parti della città - aggiunge l’assessore provinciale ai Trasporti
Roberto Desini - sia di creare un sistema di trasporti che abbia
sull’ambiente il minor impatto possibile».
La realizzazione del piano del trasporto pubblico locale ha mosso i primi
passi a partire dai dati sulla mobilità forniti di recente dall’Isfort. Nel
territorio provinciale la ripartizione modale del trasporto è ancora
pesantemente sbilanciata verso i mezzi a motore: li sceglie il 79,9 percento
della popolazione, mentre il restante 20,1 percento viaggia a piedi. Tra chi
fruisce di mezzi di trasporto a motore, il 77,8 percento usa l’auto privata
come conducente. A conti fatti, aggiungendo anche quelli che usano l’auto
privata come passeggeri, che sono il 10,7 percento, girano nel territorio
circa 7 auto ogni dieci abitanti. L’uso di mezzi pubblici, infatti, si ferma
appena al 6,4 percento, mentre le due ruote (moto, scooter e ciclomotori)
raggiungono il 4,3 percento.
«Il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità - afferma
Alessandra Giudici - sono interventi prioritari per avviare e attuare il
percorso di sviluppo delineato dal piano strategico provinciale». (a.re.)
|
Potenziamento dell’ospedale l’Asl formalizza i suoi
impegni
OZIERI.
A chiusura dei lavori il sindaco Leonardo Ladu ha definito la riunione
straordinaria del consiglio comunale sulla sanità «un punto di partenza per una
collaborazione che porti a migliorare i servizi per la nostra comunità.
Lavoreremo perché gli obbiettivi concordati con l’Asl - ha detto - abbiano una
rapida attuazione e a tal fine ci proponiamo una verifica congiunta fra un
anno».
Nonostante
qualche perplessità da parte di Giovanni Cubeddu, che ha definito «un libro dei
sogni» la piattaforma degli interventi programmati per restituire efficienza al
presidio ospedaliero cittadino e al sistema sanitario territoriale, tutti
definiscono importante la seduta di consiglio comunale tenutasi nel teatro
“Oriana Fallaci”.
La riunione, che all’ordine del giorno proponeva “la situazione dei
servizi sanitari del territorio: realtà e prospettive”, è servita per una
rilettura delle tante disfunzioni che caratterizzano l’attività odierna del
nosocomio, ma anche per formalizzare alcuni impegni presi dall’ Asl con il
comune. E’ stata discussa inoltre la proposta di ampliamento del distretto di
Ozieri con l’inclusione di 15 comuni del Mejlogu, ma per dare avvio alla
procedura prevista dalla legge 10/2006 è necessario il loro assenso.
Il punto di partenza della discussione quindi è stato proprio la
ridefinizione del ruolo dell’ospedale “Antonio Segni” nelle attività di
ricovero per acuti, di lungo-degenza, di recupero e riabilitazione funzionale,
nella gestione dell’emergenza urgenza. Una serie di attività che si devono
integrare con quelle specialistiche del distretto, attraverso percorsi chiari
che garantiscano all’utente la continuità assistenziale, l’assistenza senza
interruzioni tra medicina del territorio e medicina ospedaliera. Da qui il
necessario rafforzamento della continuità assistenziale tra ospedale e
territorio che, proprio ad Ozieri, ha avuto con successo una prima
sperimentazione.
«L’ospedale - ha detto il direttore generale della struttura sanitaria
sassarese, Giovanni Mele - fa parte della rete ospedaliera provinciale e
dovranno essere definiti in maniera chiara i percorsi tra esso e gli altri
della provincia, compresa l’Azienda ospedaliero universitaria. Nelle nostre
intenzioni - ha proseguito - sono confermate tutte le attività gia presenti,
con adeguamento degli organici. Inoltre viene istituito un day-hospital
oncologico, che fa parte strutturalmente del dipartimento di settore».
La struttura seguirà in regime di ricovero diurno i pazienti del
territorio che così non dovranno più recarsi a Sassari per le terapie più
impegnative, ma potranno, avvalendosi delle stesse professionalità della
struttura centrale, seguire il loro percorso di cura con le stesse garanzie di
qualità. Quindi una novità importante per l’ospedale: sarà attivata
l’osservazione breve nel pronto soccorso e anche qui sarà fondamentale un
adeguamento dell’organico, con letti dedicati a quei pazienti che non hanno
indicazione al ricovero ma che, dopo adeguata osservazione ed eventuali
accertamenti, potranno essere dimessi o indirizzati al reparto specifico in
maniera più appropriata, evitando ricoveri inutili.
Oltre agli interventi relativi alla elevazione di un piano dell’ala
ospedialiera, che consentirà la riorganizzazione di Radiologia, la
centralizzazione delle sale operatorie e la nuova localizzazione di alcuni
ambulatori, il direttore generale ha annunciato l’istituzione di dieci posti
letto di recupero e riabilitazione funzionale: «In questo modo - ha detto -
verrà eseguita un’attività di riabilitazione intensiva per pazienti ricoverati
e un’attività di riabilitazione estensiva sia per questi pazienti una volta
dimessi, sia per tutti quelli che hanno bisogno di un trattamento
ambulatoriale». Un potenziamento è previsto anche per il centro di genetica
medica, destinato a divenire centro di riferimento regionale.
Miuccio Farina
Nuoro
Deriu
sceglie Moro al posto di Porcu
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È l’ex segretario
provinciale della Cisl l’assessore tecnico all’Industria
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NUORO.
Fumata bianca in Provincia. Ieri il presidente Deriu ieri ha nominato
l’assessore tecnico che sostituirà il dimissionario sardista Giovanni Porcu. E’
Mario Moro, ex segretario provinciale della Cisl, con lunga esperienza nel
comparto industriale. La scelta è a termine (pochi mesi), mirata soprattutto ad
evitare la paralisi istituzionale e ad affrontare le emergenze industriali nel
territorio. Nel frattempo i partiti di maggioranza e lo stesso Deriu
lavoreranno per recuperare le alleanze perdute.
Il presidente
Roberto Deriu, subito dopo la nomina di Mario Moro ad assessore con delega
all’Industria, ha dichiarato: «Con l’auspicio che i partiti ricompongano, in
tempi brevi, il quadro politico che ha visto la coalizione vincere le elezioni
provinciale del 2005, sulla base di quanto espresso nei giorni scorsi nelle mie
comunicazioni ai responsabili politici dei partiti di maggioranza, ho
effettuato la nomina provvisoria dell’assessore al Governo del territorio,
Industria e innovazione, non sottraendomi alla responsabilità istituzionale che
compete al presidente, in quanto rappresentante di tutti, e che impone di
assicurare al territorio e alle comunità una giunta provinciale nella pienezza
della sua operatività.
Questa nomina, che non rappresenta, dunque, una decisione politica, ma
garantisce massima esperienza e competenza ai settori inseriti nelle deleghe
assessoriali, permettendo così il loro immediato e completo funzionamento».
Queste invece le dichiarazioni a caldo rilasciate dal nuovo assessore
Mario Moro: «Assumo questo incarico, in un momento particolarmente critico per
la situazione socio-economica del territorio, con puro spirito di servizio.
Consapevole della temporaneità del mandato, confermo che le deleghe e
l’incarico restano sempre e comunque a disposizione del presidente, che, in via
provvisoria, mi ha chiamato a far parte dell’esecutivo Provinciale. Mi spenderò
al meglio con le mie energie e la mia esperienza, impegnandomi affinché le
vertenze industriali presenti in questo momento nella Provincia, abbiano il
supporto necessario da parte delle istituzioni, al fine di invertire una
pericolosa inerzia che vede il settore industriale destinato a ridurre le sue
capacità quale fattore trainante dello sviluppo del territorio. Mi impegnerò
attivamente perché, anche nell’immediato, i tavoli di confronto vengano
riaperti, e le responsabilità individuate, così da poter definire
tempestivamente percorsi di intervento capaci di dare risposte concrete ai
tanti lavoratori che aspettano».
«L’agropastorizia
non deve morire»
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Studiosi ed esperti
alla ricerca di una via per uscire dalla crisi delle campagne
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NUORO. «Pastoralismo mediterraneo: tra
tradizione e innovazione scientifico-tecnologica», questo il tema del convegno
di studi intorno al quale da ieri studiosi e ricercatori discutono
nell’auditorium della Camera di commercio di via Papandrea. L’incontro, che
proseguirà stamane, è stato organizzato dall’Associazione italiana società
scientifiche agrarie, registra una larghissima partecipazione di studenti,
tecnici ed esperti.
Partendo dalla storia millenaria delle popolazioni dei paesi che
gravitano sul bacino del Mediterraneo, docenti, studiosi e ricercatori hanno
analizzato le relazioni tra il suolo, la vegetazione, il clima, gli animali e
l’uomo, che tutti insieme contribuiscono a sviluppare l’attività pastorale, la
formazione del paesaggio agroforestale, la biodiversità vegetale e lo sviluppo
economico-sociale, attraverso i prodotti agroalimentari e zootecnici.
Al centro delle attenzioni del pastoralismo mediterraneo, che da qualche
tempo sta vivendo un momento di profonda crisi e di incertezza per il futuro,
sono le tematiche e i problemi legati al mancato rinnovamento delle tecniche di
allevamento, miglioramento dei pascoli e della qualità dei suoli,
all’abbandono, conservazione ambientale, gestione sostenibile del pascolo in
foresta, multifunzionalità e qualità di filiera.
L’obiettivo dell’Associazione italiana delle società scientifiche agrarie
è quello di richiamare tutti, insieme agli operatori del comparto, a fare una
profonda riflessione sugli sviluppi futuri della scienza applicata ai sistemi
pastorali mediterranei. Giusto per evitare la morte dell’agropastorizia.
Al convegno prendono parte, insieme ai ricercatori dell’Università di
agraria, anche gli studenti, gli amministratori pubblici, tecnici di varie
organizzazioni, per tentare di garantire, con il confronto e le analisi, un
futuro ad un sistema di relazioni che rappresenta le radici profonde della
società mediterranea.
Ieri alla tribuna dei relatori si sono alternati i ricercatori del
Cnr-Ispaam di Sassari, del dipartimento di agronomia di Pisa, dell’Agris Sardegna,
dell’Aissa, del nucleo di ricerca sulla desertificazione dell’ateneo turritano,
del dipartimento di scienze agronomiche e genetica vegetale agraria, della
Fao-Ciheam e del Csic di Madrid. Ciascuno ha dato un contributo per
l’identificazione delle principali priorità di ricerca scientifica, offrendo
supporti e suggerimenti per favorire i programmi relativi allo sviluppo di
sistemi agro-silvo-pastorali sostenibili.
Insieme alla necessità di rinnovare e ammodernare le aziende pastorali
sono stati forniti dai relatori, ciascuno per un particolare aspetto delle
varie problematiche, una serie di suggerimenti per la valorizzazione della
professione e dei prodotti. Oltre che per l’innovazione tecnologica in azienda,
guardando al pastoralismo come sistema di produzione zootecnica nel quale gli
animali vanno al pascolo per più del 50% del tempo annuo, che può essere
sostenibile a patto che i prodotti siano migliori e riconoscibili dal
consumatore. Se non altro perchè il latte e i prodotti lattiero-caseari ottenuti
da animali al pascolo sono indiscutibilmente più gustosi. Hanno riferito di
questi argomenti Antonello Franca, che ha parlato a nome dei colleghi Salvatore
Caredda, Claudio Porqueddu e Leonardo Sulas; da Giuseppe Pulina, Luca
Battaglini, Vincenzo Fedele, Marcello Mele e Alessandro Priolo.
Dei progetti internazionali sul pastoralismo ha riferito Michele Stanca,
mentre Pietro Luciano ha trattato il tema della difesa del patrimonio boschivo
a “Quercus suber” nella zona trasfrontaliera sardo-corsa, sottolineando la
necessità di adottare misure fitosanitarie preventive e il risanamento delle
sugherete danneggiate.
Giovanni Molle, di Agris Sardegna, ha illustrato un progetto europeo
finalizzato allo studio di sistemi foraggeri basati sulle leguminose, utilizzate
con il pascolamento. Attraverso un’indagine su 5 aree pedo-climatiche della
Sardegna, dove sono stati monitorati 40 allevamenti ovini per tastarne le
diffusione, le tecniche di utilizzazione, le risposte zootecniche relative ai
pascoli basati sulle leguminose, hanno attestato i vantaggi nell’utilizzo delle
leguminose foraggere, suggerendo priorità per ricerche future. I lavori del
seminario riprendono stamane, alle ore 9, presso la Camera di commercio, con la III e la IV sessione.