Rassegna stampa

Cgil sarda

 

 

 

 

                  7 marzo 2008

 

 

 

L’UNIONE SARDA

Pdl, si tratta. E spunta Barbareschi

Per l'attore un posto sardo alla Camera. Senato, Delogu secondo

 

Ore decisive per le liste sarde del Popolo della libertà, alla Camera un altro candidato arriva su imposizione dei vertici nazionali.
Dal cielo di An piove un attore. Arcinoto, un animale da palco come Luca Barbareschi . Sarà lui il terzo uomo del partito di Gianfranco Fini alla Camera, collocato nella lista sarda su "proposta" dell'ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri . L'inattesa presenza dell'attore romano, nato a Montevideo 52 anni fa, potrebbe far scalare di una casella il rappresentante di un partito sardo, e alleato col Pdl, come Fortza Paris. Silvestro Ladu , il candidato presentato dal coordinatore di Forza Italia Piergiorgio Massidda , dovrà quindi attendere la volata finale per conoscere il suo destino elettorale. Volata nella quale chiedono spazio partiti come il Psi di De Michelis, la Dc per le autonomie, il Pri e Azione sociale della Mussolini. E questi spazi, leggi candidature con annessa elezione certa, potrebbero essere richiesti proprio oggi anche al collegio elettorale sardo.
Fra le pressioni dei vertici Pdl per alcune candidature di bandiera, e le ultime novità su Camera e Senato in Sardegna, Forza Italia stava per registrare le dimissioni da coordinatore del senatore Massidda. Un gesto che avrebbe avuto lo scopo di chiudere le frontiere, bloccare le liste sarde e salvaguardare alleati di peso in chiave regionale. Un chiarimento, arrivato in serata con il coordinatore nazionale Sandro Bondi , ha riportato la calma nel confronto.
LE TRATTATIVE Massidda ha trascorso un'altra interminabile giornata nella sede azzurra di via dell'Umiltà, a Roma, dove è aperto quasi 24 ore su 24 il vertice sulle candidature. Lì, una lunga fila di parlamentari e amministratori attende notizie sul proprio territorio e anche ieri qualche novità non è mancata. Alla Camera, dopo i parlamentari uscenti e l'ex sindaco di Olbia Settimo Nizzi , ci sarà l'attore Barbareschi. Personaggio da sempre apertamente collocato su posizioni di centrodestra, raccoglierebbe il consenso dei vertici azzurri, anche se in quota An.
Nella lista per la Camera, il Pdl porterà all'attenzione un singolare caso di omonimia perché oltre il Bruno Murgia di An, nuorese e deputato uscente, nelle posizioni più basse ci sarà un altro Bruno Murgia , anche lui nuorese, coordinatore provinciale di Forza Italia, primario di Neurologia al San Francesco di Nuoro. Confermata la candidatura di Battista Corda , richiesta dalla provincia dell'Ogliastra, mentre torna d'attualità l'ex sindaco di Lula Maddalena Calìa , che potrebbe pescare l'ultimo dei posti in odore di elezione.
IL SENATO Nella corsa per uno scranno a Palazzo Madama, la lista sarda è chiusa da alcuni giorni, anche se il coordinatore Massidda proverà a forzare la situazione perché la candidatura del leader del Sap Filippo Saltamartini possa essere spostata verso un altro collegio. Le probabilità sono bassissime, anche perché Saltamartini è un altro nome in quota An.
Sulla collocazione dei candidati al Senato, ieri è circolata l'indiscrezione sulla posizione numero 2 assegnata a Delogu, la terza a Massidda e la quarta proprio al sindacalista della polizia. Col quinto posto, ed elezione praticamente certa, per l'azzurro Fedele Sanciu .
IL CASO AN «Posso capire il malumore di qualcuno», dice Mariano Delogu, al timone di An nell'Isola, che oggi a Roma manifesterà la delusione dei quadri dirigenti del partito per alcune candidature "nazionali". «In alcune regioni è andata peggio, cerchiamo di stare uniti e di collaborare tutti perché si vincano le elezioni», dice Delogu. ( e.p. )

 

centrodestra

La sfida dell'Mpa, pronte liste e programma

 

«Abbiamo due belle liste». Ottimismo, entusiasmo, l'indiscutibile patente di rinnovatori autentici da esibire senza paura: nello scenario delle politiche di aprile irrompe il Movimento per l'autonomia, la Lega del sud, che anche in Sardegna avrà i suoi candidati. Angelo Atzori, ex consigliere regionale democristiano, da tre anni ha il timone del Movimento nell'Isola e dichiara: «Oggi tutti vorrebbero salire sul nostro carro, ma i nostri candidati saranno reale espressione del mondo del lavoro, dall'agricoltura all'allevamento». L'Mpa, guidato a livello nazionale da Raffaele Lombardo (candidato presidente della Regione in Sicilia), è "apparentato" con il Popolo della libertà, alleanza che nei sondaggi a oltre un mese di distanza dal voto pesa quel tanto che basta per sprizzare ottimismo. Nel progetto politico del Movimento è marcato il tratto del meridionalismo, della questione insulare, dai trasporti allo sviluppo. Quelle pari opportunità, insomma, che soprattutto le due isole maggiori - Sicilia e Sardegna - continuano a rivendicare.
LE LISTE Chi saranno i candidati? Lombardo sarà proposto in tutti i collegi alla Camera. Al secondo posto Gianni Sassu, presidente della Coldiretti di Sassari, quindi Antioco Manca (sindaco di Scano Montiferro), Giorgio Fresu (coordinatore di Nuoro) e Gianni Spiga, vice sindaco di Nurallao. E poi studenti, allevatori, amministratori eletti nei Comuni nelle liste civiche. Al Senato, il capolista potrebbe essere il medico Romualdo Nieddu, quindi spazio all'agricoltore Francesco Ginesu e all'avvocato Carlo Follesa.
«Il nostro obiettivo», dice Atzori, «è quello di rappresentare la Sardegna, ma di farlo realmente, rivendicando un ruolo di forza autonomista e strettamente collegata al territorio». Trasporti, comunicazioni, lo sviluppo dell'agricoltura, questi i temi cardine del programma del Movimento, che sogna di piazzare almeno un parlamentare. «Le isole devono pesare di più alla Camera e al Senato», dice il coordinatore regionale, «dobbiamo batterci tutti insieme perché questo possa accadere».

 

I Quattro mori presentano le liste per le politiche. Oggi a Tramatza l'assemblea dello Sdi

Maninchedda col Psd'Az al Senato

 

Alla fine spunta l'accordo unitario e i sardisti sono pronti a tentare la scalata verso il Parlamento. Quattro mori e nessun altro: tra domani e domenica il Psd'Az presenterà i due elenchi per il voto di aprile. Il consigliere regionale Paolo Maninchedda guiderà la lista per il Senato, seguito dal collega Giuseppe Atzeri, mentre il consigliere comunale di Cagliari Claudia Zuncheddu sarà capolista alla Camera e Francesca Monni, già rappresentante di Progetto Sardegna, avrà la casella numero due. «Scelta distante» dai due poli, perché «questa è una lista per i democratici sardi, per quelli che non credono ai leaderismi e alle liste fatte nelle case dei leader», sottolinea Maninchedda. «È una lista per affermare che in Sardegna c'è una lotta sociale e politica tra chi ha potere e denaro (e si è messo d'accordo prima ancora di cominciare la competizione) e chi da sempre lotta per i diritti di chi non ha poteri o denaro».
L'OBIETTIVO DEL PSD'AZ Le liste dei sardisti verranno completate con diversi rappresentanti territoriali. I Quattro mori si propongono di ripartire dal risultato delle ultime amministrative (sul sei per cento) per rilanciare e provare a tagliare il traguardo del quorum. Ma si guarda soprattutto allo scacchiere delle prossime regionali: «Vogliamo essere quell'aerea di incubazione che attragga chi non si riconosce nei leaderismi e nei poteri forti».
LO SDI SVELA I PIANI Oggi verranno svelati i piani dei socialisti dello Sdi, che hanno scelto di restare forza autonoma nello schieramento di centrosinistra, per chi non si riconosce nel Pd o nella Sinistra Arcobaleno. La direzione regionale si riunirà questo pomeriggio a Tramatza (all'Hotel Anfora) dopo la convocazione diramata dal segretario Peppino Balia.
SANNA SUI DELUSI DEL PD «Mi capita di spiegare alle persone che si dicono deluse delle liste Pd in Sardegna (anche perché si aspettavano posizioni più sicure) che presidiare questa frontiera mi onora molto». Sono parole del consigliere regionale Francesco Sanna, candidato al Senato in un posto a rischio. «Anzi, in questo modo ho l'impressione che a fare un parlamentare non sia la volontà di una cerchia ristretta di dirigenti politici, ma il consenso di cittadini decisivi. Voti pesanti e determinanti, quelli che fanno la differenza tra vincere e perdere». E sarà «un anticipo della battaglia nelle elezioni regionali dell'anno prossimo».
PUBUSA E LA SINISTRA «Non abbiamo mai posto questioni di candidature, ma solo di partecipazione democratica alla formazione delle liste della Sinistra Arcobaleno in Sardegna». È quanto fa notare Andrea Pubusa, portavoce dell'Associazione per il rinnovamento della sinistra. «La gestione inspiegabilmente chiusa di questa fase ha fatto sì che le liste, anziché configurarsi come il frutto di tutte le componenti della sinistra sarda e dei movimenti che la formano, siano in realtà liste esclusive di Rifondazione e dei Comunisti italiani».

 

I Quattro mori presentano le liste per le politiche. Oggi a Tramatza l'assemblea dello Sdi

Maninchedda col Psd'Az al Senato

 

Alla fine spunta l'accordo unitario e i sardisti sono pronti a tentare la scalata verso il Parlamento. Quattro mori e nessun altro: tra domani e domenica il Psd'Az presenterà i due elenchi per il voto di aprile. Il consigliere regionale Paolo Maninchedda guiderà la lista per il Senato, seguito dal collega Giuseppe Atzeri, mentre il consigliere comunale di Cagliari Claudia Zuncheddu sarà capolista alla Camera e Francesca Monni, già rappresentante di Progetto Sardegna, avrà la casella numero due. «Scelta distante» dai due poli, perché «questa è una lista per i democratici sardi, per quelli che non credono ai leaderismi e alle liste fatte nelle case dei leader», sottolinea Maninchedda. «È una lista per affermare che in Sardegna c'è una lotta sociale e politica tra chi ha potere e denaro (e si è messo d'accordo prima ancora di cominciare la competizione) e chi da sempre lotta per i diritti di chi non ha poteri o denaro».
L'OBIETTIVO DEL PSD'AZ Le liste dei sardisti verranno completate con diversi rappresentanti territoriali. I Quattro mori si propongono di ripartire dal risultato delle ultime amministrative (sul sei per cento) per rilanciare e provare a tagliare il traguardo del quorum. Ma si guarda soprattutto allo scacchiere delle prossime regionali: «Vogliamo essere quell'aerea di incubazione che attragga chi non si riconosce nei leaderismi e nei poteri forti».
LO SDI SVELA I PIANI Oggi verranno svelati i piani dei socialisti dello Sdi, che hanno scelto di restare forza autonoma nello schieramento di centrosinistra, per chi non si riconosce nel Pd o nella Sinistra Arcobaleno. La direzione regionale si riunirà questo pomeriggio a Tramatza (all'Hotel Anfora) dopo la convocazione diramata dal segretario Peppino Balia.
SANNA SUI DELUSI DEL PD «Mi capita di spiegare alle persone che si dicono deluse delle liste Pd in Sardegna (anche perché si aspettavano posizioni più sicure) che presidiare questa frontiera mi onora molto». Sono parole del consigliere regionale Francesco Sanna, candidato al Senato in un posto a rischio. «Anzi, in questo modo ho l'impressione che a fare un parlamentare non sia la volontà di una cerchia ristretta di dirigenti politici, ma il consenso di cittadini decisivi. Voti pesanti e determinanti, quelli che fanno la differenza tra vincere e perdere». E sarà «un anticipo della battaglia nelle elezioni regionali dell'anno prossimo».
PUBUSA E LA SINISTRA «Non abbiamo mai posto questioni di candidature, ma solo di partecipazione democratica alla formazione delle liste della Sinistra Arcobaleno in Sardegna». È quanto fa notare Andrea Pubusa, portavoce dell'Associazione per il rinnovamento della sinistra. «La gestione inspiegabilmente chiusa di questa fase ha fatto sì che le liste, anziché configurarsi come il frutto di tutte le componenti della sinistra sarda e dei movimenti che la formano, siano in realtà liste esclusive di Rifondazione e dei Comunisti italiani».
G. Z.

 

Nazionale

Mano dura con le aziende fuorilegge

Sì al decreto-sicurezza, Confindustria: le pene non salvano le vite

Il testo passa ora al vaglio delle commissioni parlamentari e della Conferenza Stato-Regioni, poi di nuovo in Consiglio per l'ok finale.
ROMA La tabella di marcia è stata rispettata: il governo ha approvato il decreto sulla sicurezza sul lavoro. Ora il testo unico, oltre 300 articoli, passerà all'esame delle commissioni parlamentari e della Conferenza Stato-Regioni, poi arriverà il via libera definitivo. Le modifiche dell'ultima ora non hanno però convinto gli industriali.
INDUSTRIALI Sotto accusa, come sempre, l'inasprimento delle sanzioni. «Inasprendo le pene e basta - insiste Luca Cordero di Montezemolo - non si salvano vite. Romano Prodi difende però il lavoro fatto: «Non c'è alcun intento punitivo e questo decreto non mette nel mirino le imprese ma mette al centro la tutela della persona umana. È una conquista - sottolinea - di civiltà». Lo afferma il premier, lo ripetono i ministri del Lavoro Cesare Damiano e della Giustizia Luigi Scotti in conferenza stampa: le sanzioni sono più che proporzionate. Ergo, gli industriali sbagliano a alzare la voce. E così la reazione dura di Montezemolo ottiene un'altrettanto determinata risposta: »Le polemiche e le contrapposizioni su un tema come la sicurezza sul posto di lavoro sono un'offesa per tutti, ma soprattutto - avverte il Professore - verso i lavoratori». Quasi piccata la replica di Damiano: il ministro del Pd, che si è guadagnato una fama di mediatore, non ci sta a passare per «il rappresentante di una sinistra antindustriale». Sono le reazioni di Montezemolo a essere «sproporzionate», è quindi la difesa, non certo le sanzioni. Che inoltre sono state ammorbidite.
LE PENE La pena massima resta l'arresto da sei a 18 mesi (e non più 2 anni) e poi prevede la possibilità di cavarsela, se si ripristina la legalità, pagando un'ammenda da 8 a 24 mila euro. Modifiche rispetto al testo originario che sono state fatte con la precisa intenzione di comporre le divergenze, accorciare le distanze con gli imprenditori. E che invece l'unico risultato che hanno ottenuto è semmai quello di aver fatto innervosire la Sinistra, rafforzandola nella convinzione di un asse privilegiato tra il Pd e Confindustria, in grado di resistere anche quando gli industriali sbattono la porta. »Si vede - commenta il ministro del Prc Paolo Ferrero - che l'orecchio verso Confindustria è forte anche quando Confindustria litiga».

 

Economia

Trasporti. Animata assemblea a Villacidro: la chiusura del servizio merci inguaia cinquecento famiglie

Merci, rivolta contro i tagli di FS

La Keller: senza binari la produzione è inutile

 

Lavoratori, sindacalisti, amministratori e uomini di chiesa: tutti dicono no ai tagli annunciati da FS. Per la Keller futuro a rischio.
Un alito di speranza ha soffiato all'annuncio che il Governo lancerà alle Ferrovie dello Stato una scialuppa di salvataggio gonfia di denaro. Con quei soldi si potrà spegnere la bomba ad orologeria, programmata per il prossimo 10 aprile, che potrebbe mandare all'aria molte realtà produttive in Sardegna, a partire dalla Keller Elettromeccanica di Villacidro. Per scongiurare lo smantellamento della linea navale Golfo Aranci-Civitavecchia serve un rinvio di almeno cinque mesi, giusto il tempo perché un nuovo Governo prenda in mano la situazione. Ma nessun dorma, perché poi occorrerà lavorare per progettare il potenziamento delle ferrovie isolane.
L'ASSEMBLEA Nonostante l'enorme pericolo per quasi 500 famiglie, sui volti dei lavoratori che hanno affollato la sala congressi del Consorzio industriale di Villacidro c'era più incredulità e stupore che paura. Com'è possibile che un'azienda salita alla ribalta internazionale con appalti milionari, un «centro di eccellenza che non produce solo buste paga ma professionalità e capacità», ha ricordato il direttore generale Nicolò Gavotti, possa ad un tratto serrare i cancelli non per difficoltà del mercato, né per poca serietà con i clienti, ma solo per un terremoto politico che lascia morire l'economia sarda in un limbo di serie cadetta, privandola delle infrastrutture necessarie a rendere competitive le imprese?
LA REGIONE Anche la Regione vuole mettersi di traverso rispetto alle decisioni di FS. La commissione Trasporti, presieduta da Stefano Pinna (Pd), ha approvato all'unanimità una risoluzione contro la soppressione del servizio di trasporto ferroviario, invitando la Giunta a proseguire «nell'adozione di tutte le necessarie iniziative» per scongiurare il taglio. Una decisione, si sostiene, che contrasta con l'impostazione di fondo del piano generale della mobilità predisposto dal ministero dei Trasporti.
A VILLACIDRO Tutti contrari. Sindacalisti, amministratori, politici e uomini di chiesa. Mauro Branca (Cisl) parla di «battaglia di tutti i sardi, umiliati da una assurda decisione» e che «sopraggiunge nel momento peggiore», in campagna elettorale. La Regione chiederà «una proroga di 4-5 mesi per dialogare con il nuovo Governo», spiega il consigliere Giuseppe Cuccu, mentre il deputato Amalia Schirru, unica parlamentare isolana apparsa fra gli operai Keller, ha annunciato una lettera a palazzo Chigi contro il provvedimento di Trenitalia.
LE REAZIONI Per Walter Carta (Filt-Cisl) dietro il taglio «potrebbe addirittura esserci l'intenzione di vendere con una clamorosa operazione immobiliare i terreni che FS possiede in riva al mare di Gallura». Per il consigliere regionale Siro Marrocu «non ci si potrà accontentare di fatti sospensivi, né attendere un nuovo Governo, occorre agire e pretendere subito». Marrocu ha pure rivelato che ci sarebbe «un impegno ufficiale dell'esecutivo per recuperare risorse e salvare le ferrovie». E mentre il sindacato si chiede «dove fossero i nostri parlamentari quando veniva deciso di smantellare la rete ferroviaria sarda», dice Gigi Marchionni, monsignor Giovanni Dettori (vescovo di Ales) avverte: «Non accontentatevi delle parole di nessuno».
SIMONE NONNIS

 

LA CGIL

«Tutti a Roma davanti alla sede delle Ferrovie»

 

Una grande manifestazione a Roma di fronte alla sede delle FS per protestare contro la decisione di chiudere le reti ferroviarie per le merci in Sardegna: la proposta è del leader della Cgil Giampaolo Diana che lancia un appello al governatore Renato Soru, alle forze politiche del Consiglio regionale e ai parlamentari sardi per concordare la mobilitazione entro la settimana prossima, un'azione comune, spiega Giampaolo Diana.
«La decisione delle Ferrovie dello Stato, presa nel disprezzo più totale dei sardi e della Sardegna, è inaccettabile», denuncia Diana, «oltretutto è in controtendenza con la scelte di tutti gli Stati europei (Italia compresa) che da tempo hanno deciso di trasferire parte del trasporto merci dalla gomma al ferro. Una decisione incomprensibile in tempi come questi, in cui per fortuna, è cresciuta la sensibilità per l'ambiente». A questo proposito il leader della Cgil ricorda che l'organizzazione mondiale della Sanità, già da tempo, ha indicato il trasporto su gomma come la causa principale di inquinamento di Co2.
«Il nostro appello, dunque», incalza Diana, «non è solo motivato dalla volontà di difendere i posti di lavoro ma, più in generale, dalla necessità di tutelare la nostra isola e il suo bene più prezioso che è l'ambiente, liberando quanto più possiamo le strade dai mezzi pesanti». «È indispensabile far capire alle Ferrovie dello Stato», conclude il segretario regionale della Cgil, «che non accettiamo scelte irrazionali, immotivate e in controtendenza con ciò che fanno i Paesi europei».

 

Cagliari

Santissima Trinità. Colleghi, volontari e persone comuni si stringono attorno a Giampaolo Turri

Primario sospeso, decine di lettere di solidarietà

L'Udc al manager della Asl 8: «Lo reintegri in attesa dell'esito dell'inchiesta»

Decine di lettere con decine di firme ciascuna e 42 sms. Sono gli attestati di stima giunti al giornale dopo la sospensione dal lavoro di Giampaolo Turri, primario del reparto di psichiatria del santissima Trinità. In una lettera, 31 volontari dell'Avo (Associazione volontari ospedalieri), scrivono, tra l'altro: ...«Viviamo e respiriamo quotidianamente la vita del reparto che, possiamo testimoniare senza ombra di dubbio, non è né oppressiva né coercitiva...grazie alla professionalità e alla dedizione di tutto il personale...Per questo sentiamo l'urgenza di manifestare stima e solidarietà al dottor Turri, alla dottoressa Cantone, ai medici e a tutti gli operatori del reparto».
Ecco una sintesi di alcune delle altre lettere ed sms: «Si ha l'impressione che tale provvedimento sia piuttosto un atto punitivo verso un professionista che ha sempre espresso il suo dissenso nei confronti di una linea di gestione della salute mentale unilaterale e ideologica piuttosto che un atto di vera tutela nei confronti dell'utenza»...
Scrive il professor Gino Serra, autorità nel campo della farmacologia: «Desidero esprimere pubblicamente la mia solidarietà umana e professionale al collega dott Turri. Lo conosco da diversi anni e ho avuto modo di apprezzare le sue elevate capacità professionali e umane nel trattamento dei disturbi psichici...». «...Lei caro dottor Gumirato ricorda tanto gli ufficiali nazisti...» (Paolo Fara). «Esprimo tutta la mia solidarietà al dott. Turri» (Enrica Pisano, psichiatra). «L'epurazione di Turri è indegna» (G. Minnai). «Sono solidale con il prof. Turri. Del Giudice, Dirindin e Gumirato a casa!» (M. A). «Solidarietà al dottor Turri». (Adelina e Maria Lucia Signoriello). «Solidarietà al collega Turri, sospeso su decisione dirigistica e non motivata da parte della dirigenza della ASL 8». (Stefano Murgia, psichiatra). «Solidarietà al dott. Turri» (Claudia Cardia, psichiatra). «Solidarietà al dott. Turri. No alle purghe! Gumirato, Del Giudice, Dirindin: go home!». «Ritengo che quello che gli è successo sia un fatto gravissimo e una grande vergogna». «Basta dittature. La Sardegna ai sardi. Turri libero».
In un'interpellanza, i consiglieri regionali dell'Udc hanno chiesto al presidente della Regione e all'assessore alla sanità quali sono le ragioni del provvedimento; se non sia il caso di reintegrare il medico in attesa che il tribunale accerti le sue responsabilità; quali provvedimenti intendano assumere per placare le polemiche che il provvedimento ha suscitato tra medici del reparto e il centro di salute mentale della Asl; se non ritengano urgente sospendere dall'incarico il direttore del dipartimento di salute mentale Giovanna Del Giudice.

 

 

Cronaca di Cagliari

Pagina 1023

Tuvixeddu. Contestata la sistemazione di gigantesche fioriere a ridosso delle tombe

Parco archeologico: «Lavori abusivi»

Per la Forestale realizzate opere non previste dal progetto

 

Il nucleo di polizia giudiziaria della Forestale ha consegnato al pm Daniele Caria un imponente faldone.
Le imprese sono private ma i direttori dei lavori sono funzionari del Comune: eppure sulla parte pubblica del colle di Tuvixeddu, dove si sta lavorando al parco archeologico, ci sono opere non previste dal progetto. Lungo 500 metri, dalla sommità fino alla parte più bassa, sono state realizzate enormi fioriere a ridosso delle tombe. La scoperta è del nucleo di polizia giudiziaria del Corpo forestale e di vigilanza ambientale che nei giorni scorsi ha depositato gli atti (un imponente faldone) sulla scrivania del sostituto procuratore Daniele Caria. E allora su Tuvixeddu si indaga ancora, questa volta però non sull'area privata dov'è in corso un contenzioso amministrativo con uno strascico giudiziario tra l'impresa Cualbu e la Regione, bensì su quella pubblica.
La Forestale ha effettuato questi accertamenti nell'ambito delle attività di controllo sul colle. Dopo aver scoperto quelle strutture ha acquisito la documentazione presso l'ufficio regionale Tutela del paesaggio, la Sovrintendenza archeologica e il Comune per verificare se si trattasse di lavori previsti dal progetto regolarmente autorizzati o, come si sospetta, di veri e propri abusi. La parola ora passa al magistrato.
I lavori sono stati affidati a un consorzio di imprese ma i direttori sono dirigenti del Comune: insomma, sull'area pubblica di Tuvixeddu l'amministrazione comunale esercita un controllo diretto. Ecco perché è ancora più sorprendente la scoperta di opere non previste che hanno costretto la Procura ad aprire un'inchiesta.
Stando alle poche notizie filtrate dal riserbo di un'indagine che sta evidentemente muovendo i primi passi, sembra che nel progetto non fossero previste opere così invasive. E allora bisognerà chiarire chi, come e quando abbia deciso di procedere con lavori non previsti, per poi domandargli, tra l'altro, come potesse pensare che nessuno se ne accorgesse vista l'attenzione dell'opinione pubblica su un'area da decenni al centro di un contenzioso politico-giudiziario.
Ora il pm Caria dovrà leggere gli atti depositati dal nucleo di polizia giudiziaria del Corpo forestale diretto dall'ispettore Fabrizio Madeddu prima di decidere le mosse successive. Insomma, l'indagine sugli abusi nella zona pubblica del colle si affianca a quella sull'area privata avviata (per fatti non costituenti reato) in seguito agli esposti dell'impresa Cualbu: la giunta regionale lo scorso anno ha infatti espropriato l'area ma recentemente il Tar ha dato ragione ai costruttori. Su questo fronte, ancora caldissimo, il magistrato dovrà accertare se nello stop ai lavori e nel successivo esproprio sia stata rispettata la legge.
Il primo esposto risale alla primavera 2007, il secondo al novembre scorso: l'avvocato Agostinangelo Marras ha fatto innanzitutto riferimento al decreto di sospensione dei lavori nel cantiere di via Maglias nonostante i funzionari della Regione avessero dichiarato l'illegittimità di sospensione ed esproprio. I lavori erano infatti autorizzati anche dal punto di vista paesaggistico e secondo la Sovrintendenza non arrecavano alcun danno. In un secondo momento l'avvocato Marras ha richiamato l'attenzione sul progetto dell'architetto francese Clément: agli atti non ci sono documenti sulla procedura di affidamento dell'incarico conferito a trattativa privata nonostante il compenso, 150.000 euro, superi la cifra oltre la quale è obbligatorio indire una gara pubblica.
M. F. CH.

 

 

Via i malridotti depuratori-colabrodo, l'acqua potabile sarà distribuita da Margine Rosso a Capitana

Si farà l'acquedotto del litorale

Abbanoa sblocca progetti per 18 milioni di euro

 

In ritardo di anni, si sbloccano i progetti per dare un acquedotto e una rete fognaria nuovi ai quindicimila residenti nel litorale. Abbanoa spenderà 18 milioni di euro che il Comune rischiò di perdere.
Via libera alle reti idriche e fognarie nel litorale. Dopo anni di scontri politici e giudiziari, Abbanoa sblocca i progetti da diciotto milioni di euro per portare l'acqua potabile nelle case di migliaia di residenti tra Margine Rosso e Capitana, mandando finalmente in pensione diversi depuratori-colabrodo realizzati in riva al mare. Tutto questo con tre grandi investimenti per i quali in Municipio si era scatenata una guerra per le progettazioni. Alla fine i soldi erano stati revocati dall'Autorità d'ambito e c'era il rischio che prendessero altre destinazioni.
IL VIA LIBERA In questi giorni gli uffici di Abbanoa stanno chiudendo le convenzioni con i progettisti per la consegna degli elaborati. «Due progetti sono stati già definiti», spiega il direttore del distretto di Cagliari, Maurizio Cittadini, «per l'ultimo stiamo arrivando alla stipula della convenzione. Salvo imprevisti, si potrà procedere con la richiesta di approvazione da parte dell'Autorità d'ambito».
GLI APPALTI Il primo intervento, da tre milioni e mezzo di euro, riguarda un collettore fognario principale per la zona di via dell'Autonomia regionale sarda a Flumini. Il secondo, da otto milioni, è destinato alla rete idrica a Margine Rosso, S'Ecca S'Arrideli, Tanca Fiorita, Foxi, Sant'Andrea, Flumini, Niu Crobu, Is Meris e Capitana. Altri sei milioni e quattrocentomila euro riguardano invece un altro collettore fognario per la fascia costiera fino a Capitana. Acqua potabile e allacci fognari per migliaia di abitanti, ma anche per l'esercito di villeggianti che affollano le località del litorale nel periodo estivo.
I FONDI Si sarebbe dovuto correre, per appaltare queste opere indispensabili in qualsiasi contesto civile. Così invece non è stato. I diciotto milioni di euro (oltre ad altri undici milioni per i sottoservizi nel centro urbano) erano stati stanziati dalle Regione nel 2003. Immediatamente era scoppiata una guerra per ottenere le progettazioni tra i settori dell'Urbanistica e dei Lavori pubblici, poi il commissario straordinario Luigi Serra aveva spedito tutto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. La situazione era così tanto ingarbugliata che alla fine i finanziamenti erano passati ad Abbanoa.
TEMPI INCERTI Da quest'ultimo passaggio sono passati quasi due anni per arrivare alla definizione delle progettazioni. Quanto basta ai responsabili per muoversi con i piedi di piombo sui tempi necessari per arrivare agli appalti e all'avvio dei cantieri. «La parola spetta ora all'Autorità d'ambito», prosegue l'ingegner Cittadini, «salvo imprevisti, ci vorranno i tempi tecnici per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per interventi simili». Un primo scoglio, comunque, dovrebbe essere superato: il Comune aveva richiesto alla Regione il nullaosta paesaggistico, concesso quando ormai fondi e progettazioni erano passati di mano.
I COLLEGAMENTI Per quanto riguarda le reti idriche, si tratta di realizzare i collegamenti con i collettori principali che passano già lungo litoranea per Villasimius e un tratto di via dell'Autonomia regionale sarda. Più complesso il progetto della rete fognaria. Nel 2001 è stato realizzato il primo tratto di Margine Rosso. Poi si è proceduto con un altro appalto che ha servito Bellavista, Is Pardinas, Foxi, S'Oru e Mari e una parte di Sant'Andrea. Spetta ora ad Abbanoa arrivare ora fino a Capitana e Terra Mala.
GIOVANNI MANCA DI NISSA

 

Ussana

Per i Lavoratori socialmente utili uno spiraglio dalla legge finanziaria

 

«Tredici anni in attesa della stabilizzazione, e di uno stipendio degno di questo nome che ci consenta di programmare il futuro dei nostri figli»: nelle parole di Giancarlo Piras tutti i tratti del dramma della condizione di precario senza futuro. Piras è uno dei cinque ex cassintegrati (Aurelia Farci, Lucia Argiolas, Efisia Lai, Gianfranco Congiu e lo stesso Piras) utilizzati dal Comune di Ussana in mansioni di cura del verde e degli stabili comunali. Una miseria per stipendio (600 euro) e senza contributi previdenziali: il tema degli lsu torna d'attualità a Ussana, e non solo. L'occasione è stato l'incontro promosso dai lavoratori in cui sindacati e amministratori hanno fatto il punto sulla strada verso la stabilizzazione, oggi possibile alla luce degli incentivi previsti dalle finanziarie nazionale e regionale.
«Inutile dire che la sorte degli lsu ci sta a cuore, ne stiamo discutendo ma la strada per arrivare a una sintesi e alla assunzione non è facile», dice Luigi Littera, assessore comunale ai Lavori pubblici, facendo intendere all'interno della stessa Giunta guidata da Emidio Contini, sul problema degli lsu, «non tutti la pensano allo stesso modo». Tutti d'accordo, maggioranza, opposizione e sindacati, sulla necessità di «dare sicurezze a lavoratori che sono indispensabili all'amministrazione».
Ma il nodo non si scioglie. Come invece è successo a Monastir . «Abbiamo assunto cinque lavoratori precari», annuncia Ignazio Puddu, sindaco di Monastir, dove hanno deciso di sfruttare la congiuntura favorevole. «Abbiamo capito che è una situazione vantaggiosa per l'amministrazione, che si dota così di figure importanti per i servizi, e dà dignità e uno stipendio ai lavoratori».
La legge finanziaria mette in gioco 9 milioni di euro per incentivare l'assunzione degli Lsu nelle amministrazioni pubbliche. Copertura totale dei costi: salari e oneri contributivi, per i primi tre anni e del 75 per cento per il successivo biennio. «Un vero peccato non approfittare dell'occasione», dice Paolo Loddo, esponente della minoranza della minoranza di Ussana. Occorre, su questo sono tutti concordi, «superare gli steccati partitici». Stavolta i lavoratori possono, legittimante, sperare. Non è così a Nuraminis dove per i due lsu (che due anni fa scelsero di iscriversi alle liste di disoccupazione ordinaria) la prospettiva, come dice il sindaco Cappai, «è quella dell'assunzione tramite una coop sociale».
IGNAZIO PILLOSU

 

Sarroch. Dopo le emissioni

Fumata alla Saras, l'azienda esclude rischi per la salute

 

 

«La fumata di color giallognolo che nelle prime ore della mattinata di mercoledì è fuoriuscita dal camino dell'impianto Igcc, non riguardava emissioni di anidride solforosa, ma di NOx, sigla che identifica tutti gli ossidi di azoto e le loro miscele. Tali emissioni vengono prodotte durante ogni combustione che avviene utilizzando ossigeno, dal camino a legna, al motore delle automobili, alle centrali elettriche». Con un comunicato la Saras precisa quanto accaduto la corsa mattina, quando per alcune ore, dal camino centralizzato della Sarlux si poteva distinguere un pennacchio trascinato dal vento verso il mare. «Non si è trattato di un grave incidente o di un nuovo allarme», si legge ancora nella nota dell'azienda, «ma di una normale operazione prevista per la manutenzione degli impianti. In Sarlux era in corso il riavviamento programmato di un turbo-gruppo dopo l'attività di manutenzione; le procedure previste in questa fase prevedono un periodo transitorio nel quale viene utilizzato gasolio come combustibile per l'avviamento. Durante questa fase, è previsto che le emissioni al camino possano registrare una più alta concentrazione di NOx tali dare al fumo la tipica colorazione giallognola». La Saras ribadisce inoltre che «la qualità dell'aria registrata dai dati di monitoraggio delle centraline ambientali dislocate nel territorio, è risultata sempre abbondantemente al di sotto dei valori di soglia prescritti dalla legge».
Intanto il sindaco di Sarroch, Mauro Cois, dopo aver letto la relazione scritta presentata dall'azienda dopo la fuoriuscita si Nox dal camino della Sarlux, critica l'atteggiamento della Saras. «Dalla relazione presentatami sembra che quanto è accaduto rientri nella normalità. Non siamo per niente soddisfatti, perché, se questa è la normalità, allora bisogna aggiustare la rotta».
Insomma, a Sarroch non cessano le polemiche. Ma anche il confronto. E ora l'attesa è tutta per la presentazione dei risultati dello studio sullo stato di salute della popolazione avviato qualche anno e ora definitivamente concluso. Uno screening che svelerà le conseguenze di un rapporto strettissimo e ravvicinato tra gli abitanti di questo piccolo centro della Sardegna meridionale e la grande fabbrica. Un'industria petrolifera inevitabilmente a rischio.
IVAN MURGANA

 

Sulcis

carbonia Nel Centro del carbone

Master universitario in architettura, aperte le iscrizioni

 

 

Il master universitario per il "Recupero e conservazione dell'architettura moderna" ritorna in città. Carbonia si conferma polo di attrazione scientifica e culturale ospitando, infatti, la seconda edizione dei corsi universitari di secondo livello riservati ai futuri progettisti nel campo della conservazione del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo. E la città, in questo senso, è un laboratorio a cielo aperto. Non a caso la seconda edizione del master si terrà ancora una volta presso il Centro italiano della cultura del carbone, nella Grande Miniera di Serbariu, dove già si era svolta tre anni fa la prima edizione di questa prestigiosa esperienza culturale e didattica.
Il Master è organizzato dal Comune, dall'Università di Cagliari, dall'associazione Docomomo e dall'Università di Roma Tor Vergata, Dipartimento di Ingegneria. Anche stavolta possono partecipare sino a trenta laureati in ingegneria o architettura. Dovranno presentare domanda di iscrizione entro il 19 marzo versando una quota di 2.400 euro. Potranno poi concorrere all'assegnazione di due borse di studio di importo pari alla quota di iscrizione. Il master è articolato in 1.500 ore di lezione da seguire nel Centro italiano della cultura del carbone e, a Cagliari, presso il Dipartimento di Architettura. In cattedra, una ventina di docenti di vari Atenei italiani ma anche tedeschi. L'obiettivo di questa edizione bis del corso universitario di secondo livello è quello di formare un nuova figura di progettista specializzato nel recupero del patrimonio moderno e contemporaneo. Le competenze che acquisiranno i partecipanti al master avranno ricadute positive nella stessa Carbonia, «già interessata - ricorda l'assessore comunale alla Formazione e all'Università Ia Gessa - da un ampio programma di recupero urbano».
Il master è in grado di offrire diversi sbocchi professionali. Si può trovare impiego in enti pubblici fra i quadri direttivi preposti alla tutela dell'architettura, in istituzioni e società private che operano nel settore del restauro o come liberi professionisti. Sono ammessi alla selezione i laureati con vecchio o nuovo ordinamento in Architettura, Ingegneria edile o civile, ma anche i dottori in discipline analoghe purché attinenti al percorso didattico che il master si prefigge.
ANDREA SCANO

 

 

Ogliastra

Ulassai. La rivolta scoppia al momento della delibera di adesione al gestore unico. Sub iudice la validità dell'atto

La folla accerchia il sindaco in aula

Soru scortato dai carabinieri dopo il voto su Abbanoa

 

Consiglio interrotto dalla folla che cerca di impedire la votazione sul passaggio degli impianti ad Abbanoa. Il sindaco Giovanni Soru ha potuto lasciare l'aula solo scortato dai carabinieri.
Ad un passo dal voto, l'acqua di marzo è diventata tempesta. Venti di rivolta contro Abbanoa e il sindaco Giovanni Soru che in un clima di grande tensione si apprestava a dare il via libera alla cessione degli impianti. Una sommossa popolare ieri pomeriggio ha investito il Consiglio comunale al momento della delibera tanto osteggiata, sulla cui validità ora è giallo. Il primo cittadino ha lasciato l'aula di Barigau scortato da tre pattuglie dei carabinieri. Nessuna denuncia, ma la faccenda finirà in Tribunale. E a memoria di Ulassai in tempi recenti questo non era mai accaduto.
TENSIONE IN AULA La rabbia è esplosa dopo che il sindaco aveva invitato i consiglieri a deliberare sul passaggio della rete idrica comunale ad Abbanoa, nonostante gli inviti della minoranza, sostenuta da una buona parte del pubblico, di valutare con più attenzione il problema. La protesta dei cittadini era cominciata già dalla mattina, con un'assemblea popolare nella vecchia aula consiliare, ma la rivolta raggiungeva il calor bianco nel pomeriggio, dopo che, nonostante le reiterate proteste, il sindaco Soru invitava il consiglio a deliberare sulla questione. Mentre alcuni consiglieri alzavano timidamente le mani, la folla si riversava verso il tavolo, interrompendo i lavori. Un fiume di parole ad alta voce. Urla, spinte, carabinieri. Le contestazioni proseguivano per diversi minuti finchè sindaco e giunta non battevano in ritirata. Sulla decisione c'è però un giallo: la votazione potrebbe infatti essere considerata valida. «Penso sia valida, ma deciderà il giudice», ha commentato poco dopo il sindaco, recuperato il consueto aplomb.
GIORNATA DI SCIOPERO La protesta era cominciata la mattina. Chiusi i negozi e le attività commerciale, era cominciata una protesta composta e ordinata (niente tamburi o petardi, niente asinello) ma non per questo meno determinata. Un centinaio di persone si erano affollate nel municipio, occupando i banchi della vecchia aula consiliare.
LE ACCUSE A SORU A guidarli i consigliere di minoranza Paolo Boi e Linda Puddu. Sul banco degli imputati, il sindaco Giovanni Soru e la sua Giunta, accusati di non ascoltare le ragioni della popolazione. «Il nostro sindaco vive in un castello - dice al megafono Linda Puddu - e si rifiuta di confrontarsi con i cittadini: su un tema così importante vogliamo dire la nostra».
A far imbufalire i fautori della protesta la presunta fretta del sindaco di procedere all'adesione al gestore unico, mentre era stato già fissato un referendum popolare per il 29 giugno. «Perché - si chiedono i promotori della protesta, il sindaco ha così tanta premura di aderire ad Abbanoa, tanto da aver già fatto installare i nuovi contatori?». Soru, sostengono Boi e Puddu, avrebbe speso soldi comunali per spedire le lettere ai possessori di case a Ulassai e avvisarli del passaggio ad Abbanoa, compito che spettava al gestore unico.
«SI PUO DIRE NO» Contestata anche l'affermazione secondo cui non si può non aderire al gestore unico. «Mi risulta - dice Linda Puddu - che dieci paesi barbaricini abbiano costituito un consorzio privato, rifiutandosi di aderire ad Abbanoa». Si temono, in particolare, i costi sociali e l'aumento delle bollette. La lotta di Ulassai contro la nuova gestione dell'acqua è cominciata nel 2006. Allora erano state raccolte ottocento firme tra i cittadini maggiorenni. Paolo Boi ricorda un consiglio comunale a cui parteciparono circa cinquecento persone.
FRANCESCO MANCA

 

Oristano

L'inchiesta. La Procura indaga su un presunto racket che colpisce i titolari di alcune grosse aziende del territorio

Minacce via sms: «Paga o sei morto»

Imprenditori nel mirino, ora spunta la “Mafia sarda”

 

L'avvertimento è quasi sempre sempre lo stesso: nel messaggio è spiegato anche l'orario e il luogo dove consegnare il denaro.
La "Mafia sarda" non si era ancora fatta sentire, ma da un mese a questa parte c'è un gruppo di mafiosi (forse sedicenti) che sta terrorizzando gli imprenditori di Oristano e dintorni. Con un messaggio inquietante e senza mittente: Portaci quindicimila euro oppure sei morto . Il ricatto inviato per sms assomiglia molto alla richiesta del pizzo che da sempre tormenta i commercianti siciliani. Una storia simile in Sardegna non si era mai verificata prima e ora sta provocando non poche preoccupazioni tra gli impresari della zona. I più coraggiosi hanno presentato subito una denuncia ai carabinieri e alla polizia e immediatamente la Procura della Repubblica di Oristano ha fatto partire un'inchiesta per scoprire chi siano gli autori delle minacce.
IL RICATTO Il messaggino con la richiesta di denaro lo hanno ricevuto imprenditori di settori diversi: grossisti di pesce e bottarga, ma anche commercianti e impresari edili. La minaccia, tutte le volte, è arrivata attraverso un sms spedito da un numero sconosciuto. Forse da un sito internet. La frase più o meno è sempre la stessa, l'avvertimento identico. E alla fine è spiegato anche l'orario e il luogo dove presentarsi per consegnare il denaro. Per il momento comunque pare che nessuno abbia sganciato un centesimo e per fortuna non ci sono state neppure ritorsioni.
L'INCHIESTA Le denunce ricevute dalla polizia e dai carabinieri sono in tutto una decina, ma qualcuno probabilmente ha avuto paura e ha preferito tenere la bocca chiusa. Fino ad ora, a quanto pare, nessuno è caduto nella trappola, ma nei prossimi giorni potrebbero saltare fuori anche altre storie simili. In attesa di scoprire chi abbia inviato i messaggini, la Procura della Repubblica di Oristano deve accertare prima di tutto se in Sardegna si sia formato una sorta di clan che sta copiando il collaudato meccanismo del racket. O se il giochino sia stato organizzato da un gruppo di mitomani che ha pensato bene di terrorizzare gli imprenditori locali.
LE INDAGINI Grazie ai tabulati telefonici i carabinieri e la polizia sperano di riuscire a rintracciare i mittenti degli sms, anche se scovare gli autori dei ricatti potrebbe essere molto meno semplice di quanto possa sembrare. I messaggini infatti sembra siano stati inviati attraverso un portale internet e questo rischia di complicare molto di più gli accertamenti. Sul telefonino degli imprenditori minacciati non è comparso nessun numero e da qui si è capito che sia stato ideato uno stratagemma tecnologico che aiuta i mittenti a rimanere nascosti. La Procura della Repubblica di Oristano comunque ha già autorizzato la richiesta di tutti i tracciati telefonici che potrebbero essere utili a ricostruire il giro. E a scoprire se anche in Sardegna si sia costituito un gruppo di mafiosi che chiede agli imprenditori di pagare il pizzo o se tutto sia stato architettato da un gruppo di folli.
GLI APPOSTAMENTI Polizia e carabinieri hanno già tentato di tendere la trappola ai ricattatori, ma all'appuntamento fissato non si è visto nessuno. Per diversi giorni gli investigatori hanno atteso che qualcuno si facesse vivo, all'orario prestabilito, nella zona scelta per la consegna del denaro. Gli appostamenti sono andati avanti a lungo, ma chi doveva riscuotere il pizzo non si è presentato.
NICOLA PINNA

 

Comune. Lungo e turbolento Consiglio ieri sera sulla proposta della Giunta di entrare nel gestore unico

Abbanoa, maggioranza a un passo dal baratro

Giro di vite del sindaco: «Dobbiamo entrare». Ma rischia di non avere i voti

Muro contro muro. Il sindaco non cede di un millimetro e la minoranza tiene testa. Così come mantengono la propria posizione quelle frange della maggioranza che considerano l'adesione ad Abbanoa affrettata e intempestiva. Ieri sera un consiglio comunale animato che si è chiuso solo a tarda notte. In aula è arrivato il problema scottante del gestore unico: dopo una partenza in sordina, tra tante sospensioni si è arrivati alla discussione. Alla fine (in aula appare anche il presidente provinciale di An Mario Diana) è circolata anche la voce di una richiesta di verifica politica presentata dai Riformatori.
È stato l'assessore ai Lavori pubblici Paolo Vidili a illustrare la proposta della Giunta. «Non è facile e forse è anche impopolare affrontare la questione sotto elezioni, ma non c'era altra scelta». Vidili ha fatto un excursus sulla legge Galli, l'Autorità d'Ambito e quindi l'individuazione del gestore unico nella società Abbanoa. «I comuni non hanno più le competenze, tutti gli impianti idrici e fognari passano ad Abbanoa che si assume anche gli oneri come il pagamento dei mutui. Ma soltanto dopo una delibera di adesione del consiglio», ha osservato Vidili. Si è accennato all'impossibilità di intervenire sugli impianti, di emettere bollette. «Stiamo continuando a dare un servizio ai cittadini, senza incassare un centesimo. Più tarderemo ad aderire e più dovremo pagare». Il Comune in questi due anni in cui non sono state emesse fatture (si è in fase di transizione in cui né l'amministrazione né Abbanoa possono emettere bollette) si ritrova con oltre tre milioni di euro in meno nelle proprie casse. «La nostra resistenza è stata coraggiosa, ma non è possibile andare avanti - ha ribadito. - Tutti i giorni incontriamo difficoltà, il personale non è stato adeguato e non possiamo più intervenire. Non sono entusiasta di aderire, ma siamo obbligati». Ancora sono stati ricordati i problemi della condotta foranea «ventuno perdite e soltanto quattro sono state riparate», l'impossibilità a beneficiare dei finanziamenti e le trattative con il gestore che si è impegnato formalmente al pagamento dei mutui, a garantire un servizio di pronto intervento 24 ore su 24, a modernizzazione e al completamento delle opere. E ancora piena disponibilità alla rateizzazione delle bollette. Infine per la sottoscrizione del capitale sociale servono circa 872 mila euro che saranno versati dalla Regione a condizione che si aderisca. Vdili ha concluso ricordando che l'ultima parola spetta al consiglio. Chiusa la relazione, la palla alla minoranza che con Peppino Marras (Pd) ha chiesto di rinviare l'argomento «per dare anche a noi dell'opposizione la possibilità di confrontarci con i tecnici di Abbanoa. Finora siamo stati esclusi da tutto». Mossa a sorpresa, la maggioranza dopo un infuocato faccia a faccia sul retro della sala consiliare decide di andare avanti. Lasciano l'aula i "dissidenti", si dimezza Alleanza nazionale, abbandona Peppi Puddu di FI della maggioranza e la minoranza annuncia di non partecipare al voto.
VALERIA PINNA

 

Cabras. La rivoluzione scatta quest'estate e comprende tutti i monumenti del Sinis

Siti archeologici, cambia la gestione

Il Consiglio approva la nascita della Fondazione Tharros

Il vicesindaco: i posti di lavoro garantiti sino ad oggi dalla cooperativa sono salvi. Puntiamo a creare il biglietto unico per visitare tutti i siti.
Gli scavi di Tharros saranno gestiti in futuro da una fondazione che potrebbe essere attiva già da quest'estate. Lo ha deciso il Consiglio comunale approvando atto costitutivo e statuto proposti dalla Giunta. Il nuovo ente si occuperà non solo della gestione del sito di Tharros ma anche del museo “Marongiu”, della torre spagnola, della chiesa di San Giovanni e della chiesetta ipogeica di San Salvatore. «Un'iniziativa - ha spiegato il vicesindaco Sandro Murana - che mira a una gestione unitaria dei beni culturali del territorio guardando per il futuro al rilascio di un biglietto unico». Finora la biglietteria degli scavi e del museo era gestita da un coop che alcuni anni fa vinse un appalto bandito dal Comune.
LA NOVITÀ «La nostra scelta - ha detto l'assessore alla Cultura Barbara Poddi - è stata quella di ricorrere a una gestione indiretta dei beni culturali. E la fondazione, della quale il Comune è socio unico, ci è sembrata lo strumento migliore per la sua praticità e per i benefici anche di natura fiscale. Non è stata dunque una via obbligata dato che vi erano diverse altre possibilità di gestione, come ad esempio l'affidamento del servizio attraverso gare d'appalto, com'è avvenuto fino ad oggi». Che prevede l'assorbimento da parte della fondazione «di quella parte del personale - ha spiegato Murana - che fino a ieri, lavorando per la cooperativa che gestiva il servizio, si è occupato dello specifico settore». Dunque, con la fondazione non verrà perso un solo posto di lavoro. Anzi, volendo, questi verranno tutelati, dato che nell'ultima gara d'appalto, la cooperativa Penisola del Sinis riuscì a prevalere di misura su una agguerrita concorrenza arrivata anche dalla penisola ma che in futuro potrebbe giungere anche dall'estero.
LO STATUTO «Il patrimonio archeologico - ha aggiunto il vicesindaco - è uno dei principali fattori turistici del nostro territorio. Va detto infatti che Tharros è uno dei cinque in Sardegna che produce utili. Si tratta dunque di sostenere e rafforzare la gestione in modo che si crei energia indotta a favore dell'economia locale: ambiente e enogastronomia». Un aspetto fondamentale dello statuto della nuova fondazione riguarda gli organi sociali che saranno vincolati al mandato politico degli amministratori. Un aspetto politico importante e visto che mancano due mesi alla conclusione del mandato della Giunta, toccherà ai nuovi eletti fare le nomine. «È stata la nostra una scelta responsabile - ha puntualizzato Sandro Murana - in antitesi a certe prassi utilizzate dalla politica».
GIANFRANCO ATZORI

 

Nuoro

Gavoi. Il presidente Soru e l'assessore Rau ieri sera hanno incontrato i sindacati

Legler, vertice a sorpresa in Regione

«Società serie a Ottana e Siniscola, si cambia a Macomer»

Il presidente ha confermato le trattative in corso per la vendita del gruppo tessile. Sarà ceduta anche la fabbrica lombarda.
Vertice a sorpresa in Regione sulla vertenza Legler. Il presidente della Giunta Renato Soru, sollecitato dall'assemblea dei lavoratori e chiamato in causa per la sua reticenza sulle trattative di vendita, ha incontrato ieri pomeriggio i sindacati, insieme all'assessore all'Industria Concetta Rau e al presidente della Sfirs Gianfranco Botazzi, alla presenza del consigliere regionale di Macomer Giuseppe Pirisi. Una riunione fuori agenda, in un primo momento avvolta da un velo di mistero e rimasta segreta tenuto fino alla tarda serata, servita almeno - a quanto si appreso in manzanza di note ufficiali - a dare un minimo di informazione su quanto sta accadendo in questa delicata fase.
LA VENDITA Soru ha chiarito la sua posizione e quella di Regione e Sfirs e tracciato un quadro su quello che dovrebbe essere il futuro degli tre stabilimenti tessili del gruppo. Di certo c'è una trattativa in corso «con imprenditori seri, che hanno gia pronto un piano industriale» intenzionati a rilevare assieme gli stabilimenti di Ottana e Siniscola, dove sarà rinnovato il parco macchine, ma con la riduzione delle produzioni. La fabbrica di Macomer, invece, andrebbe a un altro imprenditore, «ugualmente serio», che dovrebbe però cambiare le produzioni. Soru ha anche riferito che sarà venduto lo stabilimento di Ponte San Pietro e le risorse ricavate, saranno reinvestite in Sardegna e assicurato che il finissaggio sarà trasferito nell'Isola, probabilmente a Ottana.
L'OCCUPAZIONE Un confronto a tutto campo, dove il governatore ha ribadito l'impegno della Regione per rilanciare il settore tessile nella provincia di Nuoro, salvaguardando l'occupazione. Davanti ai dubbi espressi dai sindacati sul futuro dei 320 lavoratori di Macomer, Soru è stato chiaro: «Si dovranno trovare le condizioni per farlo ripartire in tempi brevi, con produzioni alternative». Sono quindi stati discussi gli aspetti sulla eventuale mobilità che dovrebbe interessare un folto gruppo di lavoratori, ma sono state date assicurazioni sul futuro della fabbrica del Marghine. «Il campo è aperto», ha riferito Soru: «La Regione e la Sfirs non si sono assolutamente sottratti al confronto con i gruppi imprenditoriali seri, che intendono rilevare la Legler in Sardegna, con tanto di piano industriale».
GLI OPERAI Questo vertice a sorpresa sarà oggetto di discussione nell'assemblea dei lavoratori, che si terrà stamattina nello stabilimento di Ottana. Bisogna vedere
FRANCESCO OGGIANU

 

 

LA NUOVA SARDEGNA

La Regione pronta a salvare Baratz

 

Le prime indicazioni sulle cure necessarie sono vecchie di 30 anni

 

SASSARI. L’assessorato regionale alla Difesa dell’Ambiente muove i primi passi per salvare il Baratz, unico lago naturale della Sardegna. E anche l’Università sassarese, che per anni ha studiato le problematiche di quel sito, è pronta a scendere in campo.
 La situazione particolarmente critica rilevata nelle ultime settimane conferma la gravità della condizione del lago e pone una serie di quesiti relativi a una maggiore conoscenza dei meccanismi ecologico-ambientali. Anche l’intervento straordinario per «aiutare» il Baratz a non scomparire, infatti, non può prescindere dalle informazioni acquisite dagli studiosi attraverso una attività pluriennale di monitoraggio. E in questo senso possono tornare utili gli studi effettuati soprattutto tra il 1980 e i primi Anni Novanta dal Dipartimento di Botanica ed ecologia vegetale dell’Università di Sassari (con i professori Sechi e Cossu): attività importanti che, comunque, richiedevano la necessità di ulteriori approfondimenti, specialmente rivolti alla soluzione dei problemi già rilevati.
 E quella che sta emergendo a pochi giorni dall’inizio della stagione primaverile, è probabilmente la parte più grave di tutta la travagliata storia del lago di Baratz che - proprio perchè unico lago naturale dell’isola e sito di interesse comunitario - meriterebbe ben altre attenzioni e la destinazione di risorse fondamentali per la sua tutela.
 Già all’inizio degli Anni Ottanta, gli studiosi impegnati a verificare le criticità del lago avevano individuato due aspetti fondamentali: i problemi di bilancio idrico e di eutrofia. E da quelle valutazioni erano partiti per impostare un piano di risanamento.
 Le prime «indicazioni» di quasi trent’anni fa tornano utili ora che il lago di Baratz - che si è ritirato su un fronte di 60 metri - ha bisogno di immediati contributi idrici (magari utilizzando apporti che, in simili condizioni, solo le condotte del Consorzio di Bonifica della Nurra possono garantire. Le indagini sui sedimenti (Lugliè 1984-86) avevano già testimoniato che i problemi di bilancio idrico, probabilmente intrinsechi al lago, si erano manifestati nel secolo scorso. Proprio la natura peculiare del Baratz - si è formato a seguito dello sbarramento da parte di una duna sabbiosa, l’assenza di un emissario, il bacino limitato e le oscillazioni climatiche (specie il calo della piovosità) - ha messo in risalto la criticità del lago dove i deflussi idrici avvengono per evaporazione e filtrazione (attraverso la duna). Una ragione in più, in effetti, per non interrompere il monitoraggio e varare un piano di «assistenza» che, superata la fase di risanamento, possa entrare in quella della piena valorizzazione sul fronte ambientale e turistico. La grave situazione denunciata in questi giorni - non solo i problemi idrici ma anche la condizione di evidente abbandono attorno al lago - porta ad affermare che qualcosa si deve essere inceppata nel meccanismo avviato per la tutela della «risorsa sensibile». Per migliorare lo stato ecologico delle acque erano stati individuati gli interventi prioritari: contrastare il progressivo interrimento del lago; controllo e abbattimento delle principali fonti inquinanti nel bacino imbrifero; asporto e smaltimento dei fanghi in putrefazione presenti sul fondo del lago e opera di ossigenazione delle sostanze organiche. Interventi più che mai urgenti se davvero si vuole salvare il Baratz e assicurare quello sviluppo sostenibile della zona (che coinvolge i comuni di Sassari e Alghero) più volte annunciato.

 

«Opere abusive nel parco archeologico»

 

Dossier del Corpo Forestale: la Procura potrebbe sequestrare il cantiere comunale

 

CAGLIARI. Muraglioni di cemento lunghi sessanta metri e larghi quattro al posto di camminamenti leggeri, a ridosso delle tombe puniche. Autorizzazioni violate e due tentativi postumi ma falliti di ottenere il via libera dall’ufficio regionale per la tutela del paesaggio, quando ormai gli accertamenti del Corpo Forestale erano in corso e le opere risultavano ormai realizzate. Dopo la sentenza del Tar, che ha bocciato i vincoli imposti dalla Regione e tolto i sigilli ai lavori sul colle di Tuvixeddu, le nuvole nere della giustizia penale minacciano un diluvio giudiziario sull’area della necropoli punica.
 Si tratta dell’area su cui lavora da quasi due anni l’impresa incaricata dal comune di Cagliari. Questione di giorni: il cantiere del parco archeologico pubblico di Tuvixeddu potrebbe essere messo sotto sequestro cautelativo dalla Procura della Repubblica. La previsione è facile perchè il contenuto del rapporto di oltre duecento pagine con settanta allegati elaborato dal nucleo ispettivo del corpo forestale sui lavori compiuti nell’area delle tombe puniche - in queste ore all’esame del sostituto procuratore Daniele Caria - non sembra lasciare molto spazio ai dubbi. E’ un dossier che scotta e che al di là del pronunciamento contrario firmato dai giudici amministrativi di primo grado potrebbe confermare i timori espressi dal governatore Renato Soru e dall’assessore ai beni culturali Maria Antonietta Mongiu sulla sorte del sito archeologico più importante della città. Nel corso di una serie di sopralluoghi compiuti tra maggio e settembre dell’anno scorso, mentre l’impresa del Comune lavorava alla realizzazione del parco archeologico, gli ispettori della Forestale hanno rilevato difformità significative tra le opere autorizzate e quanto è stato costruito. Significative e preoccupanti: le differenze riguardano volumi e superfici dei camminamenti realizzati dal Comune nel sito archeologico, strutture previste nel progetto definitivo ma poi modificate radicalmente - così risulta dal rapporto - nel progetto esecutivo, che non sarebbe mai andato all’attenzione della Regione e della Sovrintendenza archeologica. A queste conclusioni gli uomini della Forestale sono arrivati confrontando le opere realizzate con le carte tecniche e le planimetrie che l’ufficio lavori pubblici del comune di Cagliari ha fornito a Regione e Sovrintendenza prima di avviare gli interventi. E’ stato esaminato a fondo anche il testo dell’accordo di programma del 2000, quello che ha aperto la strada agli interventi pubblici e privati sui colli punici. Un complesso lavoro di analisi e di comparazione che ha impegnato gli ispettori per quasi un anno e che oggi è arrivato a conclusioni clamorose. I camminamenti - in base al progetto definitivo, quello approvato da Regione e Sovrintendenza - non dovevano essere più larghi di ottanta centimetri, invece risultano cresciuti fino a quattro metri. Non si tratta di una differenza insignificante perchè va rapportata alla delicatezza del sito. Le strutture si trovano a ridosso delle tombe, sono parte integrante del parco archeologico ed è inspiegabile - alla luce degli accertamenti compiuti - che una modifica così radicale non sia stata sottoposta alla consueta procedura autorizzatoria. Un banale disguido o il tentativo di nascondere la reale portata dell’intervento?
 Il magistrato non ha ancora iscritto il fascicolo contro ignoti, ma è scontato che lo farà nei prossimi giorni come atto dovuto davanti a un dossier che sembra inchiodare l’amministrazione comunale a responsabilità piuttosto evidenti: ad agosto e a novembre del 2007 risultano infatti due nuove richieste di autorizzazione presentate dal Comune all’ufficio regionale tutela paesaggio e sono richieste che riguardano proprio la modifica delle strutture individuate dalla Forestale. Ma gli ispettori inviati dalla Procura hanno fotografato e filmato i muraglioni già a maggio 2007, quasi tre mesi prima dell’istanza. Quindi è certo che le richieste di autorizzazione sono state trasmesse dal Comune alla Regione soltanto dopo, quando le opere esistevano già in quelle dimensioni. Forse - ma sarà il magistrato ad accertare la verità - un tentativo maldestro di rimediare all’errore commesso. L’ufficio tutela paesaggio ha peraltro negato il via libera alle modifiche, imponendo implicitamente al Comune di rispettare il primo progetto, quello passato al vaglio degli enti di controllo. La conclusione inevitabile - salvo clamorosi errori da parte della Forestale - è che le strutture sono abusive.
 Stando alle comunicazioni del comune di Cagliari i lavori per il parco archeologico, in tutto ventitrè ettari, sono arrivati al settanta per cento. Dopo la sentenza del Tar, l’amministrazione Floris ha annunciato una richiesta di risarcimento danni nei confronti della Regione per dieci milioni di euro. L’inchiesta della Forestale era partita con un’ispezione al cantiere della ditta Cocco, sul versante del colle che s’affaccia su viale Sant’Avendrace. La Regione l’aveva bloccato, il Tar ha annullato anche quei vincoli. Ma la Procura continua a indagare, altri sopralluoghi sono dati per imminenti.

 

Maninchedda capolista del Psd’Az

CAGLIARI. Paolo Maninchedda sarà il capolista del Psd’Az al Senato mentre alla Camera la lista dei Quattro Mori sarà aperta da Claudia Zuncheddu. I sardisti hanno trovato l’accordo interno soltanto nella tarda mattinata di ieri e il tentativo, non nascosto, è quello di «imbroccare» una terza via, regionale che sia alternativa al bipolarismo dominante, (Pd e Pdl).
 Inizialmente Paolo Maninchedda, che era stato eletto in Consiglio regionale con Progetto Sardegna e poi aveva fondato il Movimento «Sardegna e libertà» in contrapposizione con la politica di Soru, avrebbe dovuto essere candidato alla Camera ma poi maggioranza e minoranza del Psd’Az hanno chiuso l’accordo candidando due donne in testa di lista per la Camera: Claudia Zuncheddu e Francesca Monni di Teulada che fu candidata alle ultime provinciali sempre con Progetto Sardegna.
 Spiega Paolo Maninchedda: «È una lista per i democratici sardi, per quelli che non credono ai leaderismi e alle liste fatte nelle case dei leader». Ma è evidente che, dietro l’accordo raggiunto ieri, c’è la volontà «dell’area» sardista, intesa nel senso più ampio, di andare a costituire un’alleanza nuova in vista delle prossime elezioni regionali.
 Maninchedda accusa: «Questa è una lista fatta per affermare che in Sardegna c’è una lotta sociale e politica tra chi ha potere e denaro, e si è messo d’accordo prima ancora di cominciare la competizione, e chi da sempre si è impegato per i diritti di coloro che non hanno né potere, né denaro».
 L’area sardista che si sta rinnovando in questa occasione conta di coagulare anche buona parte del movimento che si è opposto alla legge Statutaria e che riuscì a portare al referendum, sia pure con esito negativo, oltre 150 mila persone

Oggi tocca a Udc e Idv Lo Sdi a Tramata

CAGLIARI. Giornata decisiva per molti partiti che oggi presenteranno ufficialmente le liste dei candidati alle prossime elzioini politiche.
 UDC. Il primo sarà l’Udc di Giorgio Oppi. Il coordinatore sardo (e deputato uscente) ieri era a Roma per limare gli ultimi dettagli, ma i nomi sono decisi.
 Alla Camera il leader nazionale Pierferdinando Casini sarà seguito dallo stesso Oppi, dal consigliere regionale Sergio Milia e dall’altro parlamentare uscente Antonello Mereu.
 Al Senato il capolista sarà invece il capogruppo in consiglio regionale Roberto Capelli. «Abbiamo fatto molta attenzione a preparare liste - ha spiegato Oppi - dove gli amministratori locali, i professionisti, i giovani e le donne siano rappresentati. E dove tutti i territori della Sardegna abbiano la giusta visibilità».
 Tra i nomi probabile quello del leader dell’Udc algherese, e presidente del parco di Porto Conte Antonello Usai. Poi gli oristanesi Antonio Germino e Sergio Locci, l’avvocato nuorese Filomena Marras, l’imprenditore di Macomer (e membro della direzione regionale del partito) Gavino Guiso l’avvocato algherese Francesco Sasso il primario cagliaritano Vincenzo Piras, il gallurese Franco Marotto, il vice segretario provinciale ogliastrino Mario Murru e il consigliere comunale di Cagliari (e presidente della commissione all’urbanistica Massimiliano Tavolacci.
 SINISTRA ARCOBALENO. Sarà Elettra Deiana (Rifondazione) la capolista alla Camera della Sinistra arcobaleno. La decisione arriva da Roma. Dopo di lei (deputato uscente e cagliaritana di nascita) spazio al deputato del Pdci Elias Vacca.
 IDV. Giornata decisiva anche per l’Italia dei Valori. Federico Palomba ha consegnato le liste nelle mani di Antonio Di Pietro portandogli in dote una parte dei Verdi dell’isola (mercoledì lo strappo tra il portavoce sardo Pino Zarbo e il garante nazionale Marco Lion). Oggi arriverà la risposta definitiva. Sicuro capolista alla Camera sarà lo stesso Palomba, al Senato il capolista sarà invece Adriano Salis.
 SDI-SU. Riunione oggi nel pomeriggio a Tramatza per la direzione regionale dei socialisti (che correranno da soli). In programma la definizione delle liste. Il segretario regionale dello Sdi-Su Peppino Balia ha portato da Roma il via libera per formare la squadra solo con i leader locali. I leader nazionali del partito troveranno posto nelle liste del Nord Italia. (g.bua)

Forza Italia, ultima notte per salvare Fantola

 

Massidda a Roma aspetta la risposta di Berlusconi ma l’intesa è sempre più lontana

CAGLIARI. Ultimo appello per i Riformatori. Massidda ieri ha incontrato Sandro Bondi, insistendo sull’importanza in chiave regionale di un’alleanza con il partito di Fantola. Bondi gli ha chiesto di trattenersi a Roma, in attesa di una telefonata di Berlusconi, che potrebbe arrivare nella notte.
 Le chanche sono poche, anche perchè Massimo Fantola non è assolutamente intenzionato ad accettare il quinto posto in lista al Senato.
 In caso di fallimento della trattativa comunque Fantola non si candiderà con l’Udc di Giorgio Oppi, nonostante il corteggiamento tentato dallo stesso Oppi e da Pierferdinando Casini, e rimarrà fuori dai giochi.
 Piergiorgio Massidda comunque non molla, sia per i Riformatori che per Fortza Paris di Silvestro Ladu.
 Il coordinatore regionale azzurro è a Roma da martedì e ci rimarrà presumibilmente fino a domenica, ultima giornata utile per definire le liste.
 Ieri in tarda mattinata l’incontro con Bondi (quindici minuti a telefonini spenti è stato il massimo esigibile nella convulsa giornata della task force elettorale azzurra) e l’ennesimo rinvio.
 Massidda ha di nuovo sottolineato l’importanza strategica dei Riformatori e di Fortza Paris in vista delle prossime elezioni regionali. Sandro Bondi ha replicato sottolineando che la partita all’interno del Pdl per le confluenza dei piccoli partiti è ancora in corso e continua a slittare e prima di prendere ogni decisione è necessario che la questione venga esaminata da Silvio Berlusconi.
 La risposta potrebbe arrivare in nottata, o nelle prime ore di questa mattina.
 L’accordo sembra oggettivamente difficile. Da una parte Fantola non è interessato al quinto posto in lista al Senato. E a questo punto sarebbe davvero difficile garantirgli anche quello, visto che è confermata la candidatura a Palazzo Madama di Filippo Saltamartini, segretario nazionale del Sap, il sindacato di Polizia, in quota Gasparri ma vicino anche a Forza Italia (per lui in quarto o il quinto posto in lista). Gli altri nomi al Senato sono quelli di Beppe Pisanu, Piergiorgio Massidda, Mariano Delogu e Fedele Sanciu, considerati intoccabili.
 Problemi anche per Silvestro Ladu sia per la necessità di una deroga per un posto alla Camera (è consigliere regionale e per ora nessuna deroga è stata concessa) sia perchè l’alleanza con Fortza Paris è considerata a Roma meno strategica di quella con i Riformatori.
 In attesa delle decisioni di Berlusconi quasi fatta la lista alla Camera dove a Berlusconi e Fini seguiranno Salvatore Cicu, Giuseppe Cossiga, Bruno Murgia, Giovanni Marras, Mauro Pili e Carmelo Porcu. Sicuro un posto anche per l’ex sindaco di Olbia Settimio Nizzi.
 Per l’ultimo posto blindato (anche se il Pdl punta a quota dieci solo otto sono i posti sicuri) è tutto ancora bloccato anche perchè è in pieno movimento la distribuzione nelle Regioni delle quote nazionali. Proprio in una di queste, e precisamente in quella di Carlo Giovanardi, andrà invece Alberto Randazzo, l’ex consigliere regionale dell’Udc, confluito, insieme con il fratello Vittorio, nel gruppo misto, che ha aderito ai Popolari Liberali.
Per lui è sicura una candidatura lontano dall’isola.

«Salvate la linea merci»

 

I sindacati pronti allo sciopero del comparto

 

CAGLIARI. La commissione Trasporti del Consiglio, presieduta da Stefano Pinna, ha approvato all’unanimità una risoluzione contro la soppressione, dal primo aprile prossimo, del servizio di trasporto ferroviario su merci da e per la Sardegna che era assicurato da Trenitalia sulla linea marittima Golfo Aranci-Civitavecchia. Il Consiglio invita la giunta a proseguire nell’adozione di tutte le iniziative finalizzate a scongiurare l’effettiva adozione della misura di soppressione della linea merci. Sulla linea a rischio di soppressione la quantità di merci si è ridotta, passando dai circa tre milioni di tonnellate del 1999 alle attuali 600.000. Ma secondo la commissione consiliare, «occorre difendere in ogni modo anche questo livello assolutamente carente e insufficiente di trasporto per evitare che la sua sospensione si tramuti in definitiva soppressione del servizio. La soppressione della linea merci potrebbe creare danni davvero ingenti alle imprese del Centro Sardegna e alla Keller di Villacidro che hanno sempre usufruito del servizio delle Ferrovie. (Ora, invece, tutte le merci dovrebbero viaggiare su gomma con un aggravio dei costi e del traffico sulla già penalizzata Carlo Felice). La Keller, poi, vive un paradosso visto che l’azienda di Villacidro ha costruito e costruisce vagoni ferroviari... Così i sindacati insaspriscono la vertenza e, se non ci saranno novità, i lavoratori di Villacidro, compresi quelli dell’indotto, scenderanno in piazza lunedì 17 marzo, in occasione della visita nell’isola del ministro dei Trasporti, Bianchi. La decisione è stata ribadita ieri nel corso di un’affollatissima assemblea, (circa 500 partecipanti), che si è svolta ieri nella sede del consorzio industriale di Villacidro.

La protesta dei lavoratori Aias: «La giunta sospenda la delibera che danneggia anche i disabili»

CAGLIARI. Hanno manifestato ieri mattina sotto le finestre dell’assessorato alla sanità i lavoratori dell’Aias aderenti al comitato che si è formato per chiedere la sospensione della delibera 53 del 27 dicembre 2007, quella che ha rivisto i parametri per l’assistenza ai disabili. Uno degli effetti della delibera risulta essere infatti la perdita del lavoro per 500 operatori in servizio all’Aias (su 1.200 che ce ne sono), ma secondo il comitato famiglie dei disabili la delibera colpisce anche i pazienti. I familiari si sono affiancati agli operatori in lotta e hanno chiesto che vengano sospese anche le visite di riclassificazione delle patologie «senza la possibilità di poter contare sul naturale contraddittorio con gli altri incaricati delle Asl alla presenza di un medico di parte indicato dai soggetti interessati». La Css, confederazione sindacale sarda si è schierata affianco dei lavoratori e il Psd’az contesta la riduzione del rapporto operatore paziente compiuto con criteri ragionieristici «che oltre a creare conseguenze nell’assistenza dei pazienti, sta comportando la perdita del lavoro da parte di molti lavoratori che maturato nel tempo grande professionalità».

 

Olbia: irregolari tutti i cantieri controllati

 

Il 61% delle aziende visitate in Sardegna non sono a norma, in Gallura sono il 100%

SASSARI. Fatta la legge trovato l’inganno. L’ultimo trucco delle «aziende furbe», secondo Annalisa Massidda, dirigente della Direzione provinciale del Lavoro di Sassari è questo: lavoratori assunti regolarmente con contratto part-time che lavorano un certo numero di ore regolari e le altre in nero. «In un cantiere abbiamo trovato tutti lavoratori part-time, che significa?».
 La segnalazione, carica di preoccupazione ma anche di voglia di fare chiarezza, è emersa ieri mattina nella riunione del Comitato per il lavoro e l’emersione del sommerso (Cles) che si è svolta a Sassari e alla quale è intervenuto il prefetto Paolo Guglielman.
 «Occorre garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro - ha detto il rappresentante del Governo - e l’impegno passa attraverso la lotta al lavoro nero e allo sfruttamento della manodopera. Sono situazioni che accentuano gli elementi distorsivi e incidono sull’ordine pubblico». E sugli incidenti, il prefetto di Sassari ha fatto riferimento all’ultimo fatto di Molfetta: «Esiste ancora un gap culturale che deve essere colmato: in quel caso è andato a morire anche l’imprenditore, nessuno aveva la maschera prevista per simili interventi». I risultati dell’attività di vigilanza svolta su scala regionale nel 2007 evidenziano che resta ancora tanta strada da fare per arrivare al raggiungimento dei livelli di eccellenza. Le aziende ispezionate sono state 6090, più della metà quelle irregolari (3768, pari al 61,87 per cento). Importante anche il dato che riguarda i lavoratori: 6204 i non in regola e 2113 quelli in nero. Una operazione che, nel corso dell’anno, ha permesso di recuperare contributi e premi per oltre 17 milioni di euro e che ha fatto emergere oltre 21mila illeciti amministrativi e 3461 penali. «I contributi recuperati rappresentano un investimento in serenità - ha detto Antonello Angius, direttore dell’Inps di Sassari - perchè tornano poi come pensioni erogate e servizi garantiti ai lavoratori e alle famiglie».
 Ancora in edilizia, purtroppo, le situazioni più difficili. Su 667 cantieri ispezionati in Sardegna, 559 sono risultati irregolari (quindi l’83,80 per cento); 709 le aziende non in regola (su 1076 visitate) un fenomeno che va ben oltre il 60 per cento; 505 i lavoratori fuori norma e 287 quelli in nero. Le note dolenti giungono sempre dalla provincia Olbia-Tempio e riguardano l’edilizia: 95 i cantieri ispezionati e altrettanti quelli irregolari: 100 per cento. Discorso quasi simile per le aziende: 132 irregolari su 156 controllate, 85 i lavoratori non in regola e 64 quelli in nero. Impressionante anche l’andamento nella provincia di Sassari: 242 i cantieri irregolari su 274 ispezionati (116 in operazioni congiunte con Asl, Inps, Inail, guardia di finanza e carabinieri) pari all’88 per cento; 346 le aziende fuori norma su 501 visitate, 181 i lavoratori irregolari e 127 quelli in nero. Gli illeciti principali riguardano dispositivi di protezione individuale, impianti elettrici non a norma, lavori in sospensione, parapetti precari, mancanza di tesserini di riconoscimento. Nelle province di Sassari e Olbia-Tempio, nel 2007 sono stati denunciati 4483 infortuni sul lavoro, di cui 15 mortali (7 in cantiere e 8 in itinere). Per il 2008, grande attenzione viene rivolta al fenomeno del caporalato che comincia a trovare qualche spazio anche nell’isola. E per l’attività sarà fondamentale l’applicazione dei protocolli d’intesa con i Comuni (per l’impiego della polizia municipale nei controlli), l’attività dell’Osservatorio permanente della cooperazione. E si punterà sulla formazione e la prevenzione, elementi sui quali hanno convenuto anche Confindustria e organizzazioni sindacali.

 

Sì al decreto sicurezza, ma con pene ridotte

 

Prodi: «Nessun intento punitivo». Montezemolo: «Così non si salvano vite»

ROMA. Il consiglio dei ministri ha approvato ieri l’atteso schema di decreto legislativo su sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Le misure passano ora all’esame delle commissioni competenti di Camera e Senato e della Conferenza Stato-Regioni. Una volta esaminato, il decreto tornerà al consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva.
 «E’ un testo importante, che non ha intenti punitivi - dice Romano Prodi - confido in un parere positivo delle commissioni per arrivare presto a varo definitivo». Non la pensa così Montezemolo, presidente di Confindustria: «Inasprendo le pene non si salvano le vite - dice riferendosi alla parte del decreto che contiene le sanzioni per le imprese inadempienti - si sta facendo largo, non si capisce perché con tanta fretta, un provvedimento centrato su un fortissimo inasprimento delle sanzioni e che dedica poco o nulla alla prevenzione».
 Eppure nella mediazione dell’ultima ora qualcosa gli imprenditori hanno ottenuto: «Se il datore di lavoro rimette tutte le cose a posto gli si applica una sanzione pecuniaria fra 5 e 15mila euro invece dell’arresto», dice il ministro della Giustizia, Luigi Scotti. Non solo, l’arresto, inizialmente previsto fino a 2 anni, viene portato, per i casi più gravi, sino a 18 mesi e negli altri da 4 a 8 mesi. Una attenuazione che non piace alla Sinistra arcobaleno: «Il decreto è una misura importantissima - dice Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale - peccato che alla possibilità dell’arresto per chi viola queste norme il Governo abbia deciso di venire incontro alle richieste di Confindustria ammorbidendo il decreto».
 Epifani, leader Cgil, esprime soddisfazione per l’approvazione delle norme, ma è critico sulla posizione di Confindustria: «Resta il rammarico per la scelta fatta dalle imprese. Ora bisogna impegnarsi sui luoghi di lavoro per il rispetto delle norme, perché la legge da sola non risolve i problemi».
 Fra gli argomenti che portano Confindustria a contestare il provvedimento anche il «no» del ministero dell’Economia all’utilizzo per la prevenzione degli avanzi di gestione dell’Inail. «L’istituto ha un miliardo e mezzo all’anno di avanzo, sono soldi delle imprese e che noi, insieme al sindacato, abbiamo chiesto di utilizzare per programmi diffusi, concreti, per le imprese sulla sicurezza. Ci è stato risposto di no».
 Fra le principali novità del decreto ci sono, come detto, le sanzioni: i datori di lavoro che non si metteranno in regola con le norme sulla sicurezza rischiano da 4 a 8 mesi di carcere o, in alternativa, da 5 a 15mila euro di multa. Pene più severe riguardano le aziende che violano le norme di sicurezza. Ma è importante anche l’ampliamento della platea dei lavoratori per i quali valgono le regole che ora devono essere applicate anche ai lavoratori flessibili, dipendenti, autonomi ed equiparati, a domicilio e a distanza, a progetto e interinali. Istituiti anche i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls).
 In caso di colpa dell’azienda per un incidente con feriti o morti vengono applicate ai responsabili sanzioni amministrative fino a 1,5 milioni di euro, scatta anche la sospensione dell’attività, che scatta anche se gli ispettori del lavoro accertano violazioni gravi. Per esempio quando un’azienda impiega oltre il 20% di lavoratori al nero, o vengano violate ripetutamente le misure sui riposi, o si espongano i lavoratori a rischio di caduta dall’alto, folgoramento, seppellimento, incendio, amianto. I soldi per l’attività di prevenzione e per il sostegno a piccole e medie imprese verranno dalle sanzioni inflitte a chi non è a norma.

 

Cagliari

Vertenza rimorchiatori, i turni della discordia

CAGLIARI. La Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti, con il segretario regionale Augusto Tocco, interviene nella vertenza sull’orario di lavoro che da settimane ha messo a subbuglio il mondo dei rimorchiatori controllato dal gruppo Moby-Onorato. «Il nuovi turni - si legge nel comunicato - di otto ore sono stati sollecitati e ottenuti dalla Cisl, ma hanno avuto un effetto devastante e di disservizio sui traffici nel porto commerciale, in quello industriale e al pontile della Saras di Sarroch. I vecchi turni, in base al contratto integrativo di tre anni fa, prevedevano ventiquattr’ore in servizio e quarantotto a riposo ed era proprio questa flessibità - continua la Federazione - a garantire il massimo della sicurezza per gli equipaggi, i traghetti e le petroliere in rada. Oggi, invece, per volontà di un solo sindacato tutta l’organizzazione è stata rimessa in discussione e, nei fatti, sono aumentati i pericoli per i lavoratori».
 Nel comunicato, è spiegato perché i vecchi turni mettevano gli equipaggi al sicuro: «Nelle ventiquattr’ore di servizio - si legge - i lavoratori potevano usufruire di pause destinate al recupero psicofisico, mentre le successive quarantotto di riposo hanno sempre permesso il recupero delle migliori condizioni per affrontare il ritorno degli equipaggi a bordo dei rimorchiatori». Ribadito questo concetto, la Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti lancia il suo appello: «È indispensabile, in questa fase difficile e delicata, risprendere il dialogo tra sindacati e azienda, con due obbiettivi: riportare ai livelli standard la qualità del servizio e rigantire il massimo della sicurezza per i lavoratori».

 

 

 

 

Medio Campidano

«Se la Keller chiude marceremo su Roma»

 

Risposta dura del sindacato all’annuncio-choc dell’azienda

VILLACIDRO. Non è una minaccia, solo un dovuto avvertimento: «Se il primo aprile Trenitalia mette in atto la decisione di sopprimere la linea ferro-marittima Golfo Aranci-Civitavecchia, la Keller chiude la fabbrica di Villacidro e va a costruire le carrozze ferroviarie in Sicilia». L’amministratore delegato dell’azienda, Nicolò Gavotti, lo ha ribadito ieri mattina all’assemblea dei dipendenti. Un avvertimento chiaro, definitivo, che non sembra ammettere repliche. (MANCA IL TESTO DELL’ARTICOLO)

 

Sulcis Iglesiente

«Contributi in regola per i lavoratori della Sisa»

 

L’impegno per reintegrarli nei punti vendita «Eravamo d’accordo, manterremo le promesse»

CARBONIA. La vertenza per salvare il posto di lavoro a tre ex dipendenti della coop Conad viaggia su un terreno ruvido. «Dovremmo stare tutti dalla stessa parte per invogliare i clienti e far crescere l’attività, invece così si allontanano le persone, si alimenta la disaffezione». Giuseppe Sechi, manager e consigliere d’amministrazione del gruppo Sisa che ha acquisito l’attività commerciale di via Gramsci e la ex Upim di via Roma, respinge le accuse mosse dalla Fisascat-Cisl provinciale, sindacato di categoria del settore terziario. E la vicenda rischia di prendere la via giudiziaria: «Quelle dichiarazioni - preannuncia Giuseppe Sechi - ci impongono di tutelare la nostra immagine».
 La vicenda, secondo il dirigente del gruppo commerciale, avrebbe tutt’altro carattere. Il primo punto riguarda la posizione del sindacato: «Ma come - obietta Sechi - abbiamo fatto un accordo, proprio con loro, e ora arrivano queste contestazioni?». Cinquecento dipendenti distribuiti in tanti punti vendita della Sardegna, molti dei quali acquisiti di recente attraverso una lunga trattativa con la Upim (Nuoro, Iglesias, Carbonia) e altre iniziative nell’isola, la Sisa si trova ora a fare i conti con la vicenda di Carbonia, che ha preso la piega del contenzioso. Tanto più quando è stato deciso di investire del caso anche le Fiamme gialle. «Ma come, hanno addirittura chiamato in causa la Guardia di finanza? Facciano pure tutti i controlli, siamo qui pronti e disponibili e tranquilli, non abbiamo nulla da temere - scandisce Sechi -. Siamo certi di avere operato con atteggiamento morale e economico corretto a salvaguardia dei posti di lavoro». Il sindacato aveva infatti annunciato una segnalazione alla Fiananza perchè sostiene che non sono stati versati i contributi.
 A queste osservazioni Giuseppe Sechi replica netto: «Abbiamo pagato regolarmente tutto, non lo dimostrano le nostre dichiarazioni ma i documenti». Secondo loro, un inghippo tecnico può avere indotto in errore. Lo spiega il consullente del lavoro che segue le pratiche dell’azienda, Filiberto Costa, studio ad Alghero: «Mai versato un contributo un giorno dopo la scadenza prevista». E precisa: «Probabilmente a indurre in errore è stato il servizio on line dell’Inps, che attesta il versamento ma non fornisce la verifica dettagliata sui contributi. Tuttavia sarebbe stata sufficente un telefonata, anche a me, per superare ogni dubbio, come del resto hanno fatto mille altre volte durante la lunga trattativa».
 La società approda nel Sulcis l’anno scorso.
 Nel passaggio dalla ex coop Conad ci sono sei dipendenti che devono essere inseriti nei nuovi punti vendita. Tre restano negli organici, per altri tre, due donne e un uomo, si prefigura il reintegro in più tappe. «Lo abbiamo previsto negli accordi, non a parole: con la scelta, che dice tutto sui nostri atteggiamenti morali, di privilegiare il loro ingresso prima di fare nuove assunzioni. Abbiamo voluto evitare di trascurare tre dipendenti già anziani assumendo al loro posto tre giovani, scelta che sarebbe stata per noi decisamente più vantaggiosa».
 Il confronto, dall’inizio ha coinvolto la Regione le organizzazioni sindacali, in prima fila proprio la Cisl, e il Comune. In effetti il reinserimento dei tre dipendenti, così come previsto da un accordo del 22 novembre scorso non è andato in porto. Ma Sechi esibisce copie di “Verbale d’accordo” con la firma anche della Fisascat, e ribadisce: «La parola data resta, perciò rinnoviamo la nostra disponibilità a trovare una soluzione veloce e efficace per ricollocare i dipendenti. Tutto questo è stato messo nero su bianco in un verbale d’accordo del 15 gennaio, siglato durante un incontro che, vi si legge, si è svolto nella sede della Cisl di Carbonia. Nessuna perplessità - aggiunge ora il manager -, i nostri negozi cresceranno e ci sarà bisogno dell’apporto di questi collaboratori». Sull’investimento dedicato a Carbonia e Iglesias, tre dei quaranta punti vendita Sisa nell’isola, Giuseppe Sechi sottolinea anche i contorni non facili del contesto sociale ed economico: «Eviterei di dirlo se lei non lo chiedesse, ma è chiaro che in una situazione di crisi come quella che caratterizza il territorio non si tratta di impresa facile, tuttavia, dico: facciamo gli imprenditori e mettiamo in campo anche il coraggio. Aggiungo: non dispiacerebbe se di questo si rendessero conto i sindacati e i collaboratori».
 Ma le dichiarazioni della Sisa non fanno cambiare idea a Piera Fenu, segretaria provinciale della Fisascat Cisl: «Per noi non si tratta di accordo, ci sono state riunioni ma senza nulla di definito». E sui contributi specifica: «Per tre volte abbiamo fatto i controlli all’Inps e nulla risulta. I tre dipendenti hanno chiesto l’indennità di disoccupazione, che può essere erogata solo se sono stati versati i contibuti degli ultimi ventiquattro mesi, Invece all’Inps hanno trovato le coperture fino al 2006, poi niente».

Cambia la bauxite, Eurallumina in crisi

 

Le caratteristiche sono diverse, gli impianti dovranno essere adeguati

PORTOVESME. Momenti difficili per l’Eurallumina in seguito alla decisione della multinazionale Rusal di utilizzare negli impianti di Portovesme bauxite estratta in giacimenti di sua proprietà dopo la scelta dell’australiana Comalco di non rinnovare il contratto con la società che gestisce lo stabilimento del Sulcis. La collaudata messa a punto degli impianti dell’Eurallumina garantiva perfetta efficienza e funzionalità se alimentati con la bauxite proveniente dalla Guinea, mentre il minerale alternativo non avrebbe le stesse caratteristiche di quello russo. Oltre ai problemi di carattere tecnico che non si esclude potrebbero essere superati con accorgimenti ancora da individuare, il problema più grave riguarda i residui di lavorazione che sarebbero di gran lunga superiori a quelli attualmente prodotti con la bauxite della Nuova Guinea. In aggiunta poi, nel mercato mondiale, le richieste di ossido di alluminio sarebbero notevolmente calate per la chiusura di alcuni stabilimenti di alluminio primario. Insomma, si sta delineando uno scenario non certo favorevole per le fabbriche di Portovesme che, oltre agli annosi problemi energetici, quindi tutti di casa nostra, ora si trovano ad affrontare anche congiunture internazionali e cambi di forniture della bauxite. Se si dovesse imporre una materia prima diversa da quella proposta dalla Comalco, ai problemi consueti, andrebbero ad aggiungersi quelli collegati allo stoccaggio dei fanghi rossi. Un aumento dei rifiuti significa anche la riduzione della vita del bacino di Paringianu e quindi nuovi problemi per trovare un nuovo sito dove allocare gli scarti della lavorazione della bauxite. (e.a.)

 

Sardotec, quaranta a casa «Non ci sono commesse»

PORTOVESME. Un’altra mazzata per l’occupazione nel territorio, che continua a scivolare nella china della disperazione per mancanza di lavoro. L’ultimo bollettino arriva dalla Sardotec, impresa che opera nel sistema degli appalti industriali, che ha annunciato al sindacato il licenziamento dell’intero organico per le difficoltà che incontrerebbe nel proseguire l’attività nel polo industriale di Portovesme dove i prezzi delle commesse sono decisamente strozzati.
 A dover pagare il peso di questa crisi sono 40 operai, 5 a tempo indeterminato e 35 a tempo determinato, che potrebbero trovarsi da un giorno all’altro senza busta paga. Ciò che preoccupa è la determinazione dei titolari dell’azienda che non intenderebbero proseguire negli impegni, considerate le condizioni esistenti in un’area industriale che sta vivendo da anni momenti difficili.
 Sardotec srl si è da sempre occupate di lavori all’interno degli stabilimenti di Portovesme nel settore manutenzioni, smontaggi e smontaggi di impianti. Ora sembra, per decisione dei vertici aziendali, convinta ad uscire di scena mettendo sul lastrico 40 lavoratori e le rispettive famiglie. «La comunicazione - hanno confermato i segretari provinciali Rino Barca (Cisl), Roberto Straullu (Uil) e Franco Bardi (Cgil) - è stata data in associazione industriali senza che sia stata prospettata un’alternativa. Questo atteggiamento non è accettabile da parte del sindacato che, pur condividendo le difficoltà oggettive che gravano sul territorio, non può, in alcun modo giustificare una presa di posizione così intransigente».
 Negli ultimi anni la forza lavoro delle ditte d’appalto presenti nella fabbriche metallurgiche e chimiche di Portovesme è ridotto di almeno 100 unità. A queste vanno poi aggiunti i cassintegrati o in lista di mobilità che spuntano a livelli superiori alle 600 unità. Si sta assistendo ad un dramma sempre più preoccupante soprattutto perchè a pagarne le conseguenze sono gli operai che hanno superato i 50 anni e non hanno alcuna possibilità di emigrare. Questa opportunità è riservata ai giovani che delusi di attendere anni senza prospettive di occupazione fanno la valigia verso l’Inghilterra e il nordest.
 Cgil, Cisl e Uil sono decisi a promuovere iniziative per evitare la messa in liquidazione della Sardotec e invitano l’azienda a trattare, con altri imprenditori, la cessione di un ramo d’azienda. In questo modo potrebbero essere salvaguardati i posti di lavoro.
Erminio Ariu

Il Comune taglia gli incentivi ai dipendenti

 

Duecentomila euro in meno a causa delle somme erogate e non dovute del passato

IGLESIAS. La Corte dei Conti ha chiesto al Comune la restituzione degli incentivi per la produttività corrisposti al personale nel quinquennio tra il 2000 e il 2005, durante l’amministrazione della giunta di centro-destra guidata da Paolo Collu, e la giunta Carta si adegua. Con una delibera di qualche giorno fa ha accantonato 208mila euro presenti nel fondo di produttività del 2007, per le somme erogate e non dovute degli anni precedenti. La deliberazione è passata all’unanimità dei presenti. Erano invece assenti gli assessori del Pd Paola Fadda e Sandro Ciccu.
 I duecentomila euro che il Comune ha deciso di accantonare corrispondono a un quinto dell’intera somma di cui la ragioneria generale dello stato ha chiesto allo stesso Comune il recupero per fondi indebitamente concessi.
 Questi fondi riguardano la produttività negli anni passati e sono stati oggetto di un duro scontro prima tra giunta Collu e sindacati, poi dopo che era stato siglato l’accordo in consiglio tra l’allora maggioranza (oggi minoranza) e la minoranza (oggi maggioranza).
 Con la delibera della scorsa settimana la giunta “congela” un quinto dei soldi che dovrebbe ricevere dai suoi dipendenti, e avvia un contenzioso con la giustizia amministrativa, visto che ha contestato in parte la richiesta della ragioneria di recuperare per intero il credito con i suoi dipendenti.
 L’ispezione di due anni fa della Ragioneria generale dello Stato, che ha poi provveduto a inoltrare il suo lavoro finale anche alla corte dei conti, si concludeva con un giudizio tutt’altroche lusinghiero sull’operato delll’amministrazione L’ispezione non creò particolari commenti da parte dei partiti sia di maggioranza che di opposizione, forse perché il contenuto del dossier che il dirigente della Ragioneria presentò in Comune conteneva una forte critica a coloro che si erano succeduti in quegli anni alla guida del Comune.
 Come minimo, è stato in sostanza scritto, si è fatto un uso non pari alle aspettative del fondo per la produttività. La somma percepita in maniera non del tutto appropriata supera il milione di euro, e va divisa per moltissimi dipendenti. In molti casi, la Ragioneria ha sollevato obiezioni sulla correttezza dei fondi elargiti, che nella stragrande maggioranza dei casi ammontano a una o due mensilità in più l’anno.
 Solo poche di queste somme superano i diecimila euro l’anno, e sono andate, naturalmente a coloro che occupavano posizioni apicali nella struttura gerarchica comunale. La Ragioneria generale nella sua relazione è stata chiara al limite della brutalità: molti soldi sono andati a progetti rimasti sulla carta o che non hanno prodotto i ricavi aggiuntivi per l’ente come previsto; oppure sono stati concessi fondi aggiuntivi allo stipendio per svolgere il proprio ufficio, anche se per questo c’era già il salario normale.
 Naturalmente nella relazione si precisa che non tutti i fondi elargiti dal Comune in quegli anni sono stati dati senza motivati criteri, per cui molti dipendenti effettivamente hanno ricevuto quanto loro spettava, ma la differenza è appunto consistente, un milione di euro. L’amministrazione ha cercato di replicare a questa bacchettata, ma l’avvocato del Comune e il direttore Generale, rispettivamente Roberto Angioni e Salvatore Bellisai, nella loro nota del 17 dicembre scorso, in sostanza, «con l’eccezione di alcune singole posizioni di addebito», concordano con le conclusioni espresse dalla Ragioneria. E annunciano che saranno avviate due azioni: il recupero delle somme indebitamente percepite dai dipendenti, e il risarcimento a far carico di chi ha illegittimamente determinato gli esborsi illegittimi.
 La privacy nei confronti dei singoli dipendenti comunali non consente di riportare le singole somme giudicate illegittimamente percepite, né gli uffici o le aree di pertinenza. Rimane però il dubbio che l’intesa raggiunta negli anni passati dalla precendente amministrazione con i sindacati interni facesse parte di quella politica del consenso a tutti i costi tipica della Prima Repubblica e di cui la vecchia, e per certi versi non abbastanza rimpianta Dc, era maestra. Rimane da capire quale fosse allora il ruolo del sindacato. Portatore delle istanze più feconde per aumentare la produttività della sgangherata macchina comunale, oppure accanito difensore di un recinto di piccoli privilegi da difendere a tutti i costi, anche mettendo in gioco le fisiologiche relazioni sindacali?

Cantieri comunali, saranno dimezzati i contratti per i precari

 

Lo stabilisce la finanziaria regionale, ma in molti ricorrono al giudice

 

IGLESIAS. Non sono disponibili ad accettare un nuovo contratto di lavoro gli operai utilizzati dal Comune nel cantiere “Diritto allo studio e qualificazione del servizio di trasporto scolastico”. Una ventina di persone assunte per sei mesi hanno ricevuto dal segretario generale una raccomandata che puntualizza che il contratto di lavoro, nella sua durata, viene dimezzato a causa della finanziaria regionale del 2008 che vieta alla pubbliche amministrazioni di effettuare assunzioni flessibili per periodi superiori a tre mesi. Una doccia fredda per questi lavoratori precari che si vedono dimezzato il periodo di lavoro dopo aver rinunciato ad altre proposte alternative. Alcuni operai sono rimasti decisamente contrariati da questo provvedimento che rischia di causare danni gravissimi ai lavoratori. Alcuni di questi aveva contratto a tempo indeterminato per due ore di lavoro giornaliero, altri per poter fruire della disoccupazione maturando sei mesi di lavoro continuato, ora si trovano a dover rinunciare ai riconoscimenti sociali che puntavano di poter ottenere. «In ottemperanza alle disposizioni regionale - sottolinea la lettera del direttore Salvatore Ballisai - si è dovuto ratificare il provvedimento di immissione in servizio del personale adibito al trasporto scolastico per la parte relativa alla durata complessiva dell’orario di lavoro: pertanto è stato stabilito che la durata massima del rapporto di lavoro sarà di tre mesi». Tutti a casa quindi entro la prima decade di aprile a meno che non intervenga un provvedimento del giudice. Alcuni lavoratori infatti hanno deciso di impugnare la determinazione del comune e si sono rivolti ad un legale. «Ritengo illegittima quella decisione - ha spiegato l’avvocato Claudio Vivarelli - perchè il Comune ha sottoscritto con i lavoratori un regolare contratto. E quindi tutte le clausole vanno rispettata compresa anche la durata del rapporto di lavoro». (e.a)

 

Oristano

Abbanoa fa tremare la maggioranza

 

Il sindaco Nonnis spinge la maggioranza al voto Dissidenti nel Pdl. Diana: «Senza il sì, tutti a casa»

ORISTANO. Sino a ieri Angela Nonnis aveva, tutto sommato, goduto di una sorta di salvacondotto diplomatico che l’aveva messa al sicuro da critiche troppo feroci dell’opposizione e da fibrillazioni della maggioranza. Sulla questione Abbanoa la maggioranza di centrodestra ha sbandato in modo vistoso. Musi lunghi, riunioni ristrette con i fedelissimi, defezioni, tentativi di avvicinamento con l’opposizione. E, su tutto, la tenace volontà del sindaco di arrivare al voto sulla cessione della rete idrica e degli impianti a Abbanoa. «O così, o tutti a casa», avrebbe detto la Nonnis.
 La
seduta di consiglio comunale, interminabile e convulsa, sarebbe dovuta servire a decidere la cessione della rete, degli impianti e delle strutture accessorie da parte del Comune al gestore unico integrato delle risorse idriche sarde, la società Abbanoa. Secondo l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Vidili, il passaggio è dovuto, indispensabile e urgente. Dovuto perchè lo stabilisce la legge, indispensabile perchè da due anni il Comune non fa pagare l’acqua ai cittadini in quanto non ha le competenze per riscuotere i canoni, urgente perchè più passa il tempo e più il problema si aggrava. Secondo Vidili passando le competenze a Abbanoa il Comune riuscirebbe e recuperare i soldi che in questi due anni non ha avuto nelle sue casse: circa 3 milioni di euro. Sin qui le considerazioni tecniche della Giunta Nonnis. Ma ci sono anche le considerazioni politiche. E la presenza ieri in aula di alcuni tra i massimi dirigenti di Forza Italia e An stavano a dimostrare il momento delicatissimo. Dapprima il consigliere regionale Mimmo Licandro e il coordinatore cittadino Gianfranco Picciau per Forza Italia, in un secondo momento il presidente provinciale (nonché consigliere regionale) di An, Mario Diana, hanno fatto sentire la proprie presenza per cercare di evitare o di limitare defezioni nei rispettivi gruppi politici. Non è servito, perchè a un certo punto della seduta la spaccatura in maggioranza si è resa evidente. Quando il capogruppo del Partito democratico, Peppino Marras, ha chiesto un rinvio della discussione, la seduta è stata sospesa e i consiglieri di maggioranza si sono riuniti per decidere cosa fare di governo. Quasi tutti: i non allineati, Bepi Puddu di Forza Italia, Angelo Angioi e Sandro Lisini per An e l’indipendente Cristina Denti sono rimasti in aula. La riunione è durata a lungo, a un certo punto sono stati chiamati anche due consiglieri di Fortza paris (Fabio Porcu e Mario Cadeddu) e quando il gruppo è tornato in aula la proposta del capogruppo del Pd è stata respinta a maggioranza. Ma senza i voti dei dissidenti (che nel frattempo avevano abbandonato l’aula) e senza i voti di Fortza paris.
 E la conta finale dei voti favorevoli non è stata rassicurante per il sindaco nonnis che, nella riunione di maggioranza aveva ancora una volta insistito: «Si vota oggi, o tutti a casa». Scuro in volto, qui banchi del pubblico, Mario Diana osservava intanto la scena: «Fa bene il sindaco a mettere questa condizione. O si approva, o si va tutti a casa. È ora di finirla. Chi è stato eletto in una maggioranza, se non è d’accordo su una cosa a tante sedi per farsi sentire. Ma una volta che si porta una delibera in aula la deve votare».
 Il rischio di dimissioni del sindaco quindi è reale? «Certo che è reale. Il Comune è in ritardo e bisogna decidere oggi. Se dovesse verificarsi un grosso guasto e il Comune fosse costretto a ricorrere al bilancio corrente, cosa ne direbbe la Corte dei conti?».
 Il dibattito è proseguito sino a tarda notte, con lo spauracchio di clamorose dimissioni del sindaco Nonnis.
Roberto Petretto

 

 

Sassari

Task force al lavoro per il piano provinciale

 

Entro giugno sarà varato il programma di riorganizzazione del sistema

SASSARI. Entro giugno la Provincia di Sassari presenterà il nuovo Piano per il trasporto pubblico locale. Realizzazione condizioni di equità territoriale, parità d’accesso alle risorse, reintegrazione delle aree marginali e sostenibilità ambientale: sono gli obiettivi che la Provincia di Sassari persegue con la riorganizzazione del sistema della mobilità provinciale.
 Un programma avviato proprio in questi giorni dalla task force che entro il prossimo giugno varerà il Piano del trasporto pubblico locale. La rivoluzione avviata sulla carta dalla Regione nel 2005 prende forma e la Provincia vuole arrivare alla fase operativa con un progetto rispondente alla filosofia del Piano urbanistico provinciale e dei lavori in corso per la stesura del Piano strategico provinciale. L’idea dell’amministrazione è di considerare il territorio come una grande città a bassa densità abitativa. A fronte di un’estensione territoriale di 4mila e 200 chilometri quadrati, infatti, Sassari ha una popolazione di 330mila abitanti e una densità pari a 78 abitanti per chilometro quadrato: quasi cinquanta in meno di Cagliari e 90 in meno della media nazionale, ma 10 in più rispetto al resto dell’isola. «Condizioni favorevoli a uno sviluppo orientato all’eccellenza ambientale e all’utilizzo sostenibile delle risorse paesaggistiche e naturali», sostiene il presidente della Provincia, Alessandra Giudici. Ed è chiaro che «anche la pianificazione del sistema della mobilità deve essere funzionale sia all’obiettivo di collegare meglio le parti della città - aggiunge l’assessore provinciale ai Trasporti Roberto Desini - sia di creare un sistema di trasporti che abbia sull’ambiente il minor impatto possibile».
 La realizzazione del piano del trasporto pubblico locale ha mosso i primi passi a partire dai dati sulla mobilità forniti di recente dall’Isfort. Nel territorio provinciale la ripartizione modale del trasporto è ancora pesantemente sbilanciata verso i mezzi a motore: li sceglie il 79,9 percento della popolazione, mentre il restante 20,1 percento viaggia a piedi. Tra chi fruisce di mezzi di trasporto a motore, il 77,8 percento usa l’auto privata come conducente. A conti fatti, aggiungendo anche quelli che usano l’auto privata come passeggeri, che sono il 10,7 percento, girano nel territorio circa 7 auto ogni dieci abitanti. L’uso di mezzi pubblici, infatti, si ferma appena al 6,4 percento, mentre le due ruote (moto, scooter e ciclomotori) raggiungono il 4,3 percento.
 «Il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità - afferma Alessandra Giudici - sono interventi prioritari per avviare e attuare il percorso di sviluppo delineato dal piano strategico provinciale». (a.re.)

 

Potenziamento dell’ospedale l’Asl formalizza i suoi impegni

OZIERI. A chiusura dei lavori il sindaco Leonardo Ladu ha definito la riunione straordinaria del consiglio comunale sulla sanità «un punto di partenza per una collaborazione che porti a migliorare i servizi per la nostra comunità. Lavoreremo perché gli obbiettivi concordati con l’Asl - ha detto - abbiano una rapida attuazione e a tal fine ci proponiamo una verifica congiunta fra un anno».
 Nonostante qualche perplessità da parte di Giovanni Cubeddu, che ha definito «un libro dei sogni» la piattaforma degli interventi programmati per restituire efficienza al presidio ospedaliero cittadino e al sistema sanitario territoriale, tutti definiscono importante la seduta di consiglio comunale tenutasi nel teatro “Oriana Fallaci”.
 La riunione, che all’ordine del giorno proponeva “la situazione dei servizi sanitari del territorio: realtà e prospettive”, è servita per una rilettura delle tante disfunzioni che caratterizzano l’attività odierna del nosocomio, ma anche per formalizzare alcuni impegni presi dall’ Asl con il comune. E’ stata discussa inoltre la proposta di ampliamento del distretto di Ozieri con l’inclusione di 15 comuni del Mejlogu, ma per dare avvio alla procedura prevista dalla legge 10/2006 è necessario il loro assenso.
 Il punto di partenza della discussione quindi è stato proprio la ridefinizione del ruolo dell’ospedale “Antonio Segni” nelle attività di ricovero per acuti, di lungo-degenza, di recupero e riabilitazione funzionale, nella gestione dell’emergenza urgenza. Una serie di attività che si devono integrare con quelle specialistiche del distretto, attraverso percorsi chiari che garantiscano all’utente la continuità assistenziale, l’assistenza senza interruzioni tra medicina del territorio e medicina ospedaliera. Da qui il necessario rafforzamento della continuità assistenziale tra ospedale e territorio che, proprio ad Ozieri, ha avuto con successo una prima sperimentazione.
 «L’ospedale - ha detto il direttore generale della struttura sanitaria sassarese, Giovanni Mele - fa parte della rete ospedaliera provinciale e dovranno essere definiti in maniera chiara i percorsi tra esso e gli altri della provincia, compresa l’Azienda ospedaliero universitaria. Nelle nostre intenzioni - ha proseguito - sono confermate tutte le attività gia presenti, con adeguamento degli organici. Inoltre viene istituito un day-hospital oncologico, che fa parte strutturalmente del dipartimento di settore».
 La struttura seguirà in regime di ricovero diurno i pazienti del territorio che così non dovranno più recarsi a Sassari per le terapie più impegnative, ma potranno, avvalendosi delle stesse professionalità della struttura centrale, seguire il loro percorso di cura con le stesse garanzie di qualità. Quindi una novità importante per l’ospedale: sarà attivata l’osservazione breve nel pronto soccorso e anche qui sarà fondamentale un adeguamento dell’organico, con letti dedicati a quei pazienti che non hanno indicazione al ricovero ma che, dopo adeguata osservazione ed eventuali accertamenti, potranno essere dimessi o indirizzati al reparto specifico in maniera più appropriata, evitando ricoveri inutili.
 Oltre agli interventi relativi alla elevazione di un piano dell’ala ospedialiera, che consentirà la riorganizzazione di Radiologia, la centralizzazione delle sale operatorie e la nuova localizzazione di alcuni ambulatori, il direttore generale ha annunciato l’istituzione di dieci posti letto di recupero e riabilitazione funzionale: «In questo modo - ha detto - verrà eseguita un’attività di riabilitazione intensiva per pazienti ricoverati e un’attività di riabilitazione estensiva sia per questi pazienti una volta dimessi, sia per tutti quelli che hanno bisogno di un trattamento ambulatoriale». Un potenziamento è previsto anche per il centro di genetica medica, destinato a divenire centro di riferimento regionale.
Miuccio Farina

 

 

Nuoro

Deriu sceglie Moro al posto di Porcu

 

È l’ex segretario provinciale della Cisl l’assessore tecnico all’Industria

NUORO. Fumata bianca in Provincia. Ieri il presidente Deriu ieri ha nominato l’assessore tecnico che sostituirà il dimissionario sardista Giovanni Porcu. E’ Mario Moro, ex segretario provinciale della Cisl, con lunga esperienza nel comparto industriale. La scelta è a termine (pochi mesi), mirata soprattutto ad evitare la paralisi istituzionale e ad affrontare le emergenze industriali nel territorio. Nel frattempo i partiti di maggioranza e lo stesso Deriu lavoreranno per recuperare le alleanze perdute.
 Il presidente Roberto Deriu, subito dopo la nomina di Mario Moro ad assessore con delega all’Industria, ha dichiarato: «Con l’auspicio che i partiti ricompongano, in tempi brevi, il quadro politico che ha visto la coalizione vincere le elezioni provinciale del 2005, sulla base di quanto espresso nei giorni scorsi nelle mie comunicazioni ai responsabili politici dei partiti di maggioranza, ho effettuato la nomina provvisoria dell’assessore al Governo del territorio, Industria e innovazione, non sottraendomi alla responsabilità istituzionale che compete al presidente, in quanto rappresentante di tutti, e che impone di assicurare al territorio e alle comunità una giunta provinciale nella pienezza della sua operatività.
 Questa nomina, che non rappresenta, dunque, una decisione politica, ma garantisce massima esperienza e competenza ai settori inseriti nelle deleghe assessoriali, permettendo così il loro immediato e completo funzionamento».
 Queste invece le dichiarazioni a caldo rilasciate dal nuovo assessore Mario Moro: «Assumo questo incarico, in un momento particolarmente critico per la situazione socio-economica del territorio, con puro spirito di servizio. Consapevole della temporaneità del mandato, confermo che le deleghe e l’incarico restano sempre e comunque a disposizione del presidente, che, in via provvisoria, mi ha chiamato a far parte dell’esecutivo Provinciale. Mi spenderò al meglio con le mie energie e la mia esperienza, impegnandomi affinché le vertenze industriali presenti in questo momento nella Provincia, abbiano il supporto necessario da parte delle istituzioni, al fine di invertire una pericolosa inerzia che vede il settore industriale destinato a ridurre le sue capacità quale fattore trainante dello sviluppo del territorio. Mi impegnerò attivamente perché, anche nell’immediato, i tavoli di confronto vengano riaperti, e le responsabilità individuate, così da poter definire tempestivamente percorsi di intervento capaci di dare risposte concrete ai tanti lavoratori che aspettano».

«L’agropastorizia non deve morire»

 

Studiosi ed esperti alla ricerca di una via per uscire dalla crisi delle campagne

NUORO. «Pastoralismo mediterraneo: tra tradizione e innovazione scientifico-tecnologica», questo il tema del convegno di studi intorno al quale da ieri studiosi e ricercatori discutono nell’auditorium della Camera di commercio di via Papandrea. L’incontro, che proseguirà stamane, è stato organizzato dall’Associazione italiana società scientifiche agrarie, registra una larghissima partecipazione di studenti, tecnici ed esperti.
 Partendo dalla storia millenaria delle popolazioni dei paesi che gravitano sul bacino del Mediterraneo, docenti, studiosi e ricercatori hanno analizzato le relazioni tra il suolo, la vegetazione, il clima, gli animali e l’uomo, che tutti insieme contribuiscono a sviluppare l’attività pastorale, la formazione del paesaggio agroforestale, la biodiversità vegetale e lo sviluppo economico-sociale, attraverso i prodotti agroalimentari e zootecnici.
 Al centro delle attenzioni del pastoralismo mediterraneo, che da qualche tempo sta vivendo un momento di profonda crisi e di incertezza per il futuro, sono le tematiche e i problemi legati al mancato rinnovamento delle tecniche di allevamento, miglioramento dei pascoli e della qualità dei suoli, all’abbandono, conservazione ambientale, gestione sostenibile del pascolo in foresta, multifunzionalità e qualità di filiera.
 L’obiettivo dell’Associazione italiana delle società scientifiche agrarie è quello di richiamare tutti, insieme agli operatori del comparto, a fare una profonda riflessione sugli sviluppi futuri della scienza applicata ai sistemi pastorali mediterranei. Giusto per evitare la morte dell’agropastorizia.
 Al convegno prendono parte, insieme ai ricercatori dell’Università di agraria, anche gli studenti, gli amministratori pubblici, tecnici di varie organizzazioni, per tentare di garantire, con il confronto e le analisi, un futuro ad un sistema di relazioni che rappresenta le radici profonde della società mediterranea.
 Ieri alla tribuna dei relatori si sono alternati i ricercatori del Cnr-Ispaam di Sassari, del dipartimento di agronomia di Pisa, dell’Agris Sardegna, dell’Aissa, del nucleo di ricerca sulla desertificazione dell’ateneo turritano, del dipartimento di scienze agronomiche e genetica vegetale agraria, della Fao-Ciheam e del Csic di Madrid. Ciascuno ha dato un contributo per l’identificazione delle principali priorità di ricerca scientifica, offrendo supporti e suggerimenti per favorire i programmi relativi allo sviluppo di sistemi agro-silvo-pastorali sostenibili.
 Insieme alla necessità di rinnovare e ammodernare le aziende pastorali sono stati forniti dai relatori, ciascuno per un particolare aspetto delle varie problematiche, una serie di suggerimenti per la valorizzazione della professione e dei prodotti. Oltre che per l’innovazione tecnologica in azienda, guardando al pastoralismo come sistema di produzione zootecnica nel quale gli animali vanno al pascolo per più del 50% del tempo annuo, che può essere sostenibile a patto che i prodotti siano migliori e riconoscibili dal consumatore. Se non altro perchè il latte e i prodotti lattiero-caseari ottenuti da animali al pascolo sono indiscutibilmente più gustosi. Hanno riferito di questi argomenti Antonello Franca, che ha parlato a nome dei colleghi Salvatore Caredda, Claudio Porqueddu e Leonardo Sulas; da Giuseppe Pulina, Luca Battaglini, Vincenzo Fedele, Marcello Mele e Alessandro Priolo.
 Dei progetti internazionali sul pastoralismo ha riferito Michele Stanca, mentre Pietro Luciano ha trattato il tema della difesa del patrimonio boschivo a “Quercus suber” nella zona trasfrontaliera sardo-corsa, sottolineando la necessità di adottare misure fitosanitarie preventive e il risanamento delle sugherete danneggiate.
 Giovanni Molle, di Agris Sardegna, ha illustrato un progetto europeo finalizzato allo studio di sistemi foraggeri basati sulle leguminose, utilizzate con il pascolamento. Attraverso un’indagine su 5 aree pedo-climatiche della Sardegna, dove sono stati monitorati 40 allevamenti ovini per tastarne le diffusione, le tecniche di utilizzazione, le risposte zootecniche relative ai pascoli basati sulle leguminose, hanno attestato i vantaggi nell’utilizzo delle leguminose foraggere, suggerendo priorità per ricerche future. I lavori del seminario riprendono stamane, alle ore 9, presso la Camera di commercio, con la III e la IV sessione.