Rassegna stampa
Cgil sarda
8
aprile 2008
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L’UNIONE SARDA
Tragico pomeriggio nel cantiere aperto da diversi anni
all'altezza dello svincolo per la borgata Sant'Anna
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Sepolto vivo da una frana operaio al lavoro sulla “131”
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Orazio Statzu, 39 anni, di Morgongiori, è spirato sul colpo.
Ferito uno dei soccorritori
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DAL
NOSTRO INVIATO
MICHELE MASALA
MARRUBIU È morto schiacciato da una montagna di terra. Che l'ha
sommerso mentre lavorava in un cantiere stradale nella Statale 131. E il
vigile del fuoco che si è precipitato a soccorrerlo adesso si trova
ricoverato all'ospedale Brotzu di Cagliari. Anche lui travolto dal
terriccio precipitato, per la seconda volta, da una ventina di metri di
altezza.
LA TRAGEDIA
L'allarme nel cantiere aperto da diversi anni all'altezza
della borgata di Sant'Anna (Marrubiu), è scattato poco prima delle 16 di
ieri. Dopo la pausa pranzo Orazio Statzu, uno dei tanti operai della
Intercantieri Vitadello, l'impresa che sta eseguendo i lavori di
rifacimento di quel tratto della Carlo Felice, è stato mandato a sistemare
uno scarico dell'acqua in una galleria in costruzione, sotto un cavalcavia
che deve essere ancora ultimato, a due passi dai binari. L'operaio ha da
poco iniziato a scavare con un collega che manovra la gru, quando una
parete della galleria, che si trova una ventina di metri sotto la lingua
d'asfalto della nuova Statale 131, ha ceduto. Una montagna di terriccio
finissimo ha travolto il trentanovenne, residente a Morgongiori e padre di
due bambine.
Il boato e la polvere che si è alzata da quel punto della Statale 131 ha immediatamente
bloccato il lavoro degli altri operai, colleghi di Orazio Statzu. Che come
prima cosa hanno chiamato i vigili del fuoco.
L'INCIDENTE Minuti di vero terrore, infiniti per gli operai, in
attesa dei pompieri che da Oristano sono arrivati a sirene spiegate in
pochissimo tempo. I sei componenti della prima squadra arrivata sul posto
si sono infilati in un cunicolo largo appena due metri e hanno raggiunto la
zona dell'incidente. Roberto Mezzacasa, vigile del fuoco di trentacinque
anni residente a Terralba, stava iniziando le operazioni di soccorso
insieme ai suoi colleghi e improvvisamente la terra ha ceduto nuovamente.
Una seconda frana, sempre nello stesso punto, che ha rischiato di
intrappolare anche i pompieri. Roberto Mezzacasa è stato subito tratto in
salvo dai colleghi e trasportato d'urgenza in elicottero all'ospedale
Brotzu di Cagliari dove è tuttora ricoverato con una gamba fratturata.
I SOCCORSI Per cercare di trarre in salvo Orazio Statzu il lavoro è
proseguito senza sosta, anche se le speranze di trovare ancora in vita il
trentanovenne diminuivano con il passare dei minuti. Verso le 17 i vigili
del fuoco e un operaio che manovrava una piccola gru per rimuovere il
terriccio, hanno trovato alcuni attrezzi di lavoro che stava utilizzando il
giovane operaio. Poi, dopo due ore, è stato recuperato anche il corpo.
Sull'incidente il sostituto procuratore della Repubblica di Oristano, Diana
Lecca, ha aperto un 'inchiesta per individuare le cause e le eventuali
responsabilità. Sul luogo dell'incidente erano pronti ad intervenire anche
i medici del 118 e gli uomini della polizia di Oristano che, oltre a
seguire e coordinare le indagini nel cantiere, durante tutta la serata
hanno deviato il traffico sulla Statale 131.
IL TRAFFICO Lunghissime le code di auto sulla strada Provinciale che
collega Santa Giusta ad Arborea, dove sono state dirottate le macchine in
uscita da Oristano e dirette verso Cagliari. La lunga coda arrivava
addirittura sino a Marrubiu dove le macchine potevano immettersi di nuovo
sulla Carlo Felice. Mentre quelle che già percorrevano la Statale 131 sono state
obbligate a svoltare all'incrocio di Sant'Anna. Al contrario, le auto
dirette verso Sassari passavano nella complanare che non è stata bloccata.
Traffico a rilento sino alle 21 quando nella Statale 131 le auto hanno
potuto riprendere a circolare.
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Di pietro
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Il ministro: subito un'inchiesta
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Il
ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro ha disposto un'indagine
sulle cause dell'incidente che si è verificato ieri sera sulla Statale 131,
all'altezza di Sant'Anna e che ha portato alla morte di Orazio Statzu, 39
anni di Morgongiori. «È stata già predisposta - ha spiegato il Ministro in
una nota - una commissione ministeriale di indagine, presieduta
dall'ingegner Tullio Russo, presidente della competente sezione del
Consiglio superiore dei lavori pubblici, e composta dal Provveditore alle
opere pubbliche per la
Sardegna e dal comandante Salvatore Scaletta,
responsabile del Servizio per l'alta sorveglianza sulle grandi opere, che
dovrà accertare le cause dell'incidente e le eventuali responsabilità. Alla
commissione è stato dato mandato di riferire entro 15 giorni e di offrire
la più ampia collaborazione alla magistratura».
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L'escavatore fruga in una montagna di detriti in un silenzio
gonfio di disperazione
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La rabbia del fratello: «Orazio è stato ucciso»
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Grande tensione durante le pietose operazioni di recupero del
cadavere
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In un attimo Omero Statzu ha perso un fratello,
la memoria e la calma. Gli è rimasta soltanto la voglia di urlare: «Hanno
ucciso Orazio, sì, lo hanno ucciso: non è giusto che un padre di famiglia
muoia così. Perché quello scavo non era protetto? Com'è possibile che sia
successa questa tragedia?».
Mille domande che ripete in continuazione, urlando al vento: non ha la
pazienza di aspettare che la polizia faccia tutti gli accertamenti, che il
magistrato apra e concluda l'inchiesta. «Mio fratello non poteva stare in
quel cunicolo, non è possibile che stesse lavorando in quella fossa senza
che ci fosse almeno una barriera. Vogliamo la verità, non è giusto che due
bambine piccole debbano crescere senza il padre. E ora chi aiuterà la
moglie?»
Lui si dispera, va avanti e indietro alla ricerca di una spiegazione e nel
frattempo la ruspa continua a scavare: in quasi tre ore di lavoro la benna
ha sollevato decine di tonnellate di sabbia e sassi, ma il corpo di Orazio
Statzu non si sa ancora dove sia sepolto. Ogni volta che l'escavatore si
ferma i discorsi si interrompono, ma l'attesa è ancora lunga. Alle 18.52
salta fuori una livella, due minuti dopo i vigili del fuoco recuperano il
cadavere. «Qualcuno sperava ancora che mio fratello fosse vivo? - grida
Omero Statzu - È stato schiacciato da una montagna di terra e non ha avuto
neanche il tempo di fuggire. Era pericoloso lavorare in quella fossa: non
ci voleva molto a immaginare che quel costone prima o poi si sarebbe
sgretolato. Però nessuno ci ha pensato e Orazio è morto». E ora c'è una
domanda che prima di tutte deve trovare una risposta: le ruspe della
Intercantieri Vitadello erano state autorizzate a scavare un canale proprio
in quel tratto? «I dirigenti dell'Anas mi hanno assicurato che questi
lavori non erano stati previsti», spiega l'assessore regionale ai Lavori
pubblici, Carlo Mannoni. Proprio a lui, che si è precipitato di corsa a
Marrubiu, i parenti di Orazio Statzu hanno chiesto di fare al più presto
chiarezza sul terribile incidente di ieri pomeriggio. «Vogliamo sapere la
verità - ripete il fratello Omero - Qualcuno ha ordinato agli operai di
lavorare in quella fossa, qualcuno doveva preoccuparsi che il cantiere
fosse sicuro». E su questo concorda anche l'assessore Carlo Mannoni: «In un
Paese civile queste tragedie non dovrebbero succedere e se oggi stiamo
piangendo per la morte di un giovane operaio vuol dire che il nostro non è
un Paese civile».
Gli altri operai della Intercantieri Vitadello osservano sconsolati appesi
al guardrail: scuotono la testa, senza la forza di parlare. Attendono con
ansia che il corpo del povero Orazio venga recuperato, che scenda il buio
per nascondere quella fossa diventa la tomba di un collega. La moglie del
giovane operaio di Morgongiori non si regge in piedi, ma a tutti i costi
pretende di baciare per l'ultima volta il marito morto sul posto di lavoro.
Sacrificato per uno stipendio di mille euro al mese.
NICOLA PINNA
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Il comandante
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«I nostri vigili hanno avuto molto coraggio»
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Il
comandante Luciano Cadoni segue in prima fila il lavoro dei suoi uomini:
per prestare soccorso al giovane operaio di Morgongiori i vigili del fuoco
di Oristano hanno messo in campo tutte le squadre disponibili. E in sei
hanno rischiato grosso: «Sono stati coraggiosissimi, non si sono
risparmiati e per fortuna sono riusciti a mettersi in salvo - commenta il
comandante - Avremmo voluto continuare a scavare per recuperare il corpo
del povero Orazio Statzu, ma ci siamo resi conto che era troppo pericoloso
e abbiamo preferito far intervenire la ruspa». Da un momento all'altro
infatti poteva venire giù un'altra frana. «Ci dispiace terribilmente -
conclude il comandante provinciale dei vigili del fuoco - non aver potuto
far nulla per salvare un giovane padre di famiglia». ( n. p. )
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Il lutto a Morgongiori
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Commozione in paese «Un ragazzo generoso»
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«Un
ragazzo di una bontà infinita. Un grande amico». Così il sindaco di
Morgongiori Renzo Ibba ha voluto ricordare ieri Orazio Statzu. La notizia
della sua morte tragica ha destato profonda commozione e cordoglio in tutta
la comunità del paese del Monte Arci. Il trentanovenne lo scorso anno è
stato uno dei candidati della lista di Ibba, ma non è riuscito ad entrare
in Consiglio. «È stato sempre un grande lavoratore, per anni ha fatto il barbiere
a Gonnosnò», ha aggiunto il sindaco, «una persona a me molto vicina. Sua
moglie è stata consigliera nella precedente legislatura. Spero solo che
questa assurda morte serva a qualcosa. Quel cantiere sulla Carlo Felice è
una vergogna dal punto di vista della sicurezza stradale». (an.pin.)
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Berlusconi: ecco il mio piano per l'Isola
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«Strade, turismo e lotta alla disoccupazione». Attacco a Soru
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«Quello
lì», e con il braccio indica verso la sua sinistra, «sarà un po'
incacchiato». La provocazione di andare sotto casa del «nemico Soru» è
condita dalla solita barzelletta sul governatore e sulla sua «certezza di
credersi un monarca, spiegategli voi cosa è la democrazia». Silvio
Berlusconi, da Alghero a Cagliari, indossa l'elmetto e - metaforicamente -
anche il costume sardo: «Questa è la mia terra d'adozione, la Sardegna ha un vero
amico». Senza risparmiarsi di fronte a un pubblico di sostenitori che passa
dai tre, forse quattromila della piazza Civica di Alghero ai diecimila
sotto la basilica di Bonaria. Di ottimo umore, il leader del Pdl, ma fisicamente
provato dalla corsa verso il voto di sabato e domenica. La voce è più
bassa, i toni soffusi, solo a tratti riemerge la vena dell'intrattenitore.
Questa volta si gigioneggia meno - dicono nel suo staff - e si pensa alle
cose da fare. «Per l'Italia, per il nostro Paese, per la Sardegna», urla ai
cagliaritani, prima di puntare verso l'aeroporto e tornare a casa, mentre
le bandiere sventolano e il refrain di Meno male che Silvio c'è...
ti insegue anche se scappi. Tutta colpa di Mauro Pili - il più citato,
ieri, col Cavaliere che se l'è coccolato anche in aereo, fra Fertilia ed
Elmas - se questa canzone è il nuovo, martellante inno del Pdl: l'avevano
composta per lui un gruppo di ragazze di Olbia, un paio d'anni fa, e Pili
generosamente l'ha offerta al suo leader. Cambiate alcune parole, e passati
dal Meno male che Mauro c'è all'inno per Silvio, il motivetto è
stato sdoganato per il pubblico di fede Pdl.
GLI AFFONDI Se i temi sardi sono stati al centro del suo passaggio
nell'Isola, l'ex presidente del Consiglio ha cercato di graffiare su
alleati, schede, programma, previsioni, voto utile, perfino sui confronti
televisivi, l'Alitalia e la sua salute: «Qualcuno mi vuole sfidare a
braccio di ferro?». Ad Alghero, dove era arrivato domenica alle 22.30 da
Catania sbarcando dal Boeing "di linea", gioiello della flotta,
ieri mattina manda il primo assist ai giornalisti delle agenzie quando
punta su Umberto Bossi: «I fucili? Un modo di dire. Ha avuto quello che
avuto, queste frasi però poteva risparmiarsele». Le reazioni dure della
Lega sulla salute del senatur gli fanno correggere il tiro ed evitare lo
strappo: «Con Bossi ho un rapporto speciale». Se è stato «Casini ad
andarsene» e gran parte «dei dirigenti Udc stanno passando dalla nostra
parte», il dente duole sul nervo delle schede: «Si dovrebbero urgentemente
ristampare, con tutte le tipografie che abbiamo in Italia... ed è stato
proprio Franceschini del Pd a telefonarci, preoccupatissimo. La sinistra
non sa governare, questo è evidente». Il futuro, vicinissimo: «Non posso
rivelare i dati di cui sono in possesso, ma sono tranquillo». Si sente
pronto per varcare per la terza volta il grande portale di Palazzo Chigi,
nella volata ci tiene a battere un tasto che non piace a Casini e agli
altri partiti piccoli: «Qualsiasi voto a una forza politica minore di
centrodestra è perso, inutile, sarebbe una scelta pericolosa per il
successo del Pdl». Lo dice ad Alghero - tappa scelta grazie al successo
schiacciante di Marco Tedde alle ultime amministrative - e lo ribadisce a
Cagliari, scandendo le parole. L'Alitalia? Ripete: «Deve restare italiana e
soprattutto, mi sento di prometterlo, tornerà in utile». Poi un fugace
accenno al sorteggio per la partecipazione a Matrix di venerdì e al
contemporaneo Porta a Porta : «Non è vero che parlerò per primo, ci
sarà un'estrazione. Come alla Rai». Sui rifiuti della Campania, a Cagliari
il Cavaliere assume un tono basso, teatrale, e ribadisce: «Il governo
resterà a Napoli fino a quando non sarà risolta la questione
dell'immondezza». I punti fermi del programma non cambiano: l'Ici sulla
prima casa che scompare, detassazione su premi e straordinari nelle
imprese, meno tasse sulla famiglia, con i libri scolastici gratuiti per i
nuclei familiari in difficoltà, l'Iva si pagherà all'incasso delle fatture.
E poi il "piano Berlusconi" per la prima casa, una colossale
operazione con 100 «new towns», nuove città con abitazioni a basso costo
per le coppie giovani.
LA SARDEGNA Si accende, il candidato premier del Popolo della
libertà, quando mette a fuoco i suoi progetti sull'Isola. «Col prossimo
governo, tornerà un amico della Sardegna, quello che fino a oggi non avete
avuto». Ad Alghero, prima di pranzo, Berlusconi si è concesso una lunga
passeggiata a piedi nel lungomare, fermandosi con una scolaresca di
ragazzine e con un venditore di acqua curativa: «Me ne spedisca un bel po'
di confezioni alla Certosa». Alghero gli piace, il sindaco gongola, ma la
tabella di marcia si deve rispettare. Il leader del Pdl, prima di pranzare
al Carlos V con i candidati e i collaboratori, snocciola uno per uno i
punti del programma sardo del Pdl in una veloce conferenza stampa
nell'hotel dove ha pernottato (Las Tronas): «Sposo in pieno il progetto di
Mauro Pili», dice, attaccando il presidente Soru: «Votare Veltroni è come votare
per Soru, uno che ha messo in ginocchio la Sardegna con il suo
furore ambientalista». Il piano per l'Isola: «Gli accordi che questa Giunta
ha chiuso col governo Prodi hanno portato solo depressione. Il nostro piano
prevede quattro direzioni di intervento: le infrastrutture, la continuità
territoriale anche per le merci, l'alleggerimento della pressione fiscale,
un costo migliore e controllato dell'energia e la valorizzazione delle
risorse ambientali». La
Giunta di Soru «non riconosce l'importanza del turismo
culturale, invernale e congressuale che sceglie il sud della Spagna». Poi
Berlusconi elenca a braccio i cantieri da aprire in Sardegna, con relativi
chilometri da completare: «Ne mancano dieci del raccordo tra Alghero e
l'aeroporto, i cantieri sulla 131 e sulla 125 vanno ripresi subito, occorre
dare ai sardi del centro i collegamenti necessari con la costa, con la Olbia-Sassari, la Oristano-Tortolì
e la
Sulcitana. Riapriremo i cantieri bloccati da Prodi e dai
suoi anche in Sardegna».
PILI E SORU Il feeling con Pili è più saldo che mai, se i progetti
nati con l'abbinata governo Berlusconi-giunta Pili sono stati al centro
delle considerazioni elettorali di ieri del Cavaliere. Una re-investitura
in chiave regionale? Fra i sussurri raccolti nell'entourage del capo del
Pdl, anche l'ipotesi di un importante incarico di governo - in caso di
successo nello spoglio di lunedì sera - per l'ex presidente della Regione,
candidato alla Camera. Se negli ultimi dodici mesi è stato quasi sempre
Renato Soru il bersaglio della campagna di opposizione di Pili, ieri
Berlusconi non si è discostato da quella linea: «Si presentava ogni tanto
in Consiglio dei ministri già arrabbiato», ha detto, «pensavo che Soru
fosse un po' svitato». Duello anche sui programmi: «Ne manderemo avanti uno
completamente opposto al suo: liberiamoci di Prodi e diamo un avviso di
sfratto a Soru». Il confronto: «Non stabiliamo veti, non recintiamo
parchi», ha detto ad Alghero e Cagliari, «si dovranno mettere regole di
buonsenso perché le nostre coste siano abbellite, una commissione di
architetti sardi giudicherà quali opere dovranno essere le più adatte per
dare all'Isola un'immagine migliore». L'obiettivo: «Bisogna restituire alla
Sardegna la mentalità turistica, questo è il Paradiso d'Europa». Turismo e
lavoro: «Da qui parte la lotta alla disoccupazione, sarà il turismo a
restituire speranze a chi non lavora. E a una terra che è stata messa in
ginocchio». Oggi a Savona e Vicenza, domani Silvio Berlusconi sarà a
Pescara e a Roma, il Colosseo alle spalle.
ENRICO PILIA
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La piazza. Tra i fans donne, pensionati e tanti giovani:
«Abbiamo bisogno di lavoro»
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E il popolo di Silvio boccia Casini
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Il
cielo sopra Cagliari sembra fatto apposta per regalare il colpo di teatro:
nemmeno una nuvola e caldo da mare. «Eccolo, è lì», s'affretta radio
tam-tam facendo puntare gli occhi sull'elicottero che sorvola piazza dei
Centomila. Sono le sei di pomeriggio. Ma Silvio Berlusconi lassù non c'è.
Arriverà un'ora e undici minuti più tardi, da via Bottego chiusa al
traffico, su una Lancia grigia metallizzata che spalanca le portiere sotto
la scalinata di Bonaria.
La coreografia non fa una sbavatura: l'inno Menomale che Silvio c'è
- rilanciato per la cinquantaquattresima volta - accompagna il saluto del
candidato premier. «Non sono il Papa, anche se a settembre verrà proprio
qua, e io ci sarò». A guardare giù, dal decimo gradino dov'è montato il
palco, si accalcano sì e no in diecimila. E Berlusconi ringrazia tutti,
anche «Dio per averci dato la Sardegna».
I GIOVANI Loro, gli under trenta, si sono allineati in prima fila:
maglietta bianca del Pdl-Rialzati Italia ed entusiasmo a mille.
«Semplicemente lo adoro», dice Federica Massa, 18 anni, studentessa di
ragioneria arrivata da Carbonia. «Di Berlusconi mi piace il carisma e spero
che faccia qualcosa per la scuola. I prof ci hanno fatto passare la voglia
di andarci, non crediamo più nella meritocrazia». Sonia Cambarau, stessa
età, iscritta in Scienze sociali, è di San Giovanni Suergiu: «Berlusconi è
un genio. Come lui penso che l'immigrazione vada controllata. Se gli
stranieri non hanno un lavoro, rubano». Giomaria Peddio, 21 anni, studente
di psicologia, affonda la leva elettorale: «Sì a Berlusconi perché un
liberista, difende le imprese e le famiglie. No al governatore Soru perché
estremizza tutto. Per difendere l'ambiente, ha bloccato lo sviluppo».
I PENSIONATI A contare i fedelissimi del Pdl, non è difficile. Tecla
Murru, 81 anni, di Sanluri, a dicembre sedeva su un gradino del Bastione,
ieri si è accomodata in una delle millecinquecento sedie rosse sistemate in
viale Diaz. «Silvio ha personalità. In camera da letto ho le foto di tutta
la sua famiglia. Chi vincerà? Noi, basta che non fazanta imbrogliosu»,
commenta rifacendosi al rischio-brogli risollevato anche ieri dal candidato
premier. Giuseppe Condemi, 68 anni, cagliaritano, detta l'agenda di Palazzo
Chigi. «Quando andiamo al governo, dobbiamo fare tre cose: risolvere il
problema della sicurezza, colpire il traffico della droga e aumentare le
pensioni più basse. Berlusconi aveva cominciato, ma per colpa di Casini si
era dovuto fermare». Andrea, ex costruttore, 64 anni e «niente cognome per
favore», è in piazza contro Soru. «Certo che voto Pdl, tanto Veltroni e
Prodi sono uguali al presidente della Sardegna che si è comprato Costa
Verde, mentre a noi ha messo i vincoli sul mare. La verità è che di quei
tre non se ne salva uno».
LE DONNE Loredana Argiolas, 37 anni, si sistema accanto il
passeggino con la sua bambina, e dice. «Il mio sogno? Trovare un lavoro. Ho
sempre votato Berlusconi, è sincero e leale. Spero davvero che risolva il
dramma della disoccupazione. Non come il presidente Soru che sta mandando a
spasso un sacco di persone». Giuseppina Simbula, 62 anni, mette la sinistra
sulla graticola. «Prodi ha voluto governare ad ogni costo e i risultati ci
sono visti. Mio marito, un pensionato Inpdap, a novembre ha preso trecento
euro in meno di pensione. Ce ne sono rimasti mille e abbiamo quattro figli
a carico. Per carità, Soru è meglio a casa. Ma non da oggi, da ieri».
ALESSANDRA CARTA
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«Sardegna tra le tre regioni decisive»
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Enrico Letta: qui, nel Lazio e in Abruzzo si assegna il Senato
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Enrico
Letta sprona gli elettori sardi del Pd per le elezioni politiche: «Qui ogni
voto può essere decisivo».
DAL NOSTRO INVIATO
GIUSEPPE MELONI
ALGHERO Se le elezioni fossero una volata ciclistica, il Pd visto da
Enrico Letta sarebbe un velocista in rimonta. «Siamo all'ultima curva»,
esclama il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, «il sorpasso è a
portata di mano».
Proprio mentre lo dice, fuori dal chiostro di San Francesco che ospita il
comizio algherese iniziano a suonare le campane, coprendo un po' la frase.
Buon presagio, o un segno celeste per far tacere l'ottimismo lettiano? Si
vedrà il 14 aprile: per ora l'ex candidato alla segreteria del Pd (alle
primarie gareggiò con Walter Veltroni e Rosy Bindi) è fiducioso.
IL PRONOSTICO «Mi spiace di non essere un elettore sardo», confessa
Letta nel suo mini-tour tra Sassari e Alghero. Perché la partita al Senato,
spiega, sarà decisa da tre regioni: «Sardegna, Lazio e Abruzzo. Qui bisogna
vincere, anche con un solo voto in più».
Non potendo contribuire con scheda e matita copiativa, prova allora a
strappare quel voto attaccando Silvio Berlusconi, che ha parlato ad Alghero
poche ore prima: «Per lui - avverte - l'Isola è come una colonia. Per noi,
invece, è una terra che deve creare il proprio sviluppo organizzando, in
autonomia, le sue risorse, la gente, le sue competenze».
Al Cavaliere che se la prende con Renato Soru, il sottosegretario di
Palazzo Chigi contrappone una strenua difesa dell'operato della Giunta e
delle intese raggiunte col governo Prodi: specie l'accordo sulle entrate
della Regione e il G8 alla Maddalena. Poi racconta un episodio di cinque
anni fa, a sottolineare il forte legame con Soru: «Era solo un imprenditore
quando un amico ci mise in contatto. Mi parlò del suo progetto politico,
fui colpito dalla sua voglia di ripartire dall'orgoglio di un popolo
nauseato dai politici».
I GIOVANI Il governatore non c'è, in questa giornata isolana di
Enrico Letta. Compaiono però due assessori regionali (Eliseo Secci e
Concetta Rau), alcuni candidati di chiara matrice lettiana (Francesco Sanna
e Guido Melis), i consiglieri regionali Marco Meloni e Mario Bruno, e altri
ancora. Ma nel capoluogo parlano soprattutto gli under 30, visto che la
presenza dell'ospite illustre serve a inaugurare il Cad (Centro di ascolto
democratico), un'iniziativa dei giovani del Pd sassarese. «Noi alle
primarie abbiamo lavorato e ci abbiamo creduto», dice Stefano Cucca,
introducendo il dibattito insieme a Simone Campus. Un modo per reclamare il
ruolo che, almeno a parole, il partito veltroniano vuole garantire alle
nuove generazioni.
E il tema appassiona Letta, che a 32 anni fu il ministro più giovane nella
storia repubblicana e oggi, a 42, è al centro della trattativa con Air
France su Alitalia (e infatti, mentre parla, gli passano i bigliettini con
le novità romane sul caso). «I giovani - riflette - non sono più il motore
del Paese. Per il governo Veltroni questo sarà il tema centrale». Poi
enumera le proposte del Pd sull'argomento: «Un forte progetto casa che
faciliti l'addio al tetto familiare. Il sostegno al lavoro stabile, per
renderlo più vantaggioso rispetto a quello precario». Determinando tra
l'altro anche benefici per le imprese, con un alleggerimento del peso
fiscale. Infine, «delle serie politiche familiari che superino uno scandalo
tutto italiano: nell'Europa dei 15, siamo il Paese col più basso tasso di
occupazione femminile».
L'APPELLO Cose che si faranno se vincerà il Pd, e Letta chiede la
spinta finale alla sua Sardegna. Sua perché, ricorda, «sono di Pisa
ma di origine sono un sussinco di scoglio »: sorsese costiero, come
dicono a Sassari per marchiare quelli di Porto Torres. «Purtroppo -
conclude - voto in Toscana, dove vinciamo di sicuro, e sono candidato in
Lombardia, dov'è forte il Pdl». Per dare un voto davvero utile, se potesse,
verrebbe a deporlo in un'urna sarda.
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Il leader di Rifondazione Giordano rilancia la campagna
elettorale da Carbonia. Nel mirino Pd, Pdl e «l'americanizzazione della
politica»
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«Nell'Isola c'è una sinistra molto solida»
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CARBONIA Una bordata contro Berlusconi,
tantissime contro il Pd: Franco Giordano, segretario nazionale di
Rifondazione Comunista, a Carbonia in tour elettorale per la Sinistra l'
Arcobaleno, non risparmia le stoccate ai due principali leader in corsa per
Palazzo Chigi, ma si capisce che in questo momento particolare (con la
polemica ancora rovente per l'intervento di Franceschini che ha paragonato
Bertinotti all'indipendente americano Nader) il bersaglio preferito è il
Partito Democratico. Apre subito all'attacco, l'esponente della Sinistra
l'Arcobaleno: «Non dobbiamo permettere l'americanizzazione della nostra
politica, scegliendo tra un Obama de Roma e un Mc Cain di Arcore. L'unico
vero voto utile è quello dato alla Sinistra l'Arcobaleno, che non è un
semplice cartello elettorale, ma un progetto di sinistra da costruire
insieme».
Invoca l'abolizione della legge 30, chiede un salario sociale per i giovani
disoccupati e l'aumento dei salari a prescindere dall'aumento della
produttività. «Noi possiamo permetterci di fare queste proposte e di avere
queste idee - dice Giordano - il Partito Democratico di sicuro non può
perché ha come capolista Colannino e Calearo, l'osso duro di Federmeccanica
che ha combattuto punto su punto contro la piattaforma dei metalmeccanici.
E poi vogliono farci credere che possono convivere nella stessa lista un
operaio ed un imprenditore: i contrasti di classe, e i lavoratori
dipendenti lo sanno bene, non sono roba dell'800».
Il filo conduttore di tutto il comizio è il lavoro: quello che non c'è e
che costringe ogni anno 100 mila giovani a spostarsi dal Sud al Nord in
cerca di occupazione; il lavoro che c'è ma non è svolto in condizioni di
sicurezza. E ancora il lavoro precario, su cui Giordano argomenta un'altra
stoccata al Partito Democratico. «Con tutta la solidarietà dovuta ad Ichino
in quanto minacciato di morte, ci chiediamo come possa essere compatibile
con la tutela del posto di lavoro l'abolizione dell'articolo 18. È come
dire ad un lavoratore: per sentirti più tutelato, deve essere possibile
licenziarti». Si sofferma ancora Giordano sulle possibilità di lavoro
collegate alle bonifiche ambientali, alla messa in sicurezza del dissesto
idrogeologico, ma anche sulla necessaria laicità dello Stato, sui diritti
per gli omosessuali e sul nuovo ruolo che deve essere riconosciuto alle
donne. Tocca tutti i punti del programma della Sinistra l'Arcobaleno e chiede
ai suoi sostenitori di impegnarsi in questo rush finale di campagna
elettorale « in un corpo a corpo politico per non far passare questa
americanizzazione».
C'è spazio anche per una battuta su Berlusconi, sempre a proposito di
precariato, prendendo spunto dalla risposta del leader del Pdl alla giovane
precaria («Può sempre sposare un milionario»):«Sono talmente tanti i
precari e talmente pochi i milionari - ha detto Giordano- che per rendere
realizzabile l'ipotesi di Berlusconi sarebbe necessario introdurre in
Italia la poligamia».
All'arrivo ad Elmas Giordano, incontrando i giornalisti, ha ipotizzato un
risultato positivo per il suo partito in Sardegna. «Qui le forze della
Sinistra sono forti e radicate - ha detto - c'è una qualità, una forza che
ci permetteranno di fare un grande risultato. Per noi è decisivo costruire
in Sardegna una sinistra forte che ci permetta di rappresentare al meglio
in Parlamento i bisogni di questa terra, anche in vista delle regionali del
prossimo anno». E a chi gli chiede se ancora con Soru presidente, risponde:
«Questo saranno i sardi a deciderlo. Ho rispetto dell'autonomia di questa
terra».
ANTONELLA PANI
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diario elettorale
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A Cagliari c'è Casini Riparte il treno di Pili e il Pd
accoglie Scarpa
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Arriva
oggi a Cagliari Pier Ferdinando Casini: il candidato premier dell'Udc
illustrerà il programma e le linee guida «per il governo dell'Italia».
L'appuntamento è alle 17.30 nella sala Dino Zedda della Fiera. Nel
capoluogo è prevista anche un'iniziativa del segretario Prc Franco
Giordano: alle 10 incontrerà gli elettori sotto un gazebo allestito nel
mercato di via Quirra.
Sul fronte Pdl, oggi è in programma il secondo viaggio del “Treno della
libertà” organizzato da Mauro Pili. La partenza è fissata per le 9.30 dalla
stazione Fds di Monserrato: il treno attraverserà il Parteolla, la Trexenta, il
Sarcidano, la parte meridionale della Barbagia e l'Ogliastra fino a Lanusei
e Tortolì. Invece il Pd, alle 11.30 nella sede di Cagliari in via Emilia,
ufficializza l'ingresso nel partito del consigliere regionale ex Psd'Az
Beniamino Scarpa.
Sempre oggi, il capolista alla Camera della lista «Aborto? No, grazie - Per
la moratoria con Giuliano Ferrara», Loris Brunetta, incontra sostenitori,
associazioni e amministratori locali del Sarcidano-Barbagia di Seulo.
L'appuntamento è alle 18 nella biblioteca comunale di Nuragus. Domani a Cagliari,
ore 11, in
via Paoli 15.
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Economia
In cinquecento hanno protestato ieri a Cagliari per il mancato
utilizzo di risorse e i limiti imposti all'attività
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In piazza la rabbia dei pescatori
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L'assessore Foddis non li riceve: strada bloccata
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Arrivati
da tutta l'isola, 500 pescatori si sono dati appuntamento ieri a Cagliari e
sono stati ricevuti solo dopo ore dall'assessore Morittu.
La rabbia, tenuta a freno in un primo momento dietro i cancelli chiusi
dell'assessorato dell'Agricoltura, è esplosa quando è stato comunicato che
l'incontro con Francesco Foddis sarebbe saltato. A quel punto, i cinquecento
pescatori giunti a Cagliari da tutta la Sardegna per dare voce al loro malessere ed
essere ricevuti dall'assessore (che a gennaio ha assunto le competenze
della pesca), non ci hanno visto più e hanno scavalcato inferriate e
cancelli.
Dal blocco del traffico di via Pessagno, dove nel frattempo era stato
impedito il passaggio delle automobili rovesciando un cassonetto in mezzo
alla strada, si è dunque passati all'invasione del piazzale
dell'assessorato. Furioso Salvatore Orrù, pescatore di Cabras: «Siamo stati
trattati come se non fossimo nessuno, è una vergogna. Oltre al danno, che
tolleriamo ogni giorno subendo le ripercussioni della pesca a strascico
illegale, subiamo anche la beffa: l'annullamento dell'incontro con Foddis».
Per l'appuntamento con l'assessore era stata prevista solo una limitata
presenza di delegati e non un'affollata manifestazione, è stato detto ai
pescatori.
LA PROTESTA «Ci hanno proposto di incontrare il capo di gabinetto
dell'assessorato», ha urlato al megafono Claudio Atzori, presidente della
Legacoop di Oristano, «ma non abbiamo accettato». Le istanze, che hanno
echeggiato in tutto il piazzale, partono da una «battaglia da sostenere
contro la pesca a strascico», ha denunciato Tonino Sechi, «che viene
effettuata senza il rispetto dei limiti imposti, come la distanza di tre
miglia dalla costa». La conseguenza è catastrofica: «Oltre a distruggere
reti e nasse utilizzate nella piccola pesca, si cancella parte
dell'ecosistema costiero». Una batosta anche «la disposizione Ue sulla misura
minima delle aragoste, fissata dal 2008 in 26 centimetri
anziché 24, che si traduce in una perdita del 90% del pescato». Ma non è
tutto: a mobilitare i pescatori è stato anche il mancato utilizzo di 12
milioni stanziati nel bilancio regionale.
L'INCONTRO Mentre davanti all'ingresso dell'assessorato si
continuava a rivendicare l'urgenza di un intervento per l'immediato
trasferimento alle Province di fondi regionali per i danni causati da
delfini e cormorani e la programmazione di risorse per il risanamento delle
lagune, è sopraggiunto in via Pessagno l'assessore dell'Ambiente Cicito
Morittu. Così, dopo tre ore di attesa, i pescatori hanno finalmente
conquistato un interlocutore. E hanno potuto illustrare l'elenco delle
priorità. Gianni Usai, pescatore di Su Pallosu ha chiesto «l'immediato
impegno della giunta». Morittu, prima di rispondere alle richieste, ha
spiegato che «l'assessore Foddis è dovuto scappare per impegni personale
inderogabili». Poi ha assicurato: «C'è la volontà di arrivare insieme a una
sintesi delle proposte avanzate, che mi sembrano ragionevoli. Sull'aragosta
possiamo individuare una sorta di ristoro destinato al ripopolamento. In
ogni caso, la prossima settimana i pescatori saranno convocati da Soru e
Foddis», ha detto proprio mentre veniva diffusa una nota dell'assessorato
dell'Agricoltura per riassumere l'attività in favore del settore messa in
campo dalla Regione da gennaio in poi. I pescatori, però, attendono ben
altro.
MARIANGELA LAMPIS
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Cagliari
Corte dei conti. Riunioni al Forte Village, a giudizio l'ex
presidente Mauro Pili
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Giunta regionale in trasferta, il pm chiede i danni
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Vuoi
mettere il caos di viale Ciusa con il mare di Santa Margherita e il relax
che ti dà un villaggio a cinque stelle? O «l'accatastarsi di assessori uno
sopra l'altro» in una sala «le cui sedie possono ospitare i 14 assessori e
nulla più», come spiegato dall'avvocato Giovanni Contu, con la comodità e
«la necessità» di avere a disposizione un centro congressi dotato di tutti
i comfort, poltroncine comprese?
Non c'è paragone, certo. Ma l'iniziativa presa nel 2002 da Mauro Pili oggi
causa non pochi problemi all'allora presidente della Regione: la Procura contabile
della Sardegna l'ha chiamato in giudizio chiedendogli la restituzione delle
spese che l'ente regionale da lui guidato aveva sostenuto sei anni fa nelle
due diverse riunioni di Giunta organizzate al Forte Village. Ad aprile e a
settembre, per essere precisi, come precisa è la somma che il pubblico
ministero della Corte dei Conti chiede indietro: 12.635 euro e 22
centesimi, cioè la cifra che l'amministrazione aveva sborsato in occasione
dei lavori per l'attuazione del programma di governo e per la Finanziaria
(incontro di aprile) e per sviluppare le linee di impostazione della
Finanziaria per gli anni 2003-2005 (incontro di settembre).
Il problema è: era indispensabile riunire la Giunta a 40 chilometri da
Cagliari anziché utilizzare la sede istituzionale, cioè Villa Devoto?
Secondo la Procura
contabile no, ed ecco la richiesta di risarcimento danni. A detta
dell'avvocato Giovanni Contu, difensore di Pili, invece sì. Era necessario,
a suo dire, perché «le sale del Forte sono state prese in momenti
importanti della vita di quel governo regionale». Si dovevano «consultare
voluminosi atti cartacei», discutere «di argomenti articolati», ci sarebbe
stato «un continuo via vai di persone perché Villa Devoto ha solo 14 posti
a sedere e in quella occasione avevano partecipato ai lavori non solo gli
assessori ma anche i dirigenti dei singoli servizi». Insomma, c'era un
sacco di gente e serviva uno spazio adeguato, «a meno di fare accomodare
tutti sul tavolo». Del resto, a quanto pare, «la Regione cercava da
tempo una sala idonea a riunioni di Giunta» e poi «altre numerosissime
volte in passato erano state prese iniziative simili».
Però la Procura
insiste: la Giunta
doveva riunirsi nella propria sede istituzionale, quella spesa (affitto
locali, ristorazione, personale per gli spostamenti, i mezzi) si poteva
evitare utilizzando, per esempio, il Palazzo Regio, dove si riunisce la Provincia. No:
per l'avvocato Contu è «un episodio da dimenticare». La Corte deciderà chi ha
ragione e chi torto.
ANDREA MANUNZA
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Porto. Il documento dell'autorità portuale: uffici, capannoni
e il parco della Quarta regia nella zona di ponente
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Due ponti per il nuovo fronte del mare
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Previsti dal piano regolatore, uno porterà a Giorgino
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Un
ponte affiancherà quello già esistente all'inizio della 195, mentre il
secondo passerà sopra il canale che divide il mercato ittico dalla
capitaneria di porto. Porterà al parco della Quarta regia.
Due nuovi ponti: il primo, più grande, sarà sulla stessa linea della Scafa,
mentre il secondo, più leggero, verrà costruito tra il mercato ittico e la Capitaneria di
porto. E poi un parco - belvedere, affacciato sulla laguna di Santa Gilla.
Li prevede la proposta per il nuovo piano regolatore del porto (preadottato
dal comitato portuale a maggio del 2007) insieme ad altri cambiamenti
radicali del waterfront cagliaritano. Non è tutto: nella zona di Sa
Perdixedda nascerà un quartiere nuovo di zecca. Uffici, capannoni per gli
operatori portuali, negozi e trattorie a pelo d'acqua. Il nuovo look è
stato progettato dallo studio tecnico dell'autorità portuale, - in quel
periodo presieduta da Nino Granara - in collaborazione con un gruppo di
ingegneri sardi. Anzi, cagliaritani: Raffaele Lorrai (assessore comunale ai
Lavori pubblici), Roberto Chessa, Gian Paolo Ritossa e Aldo Vanini. La
consulenza architettonica per il fronte del mare invece è dello studio
Boeri di Milano, protagonista di molte iniziative della Regione e
presidente della giuria del concorso per il Betile.
I PONTI SULLA LAGUNA In futuro la città sarà collegata a Giorgino
con un nuovo ponte: affiancherà quello già esistente all'inizio della
statale 195. Un progetto che avvicinerà la borgata al centro storico,
contribuendo alla riqualificazione del rione. Il secondo viadotto sarà più
piccolo e probabilmente strallato, in stile "Calatrava". Servirà per
passare sopra il canale che separa la zona della Capitaneria di porto e
della Motomar dall'area di Sa Perdixedda.
PICCOLA PESCA L'intera area di fronte al mercato ittico cambierà
volto. «Verranno valorizzate tutte le attività connesse alla piccola pesca:
potrebbe ospitare un mercatino per la vendita del pesce fresco, attività
commerciali e un museo», anticipa Roberto Chessa, che oltre ad aver curato
il piano regolatore portuale, sta disegnando il piano di zona che riguarda
Sa Perdixedda. I due mercati (quello all'ingrosso e quello al dettaglio)
potrebbero essere uniti da un tunnel sotterraneo, utilizzato come
collegamento diretto per il rifornimento dei banchi. Una soluzione che
consentirebbe di completare i controlli igienico sanitari nella struttura più
grande e trasferire le cassette di pesce nei box in riva al mare. In un
piccolo market all'aperto che ricorderà i casotti del Poetto.
QUARTA REGIA Ci sarà anche un parco, direttamente sulle sponde di
Santa Gilla: una passeggiata che girerà intorno alla torre della Quarta
regia. La struttura risale a 1898 - quando venne ricostruita dopo una
violenta mareggiata - e serviva per stoccare la quarta parte del pescato
del giorno. Una tassa destinata al Re - da qui il nome Quarta regia
- e abolita solo nel 1956. Diventerà un belvedere: da una parte Castello,
dall'altra Giorgino e la laguna. Il piano di zona prevede infatti «terrazze
o torrette panoramiche per la fruizione del paesaggio». E, probabilmente,
un punto d'osservazione per la fauna di Santa Gilla. Cioè una postazione
per il birdwatching . Ma tra Sa Perdixedda e il molo di Ponente
nascerà anche un nuovo rione. Il piano regolatore prevede gli alloggi per la Capitaneria di
porto, con tutti i servizi connessi alla vita di quartiere. Qui si
sposteranno anche i capannoni e nascerà un polo di uffici destinato alle
attività portuali. Tutti i cantieri nautici invece verranno spostati nella
colmata est del porto canale.
VIA ROMA Il fronte del porto di via Roma avrà un profondo restyling:
nuovi pontili per l'attracco degli yacht, con la stazione marittima che
verrà trasferita sul molo Sabaudo. Dove potrebbe essere affiancata da un
centro che le carte chiamano cripticamente "intermodale", ma che
dovrebbe unire i collegamenti via mare (traghetti), terra (treno e autobus)
e aria (navetta per l'aeroporto).
IL PERCORSO Per vedere il porto del futuro però ci vorrà ancora
tempo. Il piano regolatore è in un regime di preadozione: i prossimi passi
coinvolgeranno ora i comuni interessati, che dovranno trovare un'intesa.
Ovvero Cagliari, Sarroch e Capoterra. Poi, dopo l'approvazione definitiva
da parte del comitato portuale, le carte verranno inviate ai ministeri (dei
lavori pubblici e dell'ambiente), per approdare alla Regione.
MICHELE RUFFI
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Municipio Un muratore del Comune
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Precario da 25 anni minaccia di buttarsi dal secondo piano
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A
cavalcioni per cinquanta minuti sul balcone che dal municipio si affaccia
sul largo Carlo Felice. Enrico Bernardi, 56 anni, muratore specializzato,
dal '83 precario al Comune, non è nuovo a proteste clamorose: un mese fa,
durante una seduta del Consiglio comunale, aveva minacciato di gettarsi nel
vuoto.
LA PROTESTA Ieri,
verso le 17, si è ripetuto. Un'ora prima insieme a una cinquantina di
precari aveva occupato la sala al secondo piano del palazzo comunale
utilizzata per la celebrazione dei matrimoni civili. Persone disperate, pronte
a tutto: lavoratori discontinui che in dieci, quindici anni hanno messo da
parte contratti di tre, sei, massimo dodici mesi. Alcuni di loro, 39, hanno
raggiunto i requisiti previsti nella finanziaria nazionale per la
stabilizzazione. Altri, una sessantina, sono rimasti esclusi.
LA MINACCIA Un'ora di occupazione non ha prodotto alcun effetto:
nessuno si è fatto vivo e Bernardi ha deciso di passare alle manieri forti
scavalcando la balaustra del balcone. «Mi butto. Se non arriva il sindaco
la faccio finita», ha urlato. In un attimo nel largo Carlo Felice si è
raccolta una folla di curiosi. Sul posto sono accorse due squadre dei
vigili del fuoco, un'ambulanza del 118 e diverse pattuglie della polizia
municipale. Per mezz'ora si è temuto il peggio. Poi alle 17,30 è arrivato
il sindaco Emilio Floris che è salito al secondo piano. Ha chiesto al
precario di allontanarsi dal balcone. Al rifiuto è andato via non volendo
sottostare a un ricatto.
IL DIALOGO Grazie al lavoro di intermediazione di alcuni consiglieri
comunali alle 17,50 si è riusciti a convincere il lavoratore a scendere nel
piazzale interno del municipio per un colloquio con il sindaco e una
rappresentanza dei precari. Il suo posto sul balcone è stato preso da due
donne. Nel dialogo Floris, che ha rischiato di arrivare in ritardo al
comizio di Silvio Berlusconi, ha garantito il suo impegno per arrivare al
completamento della stabilizzazione dei 39 precari che hanno i requisiti.
«Per le altre situazioni», ha detto il sindaco, «c'è un tavolo aperto con Regione,
Provincia e le rappresentanze sindacali territoriali».
LA CONCLUSIONE
Parole che non hanno soddisfatto in pieno i manifestanti
ma che hanno messo fine all'occupazione. Alle 18,35 la finestra al secondo
piano del Comune si è chiusa. «C'è disperazione», ha raccontato subito dopo
Bernardi, «perché non è possibile che dopo tanti anni di lavoro non ci
siano certezze. Ci sono operai, giardinieri, custodi, geometri che
aspettano un posto fisso da quindici anni e che hanno una famiglia da
mantenere».
IL CONSIGLIO La questione precari tornerà in Consiglio comunale
nella prossima seduta. Si dovrà discutere di tre mozioni: una per la
stabilizzazione dei 39 precari (su questa sembra esserci una larga intesa),
una per allargare i criteri e una per la internazionalizzazione di alcuni
servizi.
MATTEO VERCELLI
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Mense scolastiche
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Stipendi a rate, scatta l'ultimatum della Provincia
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«La
scelta di erogare gli stipendi in due tranche non è ammessa da nessuna
normativa. A questo punto, o l'azienda si decide a cambiare subito
atteggiamento oppure segnaleremo il caso all'Ispettorato del lavoro». È
l'ultimatum imposto dall'assessore agli Affari Generali e servizi per il
lavoro della Provincia di Cagliari Carla Floris alla Cocktail Service,
società che si occupa del servizio mensa di oltre dieci istituti scolastici
a Cagliari e opera in tutta la Sardegna. Ieri, nei locali della Provincia,
c'è stato un nuovo tentativo di accordo tra il rappresentante dell'azienda
Marco Salis e i sindacati, Cristiano Ardau per la segreteria Uiltucs-Uil e
il segretario generale Sardegna Filcams-Cgil Sergio Codonesu, insieme a una
delegazione di lavoratrici. Che, però, si è concluso ancora con un nulla di
fatto.
Al centro della vertenza, che si trascina già da diversi mesi, c'è la
pratica adottata dall'azienda di pagare gli stipendi in due rate, tramite
un acconto e, solo a seguire, con il saldo. Un nuovo incontro è stato
fissato per venerdì, che coinciderà con «l'ultimo giorno utile perché si
raggiunga l'obiettivo di effettuare i pagamenti in maniera regolare», ha
anticipato l'assessore. «Se questo non dovrebbe avvenire, ovvero se in
questo tavolo non si dovesse procedere con la formalizzazione degli
stipendi in un'unica soluzione, il verbale verrà trasmesso all'Ispettorato,
che procederà con le sanzioni. I problemi dell'azienda non devono ricadere
sui lavoratori».
Cristiano Ardau ricorda che «il primo incontro alla Provincia si è tenuto a
dicembre ma l'azienda ancora non ha riconosciuto le sue responsabilità. Non
solo, oltre a effettuare le retribuzioni attraverso acconti, ha riservato
alle lavoratrici un pessimo trattamento. La Uiltucs si era
mobilitata addirittura dal mese di luglio dello scorso anno ma una
soluzione appare ancora lontana». Sergio Codonesu denuncia che «c'è stato
un grave atteggiamento discriminatorio verso le delegate sindacali». E,
riguardo le difficoltà nell'erogazione, sostiene: «Un'azienda non può
essere prigioniera di una burocrazia che ha creato da sè». Marco Salis ha
invece dato voce alla difesa dell'operato della Cocktail Service, ribadendo
ancora una volta che la rateizzazione degli stipendi è connessa ai «ritardi
dei pagamenti da parte dell'amministrazione pubblica. Se gli stipendi sono
stati consegnati in due soluzioni è chiaro che c'è mancanza di una
copertura finanziaria, proprio a causa di questi ritardi».
MARIANGELA LAMPIS
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Litorale. Insorge l'opposizione: «Incontro per pochi intimi, la Giunta vuole escludere il
Consiglio»
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Edilizia, trattativa alla Regione
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Il Comune chiede il via libera per le lottizzazioni
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Il
problema è quello di tutti i Comuni: evitare i punti di conflitto tra il
proprio Piano urbanistico e quello paesaggistico della Regione. Inizia la
trattativa per il litorale, ma l'opposizione si sente esclusa.
Ville tra Margine Rosso e Foxi, lottizzazioni a Flumini e risanamento dei
rioni condonati: il futuro urbanistico della città approda sul tavolo
d'intesa della Regione. Venerdì c'è stato il primo incontro tra
l'amministrazione di via Porcu e quella di viale Trento, per discutere
l'adeguamento del Puc al Piano paesaggistico regionale. A rappresentare il
Comune, oltre che i tecnici degli uffici, c'erano anche il sindaco Gigi
Ruggeri e l'assessore all'Urbanistica Vittorio Falchi. «Un tavolo per pochi
intimi su scelte di fondamentale importanza», contesta l'opposizione.
NO AL CONFRONTO Mercoledì scorso in Consiglio comunale si sarebbe
dovuto discutere proprio delle linee guida alle modifiche del Piano
urbanistico comunale. L'ordine del giorno, però, è stato travolto dalla
polemica sul crocifisso in aula e il dibattito sul Puc è slittato a una
data fuori tempo massimo, dato che ormai l'incontro alla Regione c'è già
stato. Non è l'unico argomento della polemica: la minoranza contesta che
gli atti più importanti siano passati in Giunta e non con l'approvazione
dell'assemblea civica.
MARGINE ROSSO A finire nel mirino del centrodestra c'è in
particolare l'inserimento nel nucleo urbano della fascia collinare tra
Sant'Anastasia e Foxi, in qualità di “zone C-residenziali contigue al
centro urbano consolidato”. «Per la Giunta di centrosinistra», contesta in una
nota il capogruppo dei Riformatori sardi Gabriele Marini, «la soluzione
alle necessità abitative urgenti della città è l'edificazione di ville
nella fascia costiera tra Margine Rosso e Foxi». Secondo l'esponente della
minoranza, si darebbe il via libera a costruzioni con valore di mercato tra
quattrocentomila e ottocentomila euro. «Non si dà certo risposta alle
famiglie che con difficoltà possono permettersi un mutuo per un'abitazione
che non superi i centoquarantamila euro».
LA REPLICA Critiche contestate dall'amministrazione di via Porcu.
«Per Margine Rosso», spiega l'assessore all'Urbanistica Vittorio Falchi,
«stiamo semplicemente riconoscendo quella che è una realtà da oltre
quarant'anni, cioè che si tratta di una zona residenziale. Per noi resta di
fondamentale importanza la riqualificazione del territorio, tant'è che alla
Regione abbiamo discusso a fondo dei Piani di risanamento urbanistico».
Piani che dovrebbero portare servizi e infrastrutture nei rioni sorti
abusivamente e successivamente condonati: se ne parla ormai da oltre
vent'anni, ma fino a oggi l'ostacolo principale è stato quello di mettere
d'accordo tutti i proprietari delle aree, che dovrebbero farsi carico delle
spese per le opere d'urbanizzazione.
IL PIANO QUADRO Sul tavolo d'intesa con la Regione c'è anche la
partita sul sobborgo-giardino di Separassiu: riguarda una decina di nuove
lottizzazioni, a ridosso di via dell'Autonomia regionale, e il rio Sa
Pispisa, al centro di una lunghissima vicenda che negli ultimi anni è
andata avanti a suon di ricorsi al Tar. Una partita che, assieme ai piani
di risanamento urbanistico e all'ampliamento del centro urbano verso
Margine Rosso, attende ora il verdetto definitivo. Dopo l'incontro di
venerdì scorso, in Municipio attendono un responso da parte
dell'assessorato regionale all'Urbanistica, che dovrà dare il “bollino” di
coerenza con il Ppr. Le ville in collina possono attendere.
GIOVANNI MANCA DI NISSA
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Medio Campidano
Truffe. Una lettera del Comando ai Comuni dopo l'ultimo
raggiro: vittima un pensionato di Villamar
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In giro falsi ispettori dell'Inps
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I carabinieri ai sindaci: «Diramate subito bandi»
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Escalation
di raggiri ai danni di anziani soli. Con modi gentili, i falsi ispettori
chiedono di poter visionare le banconote della pensione. L'ultima truffa a
Villamar. Il comandante della Compagnia chiede ai sindaci di mettere in
guardia la gente con bandi pubblici.
«Attenzione ai truffatori: falsi funzionari Inps, o delle Poste, che si
introducono in casa con un pretesto e derubano gli anziani dei loro
risparmi»: l'appello è del comandante del Comando dei carabinieri di
Sanluri, Gianluca Puletti, dopo gli ultimi episodi di raggiro ai danni (
delle persone anziane che vivono sole.
STAZIONI «La cosa sta diventando pesante: l'ultimo episodio è di
domenica scorsa a Villamar dove due falsi funzionari dell'Inps hanno
portato via dalla casa di un pensionato 600 euro», il capitano Puletti non
nasconde le difficoltà e per porre freno al fenomeno chiede la
collaborazione dei sindaci del territorio. Puletti ha diramato un
comunicato a tutte le stazioni dei carabinieri della giurisdizione. «I
comandanti sono pregati di invitare i sindaci ad emanare bandi pubblici
informando la popolazione che sono in atto truffe a carico di anziani in
particolare», scrive il capitano che chiede, così, la collaborazione dei
primi cittadini nell'opera di informazione, e di messa in guardia.
«DIFFIDATE» Bandi pubblici, diramati con la filodiffusione, o anche
manifesti affissi nei luoghi pubblici: «tutto può servire per informare la
gente». Attenzione quindi, i carabinieri invitano a «diffidare degli
estranei e prestare la massima attenzione». Ormai è uno stillicidio:
l'ultimo caso due giorni fa. Domenica mattina a Villamar due falsi
ispettori dell'Inps si sono presentati in casa di un pensionato 65enne.
«Quando mai: i funzionari Inps lavorano la domenica», sbotta Puletti.
RAGGIRO Sta di fatto che i due ladri sono riusciti ad entrare in
casa del malcapitato con un sotterfugio («dicevano di dover verificare le
banconote della pensione») e in men che non si dica 600 euro hanno cambiato
mano, e padrone. I truffatori hanno rapidamente fatto marcia indietro e al
pensionato non è rimasto altro che denunciare l'episodio ai carabinieri. Le
armi in mano delle forze dell'ordine non sono però tante. Difficile
cogliere i truffatori in azione. I malviventi entrano in azione facendo
leva sui modi affabili, per entrare in confidenza con i malcapitati, e su
un abbigliamento elegante: al di sopra di ogni sospetto. «I truffatori si
presentano in coppia: in certi casi due donne in altri un uomo e una donna,
spacciandosi per funzionari Inps o delle Poste», il capitano Puletti è
circostanziato nella descrizione e, quindi, nell'avviso.
ESCALATION «Attenzione perché si tratta in realtà di truffatori,
nomadi quasi certamente, vestiti solo in modo elegante». I delinquenti
agiscono su larga scala ormai. A parte l'episodio di Villamar, truffe del
genere sono state messe a segno nelle ultime settimane a Furtei e Segariu,
mentre a Sanluri due tentativi sono andati a vuoto per al reazione delle
vittime prescelte. In tutti i casi le vittime sono anziani e pensionati,
truffati dai delinquenti sempre più abili e spregiudicati.
RICHIESTE Dalla richiesta di lettura del contatore dell'Enel alla
verifica dei libretti di pensione fino alla richiesta (inverosimile
davvero) di visionare le banconote ricevute come pensione: il campionario
del truffatore provetto è vastissimo. «Occorre evitare di farli entrare in
casa o meglio annotare i numeri di targa», spiega il capitano Gianluca
Puletti.
IGNAZIO PILLOSU
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Sulcis
Carbonia. Ieri l'avvio del dibattimento. I due direttori sono
a giudizio per una storia di rimborsi spese irregolari
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Due ex manager Asl in Tribunale
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Mario Raimondi e Salvatore Marras accusati di peculato
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A
mettere nei guai due ex manager della Asl 7 sono stati rimborsi milionari
(in lire) elargiti ad alcune società esterne. Per questo Mario Raimondi e
Salvatore Marras rispettivamente direttore generale e amministrativo sono
comparsi ieri in Tribunale.
Ieri due ex manager della Asl 7 sono comparsi davanti ai giudici del
Tribunale di Cagliari. È iniziato, infatti il processo che li vede imputati
di concorso in peculato. Dovranno dimostrare che eran lecita la spesa di
116 milioni di vecchie lire per i pranzi di rappresentanza e i rimborsi
spese ai consulenti esterni.
Davanti al collegio giudicante della prima Sezione del Tribunale di
Cagliari sono comparsi Mario Raimondi e Salvatore Marras, rispettivamente
ex direttore generale e amministrativo della Asl 7 del Sulcis designati,
sul finire degli anni Novanta ai vertici della sanità del Sulcis. Terzo
imputato un dipendente, Salvatore Arca, che al tempo ricopriva incarichi
nella segreteria della dirigenza. L'IMPUTAZIONE Per gli stessi
episodi (e lo stesso reato) contestati ai due manager, qualche mese fa due
impiegati della stessa Asl, Marco Pirisi e Agnese Foddis, furono condannati
rispettivamente a sedici e diciotto mesi di reclusione. Condanna contro la
quale i legali dei due dipendenti, Marco e Bernardo Aste, hanno presentato
ricorso in Appello.
L'udienza di ieri si è aperta con la deposizione di un funzionario della
polizia tributaria delegato a condurre le indagini dalla Corte dei Conti.
La vicenda, infatti, dalle aule della giustizia contabile e scivolata in
quelle della giustizia penale quando anche la Procura della
Repubblica di fare chiarezza sugli esborsi già costati a Raimondi e Marras
una condanna, in primo grado, della Corte dei Conti.
LE IRREGOLARITÀ I fatti, o presunti tali, per cui sono a processo
gli ex amministratori sono gli stessi. Il primo teste, rispondendo alle
domande del pm Guido Pani, ha parlato di irregolarità inerenti la
concessione dei rimborsi spese ad alcune società di consulenza. Si trattava
di semplici irregolarità formali, come cercheranno di dimostrare gli
avvocati della difesa Maurizio Scarpaio, Benedetto Ballero e Michele
Schirò? Oppure l'inosservanza delle procedure avrebbe realmente causato un
danno erariale?
Dopo l'esame del pm è poi scattato il controesame della difesa che
proseguirà il mese prossimo. Verranno presi in esame uno per uno gli
episodi che arricchiscono il lungo capo di imputazione. L'elenco della
“spesa” è nutrito. La Asl
avrebbe liquidato a una società che si occupava di informatica e di
organizzazione aziendale sia il conto del meccanico che quello del
gommista, il lavaggio delle autovetture, i ticket dei parcheggi a
pagamento, il noleggio taxi a Roma e a Milano.
LE SPESE I dipendenti della società avrebbero inoltre messo nel
conto a piè di lista i pranzi e i pernottamenti in alberghi o in ristoranti
di Cagliari, Olbia, Lanusei, Nuoro, ovvero in sedi, fa notare la Procura, distanti da
quelle della Asl di Carbonia e Iglesias. La lista delle erogazioni andrebbe
poi integrata con il rimborso delle somme che la società dovette sborsare
per acquisti vari (addirittura una bottiglia di mirto) e commissioni
bancarie relative all'uso delle carte di credito personali. Ma ci sarebbe
anche un biglietto navale della traversata Civitavecchia-Cagliari e quello
ferroviario (multa compresa) Roma-Fiumicino. Al pm non è sfuggito, ma dovrà
dimostrarlo, che alcune delle spese sarebbero state messe in conto come
rimborso agli stessi Raimondi e Marras, in occasione di alcuni pranzi di
rappresentanza.
I RIMBORSI In tutto quasi 60 mila euro che hanno messo nei guai il
cassiere e l'economo dell'Azienda, condannati dal Gup. Si difesero
sostenendo di aver preso ordini direttamente dai dirigenti. Al Tribunale
stabilire se la responsabilità penale dei rimborsi milionari accertata in
primo grado fu esclusivamente di Marco Pirisi, il cassiere per le spese di
rappresentanza, o di Agnese Foddis, la dirigente dell'economato.
ANDREA SCANO
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Carbonia Riunione di sindaci nella Torre
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Accordo sulla discarica, la gestiranno i Comuni
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Il
summit dei sindaci ha decretato la tregua nella guerra della discarica. La
polemica per la gestione dell'impianto di smaltimento dei rifiuti tra il
commissario della Comunità montana di Iglesias (nonché sindaco di Buggerru)
Silvano Farris e il sindaco di Carbonia Tore Cherchi è rientrata ieri
mattina a Carbonia.
Dopo qualche polemica iniziale, infatti, diciannove primi cittadini della
provincia riuniti in una sala della Torre Civica, hanno deciso di
assecondare l'iniziativa di Cherchi di trasferire al Comune di Carbonia la
gestione provvisoria dell'impianto di Sa Terredda. Gestione solo
temporanea, per inciso. A far marciare la discarica e gli impianti annessi
“a regime” sarà, infatti, un'associazione nella quale entreranno tutti i 23
Comuni del territorio. La nascita e la costituzione dell'associazione sarà
regolata da uno statuto al quale lavorerà un comitato composto dal sindaco
di Carbonia e dai presidenti delle tre Unioni dei Comuni costituite (o in
fase di costituzione) nel territorio della provincia di Carbonia-Iglesias.
L'intesa mette tutti d'accordo e smorza le polemiche. Prevede che a
rilevare la gestione dell'impianto nel quale vengono smaltite 65 mila
tonnellate di rifiuti all'anno sia il Comune di Carbonia subentrando alla
disciolta Comunità montana di Iglesias. Soluzione provvisoria e contabilità
separata e improntata alla massima trasparenza con l'obiettivo, lo ha
ribadito Tore Cherchi «di minimizzare i costi di gestione ottimizzando il
funzionamento dell'impianto». Il che significa meno spese e bollette più
leggere. Il Comune si occuperà anche di rivedere il contratti per la
gestione della centrale a biogas con un nuovo bando di evidenza pubblica
che riveda le percentuali di incasso oltre che di seguire i lavori
dell'impianto di trattamento dell'umido per la produzione di compost.
Nel frattempo lo stesso sindaco di Carbonia e i presidenti delle tre Unioni
dei Comuni lavoreranno alla nascita dell'associazione che dovrà gestire gli
impianti “a regime”. Non sarà un nuovo carrozzone. È già stato deciso che
la gestione sarà a costo zero: niente indennità di carica né gettoni di
presenza. Uniche retribuzioni quelle dei tecnici. Per suggellare il tutto
giovedì è prevista l'assunzione formale degli impianti da parte del Comune
di Carbonia.
SANDRO MANTEGA
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Iglesias. L'ambulante senegalese ha ricevuto la comunicazione
ufficiale dal ministero dell'Interno
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Il sogno italiano di Mahamadou diventa realtà
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«Il primo nel Sulcis a prendere la cittadinanza grazie alla
lunga residenza»
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È
cittadino italiano da qualche giorno. Ha aspettato per quasi vent'anni
Mahamadou Mangara, l'ambulante senegalese che dal 2004 vive stabilmente a
Iglesias. «Sono uno dei primi in Sardegna ad aver ottenuto la cittadinanza
grazie alla residenza e non al matrimonio», dice con un pizzico di
orgoglio. Poi corregge un po' il tiro. «Se non in Sardegna, sono il primo
nel Sulcis Iglesiente». Nei giorni scorsi il commerciante africano ha
ricevuto un lettera speciale dal ministero dell'Interno. «È la
comunicazione ufficiale - spiega Mahamadou - aspettavo da tanto tempo questo
momento».
Prima di fermarsi in città ha girovagato per l'Europa. «In Senegal -
racconta - ho conseguito il diploma di tecnico delle comunicazioni
telefoniche. Dopo la scuola sono partito a Parigi, dove sono rimasto un
anno prima di tornare nel mio paese». Poi ha ripreso a viaggiare con tappe
più o meno lunghe a Barcellona, Ibiza, Monaco di Baviera e infine in
Italia. Mahamadou Mangara racconta le innumerevoli esperienze di vita, ma
chiede che venga rispettata la sua vita privata. Inutili quindi provare a
fare domande sulla sua famiglia e sui suoi amici. Che abbia acquisito la
proverbiale diffidenza dei sardi? Chissà. Di sicuro l'Isola gli piace. E
anche tanto. «In questo momento molto importante per me e per tutta la mia
famiglia sento il dovere di ringraziare tutti i miei amici della Sardegna».
Vorrebbe fare tanti nomi Mahamadou, ma non vuol correre il rischio di
dimenticare qualcuno. Fa un'eccezione per Giovanni Cui, il titolare
dell'Hotel Artu: «mi ha aiutato davvero tanto».
Come tanti altri suoi connazionali l'ambulante originario di Dakar ha
scelto la Sardegna
anche per questioni climatiche. «Qui si sta bene - commenta - per certi
versi è come stare in Senegal. A dire il vero mi sono trovato abbastanza
bene anche in Francia». Mahamadou Mangara non è mai stato al centro di
episodi di razzismo o xenofobia. «Non mi è mai successo - dice - certo
qualche volta è capitato, ma non parlerei di razzismo quanto di ignoranza.
Se tu non conosci non puoi capire. Noi siamo persone che vogliono soltanto
lavorare, allargare le conoscenze, stare bene con gli altri». Nel suo
futuro l'ambulante africano vede soltanto Sardegna e Senegal. Il suo
presente è il commercio, ma guarda anche al turismo. Negli anni scorsi ha
già lavorato, sia pure saltuariamente, come tour operator. «Quando sono
stato a Trento e Milano - dice - ho accompagnato molti turisti nella mia
terra. Anche in Sardegna ci sono tante persone interessate a visitare il
Senegal».
Mahamadou ha contattato alcune agenzie e conta di organizzare al più presto
un viaggio. «Rientro nel mio paese due volte l'anno - aggiunge - abbiamo
molte cose da far vedere. Anche la Sardegna deve avere un rapporto di maggiore
collaborazione con l'Africa».
La nostalgia c'è sempre. Dakar è lontana migliaia di chilometri ma sempre
presente nei suoi pensieri. «È la mia casa - conclude - purtroppo lì non si
sta bene. Siamo andati via proprio per questo».
FRANCESCO
PINTORE
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Ogliastra
Villagrande Patrimonio da sfruttare
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Dai vecchi usi civici alla tecnologia? Rivoluzione possibile
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Un
modello di sviluppo che passi per quell'enorme patrimonio che sono le terre
civiche. Una pianificazione che tenga nel giusto conto i diritti
dell'intera collettività spesso messi a repentaglio da iniziative che fanno
capo ai singoli senza tener conto dell'interesse comune. Sono questi alcuni
degli spunti di riflessione ai quali si è tentato di dare una risposta nel
convegno organizzato sabato pomeriggio a Villagrande. Una novità positiva è
rappresentata dall'approvazione, annunciata dal presidente della Provincia
Piero Carta, di un progetto pilota finanziato dal Por con 650mila euro che
permetterà all'intero territorio ogliastrino di iniziare un percorso
ionnovativo sugli usi civici, con tanto di banca dati e strumenti
informativi su questo grande patrimonio. Dopo i saluti del sindaco,
Gabriele Basoccu, la parola è passata agli esperti. Pietro Nervi, docente
di Economia all'Università di Trento e tra i maggiori studiosi ha messo
l'accento sul fatto che la proprietà collettiva non coincide con il
capitale e va salvaguardata a tutti i costi. Anche sul principale dilemma,
collettività o singolo, Nervi non ha dubbi «Nella pianificazione bisogna
tenere ben presente quale sia l'interesse». Michelina Masia, docente di
Sociologica del diritto nell'ateneo cagliaritano, si è soffermata
sull'analisi sociogiuridica del processo che ha portato alla definizione
dell'attaule assetto e che in Ogliastra è stato caratterizzato da conflitti
e contenziosi. I casi Enel, Barbagia Flores e Porto Santoru sono solo
alcuni esempi che riguardano il centro ogliastrino e la dicono lunga sulla
necessità di arrivare ad una svolta. Serve un nuovo modo di pensare alle
terre civiche. Accanto ai vecchi modi d'uso del ghiandatico, del legnatico
può esserci ben altro. Nervi ha insistito sul concetto di «trasformazione
del diritto d'uso». Una trasformazione che ad esempio può passare per la produzione
di energia dalle biomasse che ricadono in terreni ad uso civico o - ha
sottolineato il docente universitario di Botanica Mauro Ballero - per lo
"sfruttamento" delle essenze vegetali che crescono in questi
terreni.
La prospettiva si scontra con una realtà oggettivamente complicata dal
fatto che in Sardegna ancora manca una ricognizione di tutte le terre
assoggettate a questo particolare regime giuridico, cui ha fatto
riferimento il professor Francesco Nuvoli. La legislazione esistente è per
certi versi contraddittoria e rende difficile programmare uno sviluppo di
quelle terre che per definizione sono di tutti i cittadini.
GIUSY FERRELI
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Oristano
La vertenza. Forti disagi e proteste in tutti gli uffici per
l'agitazione dei dipendenti dell'Oristanese
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Poste, paralizzata la provincia
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Sciopero: adesione storica col 99,9 per cento
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Ieri
sono rimasti aperti solo Oristano centro, Ghilarza, Terralba e Samugheo. Ma
si è lavorato a singhiozzo.
Chiuso per sciopero. Il cartello è rimasto ben in evidenza sulle porte di
tutti gli uffici postali della provincia. Per l'intera giornata di ieri è
stato impossibile pagare un qualsiasi bollettino agli sportelli o ricevere
la corrispondenza a casa. I dipendenti di Poste italiane si sono fermati
per gridare forte il loro malessere e rivendicare condizioni di lavoro
migliori. E si sono bloccati in massa: dagli addetti agli sportelli ai
direttori fino al personale di staff, l'astensione dal lavoro è stata
totale, con una percentuale del 99,9 per cento, «storica» agli occhi dei
sindacati. «I numeri di ieri sono l'ulteriore conferma del grave stato di
malessere dei dipendenti di Poste italiane nella provincia di Oristano -
hanno scritto i rappresentanti di Slp Cisl, Cgil Sic, Uil poste e Ugl. -
Stiamo lottando affinché si riesca a sanare la grave carenza strutturale di
addetti agli sportelli». Ieri sono rimasti aperti soltanto gli uffici di
Oristano centro, Ghilarza, Terralba e Samugheo ma anche qui si è lavorato a
singhiozzo: sono stati garantiti soltanto i servizi essenziali come
telegrammi, raccomandate e assicurate.
DISAGI Non sono mancati i disagi e le difficoltà per gli utenti, ma
questo è da mettere in conto per qualsiasi sciopero. Tanto più che quello
di ieri era stato ampiamente annunciato ed è arrivato nel bel mezzo di uno
stato di agitazione che durava da diversi giorni proprio per denunciare il
problema della mancanza di organico. Carenze croniche a cui si sono
aggiunti negli ultimi tempi i vuoti lasciati dai pensionamenti degli
operatori agli sportelli. «Tra il 2005 e il 2007 - hanno ricordato i
rappresentanti delle sigle sindacali, - cinquanta unità sono andate via e
non sono mai state sostituite». Mancanza di personale che ovviamente ha
conseguenze che si ripercuotono sui servizi offerti alla clientela. In più,
per alcune sedi, esiste il rischio concreto di una chiusura degli sportelli
a giorni alterni. «E sarebbe l'ennesimo taglio di servizi in comunità già
penalizzate - hanno ricordato i sindacati, - realtà che si sono viste
ridimensionare e ridurre sensibilmente anche altre offerte e attività».
Senza dimenticare lo stress e le difficoltà psico - fisiche a cui sono
sottoposti questi lavoratori che spesso non hanno nemmeno l'opportunità di
usufruire dei periodi di ferie. Una situazione diventata insostenibile e
che ha convinto i dipendenti di Poste italiane a protestare e a fermarsi
dal lavoro per 24 ore, nonostante «tutti fossero ben consapevoli del costo
di questa iniziativa. È stata data una grande prova di unità e compattezza
in questa legittima lotta di rivendicazione sindacale», vanno avanti.
L'AGITAZIONE Lo sciopero dalle prestazioni straordinarie continuerà
fino a sabato 12 aprile anche perché sul tavolo ci sono questioni
fondamentali che necessitano di urgente chiarezza e di maggiori garanzie. I
sindacati, infatti, da tempo stanno puntando il dito pure contro un clima
aziendale «ormai appesantito e che è diventato palpabile in tutti gli
uffici». Resta, infine, il grave problema «dell'esclusione della provincia
di Oristano dalle politiche aziendali di sviluppo - hanno ribadito Cisl,
Cgil, Uil e Ugl, - misure che potrebbero permettere il mantenimento di
alcuni servizi, ma anche la nascita di nuovi». Per questi obiettivi, però,
servono ulteriori assunzioni in particolare di personale specializzato che
sappia far fronte alle esigenze di mercato in continua evoluzione.
Da parte di Poste italiane non c'è alcuna posizione ufficiale né alcun
commento a questa giornata di sciopero pressoché totale. Un pieno rispetto
dei ruoli e delle rivendicazioni dei sindacati e dei lavoratori. Adesso
tutti aspettano un confronto, ma soprattutto l'apertura di un tavolo di trattativa
per riuscire a trovare una soluzione ai tantissimi problemi segnalati dai
rappresentanti di categoria di Cisl, Cgil, Uil e Ugl.
VALERIA PINNA
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Ghilarza. Il piano di assetto idrogeologico circoscrive la
zona vicina al lago Omodeo
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Allarme al novenario: alto rischio frane
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La Regione blocca i progetti
per il rilancio di San Serafino
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La Giunta Licheri ha affidato uno studio per
verificare la possibilità di modificare la mappa delle aree a rischio frana
individuate dal Pai.
Edilizia bloccata nel novenario campestre di San Serafino. Idee e progetti
costretti ad essere congelati per via del piano di assetto idrogeologico
compilato dalla Regione. L'intera zona sarebbe ad alto rischio di frana e
per questo, al momento, non è possibile mettere un solo nuovo paletto.
Diversa la perimetrazione indicata dalla Regione rispetto a quanto già si
conosceva dal piano urbanistico comunale. Le zone a rischio sarebbero
infatti molto più estese e si concentrerebbero appunto nella zona dei
novenari, vicino al lago. Una situazione che ha creato forte disagio sia
per gli amministratori che per i cittadini. Sia gli uni che gli altri
avevano infatti in mente una serie di iniziative per il rilancio turistico
della zona, puntando appunto sul novenario con vista sul lago Omodeo per
richiamare turisti nel territorio. Ma non è detta l'ultima parola.
IL COMUNE L'esecutivo guidato da Stefano Licheri, nelle scorse
settimane, ha infatti deliberato di affidare un incarico per uno studio
specifico su tutta la zona. In pratica il professionista incaricato dovrà
esaminare l'intera area e verificare se esistono i presupposti per
modificare la mappa delle aree a rischio frana individuate con il Pai dalla
Regione. E il sindaco Licheri si dice certo che così sarà. «Con il Pai sono
state vincolate molte zone della Sardegna, anche dove i rischi non sono
così alti - afferma il primo cittadino-. Ora spetta alle singole
amministrazioni affidare degli studi specifici per sbloccare la situazione
e dimostrare che i pericoli non sono quelli indicati nel piano di assetto
idrogeologico regionale». Il sindaco va avanti: «Lo studio dimostrerà che
il costone roccioso che sovrasta il novenario ha qualche lesione, ma non
c'è il pericolo di crollo. In ogni caso i blocchi che lo costituiscono sono
grossi e squadrati e quindi non possono rotolare giù». Lo studio dovrebbe
essere consegnato agli amministratori entro un mese. Potranno quindi essere
avviate le procedure per sbloccare l'edilizia a San Serafino. «Tempo fa
abbiamo venduto dei lotti edificabili, ma di fatto i proprietari non hanno
potuto costruire».
LO STOP Ad essere penalizzato però è stato anche il Comune.
L'amministrazione aveva infatti destinato oltre 500 mila euro della 37 alla
realizzazione di una struttura ricettiva e alla sistemazione del
porticciolo. Se per quest'ultimo le pratiche sono andate avanti senza
troppi ostacoli, così invece non è stato per il bed and breakfast e il
ristorante. La Giunta
aveva infatti acquistato un caseggiato da ristrutturare perché, entro
giugno, andavano impegnati i fondi programmati, pena la perdita del
finanziamento. Per via del Pai non c'erano quindi i tempi tecnici per
procedere in questa direzione. Inevitabile dunque un'altra scelta.
Ora al vaglio degli amministratori c'è il progetto preliminare per la
sistemazione della struttura ricettiva all'ingresso di San Serafino.
ALESSIA ORBANA
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Nuoro
Rappresentanti di base contro sindacati mentre i vertici
dell'aziende non saranno presenti domani al vertice convocato da Bersani a
Roma
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«No a spot elettorali, la Legler fallisce»
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Il
timore è che tutto svanisca martedì 15 aprile, quando le urne saranno
chiuse e la crisi Legler sarà, in ogni caso, avviata alla fine. «È più
probabile a causa di un fallimento che per un rilancio fin qui solo
annunciato».
Parte della rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento di Macomer
(Antonello Piccone, Franceschino Spanu e Franco Sini) vuole vederci chiaro
ed è pronta persino a sfidare i rappresentanti di categoria: «La Regione ha salvato
l'azienda ma non le ha messo a disposizione la liquidità per riprendere le
produzioni - dice Piccone - a Macomer, dove per il tessile (diversamente da
Ottana e Siniscola) non c'è futuro, è necessario che la Giunta ripeta la stessa
operazione messa in pratica ad Arbatax. Lì hanno acquisito i terreni e
agito, attraverso una loro agenzia, per consentire l'arrivo di un nuovo
imprenditore».
Altrettanta attenzione chiederebbe il misterioso imprenditore che dovrebbe
riconvertire l'impianto di Macomer alla produzione di fibre tessili
super-tecnologiche. «Per questo avevamo fissato con l'azienda un incontro
per giovedì - ricorda ancora Piccone - ma all'ultimo momento hanno
annullato tutto, rimandandoci ai giorni successivi al vertice in programma
domani al ministero dello Sviluppo economico». Una riunione romana attesa
ormai da due anni e sospettamente convocata alla vigilia delle elezioni.
«Cosa mai potrà venire di buono da un incontro di questo tipo, portato
avanti da un governo defunto e inadatto a prendere impegni per il futuro? -
si chiede Piccone - oggi si parla di mobilità e accompagnamento alla
pensione. Perché non c'è più voglia di credere nel futuro».
A Macomer in organico ci sono 350 lavoratori, di cui 144 in possesso dei requisiti
previsti oltre due anni fa dall'allora ministro del Welfare Maroni (più di
50 anni di età e almeno 30 di contributi) per accedere all'accompagnamento
alla pensione. «Ma se l'azienda non ha liquidità e non riesce a produrre
non potrà fare la sua parte - conclude Piccone - e dunque si rischia che la
medicina arrivi quando il paziente sarà già morto».
SINDACATI E AZIENDA Intanto arrivano chiarimenti anche dai leader
sindacali di categoria di Cisl e Cgil: «Nessuno ha iniziato a parlare di
mobilità visto che non disponiamo ancora del piano industriale del nuovo
imprenditore - dice Tomaso Canu, della Cisl - anzi, non ne conosciamo
neanche l'identità». Per quel che riguarda le polemiche sul vertice di
domani, Canu condivide «le perplessità» e paventa un possibile «forfait»
del ministro Bersani: «Sarebbe l'ennesima beffa, che si ritorcerebbe contro
chi ha forse pensato di utilizzare questo vertice come passerella
elettorale». Ma Jose Mattana, suo collega della Cgil, non perde la
speranza: «Siamo già andati incontro a tantissime delusioni ma non possiamo
rinunciare a vedere le carte di Regione e Ministero: la speranza è che
arrivi un via libera all'istruttoria per un accordo di programma sul
tessile in modo che il nuovo ministro possa trovare gran parte del lavoro
già avviato». Intanto l'amministratore delegato Franco Storaci fa sapere
che «il piano industriale su Macomer non è stato ancora presentato e dunque
non possiamo commentare le indiscrezioni - dice - è invece vero che se
nessuno offre la disponibilità a mettere a disposizione la liquidità
necessaria per fronteggiare regolarmente gli impegni e assicurare serenità
alle trattative in corso, il rischio-fallimento non può dirsi scongiurato».
Chiusura riservata all'assenza dal vertice romano di domani: «Avevamo dato
la disponibilità a partecipare ma, evidentemente, qualcun altro non ha
ritenuto necessario il nostro apporto».
ANTHONY MURONI
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Olbia e Gallura
tribunale Pronta la relazione
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La guerra del Cines sotto esame anche in Procura
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I
fascicoli sono diversi, raccontano tutti il pasticcio Cines. La guerra per
il controllo del consorzio industriale di Olbia, un ginepraio di ricorsi,
controricorsi e votazioni, è sicuramente un problema serio per i magistrati
della Procura della Repubblica. Si può comunque dire che la guardia di
finanza ha già concluso il suo lavoro, le relazioni sulle diverse assemblee
tenute a partire dal 16 ottobre del 2007, sono infatti sul tavolo dei
magistrati. Potrebbero essere riunite in un unica inchiesta della quale
potrebbe occuparsi il pm Elisa Calligaris.
L'unico dato certo, sino a questo momento è il riferimento, come ipotesi di
reato, all'articolo 2636 del codice civile, norma che sanziona l'influenza
illecita sulla maggioranza dell'assemblea di una società. È bene precisare
che sino a questo momento le indagini sono a carico di ignoti, eventuali
responsabilità penali devono infatti essere ancora accertate. Il personale
delle fiamme gialle, intervenuto durante le assemblee del Cines ha fornito
il quadro della situazione, ma le conclusioni spettano esclusivamente al
pubblico ministero.
Ecco l'elenco delle situazioni che verranno approfondite nelle prossime
settimane. Intanto c'è l'esclusione del sindaco di Loiri Porto San Paolo,
Giovanni Inzaina, della seduta del 16 ottobre 2007. L'episodio è
strettamente collegato all'insediamento come presidente dell'organismo di
governo del Cines, di Antonio Michele Satta. Quest'ultimo venne interrogato
subito dopo l'assemblea dai finanzieri e le sue dichiarazioni, insieme a
quelle di altri soggetti sentiti dalla polizia giudiziaria sono inserite
nel rapporto delle fiamme gialle. Un altro capitolo riguarda
l'allontanamento del consigliere Massimo Putzu, rappresentante di
Confindustria, il 22 febbraio scorso. Sull'episodio è stato presentato
anche un esposto. In ballo c'è la corretta esecuzione delle sentenze del
tribunale di Olbia pronunciate nel corso degli ultimi mesi. Per chiudere ci
sono da aggiungere gli ultimissimi passaggi della vicenda. Dopo l'elezione
di Settimo Nizzi, il 25 febbraio, l'ex sindaco di Olbia annunciò la
presentazione di alcune denunce, anche queste destinate a finire nel
fascicolo di Elisa Calligaris. Intanto oggi è attesa la decisione del
tribunale di Tempio sul ricorso presentato da Ninni Chessa proprio contro
l'elezione di Nizzi e domani il pronunciamento del Tar sempre riguardo
all'assemblea del 25 febbraio.
A. B.
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LA NUOVA SARDEGNA
«Il
mio governo sarà amico dei sardi»
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Berlusconi: Soru ha
messo l’isola in ginocchio, noi la faremo rialzare
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ALGHERO.
«Stanco, io? Vi sfido a braccio di ferro: chi ha coraggio, venga qui». Silvio
alla Catalana si rivolge ai giornalisti maschi, nell’ovattata hall dell’albergo
vistamare, per rispondere indirettamente a Walter Veltroni che ironizza sulla
carta d’identità del Cavaliere.
Il suo
competitor e i militanti del Pd discettano di un Berlusconi affaticato, forse
anche un po’ spompato; ironizzano su un Berlusconi che il 29 a settembre compirà 72
anni, un’età che Veltroni festeggerà nel 2026. Grazie a Scapagnini (sindaco di
Catania, e personal trainer-gerovital personale) e a chissà che cos’altro,
Silvio Berlusconi ammette solo di essere un po’ giù di voce: colpa di due
comizi siciliani, a Palermo prima, a Catania poi, «di fronte a 15mila persone».
L’altro momento di relax, quando gli si offre una caramella per lenire la voce
arrochita: «Non ho tempo per succhiarla...».
Due risatine in un contesto maledettamente serio, con una slavina di
accuse a Walter Veltroni apostrofato come bugiardo impenitente: «Lui e i suoi
sono capaci solo di dire menzogne». La solita tiritera sui comunisti: «Sono
sempre gli stessi, la sinistra è antropologicamente diversa da noi». Un
giudizio tranchant sul Pd, «un partito che mi ha deluso. Speravo che 100 anni
dopo i laburisti inglesi e 50 anni dopo i socialdemocratici tedeschi dicessero
“abbiamo sbagliato e siamo stati nell’errore tutta la vita, diventiamo
democratici. E invece insistono sulle menzogne».
Nell’hotel di Alghero, prima che la carovana di autoblù si muova verso
piazza Civica, dove da ore l’attende una folla inneggiante quanto impaziente di
adorarlo, il leader del Pdl parla in piedi, a braccio, inguainato in un doppio
petto grigio antracite, con la camicia scura ormai d’ordinanza dopo il
consiglio della figlia Marina che pare non ami troppo l’inflazionata cravatta a
pois di Marinella. Atterra in un elegante salone direttamente dalla suite (presidenziale,
com’è ovvio), con un’ora e mezzo di ritardo rispetto al tabellino di marcia
(«scusate - spiegherà alle 11 -, ero al telefono») e gli uomini del Presidente
appaiono nervosucci: sono ansiosi di vederlo, di toccarlo, di palparlo, di
capire come butta in questa prima volta di Alghero, con il sindaco, il dandy
Marco Tedde (gessato blu con toppe di pelle ai gomiti, scarpe marrone con
fibbione: sembra il giorno più bello della sua vita). Si agitano tutti: Beppe
Pisanu, Mauro Pili, Piero Testoni, Piergiorgio Massidda, Giuseppe Cossiga,
Settimo Nizzi, Fedele Sanciu, Paolo Vella, Mariano Delogu, Carmelo Porcu, C’è
persino Luca Barbareschi con il diario elettorale sottobraccio e un paio di
chili di troppo, reduce da una convention in una cantina di Cabras». Le
croniste - sarde e non - si esercitano con un voto da 1 a 10: la media è 7».
Silvio il Catalano anticipa a taccuini e telecamere ciò che dirà alla
piazza gremita di Alghero e di Cagliari.
- Ha un programma per la
Sardegna?
«Certo: chi vota Veltroni vota Soru. Il governatore ha adottato
misure che hanno messo in ginocchio la Sardegna. Io sono un sardo d’adozione e vi
assicuro che con il mio governo la
Sardegna avrà un amico a Roma. Soru si è distinto per
negatività palesi nei confronti dell’isola: non ha capito che la Sardegna, con la sua
straordinaria bellezza, vive di turismo. E i veti continui di Soru hanno
desertificato la regione favorendo altre mete turistiche».
- Cosa pone in concreto?
«Con Beppe Pisanu e Mauro Pili abbiamo predisposto un piano con
quattro direzioni di intervento per l’isola: infrastrutturazione, continuità
territoriale anche per le merci, alleggerimento della leva fiscale e del costo
dell’energia e ambiente. In tema di infrastrutture, mancano 10 chilometri del
raccordo tra Alghero e l’aeroporto, i cantieri sulle statali 131 e 125 vanno
ripresi immediatamente. Bisogna collegare l’entroterra alla costa con la Olbia-Sassari, la Oristano-Tortolì
e la Sulcitana.
Riapriremo i cantieri bloccati da Prodi e dai suoi anche in
Sardegna».
- Altro nodo, i trasporti.
«Già. Basta solo un dato sugli aerei. Quando governava Pili un
Cagliari-Roma costava 45 euro, oggi ne costa 87».
- E la polemica sulle schede?
«Vanno ristampate. Qualsiasi persona dotata di buonsenso si rende
conto dell’incongruità delle schede elettorali. Penso soprattutto alle persone
anziane che rischiano di confondersi. Sento anche dire che esisterebbero delle
difficoltà per la ristampa e mi viene da ridere: quante tipografie esistono in
Italia? Se si vuole, si può risolvere la questione in una sera. Per chi non lo
sapesse, poi, segnalo che siamo stati messi sull’avviso proprio dal numero 2
del Pd, il quale ci ha chiesto cosa pensassimo delle schede. Quindi non è un
nostro capriccio; anche Di Pietro, e sapete cosa penso io di Di Pietro, ha
affermato a chiare lettere che quelle schede così come sono state stampate non
vanno bene».
- E se la ristampa non fosse possibile?
«Anche se mancano pochissimi giorni al voto, faremmo una campagna
capillare per informare la gente».
- E i fucili di Umberto Bossi, uno dei candidati a fare il ministro?
«Non so come stia Bossi (il senatur risponderà: «Sto benissimo» ndr).
Eppoi quella sui fucili era solo una battuta: non si può imbracciare ciò che
non si ha».
Letta:
«Il G8 nell’isola come l’Expo per Milano»
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Il sottosegretario
spiega la ricetta dello sviluppo «Berlusconi tratta la Sardegna come una
colonia»
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SASSARI.
Qualcuno, appena sceso dall’auto blu, lo scambia addirittura per il
Governatore: «È arrivato Renato Soru». Ma a parte la statura, gli occhialetti,
la capigliatura e la falcata ampia, le affinità tra Enrico Letta e il
presidente della Regione sono soprattutto politiche: «Mi piace quell’orgoglio
tutto sardo che Soru incarna - dice il sottosegretario alla Presidenza del consiglio
- la prima volta che l’ho incontrato mi ha colpito la sua voglia di alzare la
testa, di restituire dignità a una regione offesa dalla politica. Anche io sono
un po’ sardo, anzi, “sussincu d’iscogliu”, (portotorrese ndr)».
E la svolta ambientalista di Soru, quella che Berlusconi qualche ora
prima ha definito come frutto di puro fanatismo, Letta invece la difende a
spada tratta. «La logica di Berlusconi non deve prendere piede: lui concepisce la Sardegna come una
colonia. Questa è una terra che ha enormi possibilità di sviluppo, basta saper
valorizzare le risorse».
IL G8. Un’occasione da non sprecare è naturalmente il G8 alla
Maddalena. «Il governo del centrosinistra ha già scelto di puntare tutto sulla
Sardegna. Come ha promosso Milano come sede dell’Expò, così ha designato La Maddalena come il luogo
dove si deciderà il destino del pianeta. Questa è una grande sfida per tutti
noi: il mondo aprirà una finestra sulla Sardegna, miliardi di persone si
affacceranno e da quell’angolazione osserveranno l’isola. Allora la Sardegna non deve farsi
cogliere impreparata, deve sapere che messaggio dare di sè. Deve far emergere
quel suo essere una splendida isola multiculturale capace di valorizzare le sue
tradizioni. Ma perché questo messaggio passi, è assolutamente necessaria una
cosa: ad accogliere i grandi della Terra alla Maddalena, al fianco di Renato
Soru, non ci deve essere Berlusconi».
FISCALITÀ. Il comando dei vigili urbani di Sassari e il chiostro
di San Francesco ad Alghero, sono dei sobri contenitori di entusiasmo
elettorale. Cinquecento fans stretti gomito a gomito, applausi pochi ma sempre
calorosi.
«Il Governo Prodi ha dato un altro segnale inequivocabile su quanto tenga
in considerazione la Sardegna:
la compartecipazione in materia di entrate fiscali è un passo avanti storico.
In futuro l’amministrazione regionale potrà addirittura gestire le risorse da
sola».
GOVERNABILITÀ. Da un lato il Pd: «Un partito che ha determinato il
ritorno sulla scena si un soggetto politico di massa. Per la prima volta nella
storia, qualora dovessimo vincere le elezioni, il capo del Governo sarebbe
anche il leader di un partito che ha anche la maggioranza assoluta in
parlamento. Questo è un dato importante, perché significa governabilità. Ovvero
poter mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, senza doverle
discutere e negoziare con il piccolo partito di turno che fa parte della
coalizione, e che chiede conto del proprio comtributo di voti». Dall’altro
lato, invece, il Partito delle Libertà: «Berlusconi si presenta agli elettori
con una coalizione che è la fotocopia di quella precedente. L’unica novità è
che al posto di Casini adesso c’è Ciarrapico. Per il resto è lo stesso caotico
insieme di partiti. Sarei curioso di vedere come se la caverebbe tra le
richieste di una Lega Nord di Bossi, e quelle di una Lega Sud di Lombardo.
RICETTE. Ecco un rapido menù per far funzionare meglio l’Italia:
«Cambiare innanzitutto la legge elettorale.
Superare il bicameralismo perfetto: due parlamenti, l’iter legislativo di
Camera e Senato, sono un’enorme perdita di tempo e risorse.
Semplificare, ridurre le autorità indipendenti: in questo modo eviteremo
molti scandali finanziari.
Ritrasferire dalle Regioni allo Stato le competenze in materia di
energie: verrebbero scongiurati investimenti sbagliati e sprechi.
Ridurre i privilegi della casta: non si può parlare di riforma delle
pensioni quando chi ne discute gode di una pensione prilegiata.
Favorire la stabilizzazione del lavoro: ridurre le tasse per chi stipula
contratti a tempo indeterminato è un modo efficace per combattere il
precariato.
CAMPAGNA ELETTORALE. Qualcosa è rimasta uguale: «I toni sobri, per
nulla da corrida, il voler mettere al centro del discorso i contenuti e i
progetti. Una campagna per, e non contro». Qualcosa, da venti giorni è
cambiata: «La gente ha apprezzato il fatto che noi non siamo mai scaduti nella
rissa politica. Faccio un esempio: la recente polemica sulle schede elettorali
non è altro che un segnale dell’esigenza di creare scontro, è voglia di provocazione.
I sondaggi ci dicono che ci affacciamo appaiati all’ultima curva: sono convinto
che in questi ultimi giorni riusciremo a mettere la freccia».
«Sette
cose di sinistra per l’isola»
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Il segretario del
Prc Giordano: «Faremo un risultato importante»
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CAGLIARI.
Il segretario di
Rifondazione comunista, Franco Giordano, giunto ieri pomeriggio a Cagliari per
un breve tour elettorale, si dice convinto che la Sinistra Arcobaleno
otterrà un risultato importante alle prossime elezioni nell’Isola.
«Qui le forze della sinistra sono forze radicate - ha dichiarato
all’aeroporto di Cagliari-Elmas - c’è una qualità in Sardegna, un radicamento,
una forza che ci permetteranno di fare un grande risultato. Per noi è decisivo
costruire una forte sinistra in Sardegna, in grado di rappresentare in
Parlamento i bisogni, la legge di rinascita di questa realtà e in grado di
potersi presentare alle regionali l’anno prossimo così forte da poter incidere
ancora di più anche sulle scelte del governo regionale».
A chi gli chiede se ancora con Renato Soru presidente l’esponente della
Sinistra Arcobaleno risponde: «Questo lo valuteranno i sardi. Io ho pieno
rispetto dell’autonomia di questa terra».
Spazio poi al programma che propone “sette cose di sinistra”, dalla
rinascita alla pace, dall’ambiente alla partecipazione, dalla democrazia di
genere alla cultura e all’autonomia. Così La Sinistra l’Arcobaleno si
appella ai sardi per un’’voto utile’’ per rilanciare le politiche economiche e
sociali del territorio. In particolare, La Sinistra l’Arcobaleno si presenta ai sardi con
proposte sulla precarietà «molto nette e molto chiare», come ha puntualizzato
il segretario di Rifondazione Comunista, «per evitare di vedere i visi dei
lavoratori segnati dalla aspettative deluse». Da Franco Giordano e’ arrivata
poi una rassicurazione agli elettori de La Sinistra l’Arcobaleno con la garanzia che, dopo
il 13 e 14 aprile la nostra compagine politica «non morirà, perche’ non siamo
un cartello elettorale».
Poi un commento sulla polemica sulle schede elettorali.
«È una polemica non solo è sbagliata e interna alla logica del bipartitismo, ma
è una “mutilazione della democrazia” e potrebbe preludere a una deriva in
chiave di presidenzialismo autoritario delle future riforme istituzionali».
«La pretesa di Berlusconi e di Veltroni è di avere i loro simboli più in
rilievo degli altri - ha sostenuto l’esponente della Sinistra Arcobaleno -. Ci
troviamo di fronte, in maniera un pò impudente, esattamente allo stesso tema
mediatico: siccome loro si spartiscono, mutilando clamorosamente la democrazia,
gli spazi televisivi, pensano che il bipartitismo che hanno proclamato debba
esserci persino nelle schede elettorali. Sono preoccupato perchè questa
mutilazione della democrazia, oggi è a livello informativo, ma domani - ha
concluso il segretario di Rifondazione Comunista - potrebbe avvenire anche dal
punto di vista istituzionale, con una trasformazione autoritaria della
Costituzione in chiave presidenzialista».
Il segretario di Rifondazione comunista ha poi concluso il suo tour
elettorale a Carbonia con una manifestazione pubblica nell’Anfoteatro in via
Manno.
Casini
spiega perché è utile votare Udc
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CAGLIARI.
Il leader dell’Udc,
Pierferdinando Casini, sarà questo pomeriggio a Cagliari per chiudere la campagna
elettorale in Sardegna con tutti i candidati dell’Unione di Centro per la Camera e il Senato. Casini
presenterà il programma del partito alla Fiera alle 17.30.
L’Udc in Sardegna ha ottenuto nelle ultime tornate elettorali risultati
lusingheri in diversi centri nelle amministrative, come ad Alghero, Olbia,
Selargius e Oristano, ma anche alle ultime politiche e Giorgio Oppi, il
segretario regionale, ha assicurato i militanti del partito che «quei risultati
saranno mantenuti e migliorati». Da qui la convinzione di poter superare le
rispettive soglie di sbarramento previste per la Camera e per il Senato.
Pierferdinando Casini avrà modo di spiegare ancora le ragioni che hanno
portato l’Udc al divorzio dal partito di Silvio Berlusconi che, a questo punto,
sembra definitivo «perché io non mi faccio recuperare». L’Udc, aveva spiegato
Oppi nel recente incontro con i candidati e i militanti del partito, non può
stare con il Pdl che ha «voluto omologare alle sue idee tutti gli alleati». E
allora il partito di Oppi «ha scelto di difendere i valori sociali cristiani e,
a oltranza e la famiglia come soggetto istituzionale».
«Sul
lavoro solamente propaganda»
CAGLIARI.
«Annunciare, a
dieci giorni dal voto per il rinnovo del Parlamento nazionale, che a maggio la Regione Sardegna
anticiperà il pagamento della cassa integrazione ai lavoratori della Legler e
le provvidenze a favore dei dipendenti della formazione professionale ed agli
operai di Montefibre, è una vera e propria “speculazione politica” per tentare
di carpire prima delle elezioni il consenso di lavoratori che vivono una
situazione drammatica».
La denuncia arriva dall’ex presidente della Regione, e consigliere
regionale del gruppo misto, Mario Floris (Uds) che sottolinea: «La gravissima
strumentalizzazione che la
Giunta regionale sta facendo, anzichèpensare a risolvere il
grave stato di crisi che vivono le aziende sarde e ripristinare il piano della
formazione professionale».
«Le provvidenze a favore dei lavoratori - ha aggiunto l’ex presidente
Floris - si erogano subito, e non si annunciano a distanza di mesi come si sta
facendo».
«Fare il contrario - conckude Floris - è solo un demagogico e riprovevole
tentativo di captatio benevolentiae in un periodo delicatissimo come quello
preelettorale e su una questione ancor più delicata come quella delle
provvidenze ai lavoratori in gravissima difficoltà».
MADDALENA
CALIA (PDL)
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«Giustizia
e sicurezza battaglie da affrontare»
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Una
donna ex sindaco di Lula, un paese cosiddetto del malessere, ha una marcia in
più nella corsa al Parlamento?
«L’esperienza
fatta mi ha insegnato ad avere molta pazienza e ad accettare il confronto e
il dialogo. E del resto ritengo che cominciare il proprio percorso politico
negli enti locali sia indispensabile. E’ nei Comuni che impari ad avere
contatto con la gente. Se no si vive in maniera astratta il proprio impegno e
non si comprende la vita quotidiana e i bisogni reali».
- E Lula è una piazza impegnativa?
«Non sono d’accordo che Lula sia un paese del malessere. Piuttosto
è un paese difficile, sicuramente molto politicizzato. Difficile non perché
risenta di problemi economici quanto piuttosto perché vive conflitti che
derivano dalla sua storia».
- Quale?
«Quella in cui si scontravano da una parte la cultura e le lotte
operaie dei primi del Novecento e dall’altra la cultura agropastorale. Da una
parte, quindi, i più garantiti per salario e diritti, dall’altra coloro che
affrontavano il duro lavoro nelle campagne».
- La lentezza della giustizia, e lei che è avvocato avrà un idea in
merito, ha riflessi su queste situazioni conflittuali?
«La giustizia deve trovare canali più celeri per dare risposte ai
cittadini. Perché sta incancrenendo i problemi di sicurezza delle zone
interne. Sono troppi i delitti irrisolti. Un macigno che rende prigioniera di
fantasmi la popolazione. E la gente di questi fantasmi chiede di liberarsi.
Si parla tanto di omertà. Ma l’omertà è dettata dalla paura che lo Stato non
sappia difendere i suoi cittadini. Se non spezzeremo questa catena avremo
fallito».
- La sicurezza è uno dei cavalli di battaglia della campagna
elettorale del Pdl.
«E’ un’emergenza nazionale. Ma sicurezza non significa
militarizzazione del territorio. Significa garanzia dei propri diritti,
tranquillità. La gente protesta e giustamente. Perchè gli autori dei reati
non devono essere più garantiti di chi vive onestamente».
- Dopo la sicurezza quali sono le altre richieste che provengono
dall’elettorato?
«Il lavoro. Ed è una richiesta pressante. I giovani hanno grosse
difficoltà a sperare nel futuro. E non possiamo privare le nuove generazioni
della possibilità di avere speranze. Abbiamo strumenti legislativi che devono
essere sfruttai. Penso alle legge regionale 37 sulle piccole imprese che ha
dato ottimi risultati e che andrebbe finanziata con maggiori risorse. E poi
la legge 215 sull’imprenditoria femminile che è di fondamentale importanza
per dare spazio e indipendenza economica alle donne».
- Il lavoro se non si trova in casa si cerca altrove. Le zone
interne si stanno spopolando.
«Eppure lo spopolamento si combatte anche con un’attenzione diversa
verso la viabilità, troppo arretrata in Sardegna. La mobilità su strade
moderne è fondamentale. Lo vedo nel mio piccolo. La costruzione della strada
a scorrimento veloce Bitti-Sologo ha tolto dall’isolamento Bitti, Onanì, Lula
e Osidda».
- Per che cosa si batterà poi se arriverà a Roma?
«Per la famiglia: deve essere aiutata con agevolazioni fiscali e
piani per l’edilizia, servizi sociali, sostegni per l’acquisto di libri
scolastici oltre la scuola elementare. Penso ad accrescere il numero degli
asili nido, a creare strutture diurne per l’assistenza agli anziani per
alleviare le famiglie impegnate nei lavori di cura».
- Lavori di cura di cui si fanno carico soprattutto le donne.
«Certo, e che verrebbero liberate acquisendo spazi in altri
settori».
- Compreso quello della politica, che vede le donne ancora
minoritarie. Come nelle liste del Pdl. Lei è soltanto quattordicesima.
«Si è sprecata un’opportunità che questa legge elettorale offriva.
Bastava piazzare candidate ai primi posti e la rappresentanza femminile in
Parlamento avrebbe potuto essere allargata realmente. Un gap che pesa. Spero
che Berlusconi possa accorciare questo divario recuperando le donne in
qualche incarico governativo».
- Il maschilismo è duro a morire...
«Nonostante si stia sempre più formando la consapevolezza della
necessità di non escludere le donne dall’amministrazione dello Stato.
Purtroppo gli uomini continuano a fare i sultani: ci vorrebbero in casa, a
loro disposizione».
- Altre priorità da affrontare?
«I costi della politica. Bisogna riequilibrarli. C’è una
sperequazione tra le indennità riservate ai parlamentari e quelle dei
sindaci. Questi ultimi sono poco gratificati rispetto all’impegno e anche ai
rischi che affrontano per la loro sicurezza personale, in molti piccoli
centri e in molte realtà del Paese minacciata».
- Un giudizio sui programmi del Partito Democratico?
«Sono fumosi, non riescono ad essere concreti».
- E quelli del Popolo delle Libertà?
«Sicuramente più pragmatici e più vicini alle esigenze della
gente».
- Un giudizio anche sulla giunta regionale?
«Nonostante siamo su versanti opposti della politica, avevo
pensato che Soru potesse portare quella concretezza di cui l’isola ha estrema
necessità. E invece è stato un fallimento. Ha bloccato l’edilizia, su
ambiente e turismo è stato capace solo di chiusure. Sulla sanità, poi non si
contano i tagli. Penso alle guardie mediche che devono subire un drastico
ridimensionamento. Per il Nuorese sarà un dramma. Ai piccoli centri mancherà
un servizio indispensabile.
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CATERINA
PES (PD)
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«Partiamo
dalla scuola per cambiare il Paese»
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Nei programmi dei partiti si parla poco di scuola. Lei è un’insegnante:
è un silenzio colpevole?
«Penso che
in un paese civile questo tema debba essere al primo posto dell’agenda
politica. Lo è sicuramente per me. Vedo che i ragazzi nel sistema attuale sono
abbandonati a se stessi e se l’organizzazione scolastica continua a marciare è
soltanto grazie al buon senso dei docenti e del personale. Ma se non si cambia
siamo condannati ad essere un paese più povero di sapere. Il cittadino italiano
si fa se si fa la scuola italiana.
- Il Pdl difende la riforma Moratti.
«La difendono ma è una riforma che ha fallito e non propone una
scuola dell’accoglienza, della trasmissione delle conoscenze e delle
competenze. Ma piuttosto una scuola classista, pensata per chi ha alternative
nella privata. Per i ricchi. Le tre I che dovevano costituirne l’ossatura
(Impresa, Internet e Inglese) sono rimaste lettera morta, uno slogan vuoto.
- E gli insegnanti?
«Demotivati e frustrati. E poco gratificati professionalmente. Ho
letto uno studio secondo il quale la nostra categoria è tra quelle
professionali che più soffre di depressione. Dobbiamo ridare motivazioni a chi
rischia di perderle del tutto».
- Oltre alla scuola cosa ritiene sia indispensabile fare per cambiare
la faccia del Paese?
«Bisogna dare risposte alla richiesta di lavoro. La precarietà che
attanaglia i giovani significa insicurezza, impossibilità di programmare il
proprio futuro e di avere diritto a una vita dignitosa. Il disagio verso la
politica della fascia giovanile degli elettori non è casuale. La vedono
distante dai loro problemi e bisogni quotidiani. Assente. L’Italia vive il
paradosso per cui per la prima volta le generazioni più giovani guadagnano meno
dei loro genitori. E’ un dato su cui riflettere. Ed è nostro dovere fare tutto
il possibile per cambiare questa situazione».
- Secondo lei il programma del Pd risponde a queste esigenze?
«Sicuramente è un programma innovativo perché prende in
considerazione i problemi dei giovani, degli anziani, del lavoro ma allo stesso
tempo si occupa del tessuto produttivo e vuole dare una svolta di modernità al
paese».
- Operai e padroni insieme? Dalla candidatura del confindustriale
Massimo Calearo nel Pd, il dibattito si è acceso soprattutto a sinistra.
«Non è un ossimoro, come sostiene Bertinotti, tenere insieme gli
interessi di lavoratori e imprese. Altrimenti si resta ancorati a una schema
politico del Novecento».
- Sulla campagna elettorale che giudizio dà? Dopo un avvio di bon
ton, si sta surriscaldando.
«Non mi piace che il principale esponente dello schieramento
avverso, come Veltroni cita Berlusconi senza mai farne il nome, utilizzi slogan
e faccia promesse impossibili. Non mi piacciono le strumentalizzazioni a fine
elettorale e il nazionalismo superficiale che abbiamo visto sul caso Alitalia».
- Ma sul caso Alitalia ci sono state convergenze trasversali.
«Si dimentica che un Paese perchè possa crescere nel segno della
modernità deve avere prima di tutto i conti pubblici a posto. E poi rispettare
l’ambiente e assicurare una sanità di livello a tutti. Temi sui quali il
centrodestra ha ben altra sensibilità. Non vedo nell’altro schieramento
l’attenzione che pretende il problema precari, non c’è rispetto per chi vive
con 400 euro al mese».
- Quale è secondo lei la forza del Partito Democratico?
«E’ un partito nuovo e moderno che è riuscito a coagulare le anime
politiche che hanno caratterizzato la nostra storia e scritto le pagine
migliori, dal socialismo al cattolicesimo di sinistra».
- Veramente i socialisti sono rimasti fuori...
«Sì e me ne dispiace perchè veniamo dalla stessa cultura. Ai tempi
della Fed avevamo iniziato insieme un percorso che purtroppo si è interrotto.
Però, la responsabilità è più dello Sdi che nostra».
- Lei proviene da Progetto Sardegna, il movimento di Soru.
«Ho contribuito a traghettarlo nel Partito Democratico. Il Pd non è
stata soltanto la sintesi aritmetica di forze politiche, ma ha coivolto anche
forze rappresentative delle società civile».
- La sua candidatura, quarta in lista alla Camera e con buone
possibilità di riuscita, è stata sofferta?
«La mia candidatura è stata voluta da Soru e dal territorio di
Oristano e premia il lavoro che ho svolto in questi anni anche come
coordinatrice regionale. Può essere che chi si è battuto contro non avesse le
stesse possibilità di riuscita».
- Il Pd ha messo in lista il 30 per cento di donne. Un passo verso la
parità, ancora lontana, in Parlamento.
«Premetto che sono contraria alle quote femminili perchè sanno tanto
di riserva indiana. Detto questo mi aspetto che una maggiore presenza delle
donne possa mettere in moto un circolo virtuoso tale da offrire una maggiore
libertà di scelta del candidato all’elettore. Uomini e donne sono portatori di
sensibilità differenti, ma per scegliere tra loro occorre che entrambi siano
adeguatamente rappresentati».
- Votare donna, il 13
a 14 aprile, è impossibile perchè si può votare soltanto
per la lista.
«E anche per questo che la legge elettorale deve essere cambiata.
Del «porcellum» penso tutto il male possibile. Il candidato non lo sceglie
l’elettore ma le segreterie dei partiti».
- Perchè pensa che il Pd debba vincere le elezioni?
«Perchè c’è bisogno di dare una svolta in un momento cruciale per il
Paese» (p.f.).
MELIS
(PD)
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«Con
Soru e Veltroni per costruire il futuro»
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-
Melis, come si sta in frontiera?
«Parla del mio
settimo posto in lista alla Camera?».
- Non è proprio uno di quelli sicuri.
«Il brasiliano Garrincha aveva la maglia numero sette. È il mio
calciatore preferito».
- Ha dovuto dribblare parecchi problemi per ottenere la candidatura?
«Purtroppo non abbiamo potuto fare le primarie, come volevamo. È
stata una scelta nazionale comprensibile. Ma sarà l’ultima volta che succede».
- Tanti intellettuali hanno firmato per lei quando il suo nome
traballava.
«Mi inorgoglisce molto. Vuol dire che nella mia vita da cittadino
comune ho combinato qualcosa di buono».
- Tanti sassaresi.
«Sassari è una città che ha dato molto. Sia a Soru, che al Partito
Democratico. È una città in cui si respira un’atmosfera frizzante. Ed è stata
sicuramente penalizzata nella composizione delle liste. È uno dei motivi per
cui ho accettato di partecipare a queste elezioni. Non volevo che l’impegno, e
magari i voti, di tanti andassero dispersi».
- Nelle primarie lei era per Letta e Soru. Hanno vinto Cabras e
Veltroni.
«Per quanto riguarda Letta ribadisco la mia stima nei suoi confronti.
Ma devo riconoscere che Veltroni sta facendo davvero bene. È il valore aggiunto
in un nomento in cui il Pd deve ancora cambiare marcia nella via del
rinnovamento».
- Cabras?
«Anche il Pd sardo deve trovare la sua strada. E la deve cercare
articolandosi nel territorio e non chiudendosi nelle segreterie cagliaritane.
Ma penso che in questo momento le divisioni vadano messe da parte. Prima c’è da
fermare Berlusconi».
- Soru è stato applaudito anche a Olbia.
«Sì. Alla fine sembra che sia indigesto più ai poteri forti che ai
cittadini».
- Come mai?
«I poteri forti si arrabbiano quando tocchi i loro interessi forti».
- Soru non ha fatto nessun errore?
«Ne ha fatto alcuni. E alcuni ne ha fatto il Pd».
- La Statutaria?
«È stata falcidiata dal Consiglio regionale nei suoi aspetti più
innovativi. E poi lasciata sola senza difesa di fronte al referendum».
- Fini e Berlusconi hanno detto che queste elezioni servono a mandare
a casa anche Soru.
«È il loro modo di intendere la politica. Soru è un nemico. E se
vince Berlusconi a Roma gli sbatteranno le porte in faccia».
- Con Prodi il rapporto ha dato buoni frutti.
«Ci sembra che Prodi sia stato amichevole solo perchè si è comportato
come una persona con il senso dello Stato. Cosa che evidentemente a Berlusconi
manca del tutto».
- I cinque punti per la
Sardegna di Pisanu?
«Evidentemente il programma nazionale del Pdl aveva bisogno di
un’integrazione. Berlusconi tende a ricordarsi di noi solo quando viene in
vacanza».
- I programmi si assomigliano?
«Sicuramente Pisanu cita cose che sono già state fatte o sono in via
di completamento. Come la tutela dell’ambiente. O il gasdotto, o le
infrastrutture. O la continuità territoriale delle merci. Apparte questo tra Pd
e Pdl non c’è davvero niente in comune».
- Dica una differenza.
«Noi siamo un partito creato con grande sofferenza. Con lacerazioni.
Con uno Statuto, una carta etica, delle regole. Il Pdl è un partito di plastica
che non soppravviverà a Berlusconi».
- Dicono che Soru è un tiranno.
«Divertente osservazione da parte di chi ha in lista la Mussolini. O Bossi
con i suoi fucili imbracciati».
- La Sardegna?
«Serve un piano di rinascita. L’apertura di una vertenza Sardegna
complessiva. Come negli anni ’70»
- Per discutere cosa?
«Basta con gli interventi tampone. Qui bisogna governare i processi
in atto. C’è un’industria di cui dobbiamo decidere che fare. E che per me non
si può buttare via. Ci sono problemi per l’agricoltura, per la pastorizia, per
l’economia tradizionale. C’è una crisi occupazionale drammatica. E una
descolarizzazione preoccupante. Tutto va affontato in maniera organica. Perchè
nessuno, e sottolineo nessuno, resti indietro».
- Sembra pessimista.
«Anzi. Non sono mai stato così ottimista. Il momento è decisivo. E di
un’importanza storica che balza agli occhi. Ma abbiamo le nostre carte da
giocare».
- Quali?
«Il Mediterraneo. La
Sardegna può esserne il cuore. Il gasdotto è un primo
segnale. La linfa vitale per l’Europa passerà da noi. Dobbiamo essere la
piattaforma logostica del Mediterraneo. E tirare su con noi l’Africa e l’Asia
minore. Non certo costruire muri e difenderli col fucile».
- Il ruolo del Pd?
«Innanzitutto fermare Berlusconi. Poi in Regione dare appoggio al
lavoro di Soru. Da una parte creargli intorno il consenso dandogli l’appoggio
che gli ha fatto a volte mancare. Dall’altra alzare il tiro, e fare del partito
e del gruppo in Consiglio regionale la fucina delle idee, delle analisi a
grande respiro, dei programmi».
- Le manca l’università?
«Il mio lavoro mi piace, tantissimo. L’ho lasciato perchè è giusto in
questo momento impegnarsi in prima persona. E non nascondo che mi sto
divertendo molto. Se fatta bene la politica è la cosa più bella del mondo».
- Veltroni parla di sorpasso. Ci credete?
«Sì, un po’ ci crediamo. Il successo di piazza sembrerebbe darci
ragione. Ma sono prudente di natura. E ricordo Nenni che nel’48 diceva “Le
piazze sono piene, la vittoria è nostra”».
- Non lo sa che un candidato non deve mai dire che ha paura di
perdere?
«Lo so, e non ho paura di perdere. Quello che voglio dire è che non è
solo la gente che va in piazza che poi va a votare. Noi dobbiamo imparare a
parlare a tutti. Perchè tutti si devono convincere che è arrivato il momento di
cambiare le cose. E che ora, davvero, si può fare».
GIUSEPPE
COSSIGA (PDL)
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«Prodi
ha fallito e i sardi ci voteranno»
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- Di
lei, Giuseppe Cossiga, si sa come voterà, visto che è candidato del Popolo
della Libertà. Non si sa invece come voterà suo padre Francesco, presidente
emerito della Repubblica. Glielo ha per caso confidato?
«Dopo
essersi prima espresso a favore della Sinistra Arcobaleno, babbo poi ha detto
che voterà per il Pdl».
- Un motivo per tracciare la x su quella casella? Lo dia agli elettori.
«Perchè il Paese ha bisogno di ripartire. Ci vuole più libertà dal
bisogno, dalla paura e dallo Stato che se è opprimente non crea sviluppo.
Servono più aiuti alle famiglie, alle imprese ma anche lasciare la capacità
di intervenire dove lo Stato non ce la fa. Parlo, insomma del principio di
sussidiarietà».
- E poi?
«E poi la gente ci voterà perché è rimasta scottata e delusa dal
fallimento di Prodi e della sua maggioranza. Sono stati due anni lunghissimi
di sacrifici per gli italiani, due anni in cui l’inflazione è aumentata, ma
si è arrestata la crescita. Nonostante le dichiarazioni funamboliche del
«sedicente» leader del principale schieramento avverso - rispondo a Veltroni
che usa le stesse parole con Berlusconi - il governo di centrosinistra non potrà
essere dimenticato facilmente. Per come ha lavorato male».
- La sfida tra Poli sembra svolgersi su programmi simili. Chi copia
chi?
«E’ il fatto curioso di questa campagna elettorale: a volte è come
se si dovesse spiegare quanto siamo diversi. La verità è che i problemi che
si devono affontare sono gli stessi ma le soluzioni sono diverse, e diverse
le capacità di capacità di passare dalla teoria alla pratica. Della
sicurezza, ad esempio, il Partito Democratico ne ha fatto un tema solo
adesso. Sulla famiglia, ancora, noi abbiamo una visione ben distinta».
- Quindi del programma del Pd cosa ne pensa?
«Ha ridotto il numero di pagine rispetto al programma di Prodi ma
il contenuto è un mediocre collage di nuove fantasie».
- E l’elettore saprà districarsi di fronte alle proposte?
«Gli italiani sono più saggi e attenti alle cose della politica di
quanto si immagini e sapranno scegliere al momento di andare alle urne».
- Voi avete perso un pezzo della Cdl, l’Udc di Casini.
«E me ne stupisco visto che ha sempre condiviso i nostri valori.
Di più, mi dispiace che non sia più con noi».
- E perché con voi non ci sta più?
«Forse per orgoglio o perchè voleva ottenere di più. La legge
elettorale con cui andremo a votare l’aveva voluta lui. O forse sono problemi
personali ad aver convinto Casini a correre da solo».
- Il leader Udc dice sempre che non è in vendita.
«Ma nessuno ha cercato di comprarlo, mi sembra piuttosto una frase
di chi è molto abituato a mercanteggiare. Comunque per lui ci sono sempre le
braccia aperte se vorrà ritornare. Anche se forse non ammazzeremo il vitello
grasso».
- In Sardegna l’Udc schiera il sassarese Sergio Milia.
«Mah, non capisco perché abbia lasciato il Polo. Le sue
possibilità di essere eletto? Vedo Giorgio Oppi prima di lui, ma se Oppi poi
si candiderà alle regionali, ecco che per Milia si riaprirà un varco. Magari,
chissà, ci ritroveremo ancora insieme».
- Sardegna in crisi, lei ne è convinto?
«Troppo facile la battuta che la prima emergenza da affontare è Renato
Soru. La realtà è che in un mondo globalizzato la nostra isola soffre di una
doppia insularità. Collegamenti difficili non solo con l’esterno, ma anche
all’interno. Basta vedere la vergogna della Olbia-Sassari. E questo genera
difficoltà anche nell’essere competitivi».
- E Sassari? Lei ci è nato.
«Sassari a me pare isolata, incapace di essere protagonista.
Eppure potrebbe esserlo se facesse sponda con il territorio, Porto Torres ed
Alghero tanto per capirci. Olbia al contrario ha saputo svilupparsi. Invece
la città turritana ha perso il primato di capitale politica e culturale della
Sardegna e rischia il declino».
- E’ il solito problema di classe dirigente?
«Se quarant’anni fa avessimo voluto fare un incontro tra i
protagonisti politici sassaresi avremmo messo al tavolo Antonio Segni, mio
padre Francesco, Nino Giagu, Pietrino Soddu, Enrico Berlinguer. Ora, mi
perdonino gli amici, potremmo ritrovarci con Giò Giagu, Sergio Milia, io
stesso, Gigi Pisanu. Comunque supereremo con orgoglio e umiltà questa fase».
- L’isola paga un alto prezzo alle servitù militari. Lei è stato
componente, nella passata legislatura, della commissione Difesa della Camera.
Continuerà l’invasione delle stellette, anche straniere?
«Le servitù militari sono un lascito di una situazione
internazionale che non c’è più. Resta il fatto che per la Sardegna il mondo
militare è centrale anche dal punto di vista economico, occupazionale,
sociale e culturale. Non è vero che i sardi si arruolano solo per necessità.
Da sempre c’è un’attenzione particolare. Per questo è difficile pensare a un
futuro dell’isola estraneo al mondo militare, anche perchè dal punto di vista
geografico la Sardegna
offre una situazione favorevole che nessun’altra regione italiana possiede».
- Ma le zone di esercitazione militare sono diventate fonte di
rischio per la salute degli abitanti. Viene denunciata un’alta presenza di
tumori e di malformazioni. A Roma se ne sono accorti?
«No, questo sicuramente non è un prezzo che l’isola possa pagare».
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Bertolaso
faccia a faccia con gli industriali
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Il commissario già
da ieri nell’arcipelago Prime visite, controlli e una serie di vertici
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OLBIA.
«Sarò il vostro ambasciatore per i lavori del G8». Non è nel suo stile,
piuttosto asciutto, eppure è la frase che sabato scorso Renato Soru ha rivolto
agli imprenditori del nord Sardegna. Un appoggio “politico” decisivo per
entrare, senza violare alcuna legge, nella grande partita delle opere da
realizzare alla Maddalena. E le imprese, grandi e piccole, non hanno perso tempo:
quelle della Confindustria stanno lavorando per mettersi insieme, come
consorzio o associazione temporanea, per avere peso finanziario e
occupazionale. Solo così potranno farsi affidare gli appalti dal commissario
Guido Bertolaso.
L’impegno
di Soru. Il presidente della Regione si fa forte dell’ordinanza (la prima)
con cui il presidente Prodi ha assegnato poteri straordinari a Bertolaso. C’è
un passaggio in cui è scritto che tutte le opere devono essere fatte «anche in
un’ottica di sviluppo socio-economico dell’isola». Nell’incontro di sabato a
Sassari, Soru ha spiegato agli industriali che questo, per lui, significa solo
una cosa: «Il G8 deve servire a fare crescere l’economia della Sardegna, a dare
la possibilità di crescita alle imprese sarde, dalle grandi alle piccole,
comprese quelle artigiane». Tradotto: le aziende isolane, a cominciare da
quelle dell’edilizia, devono essere chiamate a realizzare i lavori per il G8,
senza essere tagliate fuori dai colossi italiani come Impregilo.
I poteri di Bertolaso. E’ un sostegno “politico” («sarò il vostro
ambasciatore»), senza violazioni di legge. Soru ha posto la questione
all’attenzione di Bertolaso. Il quale, oltre che essere garantito dalle
ordinanze di Prodi, ha mostrato la volontà di coinvolgere il sistema produttivo
sardo. Dopo l’estensione del segreto di Stato sui lavori, tra i poteri del
commissario c’è quello di affidare gli appalti senza darne pubblicità, «con una
gara informale, invitando almeno cinque operatori economici». Bertolaso ha più
volte ribadito che «le gare saranno pubbliche» ma proprio per oggi, passaggio
fondamentale, ha deciso di incontrare le aziende sarde per spiegare loro che
cosa intende fare e che cosa si aspetta. Il primo appuntamento, alle 9, è con
gli imprenditori della Maddalena; il secondo, dalle 12.30, è a Olbia in
provincia con i sindaci della Gallura e con gli associati dell’Ance e della
Cna.
Con Bertolaso ci sarà Soru, che stamattina, in giunta, darà il via libera
al provvedimento che accelera i tempi per la costruzione degli hotel.
Lo sforzo delle imprese. Quelle della Confindustria sono già in
fermento. «Tra investimenti pubblici e privati, alla Maddalena ci sono 270
milioni di euro e, in più, c’è la certezza che dovranno essere spesi in un anno
- osserva Massimo Putzu, olbiese, vicepresidente regionale degli industriali -.
Sta ora a noi, come classe imprenditoriale sarda, cogliere questa opportunità.
Potremmo essere noi, in associazione temporanea o in consorzio, ora vedremo,
candidarci come general contractor delle opere».
«Tecnicamente, è possibile - sottolinea ancora Putzu - e, dopo l’incontro
con Soru, abbiamo capito che c’è anche la volontà politica». La sezione edili
del nord Sardegna sta sondando tutti. L’obiettivo è: mettersi insieme e avere
un forte peso finanziario e occupazionale.
I sopralluoghi. Bertolaso è da ieri alla Maddalena. Il commissario
non perde tempo e ha voluto essere accompagnato, nelle sue visite, da Fausto
Martino ed Elio Garzillo, capi della soprintendenza sui beni culturali della
Sardegna. Ha visto Punta Rossa a Caprera e Villa Weber. Prima di avviare i
lavori, vuole avere il nullaosta dagli esperti per evitare intoppi.
(ha collaborato Andrea Nieddu
Più
garanzie per i pescatori
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A Cagliari sit-in di
protesta contro l’assessorato
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CAGLIARI.
La crisi dei pescatori si materializza davanti ai cancelli dell’assessorato
regionale poco prima delle 17: ad attendere che Francesco Foddis riceva una
loro delegazione sono in seicento, arrivati da tutta la Sardegna. Tanti,
al punto che si sparge la voce che la cosa abbia irritato parecchio
l’assessore, costretto poco dopo a scappare per motivi personali. Alla fine
sono le 19 passate quando a placare gli animi arriva, in rappresentanza della
Giunta, l’assessore all’Ambiente, Cicito Morittu. Un’ora abbondante di
confronto, sollecitato anche dal consigliere della Sinistra L’arcobaleno
Paolo Pisu, per strappare una promessa: entro la prossima settimana col
presidente Soru si deciderà la data dell’incontro decisivo.
A dire il
vero più che di una promessa strappata si tratta di una promessa di cui
Morittu s’è fatto portavoce: «Il presidente Soru - esordisce davanti al
tavolo di discussione - mi ha incaricato di dirvi che la prossima settimana
si concorderà la data per un incontro con lui e con l’assessore Foddis».
Chissà se sarà la volta buona. I pescatori ci sperano, perché con quella di
ieri sono già tre volte, raccontano, che Foddis fa saltare l’incontro. E
ormai la situazione s’è fatta incandescente. «Sono essenzialmente quattro -
dice Claudio Atzori, presidente provinciale della Legacoop, che ha
organizzato la manifestazione di ieri- le questioni che vogliamo riportare al
centro dell’attenzione». La prima è quella storica della pesca a strascico,
fatta da qualcuno senza rispettare le norme di legge, con conseguente
danneggiamento dell’habitat naturale, ma anche delle economie dei piccoli
pescatori delle diverse marinerie dell’isola. C’è poi una questione più
recente: quella dell’aragosta. «L’Unione europea - spiega Atzori - ha imposto
di portare la lunghezza di quelle pescabili da otto a nove centimetri».
Significa che se prima si potevano pescare anche aragoste di lunghezza
complessiva di 24
centimetri, adesso la lunghezza non deve essere
inferiore ai 26. Tradotto, per i pescatori significa poter vendere solo il 10
per cento del prodotto. «Con la conseguenza - osserva Gianni Usai, altro
portavoce dei manifestanti- che per sbarcare il lunario qualcuno è costretto
a improvvisarsi delinquente e vendere il resto in nero». L’altro problema è
il mancato trasferimento alle Province dei fondi destinati a risarcire i
pescatori per i danni provocati da delfini e cormorani, mentre l’ultima
questione sottoposta all’attenzione di Cicito Morittu è stata quella della
mancata spendita dei 30 milioni di euro destinati dalla legge Finanziaria 2007 a diversi progetti,
tra i quali quelli destinati al risanamento delle lagune sarde.
«Si tratta di fondi europei - precisa Claudio Atzori - Soldi che se non
saranno spesi neppure quest’anno dovranno essere restituiti». E a proposito di
soldi: i pescatori aspettano ancora gli indennizzi per il fermo biologico
2006. Una situazione grigia, insomma, che ha portato molti giovani ad
abbandonare l’attività di pesca, lasciando sul campo solo i più vecchi,
quelli con 30, 40 anni di duro lavoro alle spalle. «La verità è che noi
paghiamo pregiudizi storico-culturali - è la spiegazione che si dà Francesco
Loi, arrivato da Siniscola - Tutti credono che il sardo sia pastore e non
capiscono che in un’isola a vocazione turistica la pesca è importante». A
ogni modo l’assessore all’Ambiente si è impegnato a presentare oggi stesso le
richieste del comparto alla Giunta. I pescatori si augurano che questa volta
sia quella decisiva.
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Crolla
galleria sulla 131, muore operaio
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Frana durante i
soccorsi, ferito vigile del fuoco La vittima aveva 35 anni ed era di
Morgongiori
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ORISTANO.
È rimasto per quasi due ore sotto una montagna di terra. Quando i vigili del
fuoco sono riusciti a raggiungerlo per Orazio Statzu, operaio 35enne di
Morgongiori, non c’era più niente da fare. L’incidente si è verificato ieri,
poco prima delle 17, al chilometro 75 della Carlo Felice, tra Sant’Anna e
Marrubiu, dove sono in corso lavori di ammodernamento.
Stando a
una prima ricostruzione dell’accaduto, sembra che Orazio Statzu, sposato, con
due figli, dipendente dell’impresa Vittadello, fosse intento alla
sistemazione di un sifone nella galleria di un sottopasso ferroviario quando
è stato travolto da una frana che non gli ha lasciato alcuna possibilità di
fuga. I colleghi dell’operaio, una volta resisi conto dell’accaduto, hanno
dato immediatamente l’allarme e sul luogo sono intervenuti, oltre alle forze
dell’ordine, i vigili del fuoco del Comando provinciale di Oristano, il 118 e
il sostituto procuratore della Repubblica Laura Carrera.
Proprio mentre i pompieri avevano cominciato le operazioni di soccorso,
c’è stata una seconda frana. La squadra dei vigili del fuoco è riuscita a
mettersi in salvo. Ma uno di loro, Roberto Mezzacasa, di Terralba, è rimasto
con una gamba sotto il terriccio.
L’uomo è stato soccorso dai colleghi e trasportato con un elicottero
all’ospedale San Martino di Oristano. Non è grave, anche se la prognosi è
subordinata a ulteriori accertamenti radiografici.
Le ricerche dell’operaio disperso sono ricominciate subito e sono
andate avanti con grande prudenza, proprio per non rischiare di provocare un
ulteriore smottamento della montagna di terra. I vigili del fuoco hanno
trovato prima alcuni attrezzi e quindi, intorno alle 19, Orazio Statzu, che
aveva già cessato di vivere.
Il corpo è stato recuperato e trasportato all’obitorio di Oristano,
dove stamane verrà effettuata l’autopsia.
La notizia dell’incidente sul lavoro si è diffusa in un baleno a
Morgongiori e Terralba. Molti compaesani dell’operaio e del vigile del fuoco
hanno raggiunto il luogo della tragedia per rendersi conto di persona
dell’accaduto. La morte del giovane ha gettato nello sconforto l’intera
comunità, dove Orazio Statzu era molto conosciuto e stimato.
Ora sulla tragedia che ha funestato i lavori in corso lungo la Carlo Felice
bisognerà fare piena luce. È quello che cercherà di fare con una indagine
propria l’Anas. Il presidente Pietro Ciucci ha annunciato ieri di avere già
nominato una commissione d’inchiesta, presieduta dall’ingegner Vigna, che
possa già nelle prossime ore ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente.
Ciucci ha espresso il cordoglio per la morte dell’operaio ai familiari della
vittima e ha formulato i migliori auguri per una pronta guarigione al vigile
del fuoco rimasto ferito.
Sul crollo della galleria tra Sant’Anna e Marrubiu c’è da registrare
anche la presa di posizione autorevole del ministro delle Infrastrutture
Antonio Di Pietro, il quale ha dato immediate disposizioni affinché si
accertino, «senza indugi», le cause dell’incidente e le eventuali
responsabilità dell’accaduto.
«È stata già predisposta - ha dichiarato il ministro - una commissione
ministeriale di indagine, guidata dall’ingegner Tullio Russo, presidente
della competente sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici, e
composta dal provveditore alle opere pubbliche per la Sardegna e dal
comandante Salvatore Scaletta, responsabile del Servizio per l’Alta
sorveglianza sulle grandi opere, che dovrà accertare le cause dell’incidente
e le eventuali responsabilità tecniche e amministrative. Alla commissione è
stato dato mandato di riferire entro 15 giorni e di offrire la più ampia
collaborazione alla magistratura. Desidero esprimere - ha concluso Di Pietro
- tutto il mio cordoglio per la tragica scomparsa dell’operaio rimasto ucciso
sotto le macerie. Allo stesso tempo formulo i miei migliori auguri di una
pronta ripresa al vigile del fuoco rimasto ferito”.
Il lavoro dei vigili del fuoco è proseguito fino a tarda sera. Lungo la Carlo Felice la
polizia stradale di Oristano ha divuto deviare il traffico sulle complanari.
Tutto si è svolto, comunque, nel massimo ordine e senza incidenti. Nel luogo
dell’incidente è arrivato in serata anche l’assessore regionale ai lavori
pubblici, Carlo Mannoni, il quale avrebbe dichiarato che secondo l’Anas
l’intervento in atto nella galleria non era previsto per giornata di ieri. Un
ulteriore elemento che dovrà essere chiarito in fase di indagine.
Il cantiere è stato messo sotto sequestro. Stamane, presumibilmente,
riprenderanno gli accertamenti per verificare anche se nel cantiere sono
state rispettate tutte le norme relative alla sicurezza.
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Cagliari
Decine
di tombe intatte oltre i confini del parco
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L’incredibile
distrazione della Sovrintendenza: sepolture a pochi centimetri dai muri
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CAGLIARI.
Tombe puniche dappertutto, anche a dieci centimetri dai muraglioni di pietra
costruiti a ridosso della necropoli di Tuvixeddu. Gli operai dell’impresa di
subappalto ‘Falpo Srl’ di Roma, che lavorano al parco archeologico pubblico su
incarico del Comune, ne hanno scavato almeno cento, da aggiungere alle seicento
scoperte negli anni passati. Si tratta di sepolture intatte, coi resti degli
scheletri e del corredo funebre. Ed è incredibile che i lavori di costruzione
dei muri larghi quattro metri oggi all’attenzione della Procura siano andati
avanti nonostante apparisse chiaro anche ai profani come il perimetro della
necropoli fosse tutt’altro che definito. Lo dimostrano le immagini scattate
dagli uomini della Guardia Forestale, autori delle ispezioni e della relazione
tecnica che ha indotto il sostituto Daniele Caria ad aprire un’inchiesta
giudiziaria con due dirigenti comunali indagati: si vedono chiaramente tombe
appena sotto le muraglie, vicinissime, come se fossero integrate nelle nuove
strutture. Ma soprattutto ce n’è una appena scavata che si trova oltre i
manufatti di pietra.
Quindi questa ‘nuova’ tomba è fuori dal parco archeologico e
all’interno del parco naturalistico. Qui, in una situazione che appare
paradossale, sta il centro dell’indagine in corso: sequestrato il cantiere e
acquisiti i documenti al Comune, all’ufficio regionale tutela paesaggio e alla
Sovrintendenza archeologica gli ispettori della Forestale sono impegnati proprio
in queste ore alla verifica del cronoprogramma dei lavori. Vogliono capire, su
incarico del pubblico ministero Caria, se i lavori di muratura siano partiti in
contemporanea agli scavi archeologici, c’erano 900 mila euro a disposizione,
più altri due milioni e 100 mila per realizzare il resto. Logica vuole che
prima si intervenisse sulla necropoli per portare alla luce le altre tombe.
Tutto lascia pensare che invece si sia andati avanti in parallelo, come se la Sovrintendenza
conoscesse alla perfezione i confini dell’area cimiteriale, al punto da
escludere la presenza di reperti all’esterno. Una scelta che - se confermata -
riporterebbe alla mente il disastro del Poetto, provocato da decisioni
approssimative e frettolose.
Una cosa è certa: se è così, qualcuno ha sbagliato di grosso. Perchè è
scontato che un’eventuale campagna di scavi da realizzare oltre i muraglioni,
quindi oltre i confini teorici del parco archeologico urbano, porterebbe alla
scoperta di altre tombe. Probabilmente decine e decine, forse centinaia. Così
come numerosi intellettuali, a cominciare da Giovanni Lilliu, e le associazioni
ecologiste hanno sempre sostenuto fin dagli anni Novanta, quando è apparso
sulla scena il contestatissimo progetto di edificazione dei colli targato
Coimpresa.
Ma c’è un’altro dato fondamentale che la Procura intende accertare:
il contratto d’appalto all’impresa romana Ecosabina - che ha poi ceduto il
subappalto alla Falpo, impresa specializzata in scavi archeologici - stabilisce
la presenza obbligatoria nel cantiere di un funzionario esperto della
Sovrintendenza. In questo caso sarebbe Donatella Salvi, delegata per i cantieri
archeologici. La domanda è implicita: se l’esperta del ministero c’era, ha
assistito agli scavi delle tombe, ha rilevato ogni passaggio degli interventi
di ricerca e ha preso in consegna i reperti, com’è possibile che non si sia
accorta di quanto fosse cresciuto il volume delle fioriere, fino alla
trasformazione in terrazzamenti? E perchè, se le tombe spuntavano dappertutto e
anche a ridosso dei nuovi muri, non ha imposto all’impresa la sospensione dei
lavori?
Ad oggi il pm Caria ipotizza il reato di violazione delle norme
ambientali soltanto per il responsabile del procedimento Paolo Zoccheddu, che
seguiva i lavori per conto del Comune, e per il capo cantiere Giancarlo Manis.
Ma se venisse accertato che le strutture di pietra non sono state costruite
soltanto vicino alle tombe ma addirittura sopra i resti punici scatterebbe un
reato diverso, quello di danneggiamento. Niente infatti può escludere che lo
scavo compiuto dall’impresa per erigere le muraglie - abusive, perchè non
compaiono nel progetto esecutivo e non sono state autorizzate dall’ufficio
regionale tutela paesaggio e dalla Sovrintendenza archeologica - abbia
provocato la distruzione di sepolture. Già però la presenza di tombe intatte
sulla linea delle muraglie lascia semplicemente esterrefatti: si può avallare
un intervento così scellerato?
Ma c’è dell’altro: per motivare il suo ‘no’ ai nuovi vincoli regionali
sull’area di Tuvixeddu-Tuvumannu, l’ex sovrintendente archeologico Vincenzo
Santoni ha sostenuto con forza che nel corso degli anni, a partire dalla firma
dell’accordo di programma dell’agosto 2000, sui colli punici non è emerso alcun
ritrovamento di reale interesse. Eppure le prime tombe ‘vergini’ sono state
scavate dall’impresa Falpo già nella primavera del 2007, prima che Santoni
venisse chiamato a esprimere il proprio voto come membro di diritto nella
commissione regionale istituita dal governo Soru, quella poi bocciata dal Tar.
Santoni quindi sapeva che il suolo di Tuvixeddu stava restituendo alla vista
reperti di enorme valore, tombe mai depredate coi loro corredi funebri. Perchè
allora ha sostenuto il contrario? Perchè si è opposto ai vincoli regionali,
ancorati proprio al fatto - come stabilisce il Codice Urbani - che tra il 2000
e il 2007 la situazione del sito fosse cambiata? Com’è possibile affermare con
certezza che l’area di interesse archeologico si fermi esattamente ai limiti
indicati nel progetto per il parco pubblico e non vada oltre, sino alle aree
private, quando proprio gli ultimi scavi dimostrano l’esatto contrario? Ora c’è
un riferimento inoppugnabile: una tomba alla luce del sole fuori dai limiti
indicati nel progetto, basta andare a vederla.
Sono domande cui i protagonisti di questa storia infinita e in gran parte
inedita dovranno dare molto presto, probabilmente al pubblico ministero Caria.
Domande scomode, a giudicare dai fatti inconfutabili che stanno emergendo ora
dopo ora. Nel frattempo il magistrato ha ricevuto parte del materiale
documentale acquisito dalla Forestale. E’ certo che il progetto esecutivo del
parco non è andato mai all’attenzione della Sovrintendenza archeologica. Quindi
l’impresa incaricata dal Comune ha lavorato senza l’autorizzazione dell’ufficio
regionale tutela paesaggio e senza quella del ministero, che i carteggi
esecutivi non li ha neppure potuti vedere. Questo formalmente, perchè in realtà
il funzionario incaricato di seguire il cantiere poteva verificare ogni colpo
di piccone, minuto per minuto.
Comune
occupato dai precari
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Cinquanta lavoratori
sul piede di guerra in via Roma Chiedono l’apertura del confronto per essere
stabilizzati
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CAGLIARI.
Una cinquantina
di lavoratori precari del Comune ha occupato nel pomeriggio la sala
consiliare del municipio di via Roma. Si tratta di persone che hanno i
requisiti previsti nella finanziaria nazionale per la stabilizzazione e di
disoccupati che, a vario titolo, hanno lavorato negli anni per
l’amministrazione del capoluogo sardo. Chiedono che la discussione
sull’assunzione a pieno titolo nell’organico del Comune sia oggetto di un
confronto immediato tra gli amministratori e i sindacati anche alla luce
della presentazione di alcune mozioni seguite da una delibera di giunta che
impegnava l’esecutivo sulla progressiva stabilizzazione.
La vertenza è già stata segnata da diversi momenti di tensione: il
culmine si è avuto circa un mese fa, quando durante un consiglio comunale uno
dei precari impegnati nella protesta in aula era salito su una balaustra
minacciando di lanciarsi nel vuoto. Alcuni precari sono saliti sui davanzali
delle finistre del Municipio che danno su largo Carlo Felice. Hanno
annunciato che intendono rimanere lì finchè non sarà assicurato un confronto
con l’amministrazione sulla loro stabilizzazione. Sul posto sono arrivate
anche le forze dell’ordine.
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«Basta
con le schermaglie politiche»
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Accordo di programma
Sant’Elia La Cna:
«Occasione importante»
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CAGLIARI.
«In quell’area abbiamo studiato e progettato una ipotesi di centro
commerciale naturale», afferma Carlo Abis, responsabile regionale della
Confesercenti. Il riferimento è a Sant’Elia e ai progetti oggetto
dell’accordo di programma firmato dal sindaco Emilio Floris e dal presidente
delal Regione Renato Soru. Intesa che nei giorni scorsi è stata rimessa in
discussione dagli ultimi avvenimenti: due funzionari dell’amministrazione
comunale hanno ricevuto un avviso di garanzia per i lavori del parco su
Tuvixeddu. E questo è stato interpretato dalla maggioranza e dal primo
cittadino come un atto (seppure indiretto) di ostilità.
Un atto
prodotto dall’«atmosfera di ostilità della Regione verso l’amministrazione
municipale su Tuvixeddu».
L’accordo su Sant’Elia riguarda il Betile, la riqualificazione
abitativa del rione, il porto dei pescatori, la nuova viabilità e il
lungomare, più il campus universitario nell’ex semoleria. Il documento dovrà
essere ratificato entro il 28 di questo mese con l’approvazione del consiglio
comunale, ma «il quadro è cambiato». In sintesi: la maggioranza e il sindaco
hanno precisato che l’istruttoria sarà fatta, ma con la massima attenzione e
al microscoio elettronico. Come dire che non è affatto certo che la firma sul
documento sarà ratificata dal consiglio comunale (entro il 28).
«Personalmente - sottolinea Abis - credo che il Comune tragga molti
benefici da questo intervento. Poi, certo, in questo momento c’è la campagna
elettorale e lo scontro politico si fa sempre più aspro. Ma anteporre questi
interessi a quelli della città mi sembra un fatto da politica vecchia». Chi
vede il rischio dell’inquinamento politico pre-elezioni è anche Alberto
Scanu, presidente della Confindustria della provincia: «Credo che in questo
momento - affema - non se ne dovrebbe parlare. E spero che dal 14 sera Comune
e Regione si sidano di nuovo attorno a un tavolo per discutere dei problemi
dell’accordo di programma. E mi auguro che venga fatto all’interno di un
discorso più generale. Le opere su Sant’Elia sono importanti, ma teniamo
presente che vi sono tantissime iniziative edilizie e urbanistiche bloccate
per via del nuovo piano paesaggistico regionale e di aspetti che devono
essere chiariti. Per questo bisogna che anche la questione di Sant’Elia vada
vista in una prospettiva più ampia. Penso poi che per un intervento così
ampio, come quello che si prevede, debbano essere studiati strumenti di
accordo che non possano poi essere rivisti, come è capitato per Tuvixeddu».
Per la
Confesercenti, però, «tutti i progetti per il borgo sono
un’occasione sia per la zona, che per le attività commerciali e artigianali.
Per questo abbiamo studiato un piano che sviluppi e valorizzi le attività che
già esistono e ne aggiunga altre. La stessa ipotesi di recupero dei palazzoni
prevede che al pianterreno siano realizzati servizi e attività commerciali. E
questo, assieme agli altri interventi legati alla cultura (il museo Betile),
configura una situazione ideale per un centro commerciale naturale moderno e
qualificato». Il che significa che vi sono «già diversi settori del commercio
che guardano con interesse agli interventi che dovranno essere realizzati a
Sant’Elia e che sono pronti a investire nel nuovo rione».
La Confcommercio
precisa, invece, che «noi non siamo stati ancora coinvolti e quindi non siano
nè contrari, nè favorevoli. Va detto poi che vi sono alcuni punti che vanno
chiariti, come quello del Betile, di cui non si niente della gestione. Vorrei
che la riqualificazione abitativa del quartiere avesse la priorità o, almeno,
che fosse realizzata in parallelo».
Il sindacato, da parte sua, vede l’operazione come un qualcosa che
potrebbe avere «un ruolo molto importante anche per l’occupazione», afferma
Enzo Costa, responsabile Cgil della Camera del lavoro. Ma ora l’accordo di
programma potrà non essere ratificato... «Non posso pensare - continua - che
un processo simile e che vede investimenti ingenti (si parla di oltre
duecento milioni di euro - ndr) si fermi perchè due soggetti litigano su
altre questioni. Se così fosse sarebbe una perdita per tutta la politica.
Spero che, fatte le elezioni, torni il buonsenso». Ma va detto che «questi
progetti dovrebbero essere concertati con tutti i protagonisti sociali del
territorio: sia col sindacato che con gli altri. Se lo si facesse ne
guadagnerebbero tutti».
Indubbiamente «l’itervento previsto è importante - spiega Francesco
Porcu, reponsabile dalla Cna - è una grande opportunità sia per Cagliari che
per l’hinterland e la
Sardegna. Per questo spero che gli organismi istituzionali
interessati trovino il modo di non perdere questi finanziamenti. Si tratta di
un’operazione che ha un forte valore aggiunto: le schermaglie di parte vanno
accantonate. Occorre guardare agli altri Paesi europei, come la Spagna ad esemopio che a
partire dalle città ha costruito un nuovo Rinascimento».
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«Rilanciamo
la cultura del turismo»
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Villasimius, il
sindaco promuove un piano per qualificare l’indotto
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VILLASIMIUS.
Dare una marcia in più al turismo e rilanciare l’occupazione. Questo
l’obiettivo del nuovo progetto. Il comune costituirà un’associazione «temporanea
di scopo» con il consorzio Zenith di Nuoro. Questo nuovo organismo raccoglierà
l’esperienza di altre due società (Economia e sviluppo di Nuoro e Manager
consulting group di Palermo) e punterà a un intervento per la qualificazione
dei beneficiari, occupati e disoccupati, e al loro inserimento lavorativo.
L’intervento
si avvarrà della collaborazione dell’istituto professionale per i servizi
alberghieri e della ristorazione Antonio Gramsci di Monserrato. L’associazione
temporanea (Ats) mira a realizzare il progetto denominato The Sardiniam job.
Sperimentazione di un percorso integrato di qualificazione e inserimento
lavorativo per il territorio di Villasimius.
«A fronte di servizi alberghieri di alta qualità - evidenzia il sindaco
Salvatore Sanna - non ci sono altrettanti servizi innovativi e di alta qualità
nell’indotto generato dal turismo, in particolar modo per i servizi offerti
dalle altre tipologie di locali e strutture ricettive-ristorative e di
intrattenimento». Secondo gli amministratori comunali questo problema ha un
effetto negativo sulla capacità del territorio di generare concrete e stabili
prospettive occupazionali. E determina un profondo squilibrio tra domande e
offerta di lavoro territoriale. «Il progetto ci permetterà di porre rimedio a questa
grave carenza - prosegue il sindaco - abbiamo individuato tre obiettivi
immediati. In primo luogo: riqualificar i disoccupati del territorio nel
settore del turismo; poi migliorare la professionalità degli operatori dei
diversi settori generati dall’indotto turistico; e, infine, allungare la
stagione turistica con un’offerta ricettiva maggiormente accattivante. Abbiamo,
poi, un quarto obiettivo che è invece a lungo termine ed è quello di
migoliorare la capacità di accoglienza dell’intera popolazione del territorio».
Secondo uno studio recente, la ristorazione è indifferenziata e di
livello medio-basso. Ed è salvata solo dalla freschezza delle materie prime. I
bar e i panifici sono generici. La pasticceria invece è di bassa qualità. I
gestori e il personale poi sono incapaci di dare indicazioni al cliente. «Il
progetto - sottolinea il sindaco Sanna - si caratterizza per la sua capacità di
essere un’azione sperimentale di sistema il cui obiettivo fondamentale è
favorire l’inserimento e la permanenza nel mercato del lavoro di disoccupati e
inoccupati». Il progetto nel suo insieme contribuirà allo sviluppo
dell’occupazione, all’inserimento lavorativo delle categorie svantaggiate e
allo sviluppo sostenibile dell’area. Il costo complessivo del progetto che dovrebbe
essere interamente finanziato dal ministero del Lavoro e della previdenza
sociale è di un milione e 520mila euro. Il piano si pone in linea con le
politiche attive del lavoro, e con le tendenze legate al turismo
enogastronomico.
Jacopo Bulla
Sulcis Iglesiente
La
marcia dell’acqua contro Abbanoa
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Il comitato dei
sindaci riprenderà la protesta per il rinvio del referendum sulle tariffe
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DOMUSNOVAS.
Sono nuovamente agitate le acque nei Comuni con i sindaci del comitato
regionale contro Abbanoa pronti a scendere nuovamente in piazza per ottenere
dal presidente del consiglio regionale l’inserimento all’ordine del giorno,
dell’assemblea di via Roma, la proposta di legge per la costituzione di 8
autorità d’ambito e dal presidente della giunta regionale, Renato Soru,
l’indizione del referendum per la modifica degli art. 3 e 15 delle legge
regionale 29.
Ieri mattina
una decina di sindaci si sono riuniti nel municipio di Domusnovas per decidere
una serie di manifestazioni che dovranno riproporre all’attenzione dei politici
regionali le richieste di 50 mila persone che, con la loro firma hanno chiesto
la modifica ad una legge e un referendum. «La nostra protesta nasce - ha
esordito il primo cittadino di Domusnovas Angelo Deidda - quando abbiamo
appreso che il referendum slitterà di altri sei mesi. Questo significa che non
si farà e ritengo che questo modo di agire del Governatore sia un atto
gravissimo a danno dei sardi e degli utenti che stanno pagando l’acqua a caro
prezzo. Abbanoa è un carrozzone che ha solo come obiettivo di incrementare il
prezzo dell’acqua per far tornare i conti di un bilancio che vede tra le
uscite, spese insostenibili per via della macchinosa e pletorica
organizzazione. Diamo acqua a tutti ma quella necessaria per il nostro
fabbisogno può essere pagata a 20 centesimi a metro cubo e non a un 1.80 euro».
Domusnovas, Scano Montiferro, Siliqua, Serramanna. Nuxis e Teulada si
propongono come testa d’ariete per abbattere un carrozzone che sta già
distribuendo bollette idriche da 2000 e anche 3000 euro ad utente. Capifamiglia
che sono alla disperazione vengono raggiunti la fatture d’acqua superiori alle
buste paga. La risposta dei sindaci è ferma e decisa: una marcia verso il
Sulcis partendo da Domusnovas toccando Iglesias, Gonnesa, Portoscuso, San
Giovanni Suergiu, Sant’Antioco, Giba e Nuxis per poi rientrare nuovamente al
capolinea da dove partirà la marcia solitaria di Angelo Deidda.
Strada facendo a Siliqua si unirà a lui anche Pier Luigi Lixia che teme
la protesta collettiva dei suoi concittadini, ormai sulla soglia della
disperazione, possa divampare ogni qualvolta arriva la bolletta di Abbanoa.
«Chi gestisce l’acqua non deve fare utili nè sprechi - aggiunge Pier Luigi
Lixia - e non possiamo essere i sostenitori di una decisione sbagliata che
vuole l’acqua pagata a peso d’oro». In marcia quindi, subito dopo le elezioni
“per non strumentalizzare la manifestazione” fino al palazzo del consiglio
regionale dove sarà sistemata una tenda. «Ci alterneremo tra sindaci in questo
avamposto - aggiungono Roberto Lallai (Nuxis), Giovanni Arbai (Teulada) e
Antioco Manca (Scano Montiferro)- finché non saranno rispettate le richieste di
quanti hanno apposto le firme per ottenere il referendum e la modifica della
legge 29».
Per i sindaci gli aumenti del prezzo dell’acqua è un altro elemento che
sta spopolando i paesi del Sulcis Iglesiente. «Qui non si sopportano più i dazi
e i balzelli - concludono i sindaci - perchè mancano le opportunità di lavoro;
c’è un’economia povera, aumentano le tariffe della nettezza urbana, Ici, Irpef
e i generi alimentari ed ora l’acqua diventa un lusso».
Pisanu,
attacco a Veltroni e Soru
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Convention del Pdl a
Carbonia sui temi del lavoro e dell’energia
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CARBONIA. Veltroni sta all’Italia come Soru
sta alla Sardegna. Sono un danno.
Per questo occorre ora battere il primo e poi far cadere il secondo,
per un governo regionale che si muova davvero a vantaggio dei sardi.
E’ uno dei leit motiv della convention del popolo della Libertà, che ha
fatto il pienone nella sala del Tanit, richiamando simpatizzanti e adepti
dall’intera provincia. L’ex Ministro Beppe Pisanu ha concluso, con un
intervento ad ampio spettro toccando tutti i temi della campagna elettorale
di maggiore rilievo per l’area Sulcitana.
Energia e Cip6, ma anche lavoro e occupazione, per un territorio, e una
isola che ha davanti a sè enormi prospettive che invece il governo nazionale
di centro sinistra, ma anche il governo regionale hanno ucciso. Una
situazione che sta ormai per finire perchè - ha affermato Pisanu - il risultato
finale, con la vittoria elettorale del Popolo della libertà, appare certo. I
temi si sono snodati in una sorta di binario parallelo tra governo regionale
e nazionale, legando in un unico filo l’opzione vittoria nazionale al cambio
di guardia al governo della Regione. Un tema sul quale si sono soffermati,
guardando la situazione più sotto il profilo locale, il deputato Mauro Pili,
la coordinatrice provinciale Claudia Lombardo, Fedele Sanciu e Bruno Murgia.
«Il popolo della libertà è l’unco elemento che può far ridiventare
popolo il popolo sardo - ha affermato Mauro Pili -, ridare dignità, ridare
speraza. E’ l’esperienza di questi anni che lo dimostra.
C’è stato un centro destra che ha «fatto», e c’è un governo Soru che
pensa solo ad interessi particolari». Sulla operatività della Giunta Pili il
metro di giudizio sul quale valutare le proposte in campo. Problemi della
crisi idrica risolti in cinquanta giorni per l’area di Cagliari, con la
condotta che emungeva le acque dalla miniera, ma risolti anche i probemi
idrici di Carbonia, con il finanziamento della rete idrica.
Poi, gli accordi istituzionali con il Governo Berlusconi, che ha
consentito l’avvio di grandi opere di infrastrutturazione. E anche sul
problema energetico le soluzioni e le prospettive aperte dal governo di
Berlusconi sono state poi cancellate da Prodi. Fans entusiasti e applausi a
scena aperta. Decine e decine le interruzioni a Pisano, a marcare i passaggi
salienti del discorso, ma anche agli altri big. Poi, tutti a vivere l’ultima settimana
preelettorale.
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Laboratori
e nuovi corsi di studio per l’Ipsia
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Il professionale
aumenta l’offerta formativa con progetti anche fuori dai canoni
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IGLESIAS.
Laboratori didattici ed extracurricolari sono le contromosse dell’istituto
professionale di Stato “G.Ferraris “ per combattere la dispersione scolastica.
La scuola professionale cittadina non sembra soffrire di crisi, di abbandoni e
carenza di iscrizioni perchè tra i quattro corsi antimeridiani e quello serale
sono seguiti da quasi 900 alunni. Un esercito di studenti che ogni giorno si
presenta in aula per conseguire il diploma di meccanico, tecnici elettronici,
chef.
«Ma l’offerta formativa va ampliata - ha detto il dirigente
scolastico Roberto Pianta - e per questo abbiamo predisposto una serie di
laboratori didattici e extracurricolari per mettere a disposizione degli
studenti progetti formativi che poi avranno anche valenza professionale». La Regione interviene con un
finanziamento consistente per rimettere a nuovo tutti i laboratori della
scuola.
Oltre alle discipline curricolari, agli studenti delle professionali
viene proposto il laboratorio Agorà rivolto ai giovani che frequentano i bienni
ad indirizzo alberghiero.
Si tratta di un laboratorio “cineforum” in grado, attraverso la realizzazione
di rassegne cinematografiche seguite da conferenze-dibattito di disporre di
conoscente su cinema e letteratura e conoscenze sui protagonisti della storia
letteraria nazionale e locale.
Per gli studenti del triennio invece si parla di Caffè letterario.
«Vogliamo offrire ai giovani, all’interno dell’ambito scolastico - ha
aggiunto Roberto Pinata - il fascino dei caffè letterari quale strumento per
motivare la frequenza dei laboratori ed offrire ai ragazzi stessi occasioni per
vivere la dimensione-lettura in modo alternativo. Conoscenza quindi ma anche
con qualche prelibatezza culinaria».
Spazi per la lettura e progetti di ecologica. Decisamente interessate
appare il progetto “Ricerco, sperimento, rappresento e imparo” che vedrà gli
studenti impegnati anche fuori dalla cinta muraria della scuola.
Gli studenti dell’Ipsia sezione turistico-alberghiero parteciperanno,
come gli anni scorsi, alla manifestazione Girotonno a Carloforte.
Nella città carolina quest’anno ci saranno anche le hostess che daranno
una mano ai cuochi e ai coetanei esperti di sala e cucina.
Ed infine nella sezione tecnico-industriale si svolgerà il progetto
“logicamente... nel laboratorio di pneumatica”.
Sviluppare il ragionamento logico attraverso attività da svolgere nel
laboratorio di pneumatica.
Questo progetti e quelli a seguire sono stati finanziati dalla Regione
per complessivi 120 mila euro. In accordo con la provincia, assessorato alla
pubblica istruzione l’Ipsia darà sfogo ad una altra serie di proposte
formative, tipo “Is Contus” per la rivalutazione della lingua sarda e del
patrimonio linguistico antropologico, attraverso la riscoperta dei Is Contus e
la conoscenza del sistema delle norme ortografiche.
Si apre il sipario anche per il teatro e la fiction. A scuola con la
drammatizzazione de “All’officina dell’arte”. Danzando, musicando e
scenografie, all’officina dell’arte proposte insomma per l’animazione teatrale,
per la drammatizzazione, musica, danza scenografia, regia, riprese e montaggio
video.
«Chi ama la lavorazione dell’argento - ha ricordato l’assessore
provinciale Tiziana Frongia - avrà l’opportunità di percorrere le antiche
tradizioni cittadine sulla lavorazione dell’argento che ad Iglesias erano
fiorenti».
Anziani,
progetto per l’assistenza
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Il Comune individua
un piano per gli ospiti delle case di riposo
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IGLESIAS. È al via un progetto messo a punto
dal Comune e destinato agli anziani ospiti dell’istituto Casa Serena e della
comunità Margherita di Savoia. Si tratta di un servizio di consulenza socio
assistenziale. L’impegno economico sfiora gli ottantamila euro e nei giorni
scorsi è stato chiuso l’iter burocratico per l’assegnazione dell’appalto. A
prendersi cura degli utenti della casa di riposo e dell’annessa comunità, sarà
uno staff composto da un assistente sociale, un educatore professionale e due
animatori. Il piano ha delle precise finalità: da una parte è forte l’esigenza
di disporre di una squadra di professionisti in ambito socio sanitario che
faccia da collante con le varie figure lavorative e sociali che ruotano intorno
al benessere di un anziano ospite. I familiari, il medico generale, i dirigenti
delle strutture. Dall’altra è importante la funzione organizzativa che spazia
dall’accoglienza dei nuovi ospiti, alla pianificazione dei rapporti con
l’esterno e lo svolgimento di funzioni essenziali, quali curare l’orientamento
relativo alle pratiche previdenziali e sanitarie (richieste per invalidità
civile, richieste per ausili), l’informazione sulla normativa vigente in campo
socio-assistenziale e coordinare l’attività del personale addetto
all’assistenza diretta degli anziani utenti. Da non trascurare tutta la parte
dedicata alla creazione di opportunità di aggregazione, socializzazione e
inserimento degli ospiti che va affrontata in mille sfaccettature differenti.
Le attività di animazione e socializzazione devono costituire un’opportunità in
risposta ad alcuni bisogni fondamentali della persona: la percezione della
sicurezza (di conoscenza, protezione, ordine, stabilità ed equità dell’ambiente)
la consapevolezza di appartenere ad un gruppo, di dare e ricevere affetto,
sentimenti, di essere accettati, di instaurare relazioni significative. Allo
staff socio sanitario di educatori, assistenti sociali e animatori, anche il
delicato compito di lavorare sui processi riabilitativi, come incentivare
l’autonomia, l’affermazione, la capacità degli anziani di sviluppare le proprie
potenzialità e acquisire nuove capacità e conoscenze. Il piano messo a punto
dal comune, rientra in una precisa linea guida che è stata così definita
dall’assessore ai Servizi sociali, Brigida Aru: preparazione e professionalità,
dovranno essere i criteri base: «È un principio che da tempo sta e deve
assolutamente stare alla base di un campo delicato come quello dei servizi alla
persona. Occorre fare ricorso a personale specializzato e competente in materia
socio assistenziale», ha confermato l’assessore Aru. quello che si sta attuando
con il segretariato sociale e con la messa a punto del “Registro delle
Badanti”. In quest’ultimo caso, tra i requisiti richiesti c’è il possesso di un
attestato di frequenza di un corso di formazione professionale teorico-pratico,
della durata di almeno duecento ore, afferente l’area dell’assistenza alla
persona. C’è differenza, insomma, tra la vecchia figura della signora di
compagnia che a livello quasi volontaristico presta la propria opera di
vigilanza su un anziano e una professionista che si appresta a entrare a fare
parte di un vero e proprio albo. (mo.to)
Servizi
o sportelli passacarte?
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Uffici aperti a
singhiozzo, mobilitazione per potenziarli
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CARBONIA.
Serve una mobilitazione per rivendicare servizi. Servizi che siano
effettivamente funzionanti e a disposizione del pubblico per erogare risposte,
e non solo per fare da sportello passacarte. È l’appello che fanno
associazioni, sindacati e semplici cittadini. Che dalla presenza della
Provincia non hanno ottenuto finora benefici consistenti in termini di servizi
generali. «Chiariamo immediatamente che il problema non è visto come tema di guerre
di campanile - ha spiegato Mario Porcu, consigliere comunale di Progetto per
Carbonia -. Direi che Iglesias e Carbonia si trovano in questo settore nelle
stesse condizioni. Il fatto è che il potenziamento dei servizi che si sperava
prima della provincia non si è realizzato».
Prosgue
Porcu: «La situazione potrebbe peggiorare, visto che è proprio di questi giorni
la notizia che la Regione
ha intenzione di chiudere uffici decentrati, primi fra tutti quelli degli Enti
locali dislocati presso l’ex Enaoli di Iglesias. E direi che nè Sparta nè Atene
possono ridere. Anche perchè, a fronte di chiusure annunciate, ci sono altri
servizi presenti solo sulla carta. E, comunque, assolutamente insufficienti
rispetto alle esigenze degli utenti». Ne sanno qualcosa le persone che a
Carbonia martedì e venerdì, giorni di sportello, si rivolgono all’ufficio
Inpdap. Pur facendo i salti mortali, e senza guardare all’orario, per la
funzionaria presente è quasi impossible dare risposte a tutti. E così capita
spesso che molte delle decine di persone che si affollano nella sala d’aspetto
si arrendano deluse davanti alle ore di attesa e abbandonino la fila. «Ma la
situazione è uguale per tutti gli uffici - ha proseguito Porcu -. Guardiamo
all’Inps. Il direttore regionale e quello provinciale avevano parlato tempo fa
di potenziamento di organico, di uffici provinciali che prestano, nelle due
città capoluogo, gli stessi servizi. Non è accaduto niente. E non sono
sufficienti le aperture limitate di Camera di Comemrcio e chissà quali altri
uffici. E, ancora, occorre sempre recarsi ad Iglesias per ottenere un numero di
codice fiscale. Nonostante siamo ormai nel terzo millennio, informatica e
collegamenti non esistono. Il problema non è il numero di persone presenti
nelle sedi che si dicono decentrate ma che di fatto non lo sono. Il problema è
che quelle persone debbono avere accesso ai dati, e devono poter operare, e
rispondere in tempo reale alle richieste. Prendere appunti e portarli a
Cagliari, e poi riportare le risposte a Carbonia, non è un servizio».
Una battaglia per i servizi, quella di Porcu, che nel territorio non
nasce oggi. Ma che si è sempre fermata davanti alle lotte di campanile, visto
che le due città, con altri centri della provincia, mai hanno portato avanti
insieme le richieste, sollevando semmai grida di protesta quando un servizio,
già presente, veniva decentrato. E il risultato è che, davanti a questa
situazione, nessuno aspira a dislocarsi nel Sulcis Iglesiente, per paura delle
polemiche.
Oristano
«Un’adesione
storica allo sciopero»
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Sindacati
entusiasti: il 99,9% dei dipendenti ha incrociato le braccia
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ORISTANO.
Usano toni
trionfalistici le organizzazioni sindacali dei postelegrafonici, che
definiscono storica la percentuale di adesione allo sciopero di 24 ore che ieri
ha praticamente paralizzato tutti gli uffici postali della provincia. In una
nota stampa diffusa nella tarda mattinata di ieri Cgil-Slc, Slp-Cisl, Uil-Post,
Failp-Cisal, Confasl-Sailp e Ugl segnano un 99,9 per cento che la dice lunga,
sostengono, sul «grave stato di malessere dei dipendenti di Poste italiane
nella provincia di Oristano. Dipendenti che stanno lottando affinché si sani la
grave carenza strutturale di addetti agli sportelli, a causa della fuoriuscita
di circa cinquanta unità tra il 2005 e il 2007».
Nella nota i sindacati evidenziano che la carenza causa grande difficoltà
a fornire un servizio adeguato alla clientela, il rischio di ulteriori chiusure
a giorni alterni degli uffici, il danno alla salute psico-fisica di moltissimi
impiegati sottoposti a forti stress anche per la estrema difficoltà a usufruire
delle ferie, l’esclusione del territorio della provincia di Oristano dalle
politiche aziendali di sviluppo tali da permettere il mantenimento e la nascita
di nuovi servizi, un appesantimento, infine, del clima aziendale ormai
palpabile in tutti gli uffici.
Dopo lo sciopero, l’astensione dalle prestazioni straordinarie
proseguirà, come programmato, fino al 12 aprile.
Sassari
«La
presidente si dimetta»
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La vertenza della
casa di riposo Regina Margherita
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SASSARI.
Si inasprisce la vertenza sindacale all’interno della casa di riposo «Regina
Margherita» di piazza San Pietro. Le segreterie di Cgil e Cisl Funzione
pubblica chiedono che venga rimossa dall’incarico la presidente del cda Maria
Luisa Ganadu, accusata di non aver saputo gestire l’amministrazione della Casa
e adesso di minacciarne il grave ridimensionamento. Così il sindacato auspica
che presto possa arrivare un commissario «che salvi la struttura e il
patrimonio delle professionalità formatesi in lunghi anni di lavoro». Nel
documento di Cisl e Cgil si esamina punto per punto il bilancio, con la
considerazione che «data la conduzione dilettantesca è prevedibile che la
storica casa di riposo Regina Margherita non avrà un futuro e la decisione di
eliminare con un colpo di spugna 40 posti letto della casa protetta con
conseguente licenziamento di 16 lavoratori è l’inizio del declino».
I sindacati
imputano la crisi a scelte organizzative assunte dalla presidente, come «le
continue assunzioni dal 2005
a tutt’oggi, dapprima con contratti co.co.co e oggi con
il ricorso ad una cooperativa hanno incrementato le voci di spesa in maniera
esponenziale (nel bilancio 2006 “compensi a terzi per servizi” e “spese per
servizi da terzi” per un importo pari a 101.164). «Non è pensabile - scrivono i
lavoratori e il sindacato - tagliare i posti letto in nome di una
riorganizzazione, compromettendo di fatto l’unica fonte di entrata certa,
seppure insufficiente per la scarsità della retta, aspetto quest’ultimo su cui
si può incidere coinvolgendo Comuni, Asl e Regione». E senza mezzi termini Cgil
e Cisl si chiedono quali interessi potrebbero esserci dietro il «piano
approssimativo» presentato. Un piano «inconciliabile con le esigenze dei
pazienti e dei lavoratori, la parte debole del sistema». In opposizione alla
tesi della presidente che rappresenta una perdita giornaliera di 36,50 euro, il
documento sindacale evidenzia che una delibera di giunta regionale (n. 6/27 del
31/01/2008) dispone una integrazione socio-sanitaria da destinare pari a 10,40
giornaliera per ospite inserito in Casa Protetta che sostanzialmente
dimezzerebbe la perdita media annuale (149.760).
Altra «stranezza» è la nomina di tre componenti (neppure soci del «Regina
Margherita») nel consiglio di amministrazione riposo, provenienti da Roma,
Torino e Venezia. I lavoratori, nel difendere l’Istituto Regina Margherita
come patrimonio della Città di Sassari, «invitano la presidente a rassegnare le
proprie dimissioni dall’incarico e chiedono con forza un serio piano di
riorganizzazione da attuarsi con soggetti che abbiano la sensibilità di capire
che mettere sulla strada lavoratori e pazienti anziani, in condizione di salute
precaria, senza altre alternative, è quantomeno da evitare e deprecare».
I lavoratori non accettano, naturalmente, che la storica casa di riposo
di Sassari venga di «demolita», e anzi occorre un piano di risanamento che
permetta di rimettere ordine nei conti e nell’organizzazione. E si chiede alla
Regione, al Comune e alla Provincia di Sassari di «attivare urgentemente le
procedure affinché la struttura venga commissariata come è accaduto con le
fondazioni ex Ipab».
Irregolarità
nel voto, allo Snals arriva il commissario
SASSARI.
Il sindacato Snals
ancora una volta sotto i riflettori. Qualche tempo fa si era parlato di
“ammanchi” dalle casse del sindacato autonomo di categoria più amato dagli
insegnanti. Ora il Comitato Centrale, quale organo di controllo nazionale, ha
deliberato di commissariare Sassari, sciogliendo gli organi provinciali, in
seguito ad irregolarità avvenute nelle ultime elezioni. Infatti, durante le
elezioni per il rinnovo degli organi provinciali giunti a scadenza ordinaria,
avvenute lo scorso anno, furono commesse delle “scorrettezze” da parte dei dirigenti
provinciali.
Ma andiamo per gradi. L’art. 46 dello Statuto dello Snals prevede che i
coordinatori dei settori e i responsabili dei comitati intersettoriali, se
costituiti, facciano parte a pieno titolo del Consiglio Provinciale e quindi,
concorrano all’elezione del Segretario e della Segreteria Provinciale.
Pertanto, in caso in cui l’elezione dei suddetti organi sia avvenuta ad opera
del Consiglio Provinciale del Sindacato della provincia di Sassari prima ancora
della sua integrazione con i coordinatori di settore e con i responsabili degli
intersettori, essa deve intendersi nulla, in quanto tale Consiglio non ha
ancora raggiunto il plenum dei suoi componenti. Ed è proprio quello che è
avvenuto lo scorso anno. Il consiglio provinciale eletto senza i componenti
delle Consulte, ha proceduto ugualmente, ma irregolarmente ad eleggere il
Segretario e i membri della Segreteria. Per circa otto mesi il segretario
provinciale uscente è stato invitato ripetute volte, dalla Segreteria Nazionale
dello Snals a regolarizzare la situazione provinciale, ma senza esito. Il
rifiuto a normalizzare questa condizione, con un consiglio “zoppicante” e
incompleto ha spinto gli organi di vertice a sciogliere gli organi statutari
della provincia di Sassari, con provvedimento del 6/7 marzo 2008 e a nominare
il commissario straordinario, Domenico Di Milta, che sarà a Sassari per 6 mesi.
A lui spetterà sostituire tutti gli organi disciolti procedendo a nuove
elezioni e ponendo fine ad una gestione disordinata e irregolare.
Daria Pinna
«Lavoratori
stranieri impiegati senza contratto e privi di ogni tutela»
PORTO
TORRES. Lavoratori
stranieri senza contratto, impiegati a prezzi stracciati e senza alcuna tutela.
Il tutto a discapito dei lavoratori del territorio, un territorio peraltro già
colpito da una devastante disocupazione. La denuncia è del rappresentante
portotorrese della Confederazione sindacale sarda Marco Cualbu, secondo il
quale le aziende «che hanno violentato il territorio portotorrrese e che a
tutt’oggi lo tengono in ostaggio, non voglio saperne di assumere i residenti in
Sardegna ma prendono a lavorare personale proveniente dai paesi più poveri
della Comunità Europe (che hanno tutto il diritto di lavorare con contratti
regolari, ma che non gli vengono riconosciuti), a prezzi bassissimi, tenendoli
con un cappio al collo qualora si rifiutassero di lavorare oltre le otto ore
giornaliere, festivi compresi, o di svolgere compiti e mansioni in condizioni
di sicurezza quantomeno precarie».
La Css
ufficializza così il malumore di diversi operai, tecnici ma soprattutto
autisti, che si son visti soppiantare da lavoratori provenienti da realtà
economiche e sociali tipiche dei paesi sottosviluppati. Si accontentano di
lavorare per pochi euro l’ora, anche dieci ore al giorno senza alcuna copertura
assicurativa, mettendo così «fuori mercato» i lavoratori locali. Quella delle
Confederazione sindacale sarda non vuole essere un’istigazione a una guerra fra
poveri ma la denuncia di una situazione che si protrae da tempo e che vede sul
banco degli imputati molte di quelle aziende che a tutt’oggi ricevono
finanziamenti da «madre Sardegna e li utilizzano per il loro arricchimento,
senza pensare al disagio che con il loro “business” arrecano alla città, ai
suoi abitanti e agli imprenditori che non possono assumere o che sono costretti
a licenziare». La
Confederazione sindacale sarda invita perciò le giunte
comunale e provinciale a intervenire «affinché venga ristabilito il giusto
equilibrio nell’interesse di tutti e non solo delle aziende che ricavano il
massimo, senza alcuna considerazione per i lavoratori del territorio».
Chimica
e bonifiche, Renato Soru incontra la
Syndial il 17 aprile
PORTO
TORRES. Subito dopo le elezioni il presidente della giunta regionale Renato
Soru incontrerà, quasi certamente a Porto Torres, i vertici di Syndial che
presenteranno il piano di riutilizzo delle aree del petrolchimico ora libere da
impianti di produzione.
Lo ha
comunicato lo stesso Renato Soru al sindaco Luciano Mura e all’assessore alle
Politiche per la gestione del territorio Giacomo Rum, nel corso del vertice che
si è tenuto sabato nella sala giunta del municipio di Porto Torres e al quale
hanno partecipato anche gli assessori regioanli all’Industria Concetta Rau e
all’Urbanistica Gian Valerio Sanna, l’architetto Giovanni Macciocco che sta
predisponendo il piano urbanistico comunale e il responsabile dell’ufficio
tecnico portotorrese Claudio Vinci.
L’incontro del dopo elezioni, fissato per il 17 aprile, servirà a
definire una serie di proposte riguardanti le bonifiche industriali per le
quali l’amministrazione comunale auspica un incontro istituzionale da tenersi a
breve termine, così da analizzare i problemi, evitare contrapposizioni fra le
parti in modo che «dall’intera vicenda - ha detto Giacomo Rum - uscirà
rafforzata l’idea di consolidamento produttivo degli stabilimenti della chimica
sarda».
Ma quello del 17 non è l’unico appuntamento importante per il futuro
della città e della chimica sarda (con Syndial si discuterà anche della linea
dei cloro derivati e quindi anche degli impianti di Assemini): il 15 aprile,
infatti, il Comitato tecnico regionale discuterà la variante al piano
regolatore generale che permetterà all’amministrazione municipale di stringere
i tempi sull’approvazione del Puc. Un piano urbanistico che, spiega ancora
l’assessore Rum, anticipa la prossima legge regionale sull’urbanistica che
assegna ai comuni la progettazione anche sulle aree industriali prima di
competenze dei consorzi industriali.
Programmazione del territorio che viaggia con lo sviluppo industriale,
quindi, e si spiega perciò la presenza di urbanisti come l’architetto
Macciocco. Con il presidente Soru e gli assessori Sanna e Rau sono state
esaminate le linee di intervento del Puc che intendono creare una collegamento
fra la zona industriale e il centro abitato, un collegamento incernierato sulla
zona fluviale del rio Mannu (Soru è rimasto affascinato dalle due ciminere
della ex ferriera) e l’area archeologica.
Una programmazione urbanistica che racchiude l’intera città, un progetto
armonico che va da Balai Lontano sino al Fiume Santo e che si proietta anche
sull’intera zona industriale. Dove, anche se a piccoli passi, si sta procedendo
alla riqualifucazione e al riutilizio delle aree dismesse. È il caso della
ristrutturazione dei capannoni della Terranova che già occupa più di 140
lavoratori, destinati a diventare quasi 400 (indotto compreso) entro il
prossimo anno. Un cantiere destinato a diventare il nucleo centrale del polo
della nautica da diporto portotorrese, conmpletato dalla realizzazione di
infrastrutture sul mare ma anche verso la terraferma.
Olbia
La Geasar vuole costruire l’università dei
cieli
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L’amministratore
Silvio Pippobello spiega le strategie per conquistare fette di mercato
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OLBIA.
Un’università dell’aria. La
Geasar, la società che gestisce il Costa Smeralda,
costruisce il suo ateneo dei cieli. Dispiega le ali su un destino non più
solo orientato alla gestione degli aerei di linea, ma anche alla creazione di
una fabbrica della conoscenza. Icaro per imparare a volare andrà a scuola.
Nasce un centro di alta formazione che dovrà diventare un punto di
riferimento internazionale. Al padrone dei cancelli dell’isola l’aeroporto
comincia a stare stretto. Un gigantec che cresce, crea società controllate, e
ora pensa a una palestra in cui formare non solo i top gun, ma tutti i
professionisti che fanno girare l’economia dei cieli.
La società
che gestisce il Costa Smeralda vuole creare un centro di eccellenza in cui
assistenti di volo e di terra, tecnici e security vengano formati. Una scuola
per far nascere maestranze super specializzate. L’amministratore delegato di
Geasar conferma i contatti con la
Oxford aviation academy, la scuola di volo made in England.
«È uno dei player con cui siamo in contatto - afferma l’amministratore
delegato di Geasar, Silvio Pippobello -. Ma non abbiamo sottoscritto nessun
accordo. In ogni caso non vogliamo creare una scuola di pilotaggio, ma un
centro di alta formazione che addestri non solo piloti, ma anche personale di
terra, assistenti di volo, tecnici aeroportuali. Figure molto richieste negli
scali di tutto il mondo. Il vantaggio sarebbe enorme. Ma non abbiamo firmato
ancora nulla, mi pare prematuro parlare già di partnership». Mentre Alitalia
scolla gli ultimi adesivi dalla scuola di volo di Alghero, completamento di
una strategia di uscita lunga un decennio, Olbia pensa di creare un centro di
volo. «L’errore è credere che Geasar voglia copiare il modello di Alghero -
continua Pippobello -. I due progetti sono molto differenti. Non vogliamo
creare una scuola di volo, ma un centro di alta formazione che faccia nascere
non solo piloti, ma anche il resto del personale. Dagli assistenti di volo, a
quelli di terra, dagli addetti alla security ai tecnici della manutenzione».
Geasar vuole potenziare uno dei punti di forza del Costa Smeralda.
All’interno dello scalo viene fatta la manutenzione di molti aerei. «È chiaro
che con la creazione di un polo di eccellenza questo centro verrebbe
potenziato. Migliorerebbe la formazione di chi deve occuparsi della
sicurezza. La Sardegna
potrebbe essere il centro ideale per l’assistenza sia delle compagnie
europee, sia dell’aviazione africana, in forte crescita». Un modo anche per
differenziare il suo “core business”. Non più solo lussuoso tappeto per voli
di linea che planano per tre mesi all’anno. «La politica dei low cost ha reso
sempre meno vantaggioso gestire l’assistenza ai voli di linea - continua
Pippobello -. È chiaro che vogliamo sviluppare anche altre attività legate
all’aeroporto». Geasar ha dato vita a due controllate. Eccelsa si occuperà
dei jet privati, una fetta molto ricca del Costa Smeralda, Cortesa gestirà
tutti i settori strategici non legati agli aerei, come parcheggi, negozi. «Ma
a pesare sono stati i costi che sono stati scaricati sulle società che
gestiscono gli aeroporti - afferma Pippobello -. Anche se sono aumentate le
spese siamo riusciti a mantenere i conti in attivo. A questo va aggiunto
anche un calo delle presenze degli italiani. Una diminuzione delle presenze
che ha riguardato tutti gli scali. La scelta di creare una scuola di alta
specializzazione va in questa direzione. Abbiamo contattato la Oxford aviation Academy,
ma nulla è stato firmato». Appesantito da una bolletta dell’Ici da 40 mila
euro, da oltre 400 mila euro di spese per le norme antincendio, e da altri 50
mila per la sicurezza e dalla crisi Meridana il Costa Smeralda deve trovare
nuove fonti di reddito. Pippobello non drammatizza le turbolenze che sembra
attraversare la compagnia di bandiera. «Sono preoccupato - spiega
l’amministratore delegato -, ma credo che si troverà una soluzione. Non
conosco nei dettagli il piano industriale che prepara l’advisor
internazionale per Meridiana, ma il nostro scalo ha un futuro solido. Esiste
una domanda, sono tante le compagnie che vogliono atterrare al Costa
Smeralda. Questo mi dà tranquillità. Ma come ho già detto lavoriamo per
portare avanti grandi progetti di sviluppo. Ne abbiamo parlato anche con il
presidente della Regione Renato Soru, che ha apprezzato le nostre idee». Geasar
ha già tracciato la rotta da seguire per i prossimi anni e non sembra
soffrire i vuoti d’aria delle crisi del mercato.
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