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Portoscuso – 20 dicembre 05 - Hotel Lido degli Spagnoli
8° Congresso CdLT CGIL Sulcis Iglesiente


Intervento Roberto Puddu

Compagne e Compagni
Permettetemi di ringraziare le Compagne ed i Compagni del Caf e dei Servizi che ci hanno aiutato nell’organizzazione materiale del Congresso. E di fare una sola considerazione: oggi sono parte attiva della CGIL, qualche anno fa erano solamente dipendenti. E’ un segno importante nei traguardi che questa Camera del Lavoro si è posta ed è un segno di rispetto nei loro confronti.

Il nostro Congresso è un momento importante per la vita politica ed organizzativa della CGIL e del Paese. Discutiamo del nostro essere, del tanto che abbiamo fatto in questi anni, di quello che ci aspetta e soprattutto del nostro progetto per il territorio e per quello che noi tutti rappresentiamo.
Soprattutto su quest’ultimo aspetto, credo che abbiamo avuto ed abbiamo l’attenzione dei lavoratori, dei disoccupati, della politica e delle Istituzioni ed anche del mondo delle Imprese. Grandi e piccole. In funzione del nostro ruolo nel Paese e della prospettiva di una rinnovata azione unitaria con CISL e UIL, ci auguriamo che la nostra discussione, le nostre analisi e le nostre proposte abbiano adeguata rilevanza nell’attività propria dei livelli decisionali per l’indirizzo, la regolamentazione e la programmazione del territorio, della regione e dell’intero Paese.
Marco nella sua relazione è stato sferzante. Con la giusta dose di analisi, contestazione ed autocritica. Con proposte responsabili ma coraggiose. Ha tracciato il percorso che la nostra Organizzazione intende tenere nei prossimi anni. Mettendo in chiaro il ruolo di ogni sua componente – dalla confederazione alle categorie, dai servizi agli uffici vertenze. Fino all’implementazione della presenza materiale nel territorio, dell’autonomia del nostro pensiero e del nostro agire quotidiano. Ma soprattutto la confederalità, dell’azione comune.
Percorso naturale che segue quanto abbiamo fatto in questi 4 anni di attacchi durissimi alle tutele collettive ed individuali del mondo del lavoro, nella vita sociale e soprattutto verso noi stessi!
Verso quella CGIL che di fatto ha impedito la disfatta totale della democrazia in questo Paese!
Per questo hanno fatto di tutto per distruggerci e più ci hanno provato, più siamo diventati un punto di riferimento importante per il sentire comune della gente - direi del popolo – e per l’organizzazione della contestazione sociale e non solo.
Oggi vengono i brividi a pensare che per parecchio tempo, dopo la schiacciante vittoria elettorale e la conquista del Governo, non vi era alcuna opposizione politica ed istituzionale. Erano tutti disorientati, gli mancava l’ossigeno ed anche le trombe.
Quasi tutti pensavano che quella situazione sarebbe durata per un’eternità e per questo, a mio parere, anche CISL e UIL si sono lasciati attirare da quel branco di farabutti, che oggi arrivano ad affermare che le dimissioni di Fazio sono un atto responsabile (!)
Lo ha accennato ieri Giampaolo, ma voglio ribadire che con la nostra azione quotidiana non abbiamo solo consentito una ripresa dell’attività politica e democratica, ma con altrettanta fermezza e pazienza abbiamo operato per togliere dalle grinfie del potere politico grandi organizzazioni sociali.
Paradossalmente, l’attacco congiunto del Governo e della Confindustria, al feticcio dell’articolo 18 è stato uno degli errori commessi dall’uomo ridente. L’altro, se volete ancora più grave, è stato l’aver sottovalutato la CGIL, la sua rappresentatività, la sua tenacia che, unitamente al grado di reazione civile e culturale della gente, ha permesso all’opposizione politica ed istituzionale di riorganizzarsi e contrastarne l’azione per quanto possibile.
Su questi Temi ci sarebbe tanto da dire e non per autocelebrarci ma per approfondirli e renderci tutti conto di quello che la CGIL è stata in questi anni, ma non c’è il tempo. Non voglio però esimermi dal dare atto alle discussioni fatte nelle tantissime assemblee congressuali alla quale ho partecipato: Nelle grandi fabbriche come nelle più piccole e precarie attività, i lavoratori hanno sempre tenuto alto questo dibattito, dimostrando di averci ragionato e riflettuto con la dovuta apprensione e con una sensibile preoccupazione per quanto riguarda l’attacco ai valori ed all’involuzione del bilanciamento dei poteri dell’intero ordinamento democratico. Sulla Giustizia, la formazione, l’informazione, come sulla sanità, la previdenza, la modifica alla legge elettorale, l’attacco alla libera espressione, alla rappresentanza sindacale ed alla legge 194 e tutte le altre modifiche ad personam di questo Governo che si è spinto fino a snaturare i fonfamenti della Costituzione – che la CGIL difende e difenderà.
Quindi, nella sostanza, confermando ancora una volta che il ruolo della CGIL, che il suo compito, non si ferma alla costruzione delle politiche rivendicative ma è scuola di vita, sorgente di cultura ed ancora oggi strumento di emancipazione morale e civile dei lavoratori.

Per quanto riguarda le problematiche materiali del mondo produttivo voglio dire subito che c’è una ventata nuova nel Governo della Regione. Che per molti versi siamo d’accordo, con le linee generali che la Giunta, il suo presidente e gli Assessori, stanno tracciando per la salvaguardia e lo sviluppo possibile del comparto produttivo.
Certo non basta, occorre uscire dalle affermazioni e passare ai fatti concreti. Ma è importante che si dia seguito a molte delle proposte che la CGIL, spesso ma non sempre unitamente a CISL e UIL, ha avanzato per uscire dalla morsa della dipendenza politica delle agevolazioni pubbliche.
Quindi dalle disponibilità del Governo di turno, che permettono alle multinazionali ed a svariate altre tipologie imprenditoriali, di continuare a mantenere i privilegi degli alti profitti da distribuire agli azionisti od ai proprietari. Il tutto, in assoluta mancanza di investimenti, continuando a ridurre l’occupazione ed i salari anche pianificandone il contenimento dei costi con il premeditato ed improprio utilizzo degli sgravi previsti dalla normativa degli ammortizzatori sociali.

Per il primo tema, che nella sostanza è il problema del prezzo dell’energia, la nostra determinazione e la bontà dei ragionamenti da noi supportati, ha portato ad avviare un percorso che mette precisi tasselli alla realizzazione di una soluzione strutturale, che pone al suo centro l’utilizzo reale del Carbone Sulcis ed un indirizzo sostanziale ad operare verso un sistema sinergico dei produttori e degli utilizzatori.
Oggi nella teoria quasi tutti, dai Governi alle Industrie, si dicono pronti e disponibili, firmano protocolli, ma nella realtà sia gli uni che gli altri mancano di concretezza: il Governo nazionale che ha scelto un percorso ad alto rischio per la concessione delle agevolazioni tariffarie transitorie, ancora oggi privo di effetti concreti; la Regione che pur mettendo in atto tutto il percorso di sua competenza sul progetto integrato, non opera per il riavvio dell’estrazione del carbone, per il quale non occorrono parole e visite pastorali, ma investimenti e soprattutto lavoratori; le Industrie che al momento non risulta abbiano avanzato la manifestazione di interesse al Bando per miniera e centrale.
Quindi ancora oggi non sappiamo come si realizzerà il progetto integrato, ma è però importante che si siano ben definiti gli indirizzi, le regole ed i tempi procedono secondo quanto stabilito con l’emissione del Bando per la concessione del Ciclo Integrato Miniera / Impianto di produzione elettrica.
Chissà che non sia la volta buona ma questo lo vedremo quando si conosceranno i reali partecipanti alla gara. Ci è chiaro che può essere l’ultima occasione non solo per l’industria attuale ma anche per la prospettiva. Però quel progetto può portare benefici concreti all’intero comparto produttivo soltanto se nell’intrappresa ci sarà uno dei grandi produttori attuali di energia ed allo stesso tempo se la stessa si muove nell’alveo della realizzazione di un sistema sinergico fra i produttori e gli utilizzatori del Polo Industriale qui vicino.
In ogni caso contrario oltre che di facile e molto remunerativo business, di soldi facili, si tratterà della chiusura, della sentenza di morte per l’industria.
Badate, la vertenza e le tantissime iniziative di mobilitazione anche eclatanti dei lavoratori impegnati nella realizzazione della Centrale a Letto Fluido, hanno al momento un esito positivo proprio per lo stretto legame con quel progetto. Perchè la Regione – anche proprietaria della Miniera, ha firmato, unitamente al Governo nazionale, la concessione degli ammortizzatori sociali esclusivamente perché troveranno ricollocazione nel cantiere per la costruzione della centrale del progetto integrato. Sulla quale tornerò più avanti sul tema del Piano Energetico Regionale.

Ammortizzatori sociali e tariffe agevolate, sono entrambi finalizzati esclusivamente al contesto di transizione su quanto definito con gli Accordi sottoscritti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Per il secondo tema (l’utilizzo improprio degli sgravi dati dagli ammortizzatori sociali) siamo rimasti da soli ed a volte in scarsa compagnia, nel denunciare l’usanza del cambio di società alla scadenza dei fatidici 18 mesi delle agevolazioni fiscali e contributive concesse alle imprese che assumono i lavoratori dalle fatidiche liste, che oltretutto, stranamente e sempre più spesso coincidono con il termine della commessa. Inoltre si affaccia un altro tema che riguarda il cambio del CCNL di riferimento.
Certo siamo riusciti ad arginare qualche fenomeno ed è stato possibile per la determinazione e la compattezza della nostra organizzazione, dalla Confederazione alla Categoria, dalla RSU ai lavoratori interessati e mi riferisco alla vicenda CISAGLOB alla Portovesme srl, ma su questa tematica, che si estende a macchia d’olio in tutto il Paese, c’è un’assordante silenzio ed una strana e totale assenza di attività anche da parte degli organismi giuridici competenti.

È quindi necessario avviare e realizzare un accordo quadro sugli appalti! Ed anche un nuovo corso per la morale e per il controllo della legalità.
E Badate non solo sul sistema industriale, dato che sono sempre più frequenti le situazioni di sfruttamento estremo di ogni “flessibilità”, e dell’appalto al massimo ribasso da parte delle Amministrazioni Pubbliche, con la moltiplicazione dei casi di lavoratori senza alcun contratto lavorativo. Guardate con il paradosso che i Politici, i Presidenti ed i Sindaci vanno predicando lavoro buono e tutele per il mondo degli appalti senza però dire con parole semplici che la L. 30 va abrogata. Ma anche perché proprio l’attuale Governo Soru ha inaugurato l’uso della mobilità in una società pubblica: la Palmas Cave.

Su questa proposta abbiamo, pur con qualche distinguo, unità di intenti con CISL e UIL ed insieme abbiamo già avuto degli incontri specifici con la nuova Amministrazione Provinciale che ha espresso di voler assumere il ruolo di soggetto organizzatore di questa partita.
Sono già passate parecchie settimane ed alle parole, alle stesse parole anche di ieri, al momento non seguono attività concrete e reali.
Io voglio pensare che questo dipenda dalla difficoltà dell’organizzazione del nuovo Ente. Per l’assunzione delle notevoli problematiche amministrative ed emergenziali per quella nuova struttura istituzionale. Perchè non può contare su adeguata esperienza propria e del proprio apparato.
Ma le condizioni sono di tale gravità che ci permettiamo di sollecitare quel gruppo dirigente ad accelerare. Questo territorio non può permettersi i tempi naturali della politica.
Noi lo facciamo e verificheremo nelle prossime settimane se anche l’istituzione per la quale abbiamo lottato, riuscirà ad atterrare materialmente su questo tema e soprattutto su un altro problema vitale per il nostro territorio.
Marco nella sua relazione ha toccato la problematica dell’Area ad Alto Rischio Ambientale. Ha evidenziato i notevoli progressi sugli impianti e sulle emissioni ed ha segnalato che occorre fare di più, soprattutto dal lato delle attività pubbliche. Per noi, per il territorio è necessario uscire in fretta da questo marchio DOC. Ne hanno parlato i nostri ospiti e Giampaolo ha già detto, con il gentile sarcasmo che gli è proprio, che se ne esce attuando quanto previsto dal piano di risanamento.
Ma non basta. Occorre anche agevolare ma imporre di perseverare nel continuo miglioramento tecnologico ed ambientale per il quale dobbiamo porre l’obiettivo di andare verso la certificazione Emas (iso 140001) per ogni realtà produttiva attuale e futura.
Per questo credo sia improcrastinabile rivendicare la fine delle procedure ordinarie che ancora oggi vengono utilizzate per le fasi autorizzative delle attività di bonifica e di ripristino. Occorre uscire da questo paradosso che vede i privati aver fatto ben di più del pubblico. Ed occorre dire basta ai rinvii ed alle deroghe. In verità spesso ammesse e concesse dietro il cinico ricatto occupazionale.
Perseverando tali mancanze sarà lecito pensare che il tutto serve semplicemente a ritardare la spesa dei fondi disponibili, che così rimangono nei già magri bilanci delle istituzioni, forse con il pesante intento di accumulare o spostare risorse! O forse tracciare la strada per la fine dell’industria!

Per anni la Provincia di Cagliari è stata la zeppa che impedito qualsiasi attività nel nostro territorio, ma oggi la nuova Provincia si deve autodeterminare fino ad avviare un eventuale contenzioso con la Regione o con il Governo centrale. A prescindere da quale colore li governi entrambi, ed al pari di quanto è in atto con la vertenza per le entrate per la quale il 1 dicembre la nostra Organizzazione ha portato migliaia di persone a manifestare a Roma. Non saremo al loro fianco e con il nostro ruolo.

Come avevo detto ritorno sul Piano energetico ambientale regionale:
Non ho condiviso alcune prese di posizione, anche in casa nostra, sul fatto che la RAS avrebbe dovuto concertarne la sua stesura.
Una delle positività del Governo attuale della Regione è aver chiaramente operato per la riassunzione della responsabilità nella regolamentazione, programmazione ed indirizzo del territorio. Attività che nella precedente legislatura era stata ridotta ai minimi termini.
Quindi io credo che tale responsabilità debba essere ben definita nel ruolo istituzionale.
Peraltro la Giunta ha chiaramente affermato che il suo contenuto sarà messo al confronto con le Parti Sociali ed ovviamente poi portato alla discussione del Consiglio regionale. In quelle sedi, se sarà possibile, si concerteranno le modifiche da fare sulla determinazione delle fonti, della qualità e quantità degli impianti di produzione elettrica e termica, che per noi non sono di poco conto, ma soprattutto per il correlato e più significativo progetto dello sviluppo produttivo, economico e sociale della Sardegna e delle infrastrutture ad esso necessarie. In caso contrario, la CGIL è già stata chiara: ci sarà duro scontro.
In breve, nel Piano si traccia un percorso che si scontra con delle importanti contraddizioni in esso stesso contenute.
Non si può infatti affermare la scelta del Carbone quale asse strategico per il contenimento del costo e del prezzo dell’energia elettrica, confermare il progetto integrato miniera/produzione elettrica ed al contempo prospettare l’utilizzo del gas per produrre energia elettrica ed ancor peggio, imporre la conversione, a questo tipo di combustibile, di centrali a carbone. Scusate ma è una sciocchezza tale che non ha gambe per andare da nessuna parte perché il recupero della competitività è un problema dell’intero paese, e passa soprattutto per l’abbattimento del prezzo dell’energia elettrica e termica, ma anche perché nel settore si opera in regime di mercato. Cosa che nel piano sembra si voglia scordare!
In tutto questo, badate, il problema maggiore è sempre del nostro territorio. Solo 8 anni fa avevamo in produzione 1.100 MW, fra qualche settimana, con la messa a punto dell’impianto a letto fluido, ne avremo 580! Ne mancano all’appello circa la metà che, per gli accordi, dovranno essere reintegrati con l’impianto del progetto integrato.
Se il Piano dovesse passare così come proposto ci sarebbe una nuova ulteriore limitazione per il nostro territorio, perché nessun produttore è così sciocco da convertire un impianto a Carbone all’uso del Gas.
Noi non possiamo permettercelo e non lo permetteremo!
Certo sul quel Piano ci sono anche altre contraddizioni, ma sono più tecniche. Così come sono molto di interesse, chiamiamolo particolare, alcune prese di posizione sui temi dell’eolico e delle biomasse.
Guardate, molti di voi sanno come la penso e la pensiamo in tanti, sull’enormità dell’eolico, sia in termini del business esclusivamente a carico della collettività, che sulla spropositata dimensione che ha rischiato di averne la nostra regione.
Aggiungo solo che sulle altre tecnologie delle fonti rinnovabili, sulle quali pare ci si avvii alla regolamentazione per l’utilizzo razionale del territorio, le biomasse, pure con gli incentivi importanti come sull’eolico, permettono perlomeno di fare pianificazione e dare occupazione nella nostra terra.

I nostri ospiti ieri ci hanno detto molte cose, che in ogni caso ci stimolano al dibattito positivo e critico.
Come ha detto Giampaolo ci hanno chiesto risposte a domande che non dovrebbero neanche fare, ci raccontano una diversa verità sulla storia di questi anni, ma nessuno e dico nessuno si è premurato di ritornare sul tema della finanziaria e dei tagli al sociale ed agli Enti locali, contro la quale abbiamo scioperato il 25 novembre. E neanche sul tema della riduzione delle Servitù militari a Teulada. Il silenzio non sarà dovuto al fatto che ci si prepara ad andare al governo? Non dico altro

Finisco questo intervento con un’ultima breve considerazione:
Noi sappiamo di avere un ruolo di rappresentanza di interessi diffusi e pensiamo di rispettare le altre voci sindacali, politiche ed istituzionali.
Proprio per questo credo, dobbiamo immergerci nel <<bagno acido di uno spietato discorso pubblico>>. Un concetto che mi è rimasto fortemente impresso, che ha sostenuto Jürgen Habermas, uno dei maggiori filosofi contemporanei, in occasione dell’istituzione a Berlino di un Monumento agli ebrei europei vittime della Shoah.
Guardate, il filosofo ha rilevato come in quella occasione sia nata una discussione nel popolo tedesco che ha messo a nudo tutte le conflittualità intrinseche in quel popolo, in quanto esso stesso autore del genocidio. Concetto che evidenzia come l’uomo moderno non può essere motivato a partecipare ad una commemorazione collettiva solamente attraverso la leva affettiva. Occorre, è necessaria la complementarità di valide argomentazioni, di buone ragioni.
Questo è quello che io credo facciamo ed è ciò che dobbiamo fare ogni giorno, per ogni situazione. Confrontarci con gli altri, vale a dire mettere al confronto le nostre ragioni con quelle altrui.
Siano esse di CISL e UIL, di Forze politiche o di qualsiasi altra rappresentanza, sempre con il rispetto reciproco.
Certamente, anche in CGIL ci sono i solisti ed altri che credono di essere l’ombellico del mondo o peggio di dover avere chissà quali intrinseche riconoscenze, titoli o ragioni a prescindere.
Ci solleva molto poter affermare che si tratta di eccezioni che confermano la regola.
Noi, tutto il gruppo dirigente, deve sentire il bisogno ed avere la capacità e la costanza di portare proficuamente le nostre idee al confronto in quello spietato discorso pubblico.
Noi cerchiamo di farlo, noi siamo la CGIL