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4° Congresso FLAI CGIL Sulcis Iglesiente
1° Provinciale Carbonia Iglesias


Relazione: Erminio Siddu



San Giovanni Suergiu 12 dicembre 2005

Questo è il 4° congresso FLAI CGIL ed è il 1° congresso della provincia di Carbonia Iglesias istituita con la legge n° 10 del 2003, la categoria ha perso due comuni Teulada e Siliqua con una trentina di iscritti.
E’ un congresso che si celebra in un momento di crisi produttiva e industriale, c’è stato un’ arretramento della qualità della scuola, assenza di strategie verso il mezzogiorno, una politica sociale che ha teso privilegiare le classi più abbienti senza rendersi conto dell’aumento della povertà e aumentata la precarietà sono nate nuove forme di lavoro che non offrono ai giovani alcuna garanzia per il loro futuro.
L’italia oggi è un paese più disgregato più diviso, più insicuro dal punto di vista economico e sociale.
C’è stato un attacco sistematico di questo governo allo stato sociale e al sindacato frenato dalla grande manifestazione organizzata dalla CGIL a Roma del 23.3.02 dei circa 3 milioni di lavoratori e lavoratrici.
Nei giorni scorsi si sono svolte 12 assemblee congressuali di base con una partecipazione non alta in alcuni casi per cause di forza maggiore, il dibattito per la maggior parte si è orientato sulle questioni del lavoro, dei contratti da firmare e da rispettare del caro gasolio dell’indennizzo che non è erogato.
Non perché non interessano le tesi congressuali ma perché i problemi del posto di lavoro prendono il sopravento sulle altre tematiche.
Anche perché nella nostra nuova provincia ci portiamo dietro un corredo di vecchie vertenze ancora da chiudere come quella dei lavoratori forestali del cantiere di Planedda che da cinque anni aspettano che il loro part-time diventi full-time come concordato nelle fasi di passaggio dei lavoratori dal cantiere comunale all’ispettorato Ripartimentale Foreste, azzerando le professionalità acquisite negli anni lavorati nel cantiere comunale, e che in ogni caso doveva essere una fase che doveva durare massimo un anno per poi passare al tempo pieno, nonostante negli incontri precedenti con il presidente dell’Ente e le parti politiche interessate, ci fosse stata la garanzia che la vertenza stava per essere conclusa anche perché si erano individuati altri terreni da annettere a quegli disponibili che avrebbero reso possibile la trasformazione del rapporto di lavoro e tutt’oggi questi 26 lavoratori continuano ad avere un contratto part.time.
Ed ancora quello che è successo nel cantiere di Cadevano,dove il direttore ha proceduto ad effettuare l’accorpamento con il cantiere di Siliqua senza neanche sentire il bisogno di una discussione in merito ben sapendo che le organizzazioni sindacali non erano favorevoli.
Oppure la situazione dei 32 lavoratori di Fluminimaggiore che provengono dall’ex azione bosco e lavorano per la Cooperativa S.Angelo in un cottimo fiduciario per conto dell’Ente Foreste, nonostante in difesa del loro lavoro abbiano nel passato occupato il comune e una Miniera e per questo sono stati denunciati e processati ancora oggi devono sostenere il mantenimento delle loro famiglie lavorando circa 151 giornate l’anno e visto che molti politici e non, si sono impegnati nel sostenere che la loro situazione deve essere stabilizzata non si intravedono certezze per il futuro che per i lavoratori sarebbe l’assunzione dell’Ente Foreste .
I consorzi di bonifica sono due stanno vivendo momenti difficili soprattutto il consorzio del Basso Sulcis, che con il presidente eletto solo da pochi mesi, dopo circa tredici anni di comissariamento, ha dato le dimissioni, non vedendo che strada intraprendere per poter espletare il suo mandato e poter pagare gli stipendi agli operai e impiegati, che sono senza mensilità da quattro mesi, nonostante svariati incontri con l’assessorato all’Agricoltura ed una giornata di sciopero vista la mancanza di risposte e cominciano a manifestarsi segnali di malcontento tra i lavoratori che speravano come fatto nel passato in un intervento della Regione.
Ma qualcosa è cambiato e visto che le casse della regione sono vuote e vista la volontà di questa giunta di attuare le riforme degli enti ha deciso di vederci chiaro prima di sperperare le sue risorse, in verità la FLAI CGIL del Sulcis già dalla fine del 2002 chiedeva chiarimenti su gli atti amministrativi di quest’ente chiedendo a suo tempo di annullare il POV approvato e già dal 2003 avevamo denunciato la possibilità si potesse restare senza stipendi e paventato che l’ente non versasse i contributi previdenziali. Oggi possiamo affermare che avevamo visto giusto il consorzio si ritrova con 5 milioni di euro di debiti e forse non sono solo quegli, questo è stato scritto dai sindaci revisori nella nota d’accompagnamento
sull’approvazione del bilancio del 2004 oggi in mano all’assessorato, per valutare quale via d’uscita possa esserci per questo consorzio.
Perché e fuor di dubbio il consorzio ha un ruolo importante per l’economia del territorio, non possiamo negare che ci troviamo di fronte ad un mostro creato con il clientelismo politico con un numero di dipendenti superiore rispetto ai parametri utilizzati generalmente per procedere alle assunzioni, il problema è come fare a salvaguardar i posti di lavoro e allo stesso tempo rendere economicamente valida l’azienda.
Sicuramente c’è la necessità della nomina di un commissario, che non abbia niente a che fare con chi per anni ha amministrato e creato questa situazione nel consorzio, col compito di azzerare i debiti e vedere se ci sono possibilità per la mobilità verso altri enti del personale in esubero, sino a creare una situazione aziendale ottimale, che possa dare risposte per il territorio e per i consorziati, nel ruolo che gli sarà assegnato con la futura riforma.
Non vive momenti facili il consorzio del Cixerri per quanto riguarda i fondi ,perlomeno non ha un carico di dipendenti così alto come il consorzio del basso sulcis in quanto i lavoratori fissi sono solamente 14, e il disavanzo è inferiore.
Il settore della pesca sta attraversando una fase di crisi in parte dovuta alla questione del caro gasolio che negli ultimi anni è aumentato enormemente con gravi ripercussioni per le aziende e per i lavoratori poiché con la norma contrattuale “ alla parte “ con l’aumentare del gasolio diminuiscono le spettanze dei lavoratori.
Inoltre le marinerie del Sulcis sono impegnate in un duro confronto con il Ministero della difesa che dura dal 2002 sugli indennizzi e che da quando il ministero a deciso di accogliere le richieste delle marinerie di S. Anna Arresi e Teulada, dopo circa un anno hanno di scioperi e manifestazioni che hanno creato parecchi disagi alle forze militari che in molte occasioni non si sono potute addestrare, per accordarle un maggiore indennizzo che è stato motivo di un duro scontro Stato Regione che si è concluso l’ 8 settembre scorso, da quel momento le altre marinerie si sono sentite danneggiate hanno messo in essere una serie d’azioni che hanno portato ha bloccare il carico dei mezzi militari nel porto di S.Antioco il 23 giugno scorso blocco smobilitato solo dopo la visita del Presidente della Regione accompagnato d’alcuni consiglieri, nella seduta serale del consiglio regionale nello stesso giorno hanno approvato all’unanimità un ordine del giorno dove s’impegnavano nel proseguimento del confronto con lo stato di chiedere l’estensione del protocollo aggiuntivo per tutte le marinerie che si affacciano nel Golfo di Palmas, dopo la firma, l’8 settembre l’occupazione attuato dalla marineria di S.Antioco delle aree interdette per tutta la durata dell’ ordinanze di sgombero non permettendo lo svolgimento dell’esercitazione navale “destined glory “sino all’occupazione del porto d i S. Antioco che è durato per 14 giorni da cui è scaturito l’incontro avvenuto il 25 novembre con il sottosegretario On. Cicu presso la prefettura di Cagliari.
L’incontro non è stato molto positivo per quello che si aspettavano i pescatori perché il sottosegretario dopo aver ricordato che il riconoscimento per le due marinerie è avvenuto a seguito di uno studio dei tecnici esperti in materia, che nonostante abbia dato la sua disponibilità ad ulteriori modifiche, ha chiesto alle marinerie del Golfo di Palmas di dimostrare che anche loro subiscono disagi quanto i loro colleghi di S. Anna Arresi e Teulada, solo allora procederà al riconoscimento dei loro disagi.
In ogni modo l’incontro e servito per attivare le procedure di pagamento degli indennizzi arretrati dell’anno 2003 e del possibile pagamento del 2004 nel mese di febbraio 2006, che sicuramente senza queste manifestazioni non sarebbero ancora attivate.
Certamente siamo lontani dalla soluzione finale della vertenza anche perché noi abbiamo più volte chiesto la standardizzazione delle procedure legate agli indennizzi militari per lo sgombero di specchi acquei per esercitazioni militari, limitatamente a questo territorio.
E siamo convinti che l’entrata in vigore della legge 156 (fondo di garanzia) non farà che accrescere le disparità tra i pescatori e le conflittualità con il ministero non faranno che aumentare quindi serve subito:
un tavolo tecnico tra tutti i soggetti interessati
la stipula di un regolamento che blocchi la possibilità d’indennizzo a quei soggetti non residenti nelle aree interdette.
Questo e quello che noi chiediamo da molto tempo e che abbiamo ripetuto alla presidenza della giunta anche nei giorni precedenti alla sigla del protocollo aggiuntivo.
Certo che il settore non può sopravivere d’indennizzi e di fermi biologici cioè di assistenzialismo il settore ha bisogno di modifiche che la proiettino nel futuro, tenendo conto delle normative europee che non devono essere viste come un freno alla capacità di questo settore di dare risposte in termini d’occupazione e di sviluppo, per questo bisogna:
ammodernare i mezzi di produzione limitando lo sforzo di pesca
mantenere l’occupazione riducendo le capacità di flotta
assicurare un reddito decente ai pescatori
servono strutture consortili di servizio e di supporto logistico

la Regione deve fare la sua parte dotandosi del piano regionale della pesca per favorire lo sviluppo consortile, consorzi che potrebbero gestire i distretti acquei di pesca, potrebbero decidere i fermi biologici che garantirebbero la tutela e la difesa delle specie come peraltro già sperimentato dai francesi e dagli spagnoli con risultati positivi programmando anche i prelevamenti. Importanti risposte alle richieste del mercato possono venire dagli allevamenti sia per mare che per terra certo abbiamo la necessità che ci sia un controllo d’impatto ecologico perché non si possono dare le concessioni come nel territorio di S.antioco dove sono presenti una decina d’allevamenti ittici che si fanno la concorrenza sleale producono prodotti di qualità pessime e lasciano il personale senza stipendio e senza contributi .
Non esiste nessuna verifica delle capacità imprenditoriali per gestire queste aziende, infatti, nel mirino della procura della repubblica sono finite alcune di esse, che dopo aver incassato i soldi dei finanziamenti impiantano le aziende che molte volte non vengono nemmeno avviate e vengono rivendute ad altri imprenditori.
I quali si ritrovano coinvolti nei procedimenti giudiziari delle società acquisite, e devono, se vogliono tenere in piedi le aziende che hanno rilevato come sta succedendo alla chesand, restituire le somme dei finanziamenti dovuti dai venditori alla Regione o chiudere le aziende e licenziare i dipendenti, per colpa di questi falsi imprenditori che hanno sfruttato i finanziamenti solo per intascarsi i soldi.
Per noi questo settore è importante può dare risposte alle necessità del mercato si pensi che la Sardegna importa il 70% del pesce per questo ci sono grandi potenzialità sia per le produzioni sia per dare risposte occupazionali anche a coloro che fuoriescono dal settore pesca qualora la nostra flotta sia rimodernata come previsto da Fondo Europeo per la Pesca che sostituirà il vecchio SFOP.
Potremmo in questo settore sfruttare migliaia d’ettari di stagni inutilizzati o utilizzati parzialmente e che permettono allevamenti di specie ittiche di qualità simili a quelle che vivono in mare aperto.
Lo stagno di Santa Caterina che deve essere riportato a produzione, certo ci vuole un grande Sforzo finanziario, cui devono concorrere le istituzioni in tutti i suoi gradi (U.E. STATO, REGIONE, PROVINCE) ma anche le imprese che se ne servono.
Gli oltre 1700 ha di stagni uttilizzati dalle saline che potrebbero essere usate per la produzione di sale e per allevamento di alcune specie ittiche senza peraltro creare problemi alle saline.
L’ATI SALE è la società che gestisce le vecchie saline di stato e l’unica azienda di tipo industriale dove siamo presenti nella nuova provincia qui i problemi sono di natura sindacale, infatti, non riusciamo ad indire nuove elezioni per la r.s.u. perché dal 2003 cinque lavoratori su quindici si sono iscritti alla FLAI, deligittimando la r.s.u., eletta quando la FLAI CGIL non aveva iscritti per questo siamo estromessi dalle riunioni , che vengono convocate a Roma, dove è la sede della società, la situazione è stata portata a conoscenza del responsabile nazionale FLAI CGIL, però non riusciamo a superare questa difficoltà poiché nella sede di S.Antioco, il responsabile locale, nonostante un accordo verbale con un dirigente dell’azienda, continua a tenerci al di fuori d’accordi e riunioni con l’azienda.
L’Ati Sale è rimasta l’unica azienda che produce sale in Sardegna, si è dotata di un piano Industriale che prevede la produzione di sale finito non come fatto sino ad oggi sale per uso industriale e per spargerlo sulle strade , nel piano c’è l’incremento della produzione ,delle unita lavorative , questo non può che farci piacere perché và nella direzione che anche il sindacato chiedeva.
Ente foreste finalmente 2004 abbiamo siglato il C.I.R.L. dopo anni di attesa per attivare la trattativa il primo impatto è stato quello di non poter discutere la piattaforma presentata in base all’art. 2 del CCNL quindi ci siamo dovuti limitare a distribuire le somme disponibili e rivedere alcuni strumenti contrattuali che erano motivi di grande conflittualità tra le parti vedi la trasferta e una gran vittoria le aver ottenuto le anticipazioni previdenziali in busta paga e per la prima volta abbiamo istituito il fondo per il sistema premiante.
Dopo la firma in genere c’è la fase dell’applicazione del contratto e qui le note dolenti il tentativo di modifica ,in corso della vigenza ,di parti di esso anche la non applicazione del contratto in parti importanti quale le trasferte e il premio incentivante per il quale ad oggi l’ente non ha presentato nessun progetto.
Oggi dobbiamo avviare la trattativa del nuovo CIRL e siamo nella fase di preparazione della bozza dopo aver discusso con gli assessori competenti delle direttive da inviare alla nostra controparte “il Coran “ c’è voluto una giornata di sciopero generale per assicurarci che le direttive, andavano nella direzione dell’accordo del 13 marzo, che inoltre stabilisce le somme a disposizione per la trattativa che sono 12 milioni e mezzo d’euro per il quadriennio 2004-2007 e apre a forme nuove di finanziamento che non gravino sul bilancio regionale,importante l’inserimento dell’Ente Foreste nella protezione civile .
L’Ente Foreste nel nostro territorio è una realtà importante che occupa circa 300 operai forestali che hanno acquisito nel tempo le competenze e le capacità professionali nella manutenzione ambientale, che non trovano il giusto riconoscimento professionale all’interno dell’Ente Foreste.
Con questa trattativa vorremmo dare risposte a quei lavoratori che dall’assunzione sino alla pensione rimangono ancorati sempre al 1 Livello quasi che con il passare degli anni questi lavoratori non acquisiscano nuove conoscenze e professionalità L’Ente Foreste ha ormai acquisito, nella nostra area, una dimensione di notevoli proporzioni, che vanno dal mare alla montagna e nei propri perimetri si sperimentano e sì conservano variegate specie arboree, e interessanti specie animali.
E’ di questi giorni la notizia dei giornali che annunciano l’imminente istituzione del parco di Gutturu Mannu che dovrebbe essere lo strumento che può innescare un rilancio economico delle zone interne in sincronia con le zone marine, il parco deve essere inteso però come occasione di nuovi posti di lavoro di nuove possibilità di sviluppo economico per le aziende locali e non come soggetto che è portatore di vincoli e relegato ad essere un museo chiuso e disponibile solo per alcuni eletti.
Col parco vorremmo riuscire a coinvolgere un insieme d’attori, enti locali le istituzioni, soggetti sociali e imprenditori per realizzare un piano strategico sulla base delle condizioni particolari e proprie del territorio per far sì che si creino quelle sinergie per sviluppare dei percorsi Eno-gastronomici che valorizzino i prodotti locali o di nicchia che stimolerebbero una più diffusa presenza nel territorio, intrecciando sistemi turistici con sistemi economici locali.
Nel corso dell’anno abbiamo siglato anche il CPL che sostanzialmente ha riguardato solamente aumenti salariali siamo riusciti a strappare il riconoscimento per i lavoratori delle aziende ittiche ,che dopo un breve periodo dall’assunzione passerebbero al 2° livello, poiché per la tipologia del lavoro tutti devono avere uguali professionalità il contratto è applicato ai lavoratori OTD e OTI che lavorano nelle piccole aziende agricole nei caseifici nelle cantine nelle aziende Florovivaistiche sperando che ci siano ancora dei lavoratori che sono assicurati.
Visto quello che è successo nel nostro territorio dove si è scoperto che alcune aziende utilizzavano personale clandestino proveniente dai paesi dell’est che era tenuto in uno stato di schiavitù, in cambio della possibilità di avere un tetto e da mangiare.
Questi lavoratori erano fatti lavorare dall’alba al tramonto nei campi d’alcuni imprenditori agricoli senza scrupoli, che gli prelevavano di mattino dal magazzino, dove erano stipati per dormire mangiare ed erano riportati sul luogo al tramonto con l’imposizione di non uscire o allontanarsi dal posto.
Questo fatto successo evidenzia l’inadeguatezza l’inadeguatezza delle istituzioni, che non riescono o non vogliono affrontare e risolvere questi fenomeni nelle loro complicazioni sociali umanitarie e sindacali.
Nei giorni scorsi siamo riusciti a respingere l’attacco del governo che già nel 2004 aveva tentato di modificare con la finanziaria le disoccupazioni agricole, anche quest’anno ci ha riprovato per fortuna senza riuscire a modificarle sarebbe stato un duro colpo per quei lavoratori che grazie alle 101 e 151 giornate riescono ad avere una disoccupazione decente, oltre i diritti previdenziali.
Il comparto lattiero caseario sta attraversando un periodo di crisi, da quando il dollaro si è Indebolito nei confronti dell’euro sono state quasi del tutto azzerati gli ordinativi del mercato americano, per il pecorino romano, certo molta responsabilità e da addebitarsi ai manager che non sono riusciti nel diversificare le produzioni e in ogni caso in questi giorni è in atto un braccio di ferro tra le organizzazioni dei produttori con gli industriali per il prezzo del latte che non riesce a chiudersi nonostante la mediazione dell’assessore all’agricoltura perciò non si capisce che futuro ci sarà per le centinaia di lavoratori del settore e per le aziende del territorio i due caseifici di Carbonia e Santadi, e per gli allevamenti ovi-caprini che hanno importanza basilare per la nostra economia.
L’obiettivo del sindacato non può che essere un’azione tesa al rafforzamento di quanto esiste favorendo le attività produttive, la qualità e genuinità dei nostri prodotti sono fattori che vanno difesi e incoraggiati, va ricercata l’integrazione tra i diversi comparti economici per favorirne la competitività, la specializzazione e l’incremento occupazionale che favorisca l’inserimento delle attività della provincia sui mercati.
Il settore turistico deve diventare sempre più il canale per la crescita,la promozione e la commercializzazione delle nostre produzioni agro-alimentari bisogna favorire l’integrazione tra la costa, con i suoi flussi turistici con le zone interne le quali nonostante vengono ancora considerate portatrici di debolezze hanno saputo difendere e preservare l’integrità dell’ambiente nonché quella della tradizione culturale e alimentare.
Care Compagne e cari Compagni, ho finito questa mia introduzione ai lavori del nostro Congresso. Sono certo di avere lasciato per strada qualche argomento ma anche che il dibattito saprà colmare questa lacuna, così come insieme abbiamo percorso questi faticosi ma entusiasmanti anni.
Abbiamo tanto da fare e per questo occorre l’impegno di tutti